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Autore: Drachandros    17/01/2007    2 recensioni
In questo testo che vostro malgrado sono riuscito a scrivere racconto di una delle tante giornate di discutibile bellezza che mi sono capitate durante il continuo scorrere della mia vita. L'ho scritto sostanzialmente per mancanza di altro da fare, ma se sarete abbastanza masochisti da leggerlo c'è una timidissima possibilità che una piccola parte di voi si diverta anche. Se poi vi volete veramente fare del male vi invito anche a recensirlo, a me farà senz'altro piacere finchè ne parlate bene ovviamente. A voi la parola ora, vi presento uno dei testi più demenziali e ironici mai scritti da mente malata!
Genere: Demenziale, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6: Spionaggio

Capitolo 6: Spionaggio

 

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Scusate il ritardo nella pubblicazione (che poi forse è un bene), ma mi sono dovuto assentare per molto tempo causa natale in Israele con mio padre e epifania a Pisa con la mia ragazza. In seguito degli attacchi di pigrizia e inedia mi hanno impedito la pubblicazione. Sono certo che riuscirete a farvene una ragione ad ogni modo per chi voglia sollecitarmi nella pubblicazione potete trovare la mia e-mail e contatto msn sotto la voce “sito nel mio profilo.

Se volete recensite, sarebbe inutile dirvi “recensite numerosi” perché non accadrebbe, buona lettura, vado a bere una spremuta.

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Era li, sbracato su un sedile di fronte a me, lasciando ondeggiare le spalle assecondando le brusche curve dell’autobus, il misterioso uomo continuava a guardarmi come se di fatto non gli avessi mai chiesto niente. Dopo circa trenta secondi dalla mia domanda aprì finalmente di nuovo quella che sembrava una bocca…

“come so il tuo nome? Semplice, ti vedo tutti i giorni”

“mi pedini da anni seguendo ogni mia mossa per potermi stupire in autobus?” chiesi con una grossa vena sarcastica “o sei semplicemente un mio vicino di casa di cui io non mi ricordo?”

“ti pedino da anni seguendo ogni tua mossa per poterti stupire in autobus” mi rispose lui sicuro di se stesso come una mosca quando sbatte addosso al vetro per uscire dalla finestra.

“tu sei ubriaco.”

“no”

e quel nasone rosso? Raffreddore?” gli chiesi io puntando il dito contro la montagnozza che aveva in mezzo agli occhi.

“si”

se non sei ubriaco perché barcolli?”

“problemi di equilibrio”

Dal primo impatto visivo non lo avrei mai giudicato cosi sveglio “e le guance rosse?”

“ho le vampate” mi rispose convinto.

“sta andando in menopausa anziana signora?” gli domandai con tono piuttosto sfottente. Lui sentendosi scoperto mugugnò un altro si, ma era molto meno convinto di se stesso, non c’è da rinfacciarglielo, quale uomo ammetterebbe con convinzione una cosa del genere?

e l’alito ti puzza di birra per problemi di stomaco dovuti all’eccesso di pillole anticoncezionali? Oppure sei semplicemente un mio vicino di casa sbronzo?”

“si, sono sbronzo” ammise “ma non sono un tuo vicino di casa”

Il fatto di ignorare chi fosse lo sbronzo con il quale stavo parlando tutto sommato iniziò ad annoiarmi quindi decisi di tagliare corto: “ora che ho scoperto in che stato penoso sei posso chiederti anche chi sei senza sentirmi dire che sei un alieno venuto qui da galassie lontane per farmi andare in overdose da supposte?”

Il brillissimo sconosciuto dopo essere esploso in una risata isterica annuì solennemente.

“chi sei?”

il padrone dell’alimentari sotto casa tua”

Era il signor Antonio, ma io come facevo a riconoscerlo se non lo vedevo da mesi? Già a stento mi ricordo chi è il misterioso individuo che mi fissa come se non si ricordasse chi sono quando sono davanti allo specchio.

“ah, come no? Il signor Antonio, mi fa piacere, ma ridendo e scherzando siamo arrivati alla mia fermata quindi ora scendo e ci si vede la prossima volta”

detto questo mi avvicinai alle porte dell’autobus per precipitarmi fuori appena si fermò. Ero parecchio nervoso, e francamente non sapevo bene perché avevo deciso di affrontare i teppisti del mio quartiere solo per recuperare una bicicletta, ma dovevo comprendere che pur di evitare la noia di un giorno a casa bisognava essere pronti a tutto.

Dopo un breve pezzo a piedi ero finalmente in piazza Guadalupe. I pgv come al solito erano tutti seduti sul muretto in fondo alla piazza con i loro motorini parcheggiati sul marciapiede, c’era ogni sorta di mezzo a due ruote su quel marciapiede, le uniche due cose che non c’erano e non potevano esserci erano la mia bicicletta e i pedoni.

Da un profondissimo pensiero ricavai che, se gli avessi chiesto gentilmente dov’era la bicicletta che mi avevano rubato perché me la volevo riprendere, la cosa non sarebbe finita nel modo migliore, anzi. Quindi sarebbe stato meglio osservarli, ascoltarli e, se proprio fosse stato necessario, seguirli per un po’. Tanto per farmi un’idea di dove potesse essere stata messa la mia mountain bike. Da questa luminosa conclusione scaturiva un’altra domanda, come fare ad osservarli senza destare sospetti? Dai film che avevo visto conclusi che c’erano solo due modi per farlo, ma sfortunatamente, non avendo a disposizione il binocolo satellitare corsi a comprare un giornale per usare il vecchio trucco del “leggo ma non leggo”…

 

 

 

 

  
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