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Autore: DreamerCris    04/07/2012    1 recensioni
Linor Isgrò è una ragazza italo-americana di tredici anni che vive nella periferia di Los Angeles. La sua famiglia ha da sempre problemi economici ed i suoi, approfittando della sua bravura a scuola, la propongono per una borsa di studio.
La ragazza non vuole vincere questo premio per andare a studiare nella scuola più importante di L.A, perchè non sopporta l'idea di dover lasciare i suoi migliori amici Katrin e Rev, ed il ragazzo che le piace Niall, che non la considera proprio.
Scoprirà che la scuola non è poi così male e che le persone che ne fanno parte non sono tutte snob e con la puzza sotto il naso come pensava, bensì saranno in grado di farle quasi dimenticare i vecchi compagni... ma, ci sarà qualcuno che riuscirà a farle scordare di Niall, il suo primo "amore" ?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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New life.

Quando mi svegliai scesi velocemente le scale, mi preparai e corsi a casa di Rev.
Suonai il campanello della deliziosa villetta color salmone che il padre del mio migliore amico aveva verniciato insieme al mio l’estate scorsa.
Sua madre aprì la porticina e mi sorrise:
- Vai a svegliarlo Linor, quel pigrone dorme ancora! – disse allegra.
- Ok, Signora Burns – dissi mentre già salivo gli scalini a due a due e mi dirigevo verso la stanza di Rev.
Entrai di getto e cominciai a disturbare il mio amico fino a quando non si svegliò.
- Che cazz… “Italia”, sei tu? – fu la sua reazione.
- Sì, sono io. E smettila di chiamarmi così! – risposi scostandogli le coperte di dosso.
Usava chiamarmi così (e fortunatamente era l’unico) perché ero di origine italiana.
I miei genitori mi avevano raccontato che avevamo abitato in Italia per quattro anni quando ero molto piccola, ma io non ricordo nulla.
- Che ci fai qui? -  Mi chiese uscendo dalle coperte e mostrando i suoi boxer a quadretto e la sua t-shirt dei L.A Lakers, che usava come pigiama.
Anche se era un ragazzo stupendo, non mi scandalizzava il fatto che rimanesse in mutande davanti a me.
Da piccoli facevamo la doccia insieme.
- Sono venuta a svegliarti, pigrone! Sai com’è, la gente normale alle 12.00 di mattina è sveglia. E poi devo dirti una cosa … - cambiai tono in quell’ultima frase.
Lui fece una faccia preoccupata e poi chiese:
- Che cosa? Non dirmi che … hai avuto i risultati del concorso per la borsa di studio? –
Io e lui riuscivamo a capirci con un solo sguardo.
Scoppiai a piangere e lui mi abbracciò forte.
Fu un bel momento nonostante tutta la tristezza.
Gli spiegai tutto e poi decidemmo di uscire con Katrin. Passammo una splendida giornata, ma poi arrivò l’ora dei saluti.
- Come farò senza di voi … - dissi lacrimando mentre li abbracciavo.
- Linor, mi mancherai tantissimo! – singhiozzò Katrin.
- Kate, giuro che verrò a trovarvi! – sussurrai.
Poi fu il turno di Rev:
- Non scordarti di noi, comuni mortali! – mi disse e poi mi strinse a se. Quando lo faceva mi sembrava di abbracciare un grande orso di peluche.
- Mai! – dissi.
Poi piangendo imboccai la strada di casa ed incrociai Niall.
- Ciao Linor! – mi disse.
Il sangue mi si gelò nelle vene. Mi aveva salutata? Sapeva il mio nome?
Arrossii e lo salutai a mia volta.
Lui proseguì per la sua strada, fino a quando io non raccolsi il coraggio e gli urlai:
- Ehi, sai che domani parto? Mi hanno preso alla “Beverly Hills Accademy”! –
Lui si girò e mi guardò con aria sorpresa ma noncurante:
- Oh, ecco allora chi ha vinto la borsa di studio. Beh … buon viaggio allora. Ciao Linor. –
Non era proprio la risposta che mi ero sognata, ma era meglio di niente.
- Grazie Niall, mi mancherai – sussurrai queste due parole e così finì il mio ultimo incontro con quel ragazzo per cui tanto avevo pianto.
Arrivai a casa, salii le scale ed entrai nella mia stanza.
Sul letto c’era una valigia aperta, segno più evidente della mia imminente partenza.
Mia madre entrò in camera e mi diede una lista con tutte le cose da portare.
Quando finii di riempire la valigia con le cose indicate, passai agli oggetti a me più cari, che mi sarebbero stati utili durante il mio anno all’Accademia.
Aprii un cassetto e vi trovai una lettera che Katrin e io avevamo scritto in prima media, la presi.
Presi anche il libretto del club che, io e delle amiche, avevamo fondato due anni prima.
Infilai il portatile nella custodia e lo riposi nella valigia.
Sul comodino scelsi, tra le mille fotografie, quella di me e Katrin, fatta alle macchinette in un giorno di Dicembre l’anno prima e quella di me e Rev, mentre ci facevamo “cioppi cioppi” a vicenda.
  Staccai dalla parete alcuni disegni e dediche, li infilai in una cartelletta e li misi in valigia.
Un anello, altre foto e i miei “aggeggi elettronici” furono le ultime cose che presi.
Aprii il mio diario e ci scritti tutti gli avvenimenti della giornata e poi lo adagiai sul fondo della valigia.
La chiusi. Era tutto pronto.
L’indomani avrei lasciato la normalità della mia vita quotidiana per entrare nella mia nuova vita da emarginata sociale in mezzo ai ricchi.
Mi infilai sotto il piumone e accesi la coperta termica.
Piansi ancora, inzuppai il cuscino e dopo un po’ mi addormentai.
Ero a pezzi, non avrei resistito un solo giorno lontano dai miei amici, e dovevo restare lì per un anno.
Sarebbe stato molto, molto difficile per una come me. 

  
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