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Autore: Montana    05/07/2012    4 recensioni
A New York, un uomo rapisce uomini biondi sui 20 anni, li tiene segregati per giorni picchiandoli e torturandoli e li uccide brutalmente.
Un nuovo caso per la squadra della BAU, ad aiutare la squadra della scientifica di New York. Per chiarire, non solo il caso.
Per ritrovare vecchi amici, per chiudere vecchi casi.
Seguito di "Minuetto e Trio", cross-over con CSI:NY
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Veronika Gordon 2007-2012'
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Detective Taylor
 
Quando andavo al liceo, e vorrei ricordare che avevo circa dodici anni, ero preso di mira da tutti i ragazzi della scuola. Non riuscivano a capacitarsi del fatto che un bambinetto riuscisse senza il minimo sforzo ad avere voti più alti dei loro in ogni materia.
Di solito lasciavo correre, ma quando mi appesero per tutta la notte al palo della bandiera decisi che avevano definitivamente superato il limite. Così costruii una piccola bomba fumogena, niente di che, e la misi nello spogliatoio della squadra di football.
Finii dal Preside, semplicemente perché nessuno a parte me sarebbe riuscito a costruire una bomba come quella con ingredienti trovati in casa.
Io, ripeto, avevo solo dodici anni, e il Preside era un gigante con la faccia cattiva che mi aveva lasciato seduto su una scomodissima panca di legno per mezz’ora, per poi guardarmi male per altri dieci minuti rimproverandomi, e alla fine fortunatamente mi aveva lasciato andare senza note di demerito o cose simili.
Il Detective Taylor mi fece esattamente lo stesso effetto che mi aveva fatto il Preside molti anni prima.
Si aggirava per i tavoli della scientifica con aria truce, controllando qualcosa in un microscopio, poi in un altro, poi in un fascicolo portatogli da un qualche inserviente che aveva più o meno la stessa espressione terrorizzata che dovevo avere io.
Dopo circa dieci minuti di controlli vari ed eventuali, rivolse il suo sguardo duro su di me e mi si avvicinò.
“Lei è l’agente Reid, giusto?”
“Dottore. Sono il Dott. Reid, in realtà.” non potei fare a meno di correggerlo.
Mi guardò accigliato e stupito “Lei non fa parte della squadra dell’FBI venuta a risolvere il caso dello Smembratore?” mi chiese.
“Ovvio che ne faccio parte. Non importa, è me che stava cercando. Ha qualcosa di nuovo per la mia squadra?”
Il Detective Messer ci era venuto a chiamare una decina di minuti prima, quando ancora eravamo alla centrale, per dirci che ci avevano mandati a chiamare dal laboratorio, e ovviamente quei sadici dei miei colleghi avevano mandato me a discorrere col Capo.
Il quale mi lanciò un’altra strana occhiata, poi mi allungò il fascicolo che aveva in mano “Durante l’autopsia all’ultima vittima abbiamo trovato una strana sostanza unta nei capelli e sul viso. L’ho fatta esaminare, e questo è il risultato.”
Sperai che ci avrebbe portati a qualcosa di risolutivo, ma venni deluso “Olio per friggere? Comunissimo olio per friggere?”
Il Detective Taylor annuì gravemente “Purtroppo nemmeno io so dirle quanti ristoranti e fast food ci siano a New York che usano quell’olio per friggere, quindi si è rivelato un vicolo cieco anche questo. Lindsay sta analizzando le ferite che abbiamo trovato su quello che rimane del torace dell’ultima vittima, magari troverà qualcosa di importante. Vi chiameremo se questo avverrà.”
Ringraziai, gli ridiedi il fascicolo e feci per andarmene, ma lui mi richiamò “Quanti anni ha, Dott. Reid?” mi chiese.
“Ventisette.” “Da quanto lavora all’FBI?” “Da quando ho potuto. Avrò avuto... diciotto, forse diciannove anni.” risposi, curioso di sapere dove sarebbe andato a parare.
Sorrise.
Ok, avevo risolto numerosi casi di omicidio seriale, avevo una memoria eidetica, un QI di 187 e riuscivo a leggere 20.000 parole al minuto (sì, sono un genio), ero sopravvissuto ad un serial killer dalla tripla personalità, all’esplosione di una bomba, ad un pazzo che mi aveva sparato in un ginocchio, ad un altro pazzo che forse mi aveva curato il mal di testa, avevo fatto parlare Veronika Gordon dopo dodici anni di mutismo e ora avevo fatto sorridere il tenente Mac Taylor, ex marines, Capo Supremo della Scientifica di New York.
Qualcuno avrebbe dovuto farmi una statua alla sede dell’FBI di Quantico, una volta morto.
“Lei è molto giovane, Dott. Reid. Sono felice che menti brillanti come la sua stiano lavorando a questo caso, lei è un aiuto preziosissimo per questa città.”
Qualcuno una volta mi aveva detto che per Mac Taylor c’erano tre cose che andavano protette: l’onore della Nazione, la sicurezza della città e l’integrità del suo laboratorio.
Il fatto che mi avesse appena detto che ero preziosissimo per la sua città che tanto amava non fece altro che inorgoglirmi ancora di più.
“Grazie, Detective Taylor. Sono molto felice di collaborare con lei.”
Detto questo gli sorrisi e presi l’ascensore per uscire. Quando fui in strada, mi sentii improvvisamente molto più rilassato.
Sensazione che durò pochi secondi, perché subito mi squillò il cellulare.
“Morgan, dimmi tutto.”
“Ehi Reid, sei ancora da Taylor?”
“No, sono uscito adesso. Non era niente di importante, solo una traccia di olio per friggere. Puoi dire a Garcia di controllare quali ristoranti e fastfood utilizzano quella miscela, è tipica dell’olio Froil.”
Morgan ridacchiò nella cornetta “Amo la tua memoria eidetica. Torni in centrale? Vuoi che ti mandi Flack?”
Stavo per dire di sì, ma mi trattenni “No, prima devo fare una cosa. Se avete di nuovo bisogno di me chiamatemi, prenderò un taxi!”
Chiusi la comunicazione prima che Morgan potesse dirmi qualunque altra cosa; non ero affatto sicuro che la cosa che stavo per fare fosse giusta, e di sicuro i commenti di Morgan non mi avrebbero aiutato.
Digitai velocemente un numero sul telefono.
Quasi speravo di essermi sbagliato, ma cominciò a squillare.
Uno squillo.
Non rispondere.
Due squilli.
Rispondi!
Tre squilli.
Non rispondere.
Quattro squilli.
Maledizione, adesso metto giù...
Click.
“Pronto?”
Rimasi zitto qualche secondo.
“Pronto??” ripeté la voce, allarmata.
“Veronika sono io.” le dissi, per tranquillizzarla. Per una scampata a un Serial Killer e col fidanzato vittima di un altro, ricevere chiamate mute da sconosciuti non doveva essere una cosa divertente.
“Spencer Reid?” chiese incredula.
Annuii, non pensando che non poteva vedermi “Sì, sono io. Sei a casa?”
“Sì, sono venuta qui a riposarmi. C’è di nuovo bisogno di me in centrale?”
Aveva un tono così stanco e rassegnato, come se Matthew Solars fosse già morto e tutti la stessero chiamando per identificare il cadavere all’obitorio.
“No, volevo solo sentire come stavi. Veronika...”
“Sì?”
“Prendiamo un caffè?”
Ma come diavolo mi era venuto in mente?!
“Sul serio?”
“Sì. Cioè, se non vuoi no.”
“Amo il caffè. In qualche posto particolare?”
“Non conosco nessun bar qui a New York. Sono davanti alla Scientifica, se può essere un’indicazione utile.”
La sentii ridacchiare “Utilissima. Prendi un taxi e fatti portare a Central Park, possibilmente all’entrata sud. Io arrivo subito.”

  
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