06. abitudine
Ed ecco che la fine è arrivata.
Stavolta per davvero. Non so cos’altro scrivere, quindi vi lascio alla storia.
Kisses :-*
…Abitudine tra noi…
…è un soggetto da evitare…
Subsonica, Abitudine
Il PinkFlavour era il locale tra i più "in" della città, nonché
il preferito di Xiaoyu.
Il nome non ingannava. Tutto, ma proprio tutto al suo interno, dal pavimento di
moquette ai capelli delle bariste, era rosa. Tutte le tonalità possibili e
immaginabili di rosa: confetto, fragola, fino ad un fucsia psichedelico. Anche i
nomi dei cocktail, esclusi quelli classici, avevano un riferimento più o meno
indiretto al colore.
A dispetto di ciò che si potrebbe pensare era molto frequentato anche dai
ragazzi, quindi la compagnia che si poteva trovare lì dentro era quanto mai
varia.
Una prerogativa esclusiva del locale era il suo privée. Leggendario tra i
giovanissimi frequentatori, nessuno sapeva cosa accadesse esattamente lì dentro,
dato che pochissimi potevano entrarci (ovviamente solo maggiori di anni
diciotto). Si poteva intuire, forse…
Raccontare di essere stato nel privée del PinkFlavour era il sogno di metà della
gioventù che frequentava abitualmente i locali della zona. Molti però non
avevano capito com'è che si faceva ad entrare. Tutto lo staff (DJ, bariste,
buttafuori e via dicendo) assumeva un atteggiamento di riserbo assoluto al
riguardo e non si lasciava scappare tanto facilmente informazioni sul modo di
entrare. C'era chi diceva che bisognava piacere al buttafuori che sorvegliava
l'ingresso della zona riservata, chi sosteneva che si doveva essere abbastanza
sbronzi, chi invece perfettamente sobri, e altre congetture più o meno
verosimili...
Jin aveva imparato tutte queste cose sul tratto di strada da casa sua alla
discoteca. Xiaoyu aveva attaccato a parlare non appena erano saliti sull'auto e
si era messa a spiegargli come funziona il meraviglioso mondo delle discoteche e
dei locali notturni.
–Ovviamente anche a me piacerebbe entrare lì– disse la cinesina ad un certo
punto –ma non ne faccio il mio obiettivo principale. Comunque il locale è così
carino! Non fare quella faccia, vedrai che ti piacerà!– aggiunse poi vedendo
l'espressione crucciata di Jin.
–Quale faccia? oh, non è mica per quello!– disse lui continuando a guardare la
strada.
–È da quando siamo usciti che ti vedo preoccupato.– fece Xiaoyu scrutandolo.
Jin avrebbe tanto voluto dire la verità, ma sapeva che non era ancora il momento
giusto. Si limitò a fare spallucce e mormorare qualcosa come "non è niente",
mentre cercava uno spazio dove parcheggiare.
Tutti i posti intorno al locale erano occupati, quindi lasciarono l'auto in un
viale parallelo. Camminarono in silenzio, Xiaoyu che teneva Jin per mano. Dopo
poco sbucarono davanti all' entrata principale. Un enorme portone color fucsia
sovrastato da un' insegna al neon (colore...rosa^^) con la scritta "PinkFlavour"
a caratteri cubitali contornata da riccioli e spirali varie. Jin cercò di
sopprimere l'espressione di profonda costernazione che si stava dipingendo in
quel momento sul suo volto. Fortuna che Xiaoyu era troppo occupata a salutare a
destra e a sinistra per accorgersene.
Passarono davanti al buttafuori, un omone grosso e imponente, che salutò Xiaoyu
con un sorriso e guardò Jin lanciandogli uno sguardo di avvertimento della serie
"Qui non voglio casini". Forse, data la stazza, lo credeva un tipo rissoso.
Finalmente oltrepassarono la seconda porta che li portò all'interno del locale.
In un angolo c'era il bancone del bar, illuminato da luci soffuse come il
labirinto di divanetti e tavolini che si snodava intorno alla grande pista da
ballo. Qui una luce stroboscopica e vari faretti colorati creavano giochi di
luce accendendosi e spegnendosi a tempo di musica. Una musica tecno ritmata ma
non invadente*, diversa dai soliti pezzi da
discoteca, pensò Jin.
Xiaoyu lo guidò verso un divanetto libero posto davanti a un paravento che si
rivelò nascondere una porta, quella del famoso privée, sorvegliata da un
omaccione del tutto simile a quello che avevano trovato all'ingresso. Questo
stava parlando con il collega con il classico trasmettitore degli addetti alla
sicurezza.
–Vedi quello? Si chiama Nate. È lui che sorveglia il privée.– disse Xiaoyu
mentre si toglieva il cappotto e lo appendeva sui ganci lì vicino.
–Sembra un tipo amichevole– commentò ironicamente Jin osservando l'espressione
minacciosa dell'uomo.
–Oh, è che deve essere così. Non a caso lo chiamiamo tutti 'Terminator', qui.
Non fa entrare nessuno non autorizzato e non esita ad accompagnarti gentilmente
alla porta se fai casino– disse lei sedendosi.
–Sarà...– Jin si voltò a guardare la pista da ballo. Un po' di gente si era
alzata e la pista cominciava lentamente a riempirsi. I pensieri tornarono a
Nina. Sarebbe venuta? Come avrebbero fatto a dirglielo?
Con la spiacevole sensazione di vuoto nello stomaco, Jin si alzò.
–Vado a prendere da bere– disse a Xiaoyu, e si diresse al bancone.
La barista, una ragazza molto carina con i capelli raccolti in due trecce scure
striate di fucsia, lo accolse con un sorriso.
–Dimmi!–
–Allora...un Martini Dry e...accidenti non ho chiesto a Xiaoyu quale prendeva!–
disse Jin.
–Xiaoyu? Quella seduta lì in fondo?– domandò la ragazza indicandola con un cenno
della testa.
–Sì, lei.– disse Jin facendo per voltarsi e tornare a chiedere.
–Prende sempre il Bloody Mary– fece la ragazza da dietro di lui.
Jin si girò di nuovo, con un'espressione sorpresa dipinta in faccia.
–Bloody Mary? Sicura?– chiese sorridendo. Da Xiaoyu si sarebbe aspettato qualche
drink dal nome tutto frou frou, e invece…
–Un Martini Dry e un Bloody Mary, arrivano.– disse la ragazza iniziando ad
armeggiare con bottiglie e shaker.
Jin la osservò per un po', poi decise di chiedere qualcosa sul privée. Era
incuriosito.
–Senti...è la prima volta che vengo qui. Cos'è che sorveglia quello?– disse a
bassa voce sporgendosi un poco sul bancone.
–Chi, Terminator?– rispose la barista fermandosi un attimo e riprendendo a
preparare i cocktail –Lì c'è il privée del locale– concluse poggiando il primo
bicchiere, già decorato con il classico ombrellino.
Jin assunse un'espressione perplessa e finse di non capire.
–Il privée, una parte riservata del locale– spiegò lei.
–Riservata a chi?– domandò il ragazzo sforzandosi di sembrare indifferente.
–Bè, questo potrei fare anche a meno di dirtelo...– iniziò la barista servendo
anche l'altro drink.
–Perché no?– la interruppe lui guardandola con uno sguardo accattivante. Troppo
accattivante.
–Dillo che ci vuoi entrare e finiamola qui!– disse lei sorridendo mentre sentiva
le guance diventare rosse. Quel ragazzo aveva fascino, eccome se ne aveva!
–Ebbene sì, sono molto curioso– rispose Jin con un tono di voce più caldo del
solito e continuando a fissarla.
–Lì ci vanno i
VIP e chi “ha bisogno di spazio”. Del tipo, coppiette e gente che
ha ‘affari’ da concludere. Ma è una selezione molto ristretta– affermò in tono
serio senza guardarlo mentre continuava a preparare i drink.
–Credi che il presidente della Mishima Zaibatsu sia abbastanza “VIP”?– chiese
lui ironicamente.
–Mishima Zaibatsu…tu?– chiese la barista, colta evidentemente di sorpresa.
–Sì, proprio io. Mi faresti questo favore? Come ti chiami?– Jin ormai stava
andando alla grande. Si stupiva di se stesso.
–Io…sono Helen. Ascoltami, niente di personale, ma chiunque potrebbe venire qui
e dire “Io sono”. Potrei parlare con Nate –è il buttafuori, Terminator– e vedere
che ne dice. Ma tu sei davvero il presidente di un'azienda come la Mishima? Non
hai più di vent'anni...– proferì queste ultime parole cercando evidentemente di
non essere troppo aggressiva.
–Che mondo diffidente...– iniziò Jin ironicamente rassegnato –tieni, ecco chi
sono io– aggiunse facendo scivolare sul bancone la tessera di riconoscimento
dell’azienda e due banconote da 200.
–Una per te, l’altra a Nate, con i saluti del signor Jin Kazama– disse poi
alzandosi con i drink in mano e strizzandole l’occhio.
Non male come prima uscita, pensò Jin. Non si spiegava neanche lui tutta quella
baldanza, quell’essere così sicuro di sé, soprattutto nello stato d’animo in cui
si trovava.
Helen rimase un attimo interdetta. Le guance dovevano essere diventate color
pomodoro. Poi si mosse verso la porta del privée. Passando vicino al divanetto
dov’era seduto Jin scambiò un rapido sguardo d’intesa.
Lui la vide mentre parlava con il buttafuori e gli passava la banconota. L’uomo
la guardò, poi fece un lieve cenno di assenso con il capo e riferì qualcosa
attraverso il trasmettitore.
“E’ fatta” pensò ritornando al suo Martini.
Intanto Xiaoyu sorseggiava il suo drink muovendo la testa a tempo di musica. Era
proprio strano Jin, quella sera. Quanti pensieri le vennero in mente…tuttavia
cercò di ricacciarli via. Era lì per divertirsi, in fondo.
–Signor Kazama? Mi segua, la prego.–
Jin sentì posarsi sulla spalla una grossa mano. Si voltò e vide un uomo alto e
imponente che faceva cenno di alzarsi. Era Nate, il buttafuori.
Il ragazzo si alzò in tutta la sua altezza, dimostrando così di non essere da
meno. Si limitò a guardarlo, in attesa che l’altro parlasse.
–Da questa parte. Anche la signorina, per favore.–
Xiaoyu non capiva. Lo seguirono per pochi passi, poi quello aprì la porta dove
campeggiava la scritta “RISERVATO”
Fu come entrare in un altro mondo.
Una musica soffusa attraversava una stanza volutamente poco illuminata, ma dove
si potevano distinguere i divani e i tavolini dalle forme eccentriche. Un
ambiente certamente molto elegante, i cui colori dominanti erano rosso, bianco e
nero.
Sui sofà sedevano alcune persone, che la luce non permise a Xiaoyu e Jin di
riconoscere, ma che avevano l’aria di essere importanti. O ricchi sfondati.
Ai lati della stanza c’erano due porte, chiuse a quanto pare a chiave. Jin notò
che una aveva appeso fuori un cartellino “non disturbare”.
La cinesina si rese conto che quello era davvero il privée del PinkFlavour. Un
sorriso si allargò sulle sue labbra, mentre vagava con lo sguardo cercando di
carpire ogni dettaglio di quel luogo.
–Vai a sederti, vengo tra un attimo.– le disse Jin.
Lei non se lo fece ripetere due volte.
Aspettò che si fosse accomodata, quindi si rivolse al buttafuori, parlando
sottovoce.
–Avrei un favore da chiederti…sto aspettando una persona a cui devo parlare. Si
chiama Nina Williams. E’ una che non passa inosservata, è bionda e ha i capelli
raccolti in una coda, di solito. Quando arriva falla entrare qui, chiaro?–
Jin fece scivolare un’altra banconota nelle sue tasche. L’uomo fece un cenno
d’assenso e disse qualcosa attraverso il trasmettitore, quindi si voltò per
uscire.
La porta si richiuse sommessamente, e l’atmosfera si fece più intensa.
Xiaoyu era al settimo cielo, e ancora non capiva come avesse fatto ad essere lì.
Quando Jin si sedette lei notò che aveva un’ aria grave.
–E’ successo qualcosa? Che ti ha detto quell’omone?– chiese avvicinandosi.
–Oh, l’ ho solo ringraziato.– fece Jin evitando il suo sguardo.
Passò poco più di mezz’ora e la porta del privée si aprì. Jin ebbe un sobbalzo.
Era lei? Si volse a guardare. Un uomo sui trent’anni accompagnato da due ragazze
molto appariscenti fece la sua entrata, salutando i presenti e dirigendosi verso
una di quelle porte al lato. Jin lo osservò bene. Aveva i capelli tirati
all’indietro e dal suo viso traspariva sicurezza e arroganza. Non certo un tipo
con cui valga la pena di parlare, pensò.
Ma Nina dov’era finita? Forse all’ultimo momento si era tirata indietro,
lasciandolo lì in un senso di inquietudine crescente. Proprio non se la sentiva
di mentire a Xiaoyu. Fino a quel momento aveva evitato da lei ogni carezza, ogni
bacio. Si era fatto meno loquace di quanto già non lo fosse. Le voleva proprio
bene, ma non l’amava più. Punto.
Si fermò un attimo a riflettere su questo fatto. Dopo tanto tempo, non l’amava
più. Suonava strano. Ma forse quella storia era già finita mesi prima, quando
aveva incontrato, per caso, Nina. All’epoca Xiaoyu l’aveva già lasciato. Poi,
con un tempismo quasi paradossale, dopo una notte che avrebbe fatto capire molte
cose lei lo aveva richiamato, chiedendogli, quasi implorandolo di raggiungerla.
Quella volta una legge invisibile ebbe la meglio, una legge che non sta scritta
da nessuna parte. Nina, forse per paura, lo aveva rimandato tra braccia che già
lo conoscevano, e lui, spinto dal ricordo, era tornato da loro. Ma l’amore, si
sa, è imprevedibile e del tutto irrazionale.
***
Nina scese dall’auto e guardò l’entrata di quel locale. I pensieri si bloccarono
mentre un’espressione di sorpresa faceva la sua comparsa alla vista di tutti
quei fronzoli rosa.
Ad ogni modo, ‘prese coraggio’ ed entrò. Venne accolta da un uomo di grossa
stazza che la guidò verso la parte riservata del locale. Quando furono davanti
alla porta lei lo ringraziò e gli diede un compenso adeguato. Entrò nel privée e
rimase per un attimo colpita dall’eleganza di quel posto. Non durò molto,
infatti tornò alla vita reale e si mise subito a cercare con lo sguardo chi la
stava aspettando.
***
La porta si aprì di nuovo. Jin vide entrare prima il buttafuori Nate, che faceva
strada ad una ragazza vestita con un corpino viola scuro e una corta gonna nera
tutta rifinita, sotto un lungo soprabito scuro con i bordi di pelliccia. In
quanto a stile, Nina non si smentiva mai.
Jin la osservò dirigersi verso di lui e sorridergli. Sorprendente la leggerezza
con cui si adagiò sul divano, tanto che Xiaoyu nemmeno se ne accorse. Solo dopo
aver sentito un “Ciao, Xiaoyu” si girò, rimanendo sorpresa da quella comparsa
improvvisa.
–Oh, ciao! Come stai? Curioso che ci troviamo tutti qui…– fu la risposta della
cinesina mentre poggiava il bicchiere ormai vuoto.
Nina si limitò a fare un sorriso tirato, lanciando a Jin una rapida occhiata.
Lui fece un cenno di assenso e si girò verso Xiaoyu per poter parlare più
comodamente.
–Xiao…se Nina si trova qui non proprio un caso.–
–Ah, no?– fece lei in risposta.
–No. Vedi…c’è qualcosa che dovrei dirti. Ti prego di ascoltarmi, e di credermi
se ti dico che ti sto informando dopo un tempo veramente limitato,
principalmente perché non sono un bugiardo, e poi perché mentire a te, in quanto
Ling Xiaoyu, mi è molto difficile.–
Xiaoyu alzò le sopracciglia. Di solito Jin non parlava così (le rare volte che
parlava).
–Cos’è successo? Hai ingoiato un vocabolario¬?– disse in tono canzonatorio.
–No, niente vocabolario– ‘in che situazione mi sono infilato?’ pensava con un
filino di panico. Pochi secondi di silenzio, poi riprese:
–Vedi… è successo tutto nei tre mesi in cui non ci siamo visti. Te l’avrei detto
prima, ma ho passato le pene dell’inferno prima di averne la certezza. Io…– Jin
cominciava a sentire la pressione e l’imbarazzo, e faceva di tutto per rimanere
a sangue freddo. Lanciò uno sguardo di aiuto a Nina. Lei colse il segnale e
continuò al posto suo.
–Forse hai già capito, forse bisogna raccontare tutto dall’inizio, per evitare
malintesi. Qualche mese fa ci siamo incontrati per caso. Voi vi eravate lasciati
all’epoca, fatto sta che una sera siamo andati a cenare nel ristorante di Law.
Non era niente di equivoco, solo a livello di cena tra amici, o meglio, tra ‘colleghi’,
giusto per conoscersi un po’– Nina cercava di essere quanto più misurata
possibile. –Un incidente in quel ristorante ha provocato a Jin una ferita non da
poco, così, non potendo andare in un ospedale per i motivi che ben sai, l’ho
portato a casa mia e l’ho curato. Ho dovuto farlo o non sarebbe qui oggi.– a
questo punto si interruppe cercando gli occhi di Jin. Lui continuò.
–Nel periodo della mia convalescenza siamo diventati molto amici. E tali
credevamo di essere fino a due giorni fa.–
Xiaoyu aveva assunto un’espressione seria ed era rimasta silenziosa.
–Due giorni fa, però…è successo qualcosa che mi ha fatto capire. Non riesco a
trovare le parole…–
–Fammi indovinare. Siete andati a letto.– disse la ragazza corrucciata e con le
braccia incrociate.
–Cos..? no, no, non è successo questo. Semplicemente, ci siamo ritrovati per
caso. Parlando è venuta fuori la verità.– rispose Jin.
Xiaoyu stava malissimo, tuttavia le sembrava di averla già vissuta quella scena,
forse in sogno. Era per questo che si sentiva più distaccata?
–Dimmela, questa verità. Voglio sentirla da te, allora.– ribatté fissandolo.
Un minuto di silenzio.
Poi, guardandola, Jin disse: –Io la amo, credo.–
Silenzio di tomba. Sembrava che una bolla li avesse circondati, lasciando fuori
la musica soffusa e le chiacchiere spensierate e maliziose dei clienti vicini.
Xiaoyu squadrò con aria perplessa Jin, poi dopo un respiro profondo, parlò.
–Credi di amarla? Quel credi non è una cosa carina da aggiungere, soprattutto in
sua presenza.– disse la cinesina con semplicità.
Sia Nina che Jin la guardarono e si guardarono, molto sorpresi. Lei si rivolse a
Nina con aria inquisitoria.
–¬E tu?–
–Beh…non sarei qui altrimenti…– rispose, rimanendo perplessa dal suo modo di
fare. Non l’ aveva mai vista così.
–Dunque ‘credete’ di amarvi, giusto? Sembra abbastanza definitivo. Jin– si
rivolse a guardarlo –ora capisco tutto. È per questo che mi hai respinto per
tutta la sera. È anche per questo che sei stato distante per tutto il mese che è
passato. Non avevi più lo slancio di prima, è vero. Apprezzo la sollecitudine
con cui mi hai avvertito, che forse è l’unica cosa buona nonostante sia stata
così repentina. Voglio dire, era l’ultima cosa che mi aspettavo, oggi, anche se
le avvisaglie c’erano da tempo. Sai che non posso fare a meno di starci male,
come tutte le persone normali, ovviamente, ma non posso nemmeno costringerti con
me, sarebbe da vera idiota.– aveva la voce incrinata dopo questo lungo
ragionamento, ma stava dimostrando di essere cresciuta e matura. Una lunga
pausa, poi riprese: – Il combattere mi ha insegnato molte cose. La prima,
perdere. Così come se qualcuno ti frega il posto del parcheggio, o ti soffia il
ragazzo, non si cambieranno certo le cose facendosi schiave della rabbia o della
gelosia. Io ti voglio bene. Nulla mi impedisce adesso di andare a casa -la mia
casa- è passare la notte a piangere e deprimermi, eppure proprio perché ti
voglio bene non ci riesco. Sei davvero sicuro di quello che provi?– domandò di
nuovo a bruciapelo.
¬–Io…certo che si! Perché dirti una cosa del genere allora?– rispose Jin sempre
più spiazzato.
Xiaoyu rimase silenziosa, poi mormorò come parlando a se stessa: –Pensavo avrei
reagito peggio, e invece…spero solo questo non sia un addio per sempre. Mi
dispiacerebbe molto se perdessimo ogni contatto.–
–Ma Xiao, come fai a dire una cosa del genere? Perdere ogni contatto, che vuoi
dire?– ribatté Jin.
–Va bene, va bene, ho un po’ esagerato.– si alzò dal divano –Ora posso uscire un
po’ fuori? Tutte queste notizie mi hanno un po’ scombussolato– fece con tono
quasi noncurante.
Senza aspettare risposta prese la borsetta e uscì sul piazzale retrostante il
locale.
Quella era una realtà certamente difficile da accettare. Se l’aspettava, in
qualche modo, ma si stupiva di essere riuscita a prenderla così…quasi alla
leggera. Anche per lei arrivò il momento di capire: i suoi veri sentimenti erano
cambiati. Era l’ abitudine che li aveva nascosti sotto quello che credeva di
provare.
Si guardò intorno e si accorse di un’uscita sulla strada sulla destra. Senza
pensarci, si incamminò e sparì nelle luci della città.
Nina e Jin rimasero seduti. Si guardarono: erano entrambi sconvolti e
imbarazzati dalla naturalezza con cui Xiaoyu aveva incassato il colpo.
–Dobbiamo crederle?– Nina fu la prima a parlare.
–Non so cosa pensare…mi sembrava sincera, comunque. Xiaoyu è incapace di
fingere.– disse Jin.
–Mi sento quasi in colpa, adesso. Avrei preferito una bella scenata. Quella non
è Xiaoyu!– ribatté lei lasciandosi cadere sullo schienale del divano. –E
adesso?–
–Penso dovremmo abituarci ad una vita leggermente…diversa.– rispose Jin
¬–Non pensavo fosse così difficile essere innamorati….– mormorò tra sé lei.
–Ti amo.– bisbigliò poi. Solo due semplici parole che non aveva mai detto a
nessuno e che mai avrebbe pensato di pronunciare se il destino, quel giorno, non
avesse voluto farli incrociare.
Jin le udì e la abbracciò forte, pensando anche lui al loro primo incontro, e
alla nuova vita che li aspettava.
Quando tornò a casa, solo, Jin trovò un biglietto abbandonato sul tavolo.
Jin, anch’io ho
capito i miei veri sentimenti. Era come se ormai mi fossi ‘abituata’ all’idea di
amarti.
Ti voglio bene e te ne vorrò sempre. Non mi dimenticherò facilmente di te, ma è
giusto che tu viva la tua vita nel miglior modo possibile, perciò parto, come ho
fatto quattro mesi fa.
Sii felice
Xiaoyu
Jin guardò fuori dalla finestra. Neanche lui l’avrebbe dimenticata facilmente,
ma ora era pronto per vivere il suo nuovo destino.
* il brano è "Emerge" (Junkie
XL remix) di Fischerspooner (dall'album"#1")
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Che strano. Ho finito di scrivere
questo capitolo quasi quattro mesi fa, e avevo deciso di pubblicarlo proprio in
questi giorni quando i casi della vita mi hanno messo in una situazione uguale
(in negativo, of course). Vabé…
Grazie a tutti i miei recensori, ma soprattutto ai miei due migliori amici per i
loro consigli preziosi.
я люблю вас, мои лучшие друзья.