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Autore: theshinygirl    07/07/2012    3 recensioni
Severus Piton e Hermione Granger vengono catturati. Osserva la loro relazione cambiare in 30 giorni durante i quali vengono tenuti prigionieri in una cella.
-traduzione-
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Mangiamorte, Severus Piton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

- Day 2-

 

 

 

Mi sveglio lentamente e impiego un paio di secondi per ricordarmi dove sono e come sono finita qui. Chiudo nuovamente gli occhi, spaventata dall’aprirli e rendermi conto che non era un sogno. Cerco di convincermi che sono ancora a Hogwarts, nel mio letto. Trascorrono lenti pochi istanti e poi mi obbligo ad aprire  gli occhi. Un orribile sensazione di disperazione si abbatte su di me quando capisco che sono davvero in una prigione. È la realtà.

Sbattendo le palpebre un paio di volte, mi accorgo del professor Piton seduto sulla sedia in un angolo della cella. Getta un occhiata verso di me, poi distoglie lo sguardo, non dicendo niente. Sembra in ordine e le sue vesti non sono del tutto spiegazzate. Guardo me stessa e mi accorgo che sembro spazzatura. E posso solo immaginare a cosa assomiglino i miei capelli.

“Buongiorno.” Gli dico, mettendomi seduta.

Mi limita a guardarmi e infine fa un cenno con la testa prima di distogliere lo sguardo.

Mi lascio sfuggire un sospiro. Non so cosa dire o fare. Odio aspettare. Soprattutto quando non so cosa sto aspettando. È difficile stare ferma e lasciare che qualcun altro decida del tuo destino. E ciò che era più snervante era il non sapere che cosa vogliono da noi. E quando posso aspettarmi che inizi la tortura? Non ci hanno rapito semplicemente per bloccarci in una prigione e lasciarci là?

“Da quanto tempo è sveglio,Professore?” Chiedo con calma, sentendo il bisogno di parlare con qualcuno. Anche se è solo una piccola, insignificante conversazione.

“Non sono mai andato a dormire.” Risponde.

Apro la bocca per lo shock, quindi la chiudo, vergognandomi perché io mi ero addormentata. Che cosa pensava di me ora il Professor Piton? Sono stata catturata e gettata in prigione e mi addormento come se niente fosse? Sono così arrabbiata con me stessa.

I minuti passano in silenzio.

Mi sento così sporca, non avendo fatto il bagno in questi due giorni. E ho bisogno di lavarmi i denti e cambiarmi i vestiti. Queste sono le cose nella mia testa, ma non le dico ad alta voce.  Cosa penserebbe il Professor Piton se scoprisse che sto perdendo il mio tempo rimuginando su queste cose insignificanti? So che dovrei pensare alla fuga o ai modi per rimanere in vita, ma non posso farne a meno. Forse è una cosa buona pensare a queste piccole cose. Tiene la mia mente occupata in modo non mi torturi con pensieri sul mio futuro.


ooo

 

“Non capisco.” Dico, rompendo il silenzio.

Il Professor Piton mi guarda e solleva un sopracciglio in segno di interesse. “Miss So-Tutto-Io ammette di non capire qualcosa?”

Arrossisco, ma annuisco: “Si.”

“E che cosa, di grazia, sarebbe?”

“Voldemort-”

“Non dire il suo nome, sciocca ragazzina!” Sbotta verso di me.

Arretro un po’ al suo tono, ma poi continuo: “Lei-sa-chi ... lui stesso è un mezzosangue.”

Il viso del Professore si indurisce ma rimane in silenzio, aspettando che faccia la mia domanda.

“Non ho mai capito perché qualcuno dovrebbe seguire lui e le sue idee. Ci sono così tante ideologie contrastanti, per quanto riguarda Vold-... la prospettiva di Lei-sa-chi del mondo.”

Vedo che sta lottando con se stesso come se non sapesse cosa dire. Ma poi prende un respiro profondo e risponde lentamente: “Quando le persone vogliono credere in qualcosa, non fanno domande. E poi, i suoi seguaci lo seguono ormai da molti anni. Dopo così tanti anni nessuno osa ammettere di aver sbagliato fin dall'inizio.”

Annuisco, capendo quello che sta dicendo. Ma al tempo stesso trovo disgustoso che le persone buone muoiano semplicemente perché alcuni si vergognano ad ammettere di aver sbagliato e perché si lasciano guidare da qualcuno che è in contraddizione con se stesso.


ooo

 


“Vuoi smetterla, Granger!” Abbaia contro di me il Professor e mi fermo subito, guardando verso di lui.

Fa un respiro profondo con il naso poi parla, questa volta a bassa voce e con calma: “Il tuo sbattere contro il pavimento è molto fastidioso e irritante."

“Mi scusi.” Mormoro.

Non mi ero accorta che i miei piedi stavano battendo contro il pavimento. Ero probabilmente troppo persa nei miei pensieri. Pensieri sul nostro salvataggio. Questa è l'unica conclusione possibile per la nostra situazione. Non mi permetto nemmeno di pensare ad altre possibilità.


ooo



Finalmente è il momento della visita al bagno. Un uomo entra nella prigione, mi indica e vado verso di lui, non resistendo quando mi conduce fuori dalla cella.


ooo

 

Vengo spinta dentro la prigione, un po’ troppo rudemente e finisco sul pavimento. Mi alzo subito in piedi e mi strofino le ginocchia, notando come quello sinistro sia un po’ graffiato e sanguinante. Anche i miei collant neri sono rovinati. Mi lascio sfuggire un sospiro di rabbia e mi siedo sul materasso, osservando il ginocchio sanguinante.

“Ora tu.”  L'uomo indica il Professor Piton e lo conduce fuori dalla cella.

Mi accorgo della leggera sensazione di panico nell’essere sola nella prigione.  Improvvisamente sembra essere troppo grande e un po’ spaventosa. Avvolgendo le braccia attorno a me stessa, cerco di pensare in modo positivo. Non sono sola. Il Professor Piton è con me. So di essere egoista per essere grata di questo, ma non so cosa farei se fossi sola. Anche se non parliamo molto, è più facile avendo un qualche tipo di contatto con un altro essere umano.


ooo

 

Lui è finalmente tornato. Alzo gli occhi nella sua direzione e non posso fare a meno di sentirmi sollevata nel vederlo di nuovo. Le porte si chiudono e siamo di nuovo soli.

Il Professor Piton si avvicina e si inginocchia accanto a me, osservando il ginocchio infortunato.

“Sei inciampata? Chiede, corrugando la fronte.

“No, lui ... lui mi ha spinto, penso di averlo fatto irritare.” Rispondo sinceramente.

”Come?” chiede mentre tira fuori un fazzoletto dalla tasca.

“Ho fatto un paio di domande, mentre mi stava portando al bagno.” Ammetto.

Mi guarda negli occhi e indica il ginocchio infortunato: “Posso dare un'occhiata?”

“Non è così brutto, davvero-”

Mi interrompe: “Lascialo decidere a me.”

Apro la bocca per protestare ancora una volta, ma poi semplicemente annuisco e lui tocca con delicatezza il mio ginocchio, pulendo la ferita con il fazzoletto. Sussulto al primo contatto, ma poi non sento quasi niente. Rimango in silenzio, limitandomi ad osservarlo.

“Il taglio dovrebbe chiudersi presto, ma temo rimarrà la cicatrice.” Dice e si alza.

“Non mi importa della cicatrice.” Rispondo. “Sarei orgogliosa se sopravvi-”

Mi fermo a metà frase, l’orrore scritto sulla mia faccia mentre mi rendo conto di quello che stavo per dire. Il Professore lo sa, ma distoglie lo sguardo e si siede sulla sedia, rilasciando un respiro profondo.


ooo

 

 

“Perché non ci hanno ancora interrogati?” Chiedo.

“Sii grata che non l’abbiano fatto.”

“Ma io voglio sapere perché.” Insisto. “Se vogliono informazioni, perché ci tengono in prigione per due giorni? Che cosa stanno aspettando?”

Lui sospira e poi mi guarda, gli occhi severi: “È un metodo comune.”

“Che cosa intende?”

“È un metodo psicologico di tortura. Lasciare un prigioniero solo per qualche giorno. Tutto ciò che una persona possiede è la propria mente e spesso è quella il nemico più pericoloso. Pochi giorni, senza un contatto, senza conoscere i motivi della propria cattura, senza sapere nulla ... Rende vulnerabile, più aperto alla suggestione.”

Sento un brivido di orrore attraversarmi alle sue parole. Non sono sicura di volerlo ascoltare ulteriormente. Deve aver visto la paura nei miei occhi perché non continua. Il silenzio riempie la cella di nuovo.

 

ooo

 

 

“Ha mai tradito l'Ordine, signore?” Chiedo, non in grado di sopportare oltre il silenzio. Anche se non sono sicura di voler sentire la risposta, mi costringo a guardarlo. E aspetto.

Non risponde subito e questo mi spaventa.

Ma poi alla fine si volta verso di me: “Tradiresti mai Potter?”

“Certo che no!” Ribatto, sentendomi insultata anche solo per il fatto d’avermelo chiesto.

Lui  si limita ad alzare un sopracciglio e sorride leggermente. “Grifondoro.”

“Cosa dovrebbe significare?”

“Agisci prima di pensare. Dovrebbe essere considerato intelligente, Granger?”

“Non devo pensare a nulla prima di rispondere a una tale domanda. Non tradirei mai Harry.”

“Ne sei sicura?”

“Si.”

Silenzio.

“E se dovessi scegliere tra i tuoi genitori e Potter?”

Mi irrigidisco alle sue parole.

“I miei genitori non fanno parte di tutto questo.” Dico a bassa voce

“Che sciocchezza.” Dice lui. “Tu fai parte di questo, quindi anche loro. Prima te ne rendi conto, meglio è.”

Il mio respiro accelera e mi mordo il labbro inferiore, pensando intensamente alle sue parole.

“Lo chiedo di nuovo, chi sceglieresti?” Domanda con calma. “Potter o i tuoi genitori?”

La mia gola si chiude e ho la sensazione di aver perso completamente la voce. Apro la bocca per parlare, ma non riesco a dire una parola. La mia mente è un casino.

“Pensaci un po’, Granger.” Mi dice il Professor e poi distoglie lo sguardo.

La conversazione è finita.


ooo

 

Si sta facendo già buio. Tutto è più facile alla luce del giorno. Quando la notte arriva, la prigione sembra così piccola, fredda e buia. E sconosciuta.

Ci viene dato ancora del cibo e questa volta ci sono due bicchieri d'acqua e non potrei essere più grata per questo. Bevo l’intero bicchiere senza nemmeno respirare, ma sono ancora assetata.

Il Professor Piton beve lentamente come se tesse assaporando ogni sorso. Guardo altrove, incapace di sopportare la vista dell’acqua. Mi sdraio sul materasso, lasciando il mio pezzo di pane per più tardi.

“Non ha mai risposto alla mia domanda, signore.” Dico a bassa voce.

Lui non mi guarda.

“Ho risposto alla tua domanda.”                         

“No, mi ha rivoltato contro la domanda.” Insisto.

Questa volta si volta. “Pensaci meglio, Miss Granger. C'era una risposta nascosta nelle mie parole.”

Mi permetto di ripensare alla nostra conversazione. Aveva risposto alla mia domanda con un'altra domanda. Ma forse non era una domanda esattamente. Forse era la sua risposta. Dopo pochi istanti penso di aver capito.

“Lei ...” Provo ancora una volta: “Vuole dire che ... tradirebbe l'Ordine se ci fosse qualcosa dall’altra parte di cui le importa veramente?”

È buio ormai, ma riesco ancora a vedere il suo sorriso leggero mentre dice: “Credo tu abbia appena risposto alla mia domanda, per quanto riguarda la scelta tra Potter e i tuoi genitori.”

Apro la bocca in stato di shock mentre mi rendo conto che ha ragione. Mi ha manipolato affinché rivelassi la mia decisione. La decisione di cui non sono sicura. Aveva ragione? Tradirei Harry per salvare i miei genitori? Sono pronta a fare dei sacrifici? I sacrifici che sono necessari per vincere la Guerra.

Chiudo gli occhi e allontano questi pensieri dalla mia mente. Non voglio pensarci. Non adesso.

  
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