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Autore: nuvole_e_popcorn    09/07/2012    2 recensioni
-Finiscila di fare lo stupido!-esclamò lei porgendogli il polso. -non hai detto che 'non eri la mia personale sacca di sangue ambulante?-disse mimando il suo tono la prima volta che si erano incontrati. -sì, ma allora non mi avevi salvato la vita diverse volte e non eri in pericolo di morte. Quindi zitto e bevi è capace che un'occasione del genere non ti ricapiti mai più-lui non se lo fece ripetere e fu allora che capì perché non era mai stato in grado di torcerle un solo capello, per quale ragione era un dolore fisico immaginare che un altro vampiro la sfiorasse.. ora capiva molte cose. Ora sapeva che la sua vita era cambiata per una ragione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Annabelle si guardò attorno, niente dal bagno non c’era via d’uscita. Sembrava che l’unico modo per uscire dalla casa fosse attualmente la porta d’ingresso. Fu allora durante la sua ispezione che la porta del bagno si aprì e James si appoggiò alla stipite con aria saputa. «spieghiamoci ragazzina, tu da qui non te ne vai, e ti assicuro alla fine mi darai il tuo sangue» Annabelle inarcò un sopracciglio contrariata. «in che lingua te lo devo dire? Non se ne parla proprio»disse lei passandogli oltre e scendendo le scale: «ho fame» annunciò entrando in cucina e ignorandolo completamente.
James non capiva cosa lo trattenesse dal raggiungerla e dissanguarla, eppure vederla muoversi con tanta famigliarità nella sua cucina, indossando il suo grembiule e ignorarlo completamente.. era una cosa nuova per lui. Continuava a rigirarsi fra le mani il paletto che senza tanti rimorsi gli aveva conficcato nello stomaco: aveva fegato. «Fissare è maleducato, non te l’hanno mai detto?» domandò d’un tratto senza alzare gli occhi dall’insalata che si stava preparando. «sto osservando, non fissando» la corresse «non ti capisco sai?» ammise, lei prese un bicchiere dalla mensola e alzò le spalle come unica reazione alla sua ammissione «io stessa non mi capisco quindi non preoccuparti è normale»disse. «è normale» borbottò lui uscendo.

«Non è giusto che i vampiri possano fare il bello e il cattivo tempo nelle nostre vite! Il nostro accordo dice che siamo cittadini uguali e con pari diritti!» disse la donna mentre la folla la acclamava. Era la sesta riunione del Partito per i Diritti degli Umani (PdU) quella settimana, la leader la donna che stava parlando, Michelle Freyback era stata asservita ai vampiri per quasi dieci anni e una volta liberata perché di nessun godimento per nessun vampiro aveva fondato il Partito che nessuno aveva ancora costituito e che per la Legge dei Pari diritti tra cittadini comuni e vampiri, era l’Opposizione. L’ennesimo scandalo aveva indignato talmente tanto le folle di umani che si erano riunite sotto la Sede del Potere vampiro e avevano protestato, invano. Tredici orfani dell’Istituto di NYC erano stati portati via e asserviti ai vampiri. «è parte del patto» avevano detto i portavoce dei vampiri «noi e voi viviamo in pace e con pari diritti fino al momento dell’asservimento: vi abbiamo perfino concesso la libertà. Asserviamo solo gli orfani e i figli di nessuno. Può non starvi bene, ma è la legge; e come noi dovete rispettarla. Se non vi sa bene parlatene con il vostro Senato, che si discuta poi nella Consulta dei Grandi» ma gli umani non ci stavano, si sapeva che il Senato era asservito ai vampiri e che moltissime talpe erano tra di loro, l’unica soluzione era la Rivoluzione che Freyback stava preparando dietro le quinte di una semplice protesta alla luce del Sole. Finì di parlare e scese nelle Sale sotterranee per incontrare lui, il cacciatore di vampiri più temuto, accompagnata dallo scroscio degli applausi. Era buio: «Ciao Michelle»disse la voce mentre l’uomo veniva alla luce della finestrella. «Greyson».    

...

«Metti giù le mani!»sibilò la ragazza cercando di contrastare la sua forza inumana. «Andiamo Annabelle!» disse lui «sei stata portata qui per una ragione!» lei inarcò un sopracciglio «ovvero essere la tua sacca di sangue ambulante?!»lui annuì avvicinandosi pericolosamente al suo collo. «Non ci provare neanche» sibilò lei. «Per favore»lo pregò, fu abbastanza lui si allontanò per osservarla meglio e lei (che aveva avuto in mano un coltello tutto il tempo) glielo conficcò nello stomaco, di nuovo: due volte in un giorno, non sarebbe mai riuscito a guarire così! Si allontanò da lei, liberandola e tenendosi lo stomaco tra le mani. «Piccola Serpe..»  sibilò cominciando a rincorrerla. Lei scappava, ma non era abbastanza forte. Si ritrovò con la schiena contro un muro, lui la sovrastava. Le aveva poggiato le mani ai lati del viso così che lei era rinchiusa in una vera e propria prigione di carne e ossa. Chiuse gli occhi pronta a ricevere il colpo. Che non arrivò mai. Le accarezzava il collo. «Che diamine fai?» domandò. «Per favore»ora era lui a pregarla. «No.»fece lei «mio padre è stato ucciso dai vampiri non sarò mai la fonte di sostentamento di uno di essi»disse. Allora era questo! Immagini della morte di McOnye lo riempirono e comprese la lasci libera di muoversi. «col tempo forse..»disse lui «me lo permetterai, ma promettimi di non ficcarti nei guai con gli altri vampiri, non potrò proteggerti allora.» la avvisò. «pensavo mi avresti uccisa, perché non lo hai fatto?» gli domandò. «stimavo tuo padre. E quale modo migliore di ripagarlo di quello che mi ha insegnato che rispettare le tue scelte?»domandò lui retorico. «Lo conoscevi?»domandò lei. «mi ha insegnato l’autocontrollo»disse lui «mi ha reso davvero libero e non schiavo della sete e di questo gliene sarò sempre grato».lei inaspettatamente sorrise: «Grazie»disse. «Non c’è di che.»

  
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