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Autore: Kisuke94    10/07/2012    1 recensioni
Allora, avviso sin da subito che tratterò parti del manga (inventate) successive al capitolo 538. E narrerò di come Naruto riuscirà a porre fine alla guerra (quindi degli atti finali della stessa), non vi anticipo nulla, solo che punterò a farvi emozionare...
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Più contesti
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Il tempo sembrò fermarsi. In verità, era rallentato, tutto aveva un movimento lento.  Da quando le due lame si erano toccate, da quel contatto sicuramente non voluto, né desiderato. Da quando Sasuke, in pratica, era arrivato sul terreno di scontro del team Kakashi, da quando le nubi che sovrastavano la zona iniziarono a risuonare, quasi avvertissero il dolore e la sofferenza che quella guerra stava portando. In quell’istante, le prime gocce caddero sulla punta della mannaia impugnata dal maestro Kakashi. A quella, sopraggiunsero altre, a ritmo crescente, che riportarono il maestro alla visione della realtà, nuda e cruda. Si voltò alla sua destra, vedendo Suigetsu che ancora a mezzo busto combatteva contro Omoi, voltandosi poi di scatto a sinistra, dove Juugo  intratteneva gli altri ninja, senza troppe difficoltà.

Con la pioggia battente, alzò il capo, venendo colpito da una goccia sul naso, che in un istante lo catapultò nel passato, quando tutto ciò non poteva che essere un incubo. Vide dinanzi a se i tre ninja affidatogli dall’Hokage. Spese una lacrima per l’anima di quest’ultimo, che aveva prematuramente lasciato questo mondo, proprio per difendere quei ninja che avrebbero a loro volta difeso il villaggio. Velocemente, quasi senza controllo alcuno, i tre ninja crebbero, allontanandosi, seguendo direzioni opposte. Naruto che s’incamminava verso la folla che, desiderosa, lo acclamava. Sasuke che dando le spalle a tutti si allontanava sempre più da chi avrebbe potuto essere compagni ideali di vita. E in fine Sakura, divisa tra i due, in ginocchio, che non trovava una sua strada e aveva paura di inseguire uno di loro. Le lacrime spese dalla fanciulla erano nulla, paragonate a quelle che sgorgavano dal cuore del loro maestro, che si è visto scivolare l’opportunità di una ribalta, lui che non era riuscito a salvare il compagno e dichiararsi alla ragazza che amava, avrebbe potuto almeno salvare loro, quei tre piccoli ninja, che avevano smarrito la retta via, avrebbe potuto  riunire i due compagni, che a lungo andare si sarebbero potuti distruggere a vicenda, e aiutare la ragazza, a prendere la decisione che avrebbe cambiato la sua vita. Tutto questo, però, resta passato. Le strade intraprese da loro sono ben lontane, e a quanto pare una l’avrebbe stroncata lui, quella notte. Tornò al presente, fissò il volto di Sasuke, ricordando al contempo quello di una volta, faceva attenzione ai tratti che erano cambiati, e a quel sorriso che, da semplice e innocente, a volte un po’ beffardo, di un tempo, era stato sostituito da quel perenne ghigno che imperterrito dominava il suo volto.

Sasuke inclinò il capo verso destra, il labbro superiore rialzato,  con uno scatto repentino della mano fece scivolare la kusanagi nella fodera, dietro la sua schiena, e iniziò a parlare.

-Cosa ti è successo? Adesso ti perdi nel vuoto?- domandò fissando il maestro che lo fissava a sua volta. Ormai era accecato dalla rabbia, conoscere la verità su ciò che accadde quella maledetta notte, lo aveva reso succube dei suoi sentimenti. Si perché, alla fine, quelli che provava erano pur sempre sentimenti, odio, disprezzo, vendetta, tutti comuni denominatori dello stesso pensiero, far pagare coloro che hanno sterminato il suo clan. Dopo non sapeva cosa avrebbe fatto, da cosa sarebbe stato spinto, era sicuro solo che dopo aver giudicato i vivi, sarebbe stato in pace con la sua coscienza, sempre che di coscienza ve ne sia rimasta.

-Hai fallito!- aggiunse poi, portando la mano destra, chiusa a pugno, contro il palmo dell’altra, e scuotendo la testa, ritmicamente.

-Cosa vuoi dire?- domandò incuriosito e un po’ turbato Kakashi, che portò dietro il piede destro, e la spada in avanti, in una sorta di posizione difensiva.

-Hai perso le tre persone di cui avresti dovuto prenderti cura. Non hai mantenuto la promessa che facesti tempo fa, su quelle tombe!-

Contemporaneamente a una saetta che colpì il campo di battaglia, il cuore del maestro si fermò. Era caduto in un limbo dal quale difficilmente sarebbe uscito. Con l’ennesima goccia di pioggia, tornò a quel pomeriggio d’estate, in cui lui e il suo team, il team 7, andarono a porgere i loro omaggi alle tombe di Obito e Rin, proprio davanti a loro presentò quei ragazzi, di cui era responsabile. Nonostante la maschera al volto, dai suoi occhi si poteva intravedere la commozione che aveva in quel momento, la felicità di mostrare ai suoi sempiterni compagni i suoi progressi, dell’essere passato da AMBU a Maestro, e sinceramente, preferiva molto di più quest’ultimo, date le soddisfazioni che portava.
-Ho fallito!- queste parole risuonavano come martelli nella testa di Kakashi, le voci di Naruto, Sasuke, Sakura, Rin, Obito e persino del defunto padre, continuavano a ripetergli ciò che Sasuke un attimo prima gli aveva ricordato, e cioè che aveva fallito in tutto e per tutto, che quella storia avrebbe dovuto avere un finale diverso, Lui desiderava che tutto quello fosse solo un brutto incubo, ma non lo era per nulla.

-Hai ragione, come stanno ora le cose, ho fallito. Non lo nego, ma mi batterò con tutto me stesso affinché le cose cambino!- rispose scuotendo il capo, muovendo la gamba verso destra.

-Chi direbbe mai una cosa del genere, soprattutto quando è in procinto di passare a miglior vita?- ribatté Sasuke, col suo ghigno malefico stampato in faccia, con la sua arroganza, che lo aveva sempre contraddistinto.

-Durante l’allenamento per il torneo Chunin, quando ci trovavamo su quelle montagne, mi confessasti che l’unica persona che hai davvero temuto in vita tua, è il mio defunto fratello Itachi. Non immagino la tua reazione quando hai saputo che lo avevo sconfitto. Tsè. Ti dirò di più, poco fa l’ho rincontrato, sebbene non me lo aspettassi, me lo sono trovato dinanzi ancora una volta, ma, ironicamente, ha avuto più tempo per parlarmi. So tutto di quella notte, quindi se ti stai ancora, stupidamente, chiedendo i motivi per cui ce l’ho a morte con te in questo momento, beh ora li conosci, e concorderai sul fatto che ho tutti i buoni motivi per ucciderti- continuò Sasuke, interrompendosi di colpo con quelle ultime parole. Nell’animo del giovane, però, non c’era solo rabbia, in fondo, in un angolo sperduto del suo animo, risiedeva quel piccolo bambino ancora in fasce, che per una sorte avversa ha patito le pene dell’inferno, e vi è rimasto. Cercava qualcosa Sasuke, l’odio stava offuscando quella domanda, quella flebile richiesta, che in cuor suo albergava. A modo suo, il ragazzo voleva solo raggiungere quella domanda, la quale, una volta travata risposta, lo avrebbe fatto vivere in pace, con se stesso e con gli altri.

Kakashi, intanto, colpito da quelle rivelazioni, fece in tempo solo a vedere le due scie rosse che con uno scatto fulmineo si mossero prima a sinistra, poi nella direzione opposta, per poi ritrovarselo di nuovo avanti con un chidori, la tecnica insegnata proprio da Kakashi, pronto a colpirlo, con tutto lo sdegno che poteva provare. Istintivamente, in modo anomalo, tagliò la mano del ragazzo, che cadde a terra seguita da schizzi interminabili di sangue. L’aria era diventata satura di quell’odore aspro, che si sentiva ormai ovunque. Sasuke non perse i sensi, tutt’altro, un istante dopo, poggiando la mano sinistra per terra, alzò la gamba destra e colpì in pieno volto il maestro. Materializzò il Susano’o per proteggersi in corpo, per poi sferrare un colpo, col braccio destro del mostro, sul corpo ancora tramortito di Kakashi, che subì senza emettere alcun suono, se non quello del rigetto del sangue che gli fuoriusciva dalla benda, da lui sempre portata in volto. La mannaia era lontana, Sasuke si avvicinò a passo calmo, quasi avesse in mente di torturare la vittima, dandogli una morte lenta e dolorosa. Aiutandosi con le braccia, Kakashi si rialzò, fece in tempo a eseguire sei sigilli, per poi sferrare un colpo che aveva imparato da Zabusa. -Kirigakure no Jutsu- In poco tempo la zona fu pervasa dalla nebbia, la tecnica avrebbe dovuto fargli guadagnare tempo, ma così non fu. Approfittando della scarsa visibilità, Sasuke lanciò uno shuriken, lo stesso che utilizzò contro Zabusa al tempo, lo shuriken per il triplo mulino sharingan, che eseguì poco prima, questa volta però, quando Kakashi lo evitò, alle sue spalle lo shuriken si trasformò nel ragazzo, che con un flusso continuo di chidori, già utilizzato contro Orichimaru, tagliò di nettò il corpo del maestro, che si separò in due parti sotto la pioggia incessante. Sasuke, che aveva riportato la ferita alla mano, e che sanguinava in volto, rimase li fermo, cadde in ginocchio poco distante dal corpo esanime del maestro Kakashi, alzò il capo, che fu ripulito dalle gocce d’acqua, ed emise un grido quasi di liberazione, portando la mano sinistra al petto.

-Come ti dicevo, Sasuke, l’unico ninja che abbia mai temuto, è tuo fratello Itachi!- disse Kakashi, alle spalle del ragazzo,  uscito dall’illusione creata da lui grazie allo Tsukuyomi. Sasuke stupito, spalancò gli occhi, spaventato quasi dalla bravura del suo ex maestro, bravura nell’uscire dall’illusione, si, ma anche di averla manipolata a suo piacimento. Infatti, la mano di Kakashi era conficcata nella schiena di Sasuke. Kakashi aveva superato anche lui, che era sempre riuscito solo ad evadere da quella tecnica micidiale. Sfortunatamente, il corpo di Sasuke si frammentò in uno stormo di corvi, che si materializzò su una roccia poco distante, sulla quale il ragazzo continuò a toccarsi il petto, incredulo di ciò che il maestro poco prima era riuscito a fare.

-Sasuke! Comprenderai che non potrò lasciarti in vita, questa notte!!- esclamò con tono sicuro il maestro, timoroso, in realtà, di quanto aveva affermato. Nemmeno lui conosceva le reali potenzialità di Sasuke, forse nemmeno Sasuke le sapeva, eppure il timore di perdere la vita in quello scontro non lo lasciava respirare.

-Tu sottovaluti il mio potere!- ribatté Sasuke, alzando in modo beffardo il capo all’insù, digrignando come meglio sapeva fare. –Preparati a soccombere… Susano’o!!- Al termine della sua sentenza, roteando intorno al corpo del giovane, il Susano’o si materializzò con tutta l’armatura, pronto a metter fine allo scontro, una volta e per sempre.
 
Nel frattempo, Kabuto raggiunse una foresta, al cui centro c’era un casotto apparentemente disabitato. Il vento spostava le foglie dei cespugli che costernavano l’intera zona, la tensione si faceva sentire. Entrò nel casotto, all’interno su tre tavoli, poggiati ai tre muri della stanza, vi erano fiale e appunti vari, di queste Kabuto ne prese cinque, di colore violastro.

-La situazione non mi è affatto sfuggita di mano, te lo dimostrerò io *****- pensò intanto tra sé e sé, passando la lingua lungo le labbra. Si era sentito un po’ offeso dalle parole, con tono di rimprovero, dell’uomo mascherato, si, uomo mascherato, Kabuto sapeva bene che quel tipo non poteva essere Madara, no perché il vero Madara era morto, e la certezza era avvalorata dalla sua ultima bara. Utilizzando la tecnica del richiamo, una volta uscito, attivò anche l’ultima delle bare che aveva a disposizione. Anche se ormai di Kabuto, non si poteva avere più nessuna certezza. Appoggiando la mano destra al bordo della Bara e il piede sinistro su dei ramoscelli secchi, indossando la sua ultima corazza da combattimento, con i capelli neri e lunghi, e gli occhi scarlatti, fece ritorno nel mondo dei vivi: Madara Uchiha.

-Dove mi trovo?- domandò quest’ultimo alla vista del serpente. Lo sguardo si posava su ogni elemento che li circondava, nella sua mente, però, non c’erano domande confuse o senza senso, c’era il vuoto, quel corpo sembrava essere senza una coscienza, e non capiva nemmeno lui il perché.

-Fa poche domande, sei di nuovo nel mondo dei vivi, ti ho richiamato io, e mi obbedirai, che tu voglio o no!- affermò con voce sicura Kabuto, leccando ancora una volta le labbra, portando le mani a mezz’aria, esibendo una risata diabolica. Un po’ stupito, stringendo gli occhi, Madara fissava quell’essere che ne sapeva una più del diavolo.

-Ora va, e cattura l’enneacoda. Dobbiamo ottenerla prima di “lui” così che il suo piano non possa realizzarsi.- ordinò poi Kabuto a Madara. Indicandogli col dito della mano sinistra la direzione da seguire.

-La forza portante della volpe è ancora in vita? Sarà interessante battermi con essa!-

Rispose poi Madara, sul cui volto non si nascondeva quella smorfia di compiacimento che aveva riportato quella notizia più che interessante. Kabuto era sicuro di quello che stava facendo, l’ultimo corpo sembra non avere dei pensieri proprio, ma poteva essere solo un faccia della moneta, con quest’ultima apparizione le carte in gioco si sono rimischiate, nessuno conosce la potenza di Madara, e adesso nessuno più sa chi si nasconda dietro quella maschera.
 

   
 
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