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Autore: reading lover    10/07/2012    0 recensioni
Due ragazze, due ragazzi e un fantasma misterioso...
Una vecchia storia che non ho mai finito, ma che ho tutta l'intenzione di completare (prima o poi)... Buona lettura ;)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Martedì 25 gennaio 2015 - 20.30.

Ora di chiusura. Finisco di stistemare tutte le mie cose nella borsa, mi infilo la felpona nera 'I love New York' e raccolgo le chiavi dalla scrivania dietro la quale lavoro ogni giorno. Proprio al fianco destro del tavolo, sul muro, staccato di circa venti cm dal pavimento, c'è il pannello di controllo; mi abbasso per raggiungerlo, tolgo la corrente e mi avvio verso la porta principale alla luce dei lampioni stradali . Chiudo a chiave e aziono la persiana elettrica, mentre aspetto che la persiana si abbassi del tutto mi stringo nella felpa per proteggermi dal freddo. Sigillo la biblioteca/libreria con i pesanti lucchetti ingrigiti dal tempo e mi avvio verso casa.

Mi metto le cuffie dell i-pod e scorro la lista di canzoni finchè arrivo ad uno dei miei titoli preferiti. Mentre le note di Wish you were here dei Pink Floyd mi rassicurano percorro le strade vuote di Amburgo.

Nel tragitto incontro solo un gruppo di ubriachi, uno dei quali si accascia per terra accombagnato dalle risate degli altri. Il più basso del gruppo mi guarda mentre svolto l' angolo. Raggiungo il famigliare portone rosso che apro. Le piccole scale della palazzina dove abito sono illuminate da una luce al neon che gli dà un aspetto bianco e asettico. Arrivo al primo piano e, appena entro nel corridoietto che precede il salotto vengo accolta da Aki, il mio weimaraner cucciolo , che festante mi dà il bentornato a casa.

"Finalmente!" è la voce della mia coinquilina, nonchè migliore amica, Chris che mi lascia giusto il tempo di togliermi borsa e felpa prima di soffocarmi in un abbraccio ampiamente ricambiato.

"La cena?" domando. Chris mi guarda, sfodera un espressione alla "ooopss!" e ne tira fuori una delle sue " é che oggi hanno comprato Bo, quindi pensavo che per festeggiare potremmo... Uscire a mangiare una pizza!" Ora la sua espressione è tra lo speranzoso e il "non uccidermi". Sospiro e mi lascio cadere sul divano " Chris, abbiamo a mala pena i soldi per la cartegenica, come pensi di pagare una pizza?"

"Ecco, oggi mia mamma si sentiva particolarmente altruista così mi ha fatto lei la ricarica e ho pensato che una pizza non costa tanto, poi qui vicino c'è il giro pizza a 10 euro così-

"Ok! Va bene, mi hai convinta..." Come faccio a non cedere... Poi io adoro la pizza!

 

Il giro pizza era chiuso così, sebbene poco convinte, continuiamo a girare per la città tedesca alla ricerca di un posto dove mangiare. Passiamo vari ristoranti, troppo pomposi per essere economici, e vari pub, troppo traboccanti di gente per essere tranquilli, fino ad approdare in un piccolo ristorante, apparentemente poco frequentato e "alla buona". Entriamo e chiediamo un tavolo per due. Un simpatico vecchietto munito di grembiule ci accompagna al centro del locale dove ci sediamo e iniziamo a sfogliare i menù.

Ordiniamo due pizze semplici, in Germania non c'è tutta la scelta che hanno i ristoranti italiani.

"Così siete riusciti a vendere Bo?!"

Chris lavora in un negozio di animali piuttosto particolare dove si occupano di trovare aimali abbandonati o a prenderli dai canili dove sono maltrattati o malnutriti, curarli e rivenderli, a poco, ovviamente; Bo era un CD ovvero un Caso Disperato inquanto è piuttosto vecchio e con dei problemi alle anche.

"Già, ad una coppia di circa settant'anni.Erano davvero carinissimi, quando sarò vecchia voglio essere così; dovevi vederli..."

"Ok, cambiamo discorso... Mi deprimo a sentir parlare di quando sarò vecchia..."

"E di cosa dovremmo parlare?"

"Qualunque cosa... Non parliamo di niente da ter settimane a questa parte!"

"Il punto è che quando nessuna di noi due è al lavoro tu stai sempre chiusa in camera a studiare!"

"Sto preparando l' esame di letteratura e dovresti farlo anche tu!"

"Lo sto facendo, ma non sono ossessionata come te! Guarda come ti stai riducendo le mani!"

Tutte le volte che sono ansosa per qualcosa strofino il pollice contro l' osso appena sotto l' unghia dell' indice e in questo caso i segni sono piuttosto evidenti.

"Non lo faccio apposta!"

"Bhè, resta il fatto che non abbiamo niente i cui parlare..."

Prende una fetta della sua pizza e ne mangia un pezzo, quasi con rabbia.

Stiamo litigando? No, perchè da quanto ricordo, nei lunghi anni della nostra amicizia (ormai 9) non litighiamo spesso, non per cose serie almeno, non ricordo neanche quand'era stata l' ultima volta.

Metto al corrente Chris di quello che sto pensando e lei risponde con una risata

"Figurati! Noi non stiamo litigando, stiamo prendendo parte ad un confronto costruttivo!"

Ecco qual' era stata l' ultima volta che avevamo litigato: eravamo in quarta liceo e quando il professore di diritto era intervenuto dicendo "Vi sembra il caso di litigare in classe?!" io avevo cercato di difenderci con la frase" Prof, noi stiamo solo prendendo parte ad un confronto costruttivo".

Mi lascio trascinare dalle risate di Chris quando lei si blocca di colpo per poi sorridermi

"Ho trovato di cosa parlare..."

Mi fa un cenno con la testa per indicare due ragazzi che si stanno sedendo in un angolo del ristorante.

Sono entrambi molto alti (tedeschi!), con capelli scuri (tedeschi?) e parlano un perfetto tedesco (si, tedeschi), uno di loro è molto magro, l' altro non si capisce perchè indossa vestiti extra large in perfetto stile hip hop.

"Sono stra carini!"

Mi giro e inizio a tagliare la mia pizza

"Chris smettila di guardarli!"

"Mica li sto guardando mica nèèè!"

Dice imitando l' accento della nostra città di origine, Bergamo.

Oltre a noi e i due ragazzi nella sala del ristorante c'è solo una famiglia, marito, moglie e due figli, il più grande, il maschio sta parlando con la sorellina, sono le uniche voci nel locale.

Lancio un occhiata veloce ai ragazzi e noto solo che quello in stile hip hop ci sta guardando e sta sussurrando qualcosa all' altro

"Li hai visti?"

"Si"

"Ma Corby, hai visto che ci stanno guardando"

Giro gli occhi in loro direzione, ora ci sta guardando anche quello magro; ritorno a fissare la pizza.

"Si"

"Ora quello più alto-il magro-fa di no con la testa"

"Per favore Chris..."

"Non ci guardano più"

Si gira e inizia a mangiare un altra fetta

"Chissà di cosa parlavano?"

"Probabilmente del fatto che continui a fissarli!"

"Ma va! Non si vedeva niente, ho gli occhiali da vista che confondono"

 

Torniamo a casa che è già notte innoltrata, siamo piuttosto brille dato che dopo la pizzeria ci siamo fermate in uno di quei pub poco tranqulli che avevamo incontrato all' andata parlando di quei due ragazzi tedeschi.

Mi butto sul letto mentre Chris rovista tra tutti i vestiti abbandonati sul suo per trovare il pigiama.

La nostra casa non è tanto grande, anzi: ha un salotto/cucina, un bagno, una camera abbastanza spaziosa per entrambe, e uno sgabuzzino che usiamo come cabina armadio.

Non è sempre così incasinata, ma quando siamo vicine ad un esame l' ordine passa in secondo piano.

Quando Chris torna dal bagno sono già nel mondo dei sogni.

 

Apro gli occhi e mi guardo in giro: la luce innonda la mia camera da letto, sono ancora vestita, con tanto di scarpe. Mi alzo e un improvviso dolore mi colpisce alla testa, come se un enorme macigno mi pesasse sulla sommità del capo.

Mi risiedo un secondo sul letto per poi convincermi ad andare in cucina dove non trovo nessuno, è mercoledì quindi Chris va al lavoro prima che la mia sveglia suoni. Adesso che ci penso non ho sentito nessuna sveglia... Finisco di bere la mia tazza di latte e caffè e inizio a cercare la mia borsa. Ovviamente non la trovo... Vedo Aki che trottella felice in salotto, mi guarda, guarda la ciotola di cibo, si avvicina a salutarmi e poi và a mangiare

"Aki, hai visto la mia borsa?"

Lui mi guarda, alza gli occhi come se stesse pensando poi abbaia e se ne va scodinzolando in bagno e abbaia di nuovo. Lo seguo nel bagno e vedo la mia borsa appoggiata al bordo della vasca, cerco il mio cellulare e quando lo trovo rischio un infarto: sono le 10 di mattina! Dovrei essere al lavoro da due ore!

Trovo velocemente la spazzola, mi sistemo i capelli, mi tolgo il trucco sbavato della sera prima e corro fuori raccattaando la prima giacca che mi capita a tiro, saluto velocemente Aki e mi precipito giù dalle scale.

Quando arrivo di fronte alla biblioteca/libreria c'è una signora che aspetta di fronte; è la signora Kennet che come tutti i mercoledì viene a comprare un libro

"Signorina Corby! Sono qui fuori ad aspettare da mezz' ora!"

"Mi dispiace signora Kennet, Non avrei voluto farla aspettare, ma non sono riuscita ad arrivare prima..."

"Dovreste mettere un avviso se aprite dopo o farlo sapere in qualche modo..."

"Lo so, mi dispiace davvero, ma non era una cosa programmata" dico mentre infilo le chiavi nella serratura della porta.

Entro nel negozio seguita dalla Kennet che continua a confabulare sul ritardo dell' apertura e continuando a mia volta a scusarmi finchè non mi rifugio dietro la mia scrivania e lei si avventura alla ricerca di un nuovo libro. Appoggio la borsa e la giacca e accendo luci e computer e aspetto che la signora abbia scelto il suo libro.

Dopo meno di un minuto arriva con il solito romanzo d' amore.

"Sono quattro euro e cinquanta signora Kennet"

Lei paga ed esce dal negozio. La signora Kennet è una vecchia donna sola: il marito è morto una decina di anni fa e l' unico figlio si è trasferito a Berlino per lavoro, il nipote, con la scusa dell' università, non viene spesso a trovarla. Mi sta simpatica perchè mi ricorda un po' mia nonna: mia madre e mia zia si sono trasferite a Bergamo per amore (mio padre e mio zio sono di Bergamo), la mia zia più giovane è in Emigli Romagna per lavoro e mio zio a Londra e mio nonno se n' è andato quando io avevo solo quattro anni. Da quando frequentavo l' università ad Amburgo, cioè da un quasi anno, ero andata a trovare i miei parenti solo una volta a Natale

Recupero i trucchi dalla borsa e mi siedo con la schena appoggiata alla scrivania per darmi un aspetto quantomeno presentabile. Mentre mi sto mettendo il mascara sento la porta aprirsi, mi alzo di scatto picchiando la testa contro la tastiera(solita figura di merda!) "Buon giorno!"sento dire in perfetto accento tedesco "Buon giorno..."rispondo massaggiandomi la testa e girandomi per vedere chi ho salutato; è un ragazzo alto, con i capelli scuri raccolti in cornrows e che indossa vestiti extra large in perfetto stile hip hop.

SPAZIO AUTRICE:
è una storia vecchia, e un po'demenziale, ma ci sono affezionata e spero con tutto il cuore che vi piaccia...

  
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