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Autore: Ely_fly    10/07/2012    2 recensioni
Cosa succede quando i Titans vanno in vacanza?
Guai, ovviamente!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 BEAST BOY: HOLLYWOOD

I Teen Titans si trovavano nella sala centrale della T-Tower, appena tornati dalla settimana di vacanza trascorsa a Detroit.
«Ooooouff… Sono esausto!» esclamò Cyborg, svaccandosi beatamente sul divano, abbandonando i propri (ingombranti) bagagli in mezzo alla sala.
«Esausto? Ma se siamo appena tornati dalle vacanze!» esclamò Robin, svaccandosi accanto a lui con in mano una bibita fresca.
«Già, ma chi ha portato su tutti i bagagli?» domandò retorico il mezzo robot, indicando le numerosissime valigie di Starfire e Raven, che si limitarono a sorridere e sedersi sul divano insieme ai loro amici.
«Davvero, da Star me lo sarei aspettato, ma tu Raven cosa cavolo ci hai messo dentro??» domandò il ragazzo bionico, guardando la maga.
«Eravamo sotto copertura. Ho dovuto portare gli abiti adatti» rispose semplicemente la ragazza. «Vado anche a lavarli, direi… Visto che partiamo tra pochi giorni. A proposito, qualcuno sa dove andiamo?»
«Chiedilo al tuo ragazzo» le rispose Robin, indicando il mutaforma verde che entrava in quel momento nella sala, dopo essere scomparso nei meandri della torre appena tornato.
«Ragazzi è ufficiale. La prossima settimana la passeremo a…» annunciò Beast Boy.
«A…?» gli chiesero in coro i quattro Titans.
«A…» cominciò il ragazzo, ma venne interrotto dall’allarme.
«Titans, go!» esclamò Robin, scattando in piedi.
«Ma siamo appena tornati…» bofonchiò Cyborg. «Non abbiamo quasi neanche fatto a tempo a rimandare a casa i Titans East che già ci riparte l’allarme!»
Gli altri seguirono il ragazzo correndo e volando, ma comunque lamentandosi.
 
Fortunatamente l’emergenza venne risolta velocemente (guai a chi dice che le vacanze non fanno bene!) e poco meno di un’ora dopo i cinque ragazzi erano di ritorno nella loro amata torre.
«E ora riposo!» gemette Cyborg, quasi strisciando verso il divano.
«Non prima di aver scoperto dove andremo tra tre giorni!» replicò Raven, cominciando a far sollevare le sue valigie per portarle in camera sua.
«Già, Rae ha ragione! Dove hai deciso che andremo, B.B.?» domandò Robin, aiutando Raven con l’ultima valigia che era sfuggita al suo controllo.
«Sì, B.B., dicci dove andremo!» lo pregò Starfire.
Il mutaforma si diede arie di importanza e cominciò a schiarirsi la gola.
«Prima di domani, possibilmente» lo bloccò immediatamente la sua ragazza.
«Grazie, tesoro, tu sì che sai stemperare la tensione!» le disse risentito il mutaforma.
«Faccio del mio meglio» si schernì lei mandandogli un bacio in volo.
Lui fece finta di acchiapparlo, poi, ignorando la faccia nauseata di Cyborg e quella incupita di Robin (ancora non aveva superato il rifiuto di Raven di qualche giorno prima a Detroit), continuò: «Stavo dicendo, dunque, che andremo in vacanza a… Rullo di tamburi, prego!... A HOLLYWOOD!»
Starfire saltellò di gioia, mentre Raven dalla sorpresa fece cadere tutte le valigie, mancando Robin e Beast Boy di qualche centimetro. Cyborg fece una faccia tutto sommato nemmeno troppo dispiaciuta, mentre Robin guardò il mutaforma come se avesse appena annunciato che sarebbero andati a nuoto da Jump City all’Inghilterra per bere un tè con la regina Elisabetta.
«Fammi capire bene… Andremo a Hollywood? Quella Hollywood?» domandò poi all’amico.
«Ma certo! Ce ne sono forse altre? Ho appena confermato la prenotazione, partiremo il 23 mattina! Siate tutti pronti, chiaro?» esclamò entusiasta B.B. guardandoli tutti con una faccia da saputello.
Dopodiché uscì dalla stanza, fischiettando allegramente.
«Io l’ho sempre detto che quel ragazzo ha dei problemi» disse Cyborg scuotendo la testa.
 
Il giorno dopo, Raven fu svegliata da una leccata di cane.
Si tirò su dal letto a una velocità impensabile persino per lei e scacciò l’animale, che si ritrasformò in Beast Boy: «È questo il modo di trattare il tuo ragazzo?» domandò con un tono irritato.
«Oh, scusami! Non pensavo che fossi tu… È stata una reazione alla presenza animale accanto a me. Scusami!» si scusò la ragazza, alzandosi dal letto e dirigendosi verso di lui per dargli una mano a tirarsi su. Dovette trattenersi per non ridergli in faccia, visto che era atterrato tra le sue valigie aperte, finendo sommerso dai vestiti.
«Carino questo vestitino, non ricordo di avertelo mai visto» commentò lui, districandosi da un allucinante vestito corto rosa shocking.
«Me l’ha messo in valigia Star, è orribile. Io odio il rosa» disse la ragazza, rabbrividendo platealmente.
«Invece il blu è ancora il tuo colore preferito, vedo…» replicò lui, sorridendo malizioso. Solo allora la maga si rese conto di indossare ancora il pigiama, che consisteva in una lunga maglietta blu che le arrivava a malapena a metà coscia… E basta. Arrossì e cercò qualcosa per coprirsi, ma il ragazzo la fermò con una risata: «Non ti preoccupare, non mi formalizzo. E poi stai benissimo anche così.»
«Grazie mille, ma ora esci pure… Devo cambiarmi!» ribatté lei, spingendolo verso la porta, che si aprì, rivelando Robin che passava in quel momento con un mucchio di vestiti da lavare.
«’Giorno B.B., ‘giorno Rae!» disse distrattamente, prima di accorgersi di cosa avesse (o meglio, non avesse) indosso la ragazza: «Nuovo look, Rae?» domandò, rosso come un peperone, distogliendo lo sguardo al più presto.
«No!» ringhiò lei, chiudendo la porta e nascondendovisi dietro, di un grazioso color ciliegia.
I due ragazzi si guardarono stupiti, poi Robin chiese all’amico: «Dici che avremmo dovuto ricordarle che la maglietta è trasparente?»
«Naah! Che divertimento ci sarebbe stato, se no?» replicò l’altro, ridacchiando e appoggiandosi alla porta, per aspettare la ragazza.
«Beast Boy, sei un pervertito» commentò il ragazzo-meraviglia, allontanandosi con la sua roba sporca.
«Ehi, è la mia ragazza! Si suppone non debbano esserci problemi di questo tipo, no? E poi non vedo che problema ci sia, visto che normalmente indossa un body da ginnastica artistica che non lascia nulla all’immaginazione!» gli urlò dietro il mutaforma.
«Cosa si suppone, scusa? E chi indossa un body da ginnastica artistica?» gli domandò la furiosa voce della sua ragazza, che aveva aperto la porta facendolo cadere all’indietro e sbattere la testa.
«Hai sentito tutto?» domandò il ragazzo, massaggiandosi il cranio e cercando di rialzarsi.
«Tu che dici?» ringhiò lei, superandolo con in mano una pila di abiti da lavare.
 
«No, dai, Rae, non volevo! Mi dispiace!» gridò il ragazzo, inseguendola lungo i corridoi della torre.
«Bè, nemmeno io volevo che tu mi vedessi in camicia da notte, eppure è successo. Che strana la vita, eh?» domandò lei di rimando, alquanto infuriata.
«D’accordo, sono molto molto dispiaciuto. Cosa posso fare per farmi perdonare?» domandò il ragazzo, arrivando quasi a strisciare per terra.
«Potresti cominciare a non entrare più a svegliarmi in quel modo assurdo, direi. E smetterla con quell’aria da cane bastonato. Mi basta che tu prometta che non lo farai più e che non entrerai mai più in camera mia mentre sono…» arrossì e s’interruppe.
«Mentre sei?» chiese lui curioso.
«Mentre sono in deshabillé!» esclamò lei, diventando del colore di capelli di Starfire, mentre apriva la porta della lavanderia. «E lo stesso vale per te, caro il mio fratellone!» esclamò, vedendo Robin che cercava di ricomporsi facendo il bucato, ma la cosa sembrava non funzionare. A meno che di punto in bianco non si fosse deciso che il detersivo doveva essere versato nel cestello e i vestiti messi nel vano detersivo.
«Robin… Che stai facendo a quei poveri vestiti?» gli domandò Beast Boy, notando lo strano comportamento del leader.
«Li lavo, secondo te?» replicò quello in risposta.
«Secondo me li stai massacrando…» ammise candidamente B.B., guardando lo scempio.
«Beast Boy» (ahia, non l’aveva ancora perdonato!) «ha ragione, Robin. Li stai trucidando, quei poveri vestiti. Lascia fare a me» intervenne Raven, prendendo dalle mani del ragazzo il flacone di detersivo e poggiandolo sul pavimento.
«Via quest’arma letale» commentò, prima di cominciare a togliere i vestiti che il ragazzo-meraviglia era riuscito a stipare nel minuscolo vano detersivo e a infilarli nella lavatrice, dividendoli per colore.
«Non ti spiace, vero, se lavo i miei vestiti insieme ai tuoi?» gli domandò poi.
«Nessun problema» rispose lui, rientrando un pochino nel suo ruolo e aiutandola a mettere a posto.
Dopo dieci minuti di paziente lavoro, la ragazza risolse il problema creato dal leader dei Titans, celebre per le arti marziali ma di sicuro non per come svolgeva i lavori domestici.
«Ecco perché voi uomini necessitate dell’aiuto di noi donne» concluse, uscendo sinuosa dalla stanzetta, lasciando i due ragazzi a guardarla a bocca aperta.
 
Fortunatamente per la salute fisica di Beast Boy e quella mentale di Robin, l’incidente non si ripeté più e i cinque Titans arrivarono sani e salvi alla notte tra il 22 e il 23 luglio.
Verso le undici del 22 i Titans si riunirono nella sala centrale con le valigie, pronti a caricarle: «Ragazze, sicure che abbiate preso tutto il necessario? Non è che magari avete dimenticato il casco da parrucchiere o il set di bigodini di ferro della nonna?»
«Non credo ci sia bisogno del tuo sarcasmo, Cyborg» lo freddò Raven, guardandolo non male, malissimo.
«Okay, okay, come non detto. Non mordermi» si difese lui, cominciando a prendere le valigie più pesanti e a stiparle nel bagagliaio dell’aereo in cinque moduli separabili dei Titans.
«Ragazzi, ma ci pensate?? Domani a quest’ora saremo a Hollywood! Hollywood, capite?» domandò eccitato Beast Boy, saltellando per tutta la pista di decollo dell’aereo.
«Credo che continuerà così per tutta la settimana…» commentò Raven, degnandolo di una sola occhiata e poi tornando al suo libro. In realtà era molto presa dai preparativi della partenza. Certo, come no.
«Che il signore ce ne scampi e liberi, allora!» esclamò Robin, aiutando Cyborg a caricare.
«Ma sbaglio o stai trattando B.B. piuttosto duramente in questi giorni?» domandò candida Starfire, guardando ora Raven ora il mutante, che si era congelato a metà di un passo di danza.
«Diciamo che il signorino deve capire cosa può permettersi di fare e cosa no» rispose vaga la maga, continuando a leggere.
«U-uuh! Cosa hai combinato amico?» domandò Cyborg, sistemando una valigia in una posizione davvero precaria.
«Già, B.B., cosa è successo?» rincarò la dose Starfire, ignorando Robin che si stava strozzando con la propria saliva. Purtroppo per lui, Raven se ne accorse e gli scoccò un’occhiata di fuoco.
«Ehm, ecco, niente di così spiacevole… Insomma, sarebbe potuto capitare di peggio…» rispose evasivo Beast Boy, cercando di guardare altrove tranne che in direzione della sua ragazza.
«Davvero? Ad esempio?» domandò la ragazza in questione con tono (falsamente) distaccato.
«Bè, ecco… Sarei potuto entrare nel bagno mentre tu ti facevi la doccia!» esclamò il povero mutaforma.
«In tal caso non saresti sopravvissuto» lo informò la mezzo-demone.
Beast Boy deglutì spaventato. Cyborg e Starfire continuarono a non capire nulla. Robin rischiò di morire d’infarto, visto che la sua fantasia era partita per la tangente.
Fortunatamente Cyborg decise che i bagagli erano sistemati e che potevano rientrare nella torre per dormire e prepararsi alla levataccia del giorno dopo: «Ci vediamo domattina ragazzi! Buonanotte!» esclamò, sbadigliando e camminando con andatura da zombie fino alla sua camera.
«Buonanotte amici! Ci vediamo domani!» salutò Starfire, seguendolo a ruota.
«Buonanotte» augurò tetra Raven, chiudendo il libro e veleggiando verso la sua stanza.
Rimasero solo il mutaforma e il ragazzo-meraviglia.
 
«Bé…» esordirono i due in contemporanea.
«Ehm, buonanotte, Beast Boy. Ci vediamo domani» spezzò il silenzio Robin, avviandosi verso la sua camera.
«Aspetta, Robin! Devo chiederti una cosa!» esclamò l’altro ragazzo, inseguendolo.
«Che c’è?» domandò con un filo d’ansia il leader dei Titans.
«Volevo solo chiederti… Cos’è questa storia del fratellone? Non è la prima volta che sento Rae chiamarti così, da quando siamo tornati dalla vacanza a Detroit» domandò B.B., guardandolo negli occhi.
Occhi che espressero emozioni contrastanti che non sfuggirono al mutante.
“Ecco, e ti pareva se non andava a chiedermi proprio questo!” pensò disperato il ragazzo.
«Avanti, Robin, sputa il rospo!»
«Vuoi dire che Rae non ti ha detto nulla?»
«Detto cosa?»
«Mi spiace, non posso dirtelo. Chiedilo a lei. Buonanotte, Beast Boy» tagliò corto il ragazzo dai capelli neri, allontanandosi nel corridoio buio.
«Robin! Aspetta!» tentò di richiamarlo l’altro, inutilmente.
A quel punto, fissando il corridoio deserto, prese una decisione. Con passo sicuro si diresse verso la camera di Raven e una volta davanti alla porta bussò.
 
«Chi è?» domandò la voce soffocata della ragazza.
«Sono io, B.B.. Devo parlarti.»
«Vedo che hai imparato la lezione. Cosa vuoi?» domandò lei, aprendogli la porta e comparendogli davanti con una maglia lunga di cotone e dei calzoncini al ginocchio.
«Devo chiederti una cosa, posso entrare?»
Lei lo guardò dubbiosa per qualche istante, poi si scostò per farlo passare: «Dimmi tutto.»
«Ehm, è una cosa un po’ strana, lo so, probabilmente mi darai dello scemo, ma… Che è successo con Robin? Cos’è questa storia del fratellone?»
«Oh» mormorò la ragazza, lasciandosi cadere sul letto.
«Perché “oh”? Devo preoccuparmi?» domandò il ragazzo, sedendosi a terra davanti a lei, in modo da poterla guardare negli occhi.
«No, non credo. Ma è una lunga storia… E non credo ti farà piacere sentirla» rispose lei, cercando di evitare il suo sguardo.
«Non c’è problema. Ho tutto il tempo che vuoi. E deciderò io se mi farà piacere o no sentirla»n la rassicurò lui, prendendole il mento tra le dita e facendola voltare verso di lui: «Avanti, lo sai che puoi dirmi tutto, no?»
«D’accordo, ma… Questo non ti piacerà sentirlo. Hai presente a Detroit l’altro giorno? Quando io e Robin siamo andati al museo di storia, mentre voi eravate al museo Ford?» B.B. annuì.
«Ecco, stavamo camminando, quando di punto in bianco lui mi ha chiesto come mai io abbia scelto te e poi una cosa tira l’altra e…»
«E…?»
«E… Si è dichiarato. Mi ha detto che gli piaccio e cosa ne penso di lui. E poi mi ha baciata» bisbigliò la ragazza a voce talmente bassa che, pur essendo a pochi centimetri da lei, il ragazzo fece fatica a capire cosa avesse detto.
Senza fiato le chiese: «E tu che gli hai detto?»
«Gli ho spiegato che ormai non ci sono più speranze, perché ormai tu sei tutto quello che potrei desiderare e che lo vedo come un fratello» spiegò concisa la ragazza.
«Stai scherzando?» le domandò lui, guardandola stupito.
«No» soffiò lei, allontanandosi da lui.
«Oh, Rae, ma perché non me l’hai detto subito?» domandò, salendo sul letto e tirandola verso di sé, abbracciandola stretta stretta.
«Non sapevo come dirtelo» replicò lei sottovoce, stringendosi a lui, come se fosse stato una boa di salvataggio.
«Oh, Rae… A volte sei davvero sciocca! Avrei capito. Certo, all’inizio mi sarei un po’ arrabbiato… Okay, tanto arrabbiato, ma sarebbe passata in fretta. In fondo tu gli hai detto di no, giusto? Che problema c’è?»
«Ma voi due siete amici, B.B., avreste rovinato un’amicizia per niente!»
«Probabilmente, ma sai come sono i maschi… Due giorni e passa tutto» sorrise lui, sprofondando il viso nei capelli profumati di lei.
«Già, i maschi sono idioti» sussurrò lei, accarezzandogli la colonna vertebrale con una mano.
Beast Boy sentì un brivido di piacere scivolargli lungo la stessa. Sorrise, poi sollevo il viso della maga e la baciò delicatamente.
Non si meravigliò di sentirla rispondere al bacio. Con nonchalance fece in modo di farla stendere sul letto, proprio sopra di lui, ma la ragazza reagì: «Non ci pensare nemmeno.»
«Okay…» mormorò lui mogio, lasciandola libera di sdraiarsi accanto a lui.
«È tardi, dovresti andare a dormire» replicò lei, guardando il soffitto scuro.
«Anche tu…» ribatté lui, voltandosi a guardarla.
«Era proprio quello che stavo facendo, prima che qualcuno venisse a disturbarmi!»
«Scusami. Ma era importante!»
«Certo…»
«Posso restare qui finché non ti addormenti?» domandò lui di punto in bianco.
«E chi mi garantisce che non ti addormenterai tu per primo?» domandò lei, alzandosi e scostandolo dal letto per sollevare il lenzuolo.
«Giuro che non mi addormenterò!» promise solenne il ragazzo, guardandola infilarsi nel letto. Quando fu ben coperta dal sottile strato di cotone, si sdraiò accanto a lei, sorridendole.
«Buonanotte, B.B.» mormorò la ragazza, chiudendo gli occhi.
«Buonanotte, Rae» rispose lui, guardandola e pensando che non c’era assolutamente niente di più bello al mondo.
 
La ragazza stava per addormentarsi, quando sentì una voce accanto a lei sussurrarle: «Comunque… Perché hai scelto me?»
Aprì gli occhi confusa e si guardò intorno, prima di riconoscere la sagoma di Beast Boy allungata al suo fianco, sopra il lenzuolo.
«Come?» domandò con voce impastata.
«Perché hai scelto me?» ripeté il ragazzo, guardandola negli occhi.
«Come mai me lo chiedi proprio ora?» replicò lei.
«Cos’è, giochiamo al gioco delle domande? Dai, rispondimi!» ribatté lui esasperato.
«Ti ho scelto perché sei tu. Perché mi attrai, come se fossi il mio opposto. Perché sei diverso dagli altri. E poi perché credo che con gli anni tu sia diventato più bello, oltre che più alto. Contento?» rispose lei d’un fiato, voltandosi poi dall’altra parte con le guance in fiamme.
Ci fu un momento di silenzio, poi B.B. parlò di nuovo: «Pensi davvero tutto questo?»
«Cosa? Ma mi prendi in giro? Certo che lo penso davvero!» esclamò lei, voltandosi verso di lui infuriata.
«Sicura? E questo è quello che hai detto a Robin?»
«Cosa c’è, non ti fidi di me? Sono quasi le esatte parole che gli ho detto. Sei libero di chiedere anche a lui, se vuoi» ribatté piuttosto piccata la ragazza, guardandolo, furente.
«No, no, ci credo. Era solo per… » la rassicurò lui, tentando di sfiorarle la fronte con le dita.
«Per…?» domandò lei gelida.
«Per rassicurarmi. Insomma, hai detto di no a uno come Robin per uno come me? Non sono in molte quelle che lo farebbero. Anzi, credo proprio che nessuna lo farebbe. Robin è perfetto: bello, simpatico, intelligente, bravo nelle arti marziali, coraggioso…» borbottò il ragazzo, sputando fuori la confessione con qualche difficoltà.
«Robin sarà anche perfetto, ma tu hai quel tocco in più che è riuscito ad attirarmi. Ti basta?»
«Allora ammetti che è perfetto?»
«B.B.» sospirò la ragazza «Taci» e lo baciò dolcemente.
Il ragazzo assaporò le labbra morbide della ragazza e appena si staccarono mormorò: «Sono uno stupido, vero?»
«Vero. Ma sei il mio stupido» gli rispose la mezzo-demone, accoccolandosi addosso a lui: «Buonanotte, B.B.. Sul serio, stavolta.»
«Buonanotte» rispose lui, abbracciandola.
Non erano passati nemmeno cinque minuti che di nuovo si sentì la sua voce nella stanza buia: «Ma… Bacio meglio io o lui?»
Raven si limitò a tirargli un calcione ad altezza ginocchia.
«Capito… Mi cucio la bocca. Buonanotte!» commentò lui, massaggiandosi la gamba dolorante.
 
 
Driiiiiiin!
Il fastidioso suono della sveglia strappò Raven dai suoi sogni. La ragazza fece per allungarsi verso il comodino, ma sentì qualcosa di pesante addosso a lei che glielo impediva. Con uno sforzo immane aprì gli occhi e vide un braccio che decisamente non era il suo, muscoloso e soprattutto verde.
«B.B.!» esclamò sorpresa, cercando di smuovere il braccio.
«Uh? Che c’è? Che succede?» domandò il ragazzo in questione, alzandosi allarmato.
«Avevi detto che saresti tornato in camera tua a dormire!» lo sgridò la ragazza, spegnendo la dannata sveglia che le stava traforando i timpani.
«Eh? Cosa?» domandò lui confuso, guardandosi intorno e riconoscendo l’ambiente in cui si trovava. «Ah… Già…» mormorò, aspettandosi un rimprovero.
«Ti va bene che tra poco dobbiamo partire e che devo ancora prepararmi. Accidenti a te!» sibilò la ragazza, spingendolo fuori dalla stanza, facendolo cozzare contro Cyborg, di ritorno dal bagno.
Fortunatamente il mezzo-robot era ancora abbastanza in coma da non rendersi conto di quello che stava accadendo e si limitò a biascicare un “Buongiorno” non troppo convinto.
«Curioso, ho come una sensazione di déjà vu…» commentò Beast Boy, sentendo la porta chiudersi dietro di lui e avviandosi verso la sua stanza per prepararsi.
 
Pochi minuti dopo tutti i Titans si ritrovarono nella sala centrale per la colazione.
«Bene, ragazzi, pronti per partire?» domandò Cyborg, completamente sveglio dopo un litro di caffè scolato direttamente dalla brocca, tre o quattro brioche accompagnate da sei o sette cialde allo sciroppo d’acero.
«Ma certo! Non vedo l’ora di arrivare!» esclamò entusiasta Starfire, coccolando Silkie. L’animaletto aveva risentito della sua mancanza durante quella settimana e l’aliena voleva rendere più facile il distacco per una nuova settimana di separazione.
«Sarà fantastico, state tranquilli!» esclamò B.B., estraendo dal nulla una lista di cose da vedere a Hollywood.
«Speriamo…» commentò caustica Raven, sorseggiando la sua tisana.
«Sarà grandioso, fidati!» la rassicurò il ragazzo, elencandole per l’ennesima volta in due giorni i posti che avrebbero visitato. Fortunatamente per lei, in quel momento suonò il campanello e in pochi istanti i Titans East fecero la loro entrata trionfale nel salone.
«Buongiorno, amici! Volete unirvi a noi per la colazione?» domandò ospitale Starfire, accennando al tavolo imbandito.
«No, grazie, Star. Siamo a posto» ringraziò cortese Bumble Bee, sedendosi comunque su una sedia libera.
«Allora? Pronti a folleggiare? Dove andrete stavolta?» domandò Speedy, svaccandosi sul divano, guardando Robin.
«A Hollywood» rispose pacata Raven, poggiando la tazza per salutare Aqualad, che le si era avvicinato.
«Hollywood? Wow! Vi invidio, ragazzi!» esclamò Bumble Bee, passando in rassegna i visi degli amici.
«Già. Speriamo non accada niente mentre noi siamo via. Non vi ripeto quello che vi ho detto la volta scorsa, non ne avete bisogno, no?» rispose Robin, alzandosi dal tavolo e ficcando in fretta e furia le sue stoviglie sporche nella lavastoviglie.
«Partite tranquilli, a Jump City ci pensano i Titans East!» sorrise la ragazza alata, alle cui parole gli altri componenti della squadra sorrisero. Mas e Minos esclamarono qualcosa in spagnolo che gli altri ragazzi non afferrarono pienamente, anche se il senso più o meno c’era.
«Bene, Titans. Possiamo andare!» esclamò Robin, recuperando dal divano i suoi occhiali da sole.
«Ti serve una mano per qualcosa, Raven?» domandò servizievole Aqualad, scostandole la sedia per farla alzare.
«No, grazie» rispose al posto della ragazza Beast Boy, porgendole la sua borsa.
«Grazie comunque» disse la ragazza all’eroe subacqueo con un sorriso, prima di dirigersi verso la pista di decollo.
I due ragazzi rimasero a guardarsi in cagnesco, poi B.B. decise che era inutile una cosa del genere, quindi si allontanò salutando tutti i Titans East: «Ciao, ragazzi! Ci vediamo tra una settimana!»
I sostituti dei Teen Titans si spostarono sulla pista per salutare i loro amici. Una volta che l’aereo fu lontano nel cielo, abbassarono le mani e tornarono all’interno della torre.
 
 
 
«Quanto non lo sopporto quel damerino da strapazzo!» esclamò furibondo Beast Boy.
«B.B., non credo interessi a nessuno cosa ne pensi di Aqualad» gli fece notare Robin attraverso il microfono. Il mutaforma sbuffò, mentre Raven, al sicuro nel suo abitacolo, sorrideva.
«Rotta per Hollywood impostata. Tra qualche ora dovremmo esserci» annunciò poi Cyborg, segnando l’inizio definitivo di quel nuovo viaggio.
Dopo circa cinque ore i cinque ragazzi atterrarono sul tetto dell’albergo. Anche se viaggiavano in incognito, almeno gli albergatori dovevano essere informati di chi fossero.
Con calma scesero e scaricarono i bagagli e dopo essersi sistemati nelle stanze si ritrovarono giù nella hall.
«Allora? Cosa ci porterai a visitare, B.B.?» domandò impaziente Starfire, guardando con aspettativa il ragazzo.
«Allora, visto che abbiamo già perso mezza giornata, proporrei un giro orientativo della città, magari anche passando davanti alle case degli attori. Per domani invece, propongo una giornata di visita agli Universal Studios: potremo visitare i set di tutti i miei film e telefilm preferiti!!» esclamò contento il ragazzo, prima di riprendersi e continuare: «Poi, per il 25 direi che basterà girare per la città, magari spostandoci sul Sunset Strip per avvistare i vip e per fare un giro nel centro del distretto. Ci ficcherei dentro anche una visita al Grauman’s Chinese Theater, se vi va. Poi il 26 sarà dedicato alla Walk of Fame: ho intenzione di percorrerla tutta, non ci sono scuse. Il giorno dopo potremmo andare a Los Angeles, visto che in fondo Hollywood è solo un distretto della città e per il 28 propongo una visita ai Paramount Studios. Poi il 29 partiamo, d’accordo?»
«Wow, sembra che sarà una vacanza molto impegnativa» osservò Robin, consultando la lista che B.B. gli aveva consegnato pochi istanti prima.
«Starai scherzando, spero! Io non ci vengo a visitare due studi cinematografici! Uno basta e avanza!» esclamò Cyborg. Beast Boy fece per ribattere, ma Raven lo fermò dicendo: «Tu hai criticato la sua vacanza, permettigli di criticare la tua. In fondo, se non vuole venire, basterà che si trovi altro da fare, no?»
«Hai ragione» ammise il mutaforma con un sorriso.
«Wow, sembra interessante. Non vedo l’ora di iniziare!» esclamò contenta Starfire, saltellando sul posto.
«E allora andiamo!» gridò Beast Boy, uscendo dall’albergo e incamminandosi seguendo i cartelli indicatori.
 
A fine giornata i ragazzi erano esausti: «Non ho mai camminato tanto in vita mia!» boccheggiò Cyborg, stendendosi sul letto.
«Idem» disse Robin, strisciando fino al suo.
«Forse ho un pochino esagerato…» ammise Beast Boy, raggiungendo a fatica il suo letto.
«Spero che domani il programma non comporti una sfacchinata simile. Siamo in vacanza, nel caso l’avessi dimenticato» lo redarguì Robin, sfinito.
«Non credo…» rispose B.B. leggermente preoccupato: non ricordava esattamente quanto ci volesse per visitare gli studios, ma di sicuro più di mezza giornata.
«Però durante il nostro giro ho visto un bel negozio di elettronica decisamente fornito: quando tu andrai a visitare i tuoi amati studios il penultimo giorno io so già dove sarò!» gongolò Cyborg, soddisfatto della conquista.
«Bene, sono contento. Alla fine siamo riusciti ad organizzarci anche in posti che non ci andavano propriamente a genio» constatò Robin, ricordando la scenata offerta da Beast Boy il secondo giorno di vacanza a Detroit.
«Già…» ammise B.B., togliendosi le scarpe e sistemandosi più comodo sul letto.
«Che fai, vuoi già dormire? Dobbiamo andare a lavarci, tra poco c’è la cena!» lo rimproverò Robin, togliendosi a sua volta le scarpe e cercando a tastoni le ciabatte da doccia. Rapidamente si tolse la maglietta e stava accingendosi a prendere l’asciugamano nella valigia quando si sentì bussare alla porta.
«Chi è?» domandarono i tre ragazzi all’unisono.
«Sono io, Raven» rispose la voce roca della ragazza: «Devo restituire a B.B. tutta la roba che ha mollato nella mia borsa, posso entrare?»
«Ehm… Un attimo!» rispose Robin, cercando alla svelta qualcosa per coprirsi. Cyborg però non aveva tutta quella pazienza e, a dirla tutta, non capiva perché Rae non potesse entrare: mica erano nudi! Quindi aprì la porta, rivelando il leader mezzo nudo e Beast Boy che lo guardava allucinato.
La ragazza guardò il ragazzo-meraviglia, ormai tendente al bordeaux, con tanto d’occhi, mentre B.B. si parava davanti al ragazzo coprendolo allo sguardo della maga: «Oh, grazie mille, Rae, per avermi tenuto le mie cose. Ci vediamo a cena, eh?» la ringraziò in fretta, dirigendola poi fuori dalla porta, dove la ragazza rimase per un attimo, cercando di capire cosa fosse successo.
Nel frattempo nella stanza scoppiò l’inferno: «Dì, ma sei scemo? Cosa non capisci di “un attimo”?? Ero mezzo nudo, accidenti a te!» esclamò furioso Robin.
«Mezzo nudo davanti alla mia ragazza!» sottolineò Beast Boy, appoggiando con violenza i suoi oggetti sul letto e voltandosi furente verso Robin.
«Ragazzi, non mi sembra niente di che… In fondo Raven sta con te, no? Che problema c’è se vede Rob a torso nudo? Non mi sembra che fosse appena uscito dalla doccia o cose del genere…» tentò di giustificarsi Cyborg, ottenendo solo più rabbia dai due amici.
«Ma ci sarebbe mancato altro!!» esclamò B.B. rasentando l’isterismo.
«Grazie al cielo non è stato così!» rincarò Robin, dirigendosi verso il bagno. Entrò e sbatté la porta violentemente. Poco dopo i due ragazzi sentirono il rumore dell’acqua che scorreva.
«Mi spieghi cos’è successo tra lui e Rae?» domandò Cyborg a B.B., che sembrava essersi leggermente calmato. «Finora non ci sono mai stati problemi tra loro, no?»
«È piuttosto complicato da spiegare, meglio se te lo fai dire da lui appena esce. Sempre che nel frattempo non decida di annegarsi nella doccia» rispose l’altro, radunando il necessario per lavarsi.
«Ehi, se non volete dirmelo basta che lo diciate!»
«Ma no, è che dovresti chiedere a Robin. Davvero. Se te lo dicessi io mi ucciderebbero, prima Rae e poi Rob» chiarì il mutante, raccogliendo accappatoio e beauty case ed entrando nel bagno appena liberato da Robin, che si aggirò per un po’ per la stanza con il solo asciugamano addosso.
Cyborg gli rivolse la stessa domanda che aveva rivolto al mutaforma, ottenendo come prima risposta un annaspamento piuttosto preoccupante. Poi, con la calma, vestendosi, Robin raccontò tutto all’amico, che rimase ad ascoltarlo a bocca aperta.
«Scherzi, vero?» gli chiese, non appena recuperò l’uso della parola.
«No, purtroppo» rispose tetro l’altro, cercando di domare i capelli neri.
«Mi spiace, Rob…» commentò allora il cyborg, dandogli qualche pacca sulla schiena.
«Non preoccuparti. Mi ci abituerò» lo rassicurò il ragazzo, rinunciando a pettinarsi.
In quel momento B.B. uscì dal bagno e cominciò a vestirsi con gesti lenti e misurati, segno che stava cercando di rilassarsi.
«Muoviti a lavarti, tra venti minuti dobbiamo essere giù» incitò Robin. Cyborg andò a lavarsi lasciando i due ragazzi da soli nella stanza.
«Senti…» esordirono nello stesso momento, scoppiando poi in una risata stentata.
«Sembra che io e te proprio non riusciamo a parlare normalmente, eh?» domandò B.B. all’altro, mantenendo un tono scherzoso.
«Già. Comunque volevo scusarmi per quanto accaduto poco fa. Non volevo che succedesse» disse Robin, distogliendo lo sguardo.
«Anche io volevo scusarmi, in fondo non è colpa tua. È stato Cy ad aprire anche se tu avevi detto di aspettare. Senza rancore, eh?» domandò il ragazzo verde, porgendo la mano all’amico.
«Naturalmente. Rae ti ha detto tutto, non è vero?» replicò il leader in risposta, stringendo la mano tesa davanti a lui.
«Esatto. Mi dispiace amico. Davvero» rispose il mutaforma.
«E di cosa? Di essere riuscito a catturare il suo cuore prima di me? Non devi dispiacerti, è andata così» si schernì il ragazzo-meraviglia cercando di capire dove volesse arrivare B.B..
«Già…» mormorò pensoso il mutante, prima di tirargli un dritto spaventoso al mento. «Questo è perché l’hai baciata. Credo mi sia dovuto, no?»
«Credo di sì» rispose Robin, massaggiandosi la mandibola, ma sorridendo.
«Uomini…» si sentì dalla porta. I due si voltarono e videro Raven in piedi sulla soglia con un’espressione indecifrabile sul viso di porcellana.
«Oh, ehm… Ciao Rae. Da quanto sei lì?» domandò Beast Boy imbarazzato.
«Da abbastanza per dirvi che siete due idioti» rispose la ragazza, abbracciandoli entrambi all’improvviso: «Ma anche per dirvi che vi voglio bene lo stesso.»
I due ricambiarono l’abbraccio della ragazza, poi, una volta scioltisi dal groviglio di corpi la guardarono bene: la maga indossava un corto tubino nero, abbinato con dei tacchi vertiginosi dello stesso colore e illuminato da orecchini e bracciali a cerchio in oro.
«Wow, dove vai di bello?»
«Giù a cena. Non avete sentito il direttore, prima? Ci ha avvisato che sarebbe stata una serata molto speciale e di vestirci eleganti» ribatté lei.
I due ragazzi la guardarono come se avesse appena dichiarato di voler passare il resto della sua vita in compagnia di un bruco peloso: «Okay, non l’avete sentito. Meno male che sono venuta ad avvisarvi. Dovete cambiarvi» commentò la ragazza, squadrandoli. «Io vado a finire di prepararmi, ditelo anche a Cyborg» si raccomandò, uscendo dalla stanza.
I ragazzi sospirarono e cominciarono a frugare tra i loro vestiti. Incredibilmente trovarono degli smoking, cui erano attaccati dei bigliettini con le inconfondibili calligrafie di Raven e Starfire. Sentendosi molto ridicoli li indossarono e quando Cyborg riemerse dal bagno non gli diedero nemmeno il tempo di ridere, indicandogli il suo letto, dove campeggiava un terzo smoking nero.
Per le otto e mezza i tre ragazzi bussarono alla porta delle ragazze, ma non ottennero risposte. Tentarono un paio di volte, ma alla fine rinunciarono e scesero in sala da pranzo.
 
«Come mai è tutto buio?» domandò Beast Boy, cercando di scorgere qualcosa nella densa oscurità che li avvolgeva.
«Come possiamo saperlo?» ribatté Robin, cercando un interruttore.
All’improvviso le luci si accesero tutte insieme e un grido risuonò nel salone: «Sorpresa!»
I ragazzi si guardarono intorno: Raven e Starfire erano in prima fila, entrambe con un calice di champagne in mano, Star raggiante, mentre Raven esibiva un sorriso non troppo esagerato. Dietro di loro tutti gli altri ospiti dell’albergo e il personale.
«Come pensavo, non ve ne ricordavate» commentò Raven, porgendo un bicchiere a B.B..
«Oggi è il quarto anniversario del nostro primo incontro!» esclamò contenta Starfire, rischiando di innaffiare Robin e Cyborg di vino.
I tre ragazzi si illuminarono, ricordando all’improvviso e le due ragazze sorrisero della loro sbadataggine.
«Serata speciale, eh?» domandò Beast Boy, abbracciando Raven e baciandola sulla testa.
«Ci puoi scommettere, perché dopo la cena…» rispose lei misteriosa, trascinandolo al tavolo.
«Dopo la cena cosa?» domandò curioso Cyborg, sedendosi al suo posto.
«Vedrete… Per ora buon appetito!» ridacchiò Starfire, scambiandosi un’occhiata con Raven.
«Ragazze, siete fantastiche. Confesso che me ne ero proprio dimenticato» ammise Robin con un’occhiata ammirata alle due amiche, che annuirono comprensive: «Ce ne siamo accorte» disse Starfire con un sorriso, attaccando gli antipasti.
«Meno male che ci siamo noi» rincarò la dose la maga, assaggiando il suo vol-au-vent.
«E siete riuscite a organizzare tutto in una giornata, complimenti!» continuò Cyborg, ingurgitando stuzzichini senza ritegno.
«Siamo donne» disse semplicemente Raven, strappando sorrisi a tutto il tavolo. La serata proseguì nel migliore dei modi, anche se la mezzo-demone rischiò di uccidere qualcuno quando Cyborg tirò fuori una macchina fotografica digitale e iniziò a scattare foto a ripetizione “a ricordo per i posteri”, si giustificò.
Finalmente, verso le undici i cinque ragazzi, tutti ancora in buona salute, uscirono dall’albergo e trovarono ad attenderli una bellissima automobile nera.
«Una limousine? Davvero?» domandò esterrefatto Beast Boy, guardando la macchina e sfiorandola con un dito, per assicurarsi che fosse davvero lì e non fosse un miraggio. Starfire e Raven annuirono e salirono sull’auto, ringraziando con un cenno il ragazzo che aveva aperto la portiera. I tre amici le seguirono a ruota, poi Raven si sporse dal finestrino e disse all’autista: «Possiamo partire, grazie.»
In breve i cinque Titans si ritrovarono in giro per Hollywood, ben nascosti dai vetri fumé dell’auto ma con gli occhi apertissimi per guardare cosa succedeva fuori.
 
Alle tre e mezza del mattino i ragazzi tornarono nelle loro stanze (il proprietario dell’albergo aveva acconsentito a un piccolo strappo alla regola, che prevedeva il rientro per l’una), augurandosi la buonanotte sul pianerottolo.
«Notte ragazzi» sbadigliò Starfire, scivolando nella stanza che divideva con Raven.
Cyborg e Robin si accodarono, augurando la buonanotte a tutti ed entrando nella loro camera.
«Allora buonanotte» disse Raven, baciando Beast Boy sulla guancia.
«Aspetta!» la trattenne lui per un polso. Lei lo guardò con aria interrogativa e anche parecchio insonnolita.
«Volevo chiederti… Continui a preferire me a Robin anche dopo averlo visto a torso nudo?» chiese lui.
La ragazza scoppiò a ridere, riempiendo il corridoio con la sua risata argentina, che raramente veniva sentita. B.B. si immaginò la Raven che rappresentava la gioia saltellare per tutto il cervello della sua Raven con il mantello rosa svolazzante.
«Non fare lo scemo! Certo che preferisco te. Ho scelto te, no?» gli disse lei a voce bassa, avvicinandosi a lui e stringendogli le braccia intorno al collo in un caldo abbraccio.
«Per fortuna» rispose lui, stringendola a sé e baciandola con passione, continuando a stringerla sempre di più, come per timore che scivolasse via dalle sue braccia.
Raven rispose molto volentieri al bacio e in un momento di pausa gli sussurrò: «Oggi è anche il quarto anniversario del nostro incontro, ricordi?»
«Come dimenticare il giorno più bello della mia vita?» rispose lui, ricominciando a baciarla.
  
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