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Autore: Fluxx    10/07/2012    3 recensioni
E' passato un lungo mese da quando Liquid Ocelot è passato a miglior vita.
Tutto sembra scorrere per il verso giusto, ora. Tutto sembra essere tornato alla normalità...
Solid Snake è rimasto impresso nella mente di tutti, ma nessuno si aspettava che sarebbe tornato e - soprattutto - che quel giorno sarebbe stato così vicino.
Il suo ritorno porterà felicità e tristezza ma - soprattutto - tanta amarezza quando sarà pronto ad andarsene di nuovo e - questa volta - per sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nothing Lasts Forever


1. Welcome back, my friend


Era mattino presto, i lievi raggi di sole filtravano dalle tende e si andavano a posare sul volto dello scienziato.
Gli uccellini cinguettavano felici. Ormai il delirio della guerra era finito da un pezzo e tutto era tornato alla normalità.
Otacon bofonchiò qualcosa mentre si risvegliava dal profondo sonno. Allungò una mano da sotto il piumone per raggiungere il cellulare sul comodino: la testa fece capolino fuori dalle coperte mentre gli occhi azzurri guizzarono fino all'orologio digitale sul display, abbastanza vicino per essere visto senza l'ausilio degli occhiali. Le sette e trenta. Sospirò. Appoggiò nuovamente il cellulare sul comodino mentre il capo sprofondo di nuovo nel cuscino. La mano riprese a testare la superficie di legno liscio fino ad arrivare ai suoi occhiali.
Si tirò su e si alzò svogliatamente dal letto, inforcando i suoi soliti occhiali da vista. Si avvicinò alla finestra e spalancò le tende di un lieve arancione tenue e trasparente, lasciando che i raggi di sole entrassero e illuminassero completamente la stanza. Aprì la finestra e poggiò le mani sul davanzale, inspirando a pieni polmoni: era un'altra magnifica giornata.
Ormai era passato più di un mese da quando si era conclusa l'eterna 'guerra' contro Liquid. Più di un mese che era solo, se non per qualche sporadica telefonata con Campbell. Più di un mese che non aveva notizie di Snake... Questo pensiero gli fece subito abbassare lo sguardo, pieno di tristezza e malinconia. Chissà come stava il suo vecchio amico, chissà se era ancora vivo. Gli ci era voluto tanto allo scienziato per somatizzare tutto ciò che era accaduto e le due grandi perdite di quella triste avventura: quella del suo nuovo amore, Naomi, e quella del suo migliore nonché unico amico, Snake.
Sospirò, voltandosi e decidendo di andarsi a preparare un caffé. Si portò le mani alla parte bassa della maglietta bianca per sfilarsela e buttarla sul letto. Aprì l'armadio e ne tirò fuori una camicia bianca ed un paio di jeans neri.
Scese al piano di sotto, aveva una villetta non molto grande: al piano di sotto v'era la cucina, il salone ed il bagno, di sopra c'era la stanza, un altro bagno ed un'altra stanza da letto.
Entrò in bagno ed appoggiò i vestiti sul mobiletto, dopodiché uscì e – passando per il salone – accese la televisione. C'erano i cartoni animati: probabilmente non guardava la tv dall'ultima volta che era venuta Sunny. Otacon si fermò davanti alla tv, osservando le immagini scorrere veloci: c'era la sigla del cartone animato preferito dalla piccolina. Sorrise.
Sunny gli mancava da morire, aveva deciso di farla adottare da qualche famiglia per bene, in modo che potesse crescere al meglio e con l'amore sano di una coppia di genitori. Non poteva desiderare di meglio: la famiglia in cui era capitata sembrava molto carina e per bene, avevano già avuto un figlio ma era morto poco dopo la nascita, ora tutto l'amore che possedevano quelle due persone era incanalato verso la piccola biondina dagli occhioni da cerbiatta. Oltretutto si scoprì che questa famiglia, i Rayton, abitavano vicino a Raiden e Rose. Inutile dire che Sunny ed il figlio di Raiden erano diventati ottimi compagni di giochi.
Finì di bere il suo caffé e decise che era ora di darsi una mossa se non voleva fare tardi a lavoro: lavorava con i computer. Non faceva molto... Riparava i computer a chi ne aveva bisogno, li puliva dai virus, installava programmi e quant'altro. Aveva uno studio tutto suo e vi lavorava da poco, un paio di settimane. Gli avevano proposto di lavorare alla creazione di programmi di un certo livello, ma aveva subito declinato l'offerta: non aveva più voglia di creare un bel niente per nessuno, ormai era ossessionato dalla sua potenziale capacità di mandare il mondo alla rovina.
Mise la tazzina nel lavandino, l'avrebbe lavata – insieme alla pila di piatti – all'ora di pranzo, quando sarebbe tornato a casa. Si sbrigò e si fece una doccia al volo, si asciugò e si mise i vestiti piegati con cura sul mobiletto bianco del bagno.

Aveva appena finito di abbottonarsi la camicia davanti lo specchio del bagno quando sentì suonare alla porta: si sistemò i capelli con una mano, velocemente, e prese gli occhiali dal bordo del lavandino, infilandoli. Doveva essere il postino: bollette, sicuramente.
“Arrivo!!” Annunciò dal bagno ad alta voce, aumentando il passo.
Arrivò alla porta e la aprì, non appena vide ciò che lo aspettava lì di fronte gli si illuminarono gli occhi.
“SNAKE!!!” Gli uscì, quasi in un grido strozzato. Era lì, proprio di fronte a lui! Non poteva crederci: aveva passato un mese intero e più a chiedersi dove si trovava, se fosse ancora vivo... Ed ora, finalmente, era lì. Non lo trovava peggiorato, nemmeno migliorato però, purtroppo. Indossava un paio di anfibi, dei pantaloni mimetici ed un maglioncino grigio scuro a collo alto. Gli occhi spenti, la pelle pallida e rovinata, soprattutto sulla parte del viso che aveva subito l'ustione. I capelli erano della solita lunghezza, bianchi, e portava quei soliti baffetti che, secondo Otacon, non gli donavano affatto, anzi, lo invecchiavano di più.
Sul volto del 'vecchio', comparve un lieve sorriso. “Otacon..” Mormorò, con voce roca e stanca.
Lo scienziato lasciò la porta spalancata e si avvicinò di un passo, quanto bastava per arrivare di fronte l'amico ed abbracciarlo forte, stringendolo.
“Dio santo Snake... Che bella sorpresa, non posso crederci!” Disse prima di tirarsi indietro, tenendogli le mani appoggiate sulle spalle. “Credevo che... Non ti avrei più rivisto!” Continuò entusiasta.
“Credevi fossi morto.. Uh?” Chiese di tutta risposta, l'altro, guardandolo fisso negli occhi.
Otacon si sentì spiazzato. Beh... Era ciò che intendeva, seppur non l'aveva detto. Tornò serio, stringendogli ancora le spalle. “Entri, ti va?” Chiese ritirando le mani ed abbozzando un lieve sorriso.
“Non mi sono di certo fatto più di quattromila chilometri per rimanere sulla porta...” Rispose l'altro con ironia, entrando. Notò subito la televisione accesa sui cartoni animati. Si guardò intorno mentre Hal chiudeva la porta.
“Sunny?” Chiese, osservando la casa: non era male, arredata in modo semplice. I colori erano tenui e tutti molto chiari. Il tutto trasmetteva una sensazione di rilassatezza.
“Oh.. Ehm.. Sunny. Vuoi una tazza di caffé, prima?” Chiese l'amico.
Snake volse il capo verso lo scienziato, notandolo vestito di tutto punto: camicia, pantaloni. “Stavi andando ad un appuntamento?” Domandò allora.
“C-che..?” Otacon rise, lievemente nervoso. “Ma quale appuntamento! Stavo andando a lavorare.. Vieni, ti offro del caffé.” Disse prima di superarlo ed entrando in cucina.
“Oh..”
Otacon servì all'amico una tazza di caffé ed entrambi si sedettero poi in salotto. Lo scienziato spense la televisione e si sedette sulla poltrona accanto al divano dove si trovava Snake.
“Allora? Sunny?” Domandò ancora quest'ultimo.
“L'ho fatta adottare.”
“Mh?” Snake rialzò per un istante lo sguardo, prima di riabbassarlo sulla tasca nella quale stava frugando per tirare fuori le sigarette.
“Ohh, Snake, avanti! Ancora fumi?”
“...” Il Serpente gli rivolse un'occhiata abbastanza eloquente, prima di portarsi una sigaretta alle labbra ed accenderla. Solo il primo tirò gli fece venire un lieve attacco di tosse.
Otacon scosse il capo, alzandosi e andandogli a procurare un portacenere, dopodiché tornò a sedere.
“Adottata, hai detto?” Domandò allora nuovamente Snake, per tornare al discorso della bambina.
“Sì, già. Io credevo che.. Sarebbe stato meglio farla crescere in una famiglia come si deve.”
“E lo sono?”
“Cosa?” Hal alzò le sospracciglia.
“Sono una famiglia come si deve?” Chiese ancora, allungando la mano e ciccando nel posacenere.
“Ohhh, sì!” Rispose Otacon sorridendo. “Lo sono e come.. Oltretutto la portano qui il fine settimana, qualche volta la lasciano persino dormire da me! E abitano vicino a Raiden, lo sai? Hanno molto legato Sunny e suo figlio!” Sorrise ancora, entusiasta. Snake, invece, rimase serio.
“Capisco.” Si inumidì lievemente le labbra, prima di fare un altro lungo tiro e lasciandosi scivolare lievemente sul divano. Otacon stava per aprir bocca per tempestarlo – a sua volta – di domande, ma il Serpente lo precedette ancora. “E tu non ti ritenevi in grado di gestirla?”
“Chi?”
“Sunny.”
“Oh..” Lo scienziato abbassò per un istante lo sguardo, cercando le parole, la motivazione che lo aveva portato a farla adottare. “Credo che avesse bisogno di una vera famiglia.” Disse, prima di tornare a guardare l'amico. “Nel senso... Una madre ed un padre. Tanto amore. Ne ha passate quella bambina e... Credo che così sia meglio. Poi, ad ogni modo, la vedo comunque quasi tutte le settimane!”
Snake lo osservò per qualche istante, dopodiché si sporse in avanti per ciccare nuovamente e lasciare la sigaretta nel posacenere a conchiglia, sul tavolino. Tornò ad appoggiarsi allo schienale del divano ed accavallò le gambe, poi guardò lo scienziato. “E sei felice?”
Questa domanda spiazzò Hal. Era tutto fuorché lontanamente felice. “N.. M-ma sì.. Sto... Sto bene. Me.. Me la cavo.. Ci è voluto del tempo ma ora sto iniziando a vivere. A fare quello che fanno le persone normali. Pian piano.. Ci vorrà un po' di tempo.”
Il 'vecchio' amico sospirò. Mentiva, lo capiva bene. Lo conosceva come le sue tasche ormai.
Lasciò che quel silenzio si prolungasse troppo a lungo e – per sua sfortuna – Otacon ebbe il tempo, finalmente, di formulargli una sua domanda. “E tu? Che fine hai fatto? Dove sei stato? … Come stai?”
Snake rimase ancora in silenzio, tenendolo sulle spine. Lo sguardo dell'uomo sembrò spegnersi ancor più di quanto sembrava non poter fare. “Ho incontrato Big Boss... E sono tornato in Alaska.”
“Big.. Cosa?? Big Boss?” Chiese lo scienziato, sgranando gli occhi. “Ma che stai dicendo?” Chiese assumendo una posizione meno comoda, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi lievemente in avanti.
“E' storia passata. Non ha più... Importanza.” Ebbe un flashback di quando tentò di afferrare la mano del padre, ma le gambe di quest'ultimo cedettero, rendendo impossibile il contatto. Subito dopo la stessa memoria della stessa identica cosa accaduta con la madre.
Otacon capì dal suo tono e dal suo sguardo che non aveva proprio voglia di parlarne. Beh, si sarebbe aperto lui se mai ne avrebbe avuto voglia. Certo, diamine però... Big Boss. Ma come poteva essere possibile?
“Come sta Roy?” Chiese allora Snake, tornando con lo sguardo sullo scienziato.
“Oh.. Roy.” Annuì, tornando a sedersi comodo. “Bene, chi lo ammazza.” Ridacchiò. “Ha finalmente fatto pace con Meryl.”
“Mi fa piacere.” Mormorò.
“Non credi che dovresti chiamarli?”
“Non voglio infondere false speranze in nessuno. Per loro potrei già essere morto.. Non ha importanza. Magari già se ne sono fatti una ragione, perché ritornare?” Chiese allora il Serpente.
Dio santo, quelle parole mettevano una tristezza nello scienziato. Si vedeva proprio che si era rassegnato. “Per lo stesso motivo per il quale sei tornato da me..” Rispose allora, con quel suo fare quasi innocente, ed un lieve sorriso sulle labbra.
“E' differente, Otacon... Tu sei l'unica persona di cui io mi fidi e su cui so che posso sempre contare.” Disse sempre con lo stesso tono spento, seppur quelle parole fossero cariche d'affetto.
Lo scienziato sorrise più ampiamente. “Devo andare a lavorare, è tardissimo!” Si alzò, guardando l'orologio da polso, poi l'amico. “Tu fai come se fossi a casa tua, d'accordo? Queste notti tanto rimani qui, no?”
“.. Se non è un problema.”
“Figurati. E' solo un piacere...” Sorrise. “Ci vediamo dopo!” Disse Otacon prima di avviarsi alla porta ed uscire di corsa.
Snake sospirò, era stanco morto. Anche le cose più banali sembravano le più faticose ormai. Si lasciò scivolare di schiena contro il divano, dopodiché chiuse gli occhi e senza neppure accorgersene si addormentò.

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Angolo autrice:

Bonsoir a tout le monde!
(Devo essere davvero molto presuntuosa per credere che tutto il mondo legga una mia fiction! :P)
Bene... Che dirvi? E' da tanto che volevo dedicarmi ad una long su MGS. Sul dopo Mgs4.
Ebbene sì, mai sono riuscita a farmi una ragione di come siano finite le cose e della gran sofferenza di Snake, proprio non riuscivo ad accettarlo >.<
Così ho deciso di mettere su qualche parola, prima, poi qualche riga ed infine un intero testo per riscattare, almeno in parte, la vita del nostro eroe preferito.
Ho già parecchi capitoli pronti, proprio perché volevo fosse una fic 'sicura', che sicuramente avrei finito e non lasciata a metà. Magari alcuni sono da vedere ma diciamo di sì, che ci siamo :)
Non ho molto da dire, solo che mi piacerebbe davvero molto se poteste - e voleste - dirmi cosa ne pensate. Su questa storia soprattutto.
Questo perché amo Metal Gear, che non reputo 'solo un gioco'. La storia ha qualcosa si spettacolare, altroché...
Ma soprattutto perché questo fandom è abbandonato a sé stesso e mi piacerebbe tanto ritirarlo su un pochino... Magari iniziando un po' con un'interazione tra scrittori e lettori e poi.. Chissà, spronando qualche altro lettore a sfornare qualcosa di suo!
(Caldo invito che vi mando già da subito! :P Scrivete, scrivete, scrivete! Anche perché su MGS ce ne sono di cose da scrivere!)

E qui è tutto, per questo primo capitolo. So che non è chissà quanto allettante e parla solo di un ritorno del nostro vecchio, ma pian pianino... :)

   
 
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