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Autore: CowgirlSara    20/05/2004    1 recensioni
Ammettiamolo: essere scaricati fa male. Ma siamo sicuri che l’idea di Orlando di rifugiarsi tra le brughiere della Scozia sia quella giusta? Tra maiali, tacchini e bellezze locali, la lotta per la sopravvivenza di un ragazzo di città.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billy Boyd, Dominic Monaghan, Elijah Wood, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti

Ciao a tutti! Prima di tutto mi voglio scusare per avervi fatto aspettare tanto per questo ultimo capitolo, il fatto è che mi era venuto una specie di blocco su questa ff, non avevo proprio idea di come concluderla; infatti, non aspettatevi un finale molto originale, questo è quello che sono riuscita a mettere insieme, dopo essermi lamentata della mia scarsità d'idee con chiunque, ma del resto questa era una storia senza molto senso fin dall'inizio, nonostante riconosca che non è venuta male.

Voglio ringraziare per i suggerimenti, diretti e indiretti, Ruby e Moon (un bacione a tutt'e due), dopo aver parlato con loro mi son cominciate a frullare alcune ideuzze ed ecco la fine. Spero di non deludere nessuno, a parte me stessa, che come sempre voglio di più. Godetevi questa bischerata, e commentate.

Saluti, e a presto con le novità ^__-

Sara

 

7. Nuovi ponti

 

"Allora, è veramente tutto a posto?" Domandò Billy, ancora leggermente preoccupato; Orlando si sistemò, appoggiandosi alla finestra.

"Ti ho detto di sì." Affermò, per l'ennesima volta; tutti e tre gli amici lo guardarono aggrottando la fronte. "Oh, ragazzi, cazzo! Smettetela di preoccuparvi!" Sbottò, sorridendo, accorgendosi delle loro facce.

"Ma tu cerca di capire anche noi." Intervenne Lij. "Cazzo, sei andato via con l'espressione vivace di un pilone di cemento!"

"Insomma, pensavamo che potevi tentare un gesto estremo." Rincarò Dominic, con espressione seria, ma sapere se era finta o vera era tutto un altro discorso.

"Cazzo, Dom..." Commentò Orlando, slacciando le braccia.

"Beh, sai, le delusioni d'amore..." Fece l'amico, sventolando una mano; l'interessato arricciò il naso.

"Hm, direi che la delusione l'ho abbastanza superata." Si sentì di precisare in seguito. "Questa la chiamerei più... una presa di coscienza."

"Ahh..." Billy annuì. "E, esattamente, di cosa ti saresti reso conto?" Gli chiese poi.

"Ecco, sì, piacerebbe saperlo anche a me." S'intromise un interessato Lij, incrociando le braccia; Orlando prese un lungo respiro, socchiudendo gli occhi.

"Ho compreso che, in realtà, io non sono più innamorato di Kate." Affermò. "Credo." Aggiunse. "Posso vivere anche senza di lei, questo sì."

"Eccolo là!" Esclamò Dom, battendo le mani. "Questo volevo sentirti dire!" Continuò entusiasta, indicando l'amico. "Il mondo è pieno di fica, e noi siamo qui per lei!" Gli altri tre lo osservarono per un momento, mentre ancheggiava in un ballo caraibico non meglio identificato.

"E' il suo imperativo morale." Dichiarò Lij.

"Sì, peccato che non gli riesca di metterlo in pratica." A questa battuta di Billy, scoppiarono tutti e tre a ridere, ma Dom li ignorò, imperterrito, intonando un motivetto che sembrava una stonata via di mezzo tra "La ragazza d’Ipanema" e "Obsession".

"Andaaaaate tutti a fareeee iiiiinnnn cuuuloooo!" Cantò il ragazzo, muovendo il bacino.

"Scusate, ragazzi." Si affacciò Amy, proprio mentre Dom si esibiva in una botta d'anca degna del miglior James Brown, corredata anche dello "Yeah!" d'ordinanza; quando la vide, perse l'equilibro e crollò sul letto, ma siccome lo spazio era corto, sbatté anche la testa contro il muro.

"Ma sei proprio un idiota..." Commentò Orlando, con le lacrime agl'occhi dal gran ridere; Amy faceva di tutto per trattenersi, ma era chiaro che faceva fatica.

"Vai a prendertelo nel culo!" Esclamò invece Dom, massaggiandosi il capo con espressione scazzata. "Mi sta crescendo una scamorza sul lobo occipitale!"

"Chissà, magari ci sta bene con la testa di cazzo che sei!" Intervenne Billy, e giù tutti a ridere.

"Siete troppo buffi, mi fate morire!" Affermò divertita Amy, dopo essersi soffiata il naso, ma aveva ancora gli occhi lucidi. "Comunque, adesso devo andare." Aggiunse poi. "Vado al lavoro, ma vengo a salutarvi alla stazione."

"Ciao." La salutarono Lij e Billy; Dom alzò solo una mano.

"A dopo." Fece invece Orlando, prendendole la mano. "E grazie." Le sussurrò all'orecchio, avvicinandosi un poco.

"Di nulla." Rispose lei sorridendo, poi gli diede un piccolo bacio sulla guancia.

La ragazza, dopo aver fatto un ultimo saluto con la mano, uscì dalla stanza; solo allora Dom si decise a parlare di nuovo.

"Ma come?!" Le gridò dietro; Amy rimise la testa dentro la porta. "A me neanche un bacino?" Domandò, con voce lamentosa.

"Ho detto che vengo alla stazione, Dom." Rispose tranquillamente lei. "Ciao!" E andò via; poco dopo la sentirono scendere le scale.

Il ragazzo sbuffò, lasciandosi cadere seduto sul letto, poi incrociò braccia e gambe; Billy, Orlando e Lij lo guardarono incuriositi.

"Ti ha rimbalzato, Dom." Fece Elijah.

"Ecco, io vorrei sapere..." Esordì lui, con la faccia scura. "...perché io mi prendo questi rimbalzi alla Michael Jordan, e a lui..." Indicò Orlando. "...anche quelle che se la tirano, gliela sbattono in faccia!" Orlando alzò le sopracciglia, e sorrise, prima con gli occhi che con le labbra. "Ci dev'essere una spiegazione scientifica."

"Dom, onestamente." Intervenne Billy. "Siamo nati per soffrire, perché vuoi aggiungere un'altra fiammella al tuo già ardente inferno personale?(*)" Il cuscino che si prese in testa pose fine alla discussione.

 

Orlando salutò zia Clara dopo pranzo; la donna se lo sbaciucchiò per bene, e versò anche una lacrimuccia, raccomandandosi che il nipote tornasse presto a trovarla. Lo sguardo poco convinto del ragazzo, persuase i suoi amici che il ritorno in Scozia non sarebbe stato così ravvicinato.

Nonostante tutto, quando Orlando stava uscendo con i bagagli, non poté fare a meno di lanciare alla cameretta un'occhiata nostalgica; sorrise, comunque, chiudendosi la porta alle spalle.

Il furgoncino traballante di Clara, s'incamminò lungo il sentiero sterrato; alla guida c'era Billy, erano rimasti d'accordo con Amy che lo avrebbe recuperato lei dal parcheggio della stazione. Orlando guardava fuori dal finestrino aperto: le colline verdi, le macchie d'erica, il cielo grigio-azzurro con le nuvole grigie e lente, come le pigre pecore al pascolo. In lontananza abbaiava un cane.

Sorrise. Erano state due belle settimane, in fondo; non era andata poi così male, c'erano varie prospettive, da cui si poteva guardare quella storia. Vabbene, Kate lo aveva lasciato, ma era negativo questo? All'inizio sì, era stato veramente di merda, ma quando l'aveva sentita, così tranquilla, quasi soddisfatta, si era reso conto che forse non si meritava che lui soffrisse tanto. Non le avrebbe mai detto quelle cose che aveva pensato, perché in fondo le aveva voluto bene, davvero, non poteva compromettere i bei ricordi con uno sfogo dettato dalla rabbia del momento.

Il paesaggio della Scozia scorreva intorno a lui, con sprazzi di sole tra le nubi, che disegnavano pozze di luce chiara sulla costa di una collina, o sul tetto di una casa lontana; il motore del furgone copriva il rumore del mondo.

Orlando si voltò verso l'interno del veicolo e guardò i suoi amici: Billy era concentrato alla guida, effettuò un cambio un po' arduo, vista la rumorosa frizione del mezzo, Lij, seduto alla sinistra del guidatore, guardava fuori, mentre Dom, dietro accanto a lui, si grattava la testa. Sbadigliarono insieme, Orlando ridacchiò piano.

Era fortunato, ad avere amici così, che si erano fatti quel viaggio di merda solo per stargli vicino in un momento un po' difficile; non li aveva nemmeno ringraziati, doveva farlo. Abbassò gli occhi e guardò il tatuaggio sul suo polso, che non rappresentava soltanto l'aver fatto parte di un grande progetto, ma anche la nascita di legami forti, che lui sperava sarebbero durati a lungo, nonostante gli impegni, le distanze e le scelte diverse che ognuno di loro avrebbe fatto. Rialzò il capo.

"Ragazzi." Li chiamò.

"Eh?!" Fecero in coro; Dom e Lij lo guardarono, mentre Billy preferì continuare a stare attento alla strada.

"Grazie." Disse Orlando; ci fu un attimo di silenzio.

"Di nulla." Rispose infine Lij.

"Non c'è di che." Rincarò Dom un attimo dopo.

"Questa cazzo di frizione!" Imprecò invece Bill; lo guardarono. "Ah, prego, Ob." Aggiunse poi; tutti e quattro scoppiarono a ridere.

 

Sotto la pensilina della stazione, mentre i ragazzi stavo discutendo se a Glasgow convenisse prendere l'aereo o prenotare un vagon-lits fino a Londra, li raggiunse Amy; Orlando, il meno interessato alla discussione, fu il primo ad accorgersi di lei. Le andò incontro sorridendo.

"Oh, ma che onore!" Esclamò il ragazzo, fermandosi davanti a lei; in quel momento la videro anche gli altri. "Non ti avevo mai vista in divisa!" Amy sorrise, togliendosi il berretto.

"Beh, la metto al comando." Rispose poi, aggiustando la cravatta.

"Wow!" Fece Dom, arrivando accanto a loro. "Polizia veterinaria?" Aggiunse perplesso, osservando il suo distintivo. "E cosa fate?"

"Arrestano gli animali come te." Affermò Billy, fermo al suo fianco; Dom gli rivolse un sorrisino acido.

"Attento Dom, la nostra Amy è un pubblico ufficiale..." Dichiarò divertito Lij; lui lo guardò male, ma lei non se ne accorse, perché Orlando l'aveva presa per mano e portata dove l'ombra della pensilina lasciava posto al sole.

"Sta arrivando il treno." Disse il ragazzo; infatti, in lontananza, si stava avvicinando la motrice.

"E' ora di partire, sei pronto?" Gli domandò dolcemente lei.

"Sì." Annuì Orlando. "Prometto che verrò a trovarti." Amy fece un'espressione scettica. "Ti chiamerò." Garantì allora lui.

"Orlando, non promettere cose che poi non farai." Ribatté la ragazza, tranquilla; l'attore alzò gli occhi la cielo.

"Oh, vabbene..." Sbuffò rassegnato. "Comunque, ho lasciato il mio numero sulla rubrica di zia Clara, e poi... tornerò a vivere a Londra, così... se ti capita di scendere giù..." Si sorrisero. "...magari puoi venire a trovarmi tu."

"Potrei anche farlo." Affermò lei.

"E se le circostanze saranno diverse..." Si scambiarono un'occhiata maliziosa e divertita.

"Se saranno diverse..." Orlando era come in attesa. "...staremo a vedere." Il ragazzo sorrise con sincerità.

"Ancora grazie di tutto, Amy." Le disse poi, con dolcezza.

"E' stato un vero piacere, Orlando." Rispose lei abbracciandolo; si scambiarono un bacio abbastanza profondo, mentre arrivava il treno.

"Bacia anche me! Bacia anche me!" Supplicò melodrammatico Dominic, raggiungendoli, insieme agl'altri.

Amy sbuffò, allungando una mano; afferrò la maglietta di Dom e lo tirò verso di se, schioccandogli un bacio sulle labbra, sotto lo sguardo molto divertito degli altri tre.

I ragazzi salirono sul treno, dopo gli ultimi saluti ad Amy, e si sistemarono in uno scompartimento tranquillo; Orlando tirò giù il finestrino, e vide che la ragazza era già lì. Le sorrise, strizzandole l'occhio, lei ricambiò con uno dei suoi sfolgoranti sorrisi.

Pochi attimi dopo il convoglio si rimise in moto; la ragazza alzò un mano, muovendo le dita in segno di saluto, altrettanto fece Orlando, mentre il treno si staccava lentamente dalla banchina. Forse non l'avrebbe vista mai più, o chissà, magari sì, questo sarebbe stato bello, ma lui sentiva che l'importante era averla conosciuta. Il ragazzo chiuse il finestrino e si sedette, con un sorridente sospiro.

 

Erano in viaggio da circa un'ora, il treno non era molto affollato, in quello scompartimento c'erano solo loro; al momento solo Lij e Orlando erano seduti, perché Dom e Billy erano andati nella carrozza ristorante a prendere qualcosa da bere per tutti.

"Che cosa hai intenzione di fare con l'appartamento di Los Angeles?" Domandò Elwood, distraendo l'amico dall'osservare il paesaggio che correva fuori dal finestrino.

"Mah..." Fece Orlando, girandosi. "...credo che lo terrò, il mattone è sempre un investimento." Dichiarò, muovendo pigramente una mano.

"In fondo in California ci capiti, almeno un paio di volte l'anno." Gli ricordò l'altro.

"Eggià." Confermò annuendo. "Cambierò l'arredamento..." Aggiunse distrattamente. "...mi compro un bel baldacchino in stile napoleonico..." I due ragazzi si scambiarono uno sguardo sorpreso e divertito, poi scoppiarono a ridere. "Ho detto una cazzata!" Esclamò Orlando.

"Guarda, non ti ci vedo proprio!" Rincarò Lij, tra le risate. "Ma non ti preoccupare delle cazzate, di quelle ne dici tante!"

Dom e Billy rientravano in quel momento; portavano due bicchieri di carta per uno, e stavano discutendo.

"Cazzo, ma io non ci vengo più in giro con te!" Protestava Bill, mentre apriva la porta scorrevole dello scompartimento col piede.

"Oh, ma che accidente vuoi?!" Ribatté Dominic.

"Scusa, ma c'era bisogno di discuterci?" Domandò l'amico girandosi verso di lui; gli altri due li osservavano incuriositi. "Non avevi visto che ci voleva il numeretto?"

"Scusa, ma che cazzo ne so io? So una sega che non conta la fila, ma il numeretto!" Replicò Dom. "E poi, permetti, quella era proprio una stronza." Aggiunse, mentre andavano a sedersi accanto a gli amici e gli porgevano i loro caffè.

"Sarà stata anche la regina delle stronze, comunque io, di queste figure di melma, ne faccio volentieri a meno." Affermò Billy, togliendo il cappuccio al suo bicchiere.

"Se non insisteva, io facevo anche a meno d'incaponirmi." Sbottò Dominic, precipitando a fianco di Orlando, che si scostò per non prendere il caffè addosso.

"La verità è che ti piace fare la testolina di cazzo." Proclamò Bill, tutti annuirono, mentre l'interessato negava. "Questa, come figura di merda, è a livello di quella del brufolo in ascensore..."

"Il brufolo in ascensore?!" Intervenne Lij, alzando all'improvviso gli occhi dal bicchiere di carta e guardando Billy, che era seduto accanto a lui.

"Questa la voglio proprio sapere." Intervenne Orlando, accomodandosi sul sedile.

"Che c'è?" Chiese infastidito Dominic. "Non vi è mai capitato di schiacciarvi un brufolo in un ascensore?"

"Mai." Negò con forza Lij.

"Mi spiace." Disse Orlando. "Non ne ho mai avuto uno." Si vantò poi, carezzandosi una guancia. "Questo è il vantaggio di possedere una pelle liscia e morbida come il culo di un bambino..." Dom lo guardava con espressione acida.

"Ma nemmeno un pelo incarnito?" L'amico negò. "Ci sono dei momenti che, guarda... io ti schifo proprio!" Dichiarò poi, imbronciandosi.

"E poi ti domandi come mai a lui non lo rimbalzano..." Commentò Lij.

"Secondo me, ci prende per il culo tutti quanti." Ipotizzò Billy, sorseggiando il suo caffè; Dom guardò Orlando di sottecchi, insospettito.

"Ad ogni modo..." Svicolò l'interessato, facendo finta di non accorgersi dell'occhiata. "...questa storia dell'ascensore?"

"Il ragazzo glissa..." Fece Lij rivolto a Billy.

"Eccome no..." Rispose lui con un sorrisino furbo.

"Dai!" Sbottò Orlando.

"Poi ci torniamo su questo argomento, però." Volle precisare Dom, annuendo.

"Ok, vabbene." L'interruppe Billy, cominciando il racconto. "E' successo l'anno scorso, quando eravamo a Los Angeles per la presentazione de Il ritorno del re." Dominic confermò. "Stavamo in quell'albergo stupendo, noi avevamo le camere una roba tipo al ventesimo piano." Gli altri fecero cenno che ricordavano, così andò avanti. "Insomma, scopriamo che sull'ascensore c'è questo enorme specchio, su tutta la parete di fondo..."

"Ihihihihih!" Ridacchio Dom, al solo ricordo.

"Lui..." Indicò l'amico. "...comincia a rimirarsi, come sempre, e si trova questo brufolo sul mento."

"Decido di schiacciarlo, e Bill tenta di dissuadermi." Intervenne Dominic.

"Impresa inutile, immagino." Affermò Orlando, rivolto a Billy.

"Che ne dici?" Replicò l'interpellato. "Beh, a quel punto Dom lo schiaccia, solo che il genio qui presente non aveva considerato che, il visibile, era solo una minima parte di ciò che conteneva il suo poro..." Occhiata di rimprovero all'amico.

"E' stato così che ho schizzato lo specchio da parte a parte con la mia materia grassa!" Raccontò Dom con una certa soddisfazione.

"Cazzo, che schifo!" Commentò Lij.

"E non è finita Elwood." Si lamentò Billy.

"Oddio, che altro è successo..." Mormorò Orlando.

"Ehehehe, la parte migliore!" Esclamò Dom.

"Io ero parecchio a disagio, ma lui comincia a dire che tanto siamo già al quinto piano, chi vuoi che se ne accorga, e tutti i suoi vaneggiamenti." Riprese Bill. "Fatto sta che, al terzo piano, l'ascensore si ferma e entra una tipa."

"Non ci posso credere..." Fece Lij, trattenendo le risate; allo stesso modo stava Orlando.

"Vedessi, sembrava Julia Roberts dopo la cura di Pretty Woman, aveva pure il cappello!" Affermò contento Dom, ancora orgoglioso della sua figura di merda.

"Noi due cominciamo a fare gli gnorri, Dom si teneva una mano sul mento!" Continuò Billy, ridendo. "La donna guarda lo specchio, guarda noi, poi si gira schifatissima!" Adesso ridevano tutti quanti.

"In più eravamo vestiti come due perfetti imbecilli!" Rincarò Dominic. "Indossavamo le magliette della promozione del film, lui quella di Frodo e io quella di Arwen, avrà pensato che eravamo due di quei rincoglioniti che avevano piantato le tendine davanti al Teatro Cinese!"

"Sul rincoglionito non era andata poi tanto di fuori." Precisò Billy.

"Voi due, avete veramente la faccia come il culo!" Commentò Orlando.

Quando arrivò il controllore li trovò che ridevano come pazzi, i giovani d'oggi erano proprio strani.

 

Arrivarono a Glasgow nel tardo pomeriggio. Dominic dichiarò che la notte passata con lui in un vagone letto sarebbe stata memorabile; obiettando che era proprio questo a preoccuparli, gli altri tre si diressero all'aeroporto. Il ragazzo protestò vibratamente, ma non ci fu nulla da fare, era stato messo in schiacciante minoranza.

Mentre l'aereo si staccava da terra, Orlando diede un ultimo sguardo al panorama scozzese; aveva già un po' di nostalgia delle Highlands, ma gli mancava anche la sua vita e il suo lavoro. C'erano molte cose da fare ora; si chiese se non fosse il caso di mettersi a cercare casa prima di partire per il nuovo film, oppure se era meglio farlo dopo, con calma. Doveva comunque tornare a Los Angeles, la maggior parte della sua roba era lì, aveva con se solo pochi cambi. Il pensiero d'incontrare Kate gli dava ancora parecchio fastidio, ma ci avrebbe pensato solo nel caso fosse successo, ora voleva solo cacciarla nell'angolino più profondo del suo cervello.

Decise che la cosa migliore era pensare a tutto dopo il film, altrimenti non sarebbe riuscito a concentrarsi, e lui ci teneva a fare sempre un buon lavoro; per ora c'era casa di mamma, pronta ad accoglierlo, per qualche giorno almeno avrebbe fatto la vita del bambino coccolato, cosa che non gli dispiaceva per nulla.

Durante il viaggio, i ragazzi parlarono molto, anche di cose serie, ogni tanto gli riusciva; Orlando si scusò per i disagi, ma loro ribatterono che non erano stati poi così gravi. Lui li ringraziò ancora, e loro dissero che non era niente, che in fondo gli aveva fatto piacere quella vacanza diversa. E allora Orlando sorrise, perché si rese conto, ancora una volta, di avere davvero dei buoni amici.

Il cielo era coperto, non si vedevano le luci di Londra nella notte, ma sapevano che ormai erano quasi arrivati; decisero di farsi una bevuta d'addio, visto che il giorno dopo sia Lij che Billy sarebbero partiti.

 

Prese coscienza lentamente, sul ronzare loffio di una sveglia; la stanza era buia, e non era quella della fattoria, troppo larga. Appena gli occhi riuscirono a mettere qualcosa a fuoco, si rese conto che sulla parete di fondo era appesa la locandina de "La notte del cacciatore" (*). Questa è camera mia... Realizzò Orlando. Si guardò ancora un po' intorno, mentre la sveglia continuava a ronzare.

"Madonna, che palle..." Biascicò il ragazzo, cercando a tastoni l'infernale oggetto; la prese in mano e la guardò, non ricordava di avere una sveglia a forma di mucca...

Orlando si alzò dal letto con l'agilità di un bradipo, aveva un orrendo sapore in bocca, forse si era preso una sbronza? Non lo ricordava, e questo era segno che sì, se l'era presa. Inciampò nelle proprie scarpe, abbandonate per terra; infilò una mano sotto la maglietta, massaggiandosi l'addome.

Scese al piano di sotto, cercando di non cadere per le scale; non ricordava che quella casa fosse tanto luminosa, ma forse era lui eccessivamente fotosensibile quella mattina.

"Mamma..." Chiamò, appena entrato in cucina; la donna si girò sorridendo.

"Buongiorno gioia!" Lo salutò, dandogli un bacio sulla guancia. "Sei rientrato tardi, ieri sera." Aggiunse.

"Mi sa di sì." Rispose Orlando, massaggiandosi la nuca.

"Tranquillo, dovevi salutare i tuoi amici." Lo giustificò la madre. "Che cos'è quello?" Domandò poi, alzando gli occhi sulla fronte del figlio.

"Cosa?!" Chiese allarmato Orlando, spalancando gli occhi.

"Ma no..." Cercò di rimediare la donna. "...quasi non si vede..." Il ragazzo, però, con la paranoia dipinta in faccia, scappò correndo verso il bagno.

"Ma che sei uscita di testa?" Le fece Giny, che era seduta a fare colazione. "Gli fai notare un brufolo? Lo sai che va nei pazzi..." La madre la guardò con espressione innocente.

"Però è bello, tuo fratello, vero?" Le chiese.

"Ehh, bellissimo!" Commentò acida la ragazza, mordendo il suo pane tostato.

"Oddio..." Mormorava, nel frattempo, Orlando davanti allo specchio. "Omioddio, è grosso come la testa di un bonzo tibetano!" Imprecò a voce alta. "Dov'è la mia valigia?!" Chiese con urgenza, uscendo velocemente nel corridoio. "Lo stick astringente l'ho lasciato lì!"

"Orlando, ma non ti ricordi un cazzo." Affermò Giny, appoggiandosi allo stipite della porta del soggiorno. "Ieri sera ci hai telefonato, incazzato come una biscia, dicendo che avevano smarrito la tua valigia all'aeroporto." Continuò. "A quest'ora sarà a Vladivostok." Aggiunse con un sorrisino maligno.

"Ma puttanissima di quella troia!" Esclamò lui, voltandosi, cosa che non avrebbe mai dovuto fare, perché si trovò danti la faccia molto sorridente di Dominic.

"Ahahh..." Fece l'amico, con aria troppo soddisfatta. "...vedo che ti è spuntato un fiorellino sulla fronte..." Orlando roteò gli occhi, mentre Giny ridacchiava.

"Tu che cazzo ci fai qui?" Gli domandò poi.

"Oh, ma che minchia ti sei bevuto, ieri sera?" Ribatté Dom, incrociando le braccia. "Mi hai invitato tu."

"Oh, merda..." Mormorò Orlando chinando il capo; la sorella gli si avvicinò, posando un braccio sulla sua spalla, lui la guardò.

"Bentornato nel mondo civile, fratellino." Gli disse lei, poi gli diede un bacio sulla guancia, allontanandosi subito dopo.

"Se questa è la civiltà, siamo lontano dal paradiso, preferivo essere inseguito dai tacchini nelle Highlands!" Esclamò rientrando nel bagno e chiudendosi la porta alle spalle; Dom e Giny si diedero il cinque, ridendo soddisfatti.

 

 

E su quella porta del bagno apparve la scritta:

THE END

 

 

NOTE:

(*) questa battuta appartiene a Luciana Littizzetto, con cui mi scuso per l'indebita appropriazione, e che ringrazio, perché quel bel donnino è proprio un mito, ed il suo "Sola come un gambo di sedano" una vera bibbia.

(*) ho preferito tradurre letteralmente il titolo originale del film "The night of the hunter" (film di Charles Laughton del 1955) che usare lo storpiato titolo italiano "La morte corre sul fiume".

   
 
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