Ciao
a tutti! Prima di tutto mi voglio scusare per avervi fatto aspettare tanto per
questo ultimo capitolo, il fatto è che mi era venuto una specie di blocco su
questa ff, non avevo proprio idea di come concluderla; infatti, non aspettatevi
un finale molto originale, questo è quello che sono riuscita a mettere insieme,
dopo essermi lamentata della mia scarsità d'idee con chiunque, ma del resto
questa era una storia senza molto senso fin dall'inizio, nonostante riconosca
che non è venuta male.
Voglio
ringraziare per i suggerimenti, diretti e indiretti, Ruby e Moon (un bacione a
tutt'e due), dopo aver parlato con loro mi son cominciate a frullare alcune
ideuzze ed ecco la fine. Spero di non deludere nessuno, a parte me stessa, che
come sempre voglio di più. Godetevi questa bischerata, e commentate.
Saluti,
e a presto con le novità ^__-
Sara
7.
Nuovi ponti
"Allora,
è veramente tutto a posto?" Domandò Billy, ancora leggermente preoccupato;
Orlando si sistemò, appoggiandosi alla finestra.
"Ti
ho detto di sì." Affermò, per l'ennesima volta; tutti e tre gli amici lo
guardarono aggrottando la fronte. "Oh, ragazzi, cazzo! Smettetela di
preoccuparvi!" Sbottò, sorridendo, accorgendosi delle loro facce.
"Ma
tu cerca di capire anche noi." Intervenne Lij. "Cazzo, sei andato via
con l'espressione vivace di un pilone di cemento!"
"Insomma,
pensavamo che potevi tentare un gesto estremo." Rincarò Dominic, con
espressione seria, ma sapere se era finta o vera era tutto un altro discorso.
"Cazzo,
Dom..." Commentò Orlando, slacciando le braccia.
"Beh,
sai, le delusioni d'amore..." Fece l'amico, sventolando una mano;
l'interessato arricciò il naso.
"Hm,
direi che la delusione l'ho abbastanza superata." Si sentì di precisare in
seguito. "Questa la chiamerei più... una presa di coscienza."
"Ahh..." Billy annuì. "E, esattamente, di cosa ti
saresti reso conto?" Gli chiese poi.
"Ecco,
sì, piacerebbe saperlo anche a me." S'intromise un interessato Lij,
incrociando le braccia; Orlando prese un lungo respiro, socchiudendo gli occhi.
"Ho
compreso che, in realtà, io non sono più innamorato di Kate." Affermò.
"Credo." Aggiunse. "Posso vivere anche senza di lei, questo
sì."
"Eccolo
là!" Esclamò Dom, battendo le mani. "Questo volevo sentirti
dire!" Continuò entusiasta, indicando l'amico. "Il mondo è pieno di
fica, e noi siamo qui per lei!" Gli altri tre lo osservarono per un
momento, mentre ancheggiava in un ballo caraibico non meglio identificato.
"E'
il suo imperativo morale." Dichiarò Lij.
"Sì,
peccato che non gli riesca di metterlo in pratica." A questa battuta di
Billy, scoppiarono tutti e tre a ridere, ma Dom li ignorò, imperterrito,
intonando un motivetto che sembrava una stonata via di mezzo tra "La
ragazza d’Ipanema" e "Obsession".
"Andaaaaate
tutti a fareeee iiiiinnnn cuuuloooo!" Cantò il ragazzo, muovendo il
bacino.
"Scusate,
ragazzi." Si affacciò Amy, proprio mentre Dom si esibiva in una botta
d'anca degna del miglior James Brown, corredata anche dello "Yeah!"
d'ordinanza; quando la vide, perse l'equilibro e crollò sul letto, ma siccome
lo spazio era corto, sbatté anche la testa contro il muro.
"Ma
sei proprio un idiota..." Commentò Orlando, con le lacrime agl'occhi dal
gran ridere; Amy faceva di tutto per trattenersi, ma era chiaro che faceva
fatica.
"Vai
a prendertelo nel culo!" Esclamò invece Dom, massaggiandosi il capo con
espressione scazzata. "Mi sta crescendo una scamorza sul lobo
occipitale!"
"Chissà,
magari ci sta bene con la testa di cazzo che sei!" Intervenne Billy, e giù
tutti a ridere.
"Siete
troppo buffi, mi fate morire!" Affermò divertita Amy, dopo essersi
soffiata il naso, ma aveva ancora gli occhi lucidi. "Comunque, adesso devo
andare." Aggiunse poi. "Vado al lavoro, ma vengo a salutarvi alla
stazione."
"Ciao."
La salutarono Lij e Billy; Dom alzò solo una mano.
"A
dopo." Fece invece Orlando, prendendole la mano. "E grazie." Le
sussurrò all'orecchio, avvicinandosi un poco.
"Di
nulla." Rispose lei sorridendo, poi gli diede un piccolo bacio sulla
guancia.
La
ragazza, dopo aver fatto un ultimo saluto con la mano, uscì dalla stanza; solo
allora Dom si decise a parlare di nuovo.
"Ma
come?!" Le gridò dietro; Amy rimise la testa dentro la porta. "A me
neanche un bacino?" Domandò, con voce lamentosa.
"Ho
detto che vengo alla stazione, Dom." Rispose tranquillamente lei.
"Ciao!" E andò via; poco dopo la sentirono scendere le scale.
Il
ragazzo sbuffò, lasciandosi cadere seduto sul letto, poi incrociò braccia e
gambe; Billy, Orlando e Lij lo guardarono incuriositi.
"Ti
ha rimbalzato, Dom." Fece Elijah.
"Ecco,
io vorrei sapere..." Esordì lui, con la faccia scura. "...perché io
mi prendo questi rimbalzi alla Michael Jordan, e a lui..." Indicò Orlando.
"...anche quelle che se la tirano, gliela sbattono in faccia!"
Orlando alzò le sopracciglia, e sorrise, prima con gli occhi che con le labbra.
"Ci dev'essere una spiegazione scientifica."
"Dom,
onestamente." Intervenne Billy. "Siamo nati per soffrire, perché vuoi
aggiungere un'altra fiammella al tuo già ardente inferno personale?(*)" Il
cuscino che si prese in testa pose fine alla discussione.
Orlando
salutò zia Clara dopo pranzo; la donna se lo sbaciucchiò per bene, e versò
anche una lacrimuccia, raccomandandosi che il nipote tornasse presto a
trovarla. Lo sguardo poco convinto del ragazzo, persuase i suoi amici che il
ritorno in Scozia non sarebbe stato così ravvicinato.
Nonostante
tutto, quando Orlando stava uscendo con i bagagli, non poté fare a meno di
lanciare alla cameretta un'occhiata nostalgica; sorrise, comunque, chiudendosi
la porta alle spalle.
Il
furgoncino traballante di Clara, s'incamminò lungo il sentiero sterrato; alla
guida c'era Billy, erano rimasti d'accordo con Amy che lo avrebbe recuperato
lei dal parcheggio della stazione. Orlando guardava fuori dal finestrino
aperto: le colline verdi, le macchie d'erica, il cielo grigio-azzurro con le
nuvole grigie e lente, come le pigre pecore al pascolo. In lontananza abbaiava
un cane.
Sorrise.
Erano state due belle settimane, in fondo; non era andata poi così male, c'erano
varie prospettive, da cui si poteva guardare quella storia. Vabbene, Kate lo
aveva lasciato, ma era negativo questo? All'inizio sì, era stato veramente di
merda, ma quando l'aveva sentita, così tranquilla, quasi soddisfatta, si era
reso conto che forse non si meritava che lui soffrisse tanto. Non le avrebbe
mai detto quelle cose che aveva pensato, perché in fondo le aveva voluto bene,
davvero, non poteva compromettere i bei ricordi con uno sfogo dettato dalla
rabbia del momento.
Il
paesaggio della Scozia scorreva intorno a lui, con sprazzi di sole tra le nubi,
che disegnavano pozze di luce chiara sulla costa di una collina, o sul tetto di
una casa lontana; il motore del furgone copriva il rumore del mondo.
Orlando
si voltò verso l'interno del veicolo e guardò i suoi amici: Billy era
concentrato alla guida, effettuò un cambio un po' arduo, vista la rumorosa
frizione del mezzo, Lij, seduto alla sinistra del guidatore, guardava fuori,
mentre Dom, dietro accanto a lui, si grattava la testa. Sbadigliarono insieme,
Orlando ridacchiò piano.
Era
fortunato, ad avere amici così, che si erano fatti quel viaggio di merda solo
per stargli vicino in un momento un po' difficile; non li aveva nemmeno
ringraziati, doveva farlo. Abbassò gli occhi e guardò il tatuaggio sul suo
polso, che non rappresentava soltanto l'aver fatto parte di un grande progetto,
ma anche la nascita di legami forti, che lui sperava sarebbero durati a lungo,
nonostante gli impegni, le distanze e le scelte diverse che ognuno di loro
avrebbe fatto. Rialzò il capo.
"Ragazzi."
Li chiamò.
"Eh?!"
Fecero in coro; Dom e Lij lo guardarono, mentre Billy preferì continuare a
stare attento alla strada.
"Grazie."
Disse Orlando; ci fu un attimo di silenzio.
"Di
nulla." Rispose infine Lij.
"Non
c'è di che." Rincarò Dom un attimo dopo.
"Questa
cazzo di frizione!" Imprecò invece Bill; lo guardarono. "Ah, prego,
Ob." Aggiunse poi; tutti e quattro scoppiarono a ridere.
Sotto
la pensilina della stazione, mentre i ragazzi stavo discutendo se a Glasgow
convenisse prendere l'aereo o prenotare un vagon-lits fino a Londra, li
raggiunse Amy; Orlando, il meno interessato alla discussione, fu il primo ad
accorgersi di lei. Le andò incontro sorridendo.
"Oh,
ma che onore!" Esclamò il ragazzo, fermandosi davanti a lei; in quel momento
la videro anche gli altri. "Non ti avevo mai vista in divisa!" Amy
sorrise, togliendosi il berretto.
"Beh,
la metto al comando." Rispose poi, aggiustando la cravatta.
"Wow!"
Fece Dom, arrivando accanto a loro. "Polizia veterinaria?" Aggiunse
perplesso, osservando il suo distintivo. "E cosa fate?"
"Arrestano
gli animali come te." Affermò Billy, fermo al suo fianco; Dom gli rivolse
un sorrisino acido.
"Attento
Dom, la nostra Amy è un pubblico ufficiale..." Dichiarò divertito Lij; lui
lo guardò male, ma lei non se ne accorse, perché Orlando l'aveva presa per mano
e portata dove l'ombra della pensilina lasciava posto al sole.
"Sta
arrivando il treno." Disse il ragazzo; infatti, in lontananza, si stava
avvicinando la motrice.
"E'
ora di partire, sei pronto?" Gli domandò dolcemente lei.
"Sì."
Annuì Orlando. "Prometto che verrò a trovarti." Amy fece
un'espressione scettica. "Ti chiamerò." Garantì allora lui.
"Orlando,
non promettere cose che poi non farai." Ribatté la ragazza, tranquilla;
l'attore alzò gli occhi la cielo.
"Oh,
vabbene..." Sbuffò rassegnato. "Comunque, ho lasciato il mio numero
sulla rubrica di zia Clara, e poi... tornerò a vivere a Londra, così... se ti
capita di scendere giù..." Si sorrisero. "...magari puoi venire a
trovarmi tu."
"Potrei
anche farlo." Affermò lei.
"E
se le circostanze saranno diverse..." Si scambiarono un'occhiata maliziosa
e divertita.
"Se
saranno diverse..." Orlando era come in attesa. "...staremo a
vedere." Il ragazzo sorrise con sincerità.
"Ancora
grazie di tutto, Amy." Le disse poi, con dolcezza.
"E'
stato un vero piacere, Orlando." Rispose lei abbracciandolo; si
scambiarono un bacio abbastanza profondo, mentre arrivava il treno.
"Bacia
anche me! Bacia anche me!" Supplicò melodrammatico Dominic,
raggiungendoli, insieme agl'altri.
Amy
sbuffò, allungando una mano; afferrò la maglietta di Dom e lo tirò verso di se,
schioccandogli un bacio sulle labbra, sotto lo sguardo molto divertito degli
altri tre.
I
ragazzi salirono sul treno, dopo gli ultimi saluti ad Amy, e si sistemarono in
uno scompartimento tranquillo; Orlando tirò giù il finestrino, e vide che la
ragazza era già lì. Le sorrise, strizzandole l'occhio, lei ricambiò con uno dei
suoi sfolgoranti sorrisi.
Pochi
attimi dopo il convoglio si rimise in moto; la ragazza alzò un mano, muovendo
le dita in segno di saluto, altrettanto fece Orlando, mentre il treno si
staccava lentamente dalla banchina. Forse non l'avrebbe vista mai più, o
chissà, magari sì, questo sarebbe stato bello, ma lui sentiva che l'importante
era averla conosciuta. Il ragazzo chiuse il finestrino e si sedette, con un
sorridente sospiro.
Erano
in viaggio da circa un'ora, il treno non era molto affollato, in quello
scompartimento c'erano solo loro; al momento solo Lij e Orlando erano seduti,
perché Dom e Billy erano andati nella carrozza ristorante a prendere qualcosa
da bere per tutti.
"Che
cosa hai intenzione di fare con l'appartamento di Los Angeles?" Domandò
Elwood, distraendo l'amico dall'osservare il paesaggio che correva fuori dal
finestrino.
"Mah..."
Fece Orlando, girandosi. "...credo che lo terrò, il mattone è sempre un
investimento." Dichiarò, muovendo pigramente una mano.
"In
fondo in California ci capiti, almeno un paio di volte l'anno." Gli
ricordò l'altro.
"Eggià."
Confermò annuendo. "Cambierò l'arredamento..." Aggiunse
distrattamente. "...mi compro un bel baldacchino in stile
napoleonico..." I due ragazzi si scambiarono uno sguardo sorpreso e
divertito, poi scoppiarono a ridere. "Ho detto una cazzata!" Esclamò
Orlando.
"Guarda,
non ti ci vedo proprio!" Rincarò Lij, tra le risate. "Ma non ti
preoccupare delle cazzate, di quelle ne dici tante!"
Dom e
Billy rientravano in quel momento; portavano due bicchieri di carta per uno, e
stavano discutendo.
"Cazzo,
ma io non ci vengo più in giro con te!" Protestava Bill, mentre apriva la
porta scorrevole dello scompartimento col piede.
"Oh,
ma che accidente vuoi?!" Ribatté Dominic.
"Scusa,
ma c'era bisogno di discuterci?" Domandò l'amico girandosi verso di lui;
gli altri due li osservavano incuriositi. "Non avevi visto che ci voleva
il numeretto?"
"Scusa,
ma che cazzo ne so io? So una sega che non conta la fila, ma il
numeretto!" Replicò Dom. "E poi, permetti, quella era proprio una
stronza." Aggiunse, mentre andavano a sedersi accanto a gli amici e gli
porgevano i loro caffè.
"Sarà
stata anche la regina delle stronze, comunque io, di queste figure di melma, ne
faccio volentieri a meno." Affermò Billy, togliendo il cappuccio al suo
bicchiere.
"Se
non insisteva, io facevo anche a meno d'incaponirmi." Sbottò Dominic,
precipitando a fianco di Orlando, che si scostò per non prendere il caffè
addosso.
"La
verità è che ti piace fare la testolina di cazzo." Proclamò Bill, tutti
annuirono, mentre l'interessato negava. "Questa, come figura di merda, è a
livello di quella del brufolo in ascensore..."
"Il
brufolo in ascensore?!" Intervenne Lij, alzando all'improvviso gli occhi
dal bicchiere di carta e guardando Billy, che era seduto accanto a lui.
"Questa
la voglio proprio sapere." Intervenne Orlando, accomodandosi sul sedile.
"Che
c'è?" Chiese infastidito Dominic. "Non vi è mai capitato di
schiacciarvi un brufolo in un ascensore?"
"Mai."
Negò con forza Lij.
"Mi
spiace." Disse Orlando. "Non ne ho mai avuto uno." Si vantò poi,
carezzandosi una guancia. "Questo è il vantaggio di possedere una pelle
liscia e morbida come il culo di un bambino..." Dom lo guardava con
espressione acida.
"Ma
nemmeno un pelo incarnito?" L'amico negò. "Ci sono dei momenti che,
guarda... io ti schifo proprio!" Dichiarò poi, imbronciandosi.
"E
poi ti domandi come mai a lui non lo rimbalzano..." Commentò Lij.
"Secondo
me, ci prende per il culo tutti quanti." Ipotizzò Billy, sorseggiando il
suo caffè; Dom guardò Orlando di sottecchi, insospettito.
"Ad
ogni modo..." Svicolò l'interessato, facendo finta di non accorgersi
dell'occhiata. "...questa storia dell'ascensore?"
"Il
ragazzo glissa..." Fece Lij rivolto a Billy.
"Eccome
no..." Rispose lui con un sorrisino furbo.
"Dai!"
Sbottò Orlando.
"Poi
ci torniamo su questo argomento, però." Volle precisare Dom, annuendo.
"Ok,
vabbene." L'interruppe Billy, cominciando il racconto. "E' successo
l'anno scorso, quando eravamo a Los Angeles per la presentazione de Il ritorno
del re." Dominic confermò. "Stavamo in quell'albergo stupendo, noi
avevamo le camere una roba tipo al ventesimo piano." Gli altri fecero
cenno che ricordavano, così andò avanti. "Insomma, scopriamo che
sull'ascensore c'è questo enorme specchio, su tutta la parete di fondo..."
"Ihihihihih!"
Ridacchio Dom, al solo ricordo.
"Lui..."
Indicò l'amico. "...comincia a rimirarsi, come sempre, e si trova questo
brufolo sul mento."
"Decido
di schiacciarlo, e Bill tenta di dissuadermi." Intervenne Dominic.
"Impresa
inutile, immagino." Affermò Orlando, rivolto a Billy.
"Che
ne dici?" Replicò l'interpellato. "Beh, a quel punto Dom lo
schiaccia, solo che il genio qui presente non aveva considerato che, il
visibile, era solo una minima parte di ciò che conteneva il suo poro..."
Occhiata di rimprovero all'amico.
"E'
stato così che ho schizzato lo specchio da parte a parte con la mia materia
grassa!" Raccontò Dom con una certa soddisfazione.
"Cazzo,
che schifo!" Commentò Lij.
"E
non è finita Elwood." Si lamentò Billy.
"Oddio,
che altro è successo..." Mormorò Orlando.
"Ehehehe,
la parte migliore!" Esclamò Dom.
"Io
ero parecchio a disagio, ma lui comincia a dire che tanto siamo già al quinto
piano, chi vuoi che se ne accorga, e tutti i suoi vaneggiamenti." Riprese
Bill. "Fatto sta che, al terzo piano, l'ascensore si ferma e entra una
tipa."
"Non
ci posso credere..." Fece Lij, trattenendo le risate; allo stesso modo
stava Orlando.
"Vedessi,
sembrava Julia Roberts dopo la cura di Pretty Woman, aveva pure il
cappello!" Affermò contento Dom, ancora orgoglioso della sua figura di
merda.
"Noi
due cominciamo a fare gli gnorri, Dom si teneva una mano sul mento!"
Continuò Billy, ridendo. "La donna guarda lo specchio, guarda noi, poi si
gira schifatissima!" Adesso ridevano tutti quanti.
"In
più eravamo vestiti come due perfetti imbecilli!" Rincarò Dominic.
"Indossavamo le magliette della promozione del film, lui quella di Frodo e
io quella di Arwen, avrà pensato che eravamo due di quei rincoglioniti che
avevano piantato le tendine davanti al Teatro Cinese!"
"Sul
rincoglionito non era andata poi tanto di fuori." Precisò Billy.
"Voi
due, avete veramente la faccia come il culo!" Commentò Orlando.
Quando
arrivò il controllore li trovò che ridevano come pazzi, i giovani d'oggi erano
proprio strani.
Arrivarono
a Glasgow nel tardo pomeriggio. Dominic dichiarò che la notte passata con lui
in un vagone letto sarebbe stata memorabile; obiettando che era proprio questo
a preoccuparli, gli altri tre si diressero all'aeroporto. Il ragazzo protestò
vibratamente, ma non ci fu nulla da fare, era stato messo in schiacciante
minoranza.
Mentre
l'aereo si staccava da terra, Orlando diede un ultimo sguardo al panorama
scozzese; aveva già un po' di nostalgia delle Highlands, ma gli mancava anche
la sua vita e il suo lavoro. C'erano molte cose da fare ora; si chiese se non
fosse il caso di mettersi a cercare casa prima di partire per il nuovo film,
oppure se era meglio farlo dopo, con calma. Doveva comunque tornare a Los
Angeles, la maggior parte della sua roba era lì, aveva con se solo pochi cambi.
Il pensiero d'incontrare Kate gli dava ancora parecchio fastidio, ma ci avrebbe
pensato solo nel caso fosse successo, ora voleva solo cacciarla nell'angolino
più profondo del suo cervello.
Decise
che la cosa migliore era pensare a tutto dopo il film, altrimenti non sarebbe
riuscito a concentrarsi, e lui ci teneva a fare sempre un buon lavoro; per ora
c'era casa di mamma, pronta ad accoglierlo, per qualche giorno almeno avrebbe
fatto la vita del bambino coccolato, cosa che non gli dispiaceva per nulla.
Durante
il viaggio, i ragazzi parlarono molto, anche di cose serie, ogni tanto gli
riusciva; Orlando si scusò per i disagi, ma loro ribatterono che non erano
stati poi così gravi. Lui li ringraziò ancora, e loro dissero che non era
niente, che in fondo gli aveva fatto piacere quella vacanza diversa. E allora
Orlando sorrise, perché si rese conto, ancora una volta, di avere davvero dei
buoni amici.
Il
cielo era coperto, non si vedevano le luci di Londra nella notte, ma sapevano
che ormai erano quasi arrivati; decisero di farsi una bevuta d'addio, visto che
il giorno dopo sia Lij che Billy sarebbero partiti.
Prese
coscienza lentamente, sul ronzare loffio di una sveglia; la stanza era buia, e
non era quella della fattoria, troppo larga. Appena gli occhi riuscirono a
mettere qualcosa a fuoco, si rese conto che sulla parete di fondo era appesa la
locandina de "La notte del cacciatore" (*). Questa è camera mia...
Realizzò Orlando. Si guardò ancora un po' intorno, mentre la sveglia
continuava a ronzare.
"Madonna,
che palle..." Biascicò il ragazzo, cercando a tastoni l'infernale oggetto;
la prese in mano e la guardò, non ricordava di avere una sveglia a forma di
mucca...
Orlando
si alzò dal letto con l'agilità di un bradipo, aveva un orrendo sapore in
bocca, forse si era preso una sbronza? Non lo ricordava, e questo era segno che
sì, se l'era presa. Inciampò nelle proprie scarpe, abbandonate per terra;
infilò una mano sotto la maglietta, massaggiandosi l'addome.
Scese
al piano di sotto, cercando di non cadere per le scale; non ricordava che
quella casa fosse tanto luminosa, ma forse era lui eccessivamente fotosensibile
quella mattina.
"Mamma..."
Chiamò, appena entrato in cucina; la donna si girò sorridendo.
"Buongiorno
gioia!" Lo salutò, dandogli un bacio sulla guancia. "Sei rientrato
tardi, ieri sera." Aggiunse.
"Mi
sa di sì." Rispose Orlando, massaggiandosi la nuca.
"Tranquillo,
dovevi salutare i tuoi amici." Lo giustificò la madre. "Che cos'è
quello?" Domandò poi, alzando gli occhi sulla fronte del figlio.
"Cosa?!"
Chiese allarmato Orlando, spalancando gli occhi.
"Ma
no..." Cercò di rimediare la donna. "...quasi non si vede..." Il
ragazzo, però, con la paranoia dipinta in faccia, scappò correndo verso il
bagno.
"Ma
che sei uscita di testa?" Le fece Giny, che era seduta a fare colazione.
"Gli fai notare un brufolo? Lo sai che va nei pazzi..." La madre la
guardò con espressione innocente.
"Però
è bello, tuo fratello, vero?" Le chiese.
"Ehh,
bellissimo!" Commentò acida la ragazza, mordendo il suo pane tostato.
"Oddio..."
Mormorava, nel frattempo, Orlando davanti allo specchio. "Omioddio, è
grosso come la testa di un bonzo tibetano!" Imprecò a voce alta.
"Dov'è la mia valigia?!" Chiese con urgenza, uscendo velocemente nel
corridoio. "Lo stick astringente l'ho lasciato lì!"
"Orlando,
ma non ti ricordi un cazzo." Affermò Giny, appoggiandosi allo stipite
della porta del soggiorno. "Ieri sera ci hai telefonato, incazzato come
una biscia, dicendo che avevano smarrito la tua valigia all'aeroporto."
Continuò. "A quest'ora sarà a Vladivostok." Aggiunse con un sorrisino
maligno.
"Ma
puttanissima di quella troia!" Esclamò lui, voltandosi, cosa che non
avrebbe mai dovuto fare, perché si trovò danti la faccia molto sorridente di
Dominic.
"Ahahh..."
Fece l'amico, con aria troppo soddisfatta. "...vedo che ti è spuntato un
fiorellino sulla fronte..." Orlando roteò gli occhi, mentre Giny
ridacchiava.
"Tu
che cazzo ci fai qui?" Gli domandò poi.
"Oh,
ma che minchia ti sei bevuto, ieri sera?" Ribatté Dom, incrociando le
braccia. "Mi hai invitato tu."
"Oh,
merda..." Mormorò Orlando chinando il capo; la sorella gli si avvicinò,
posando un braccio sulla sua spalla, lui la guardò.
"Bentornato
nel mondo civile, fratellino." Gli disse lei, poi gli diede un bacio sulla
guancia, allontanandosi subito dopo.
"Se
questa è la civiltà, siamo lontano dal paradiso, preferivo essere inseguito dai
tacchini nelle Highlands!" Esclamò rientrando nel bagno e chiudendosi la
porta alle spalle; Dom e Giny si diedero il cinque, ridendo soddisfatti.
E su quella porta del bagno apparve la scritta:
THE END
NOTE:
(*)
questa battuta appartiene a Luciana Littizzetto, con cui mi scuso per
l'indebita appropriazione, e che ringrazio, perché quel bel donnino è proprio
un mito, ed il suo "Sola come un gambo di sedano" una vera bibbia.
(*) ho
preferito tradurre letteralmente il titolo originale del film "The night
of the hunter" (film di Charles Laughton del 1955) che usare lo storpiato
titolo italiano "La morte corre sul fiume".