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Autore: Ely_fly    12/07/2012    2 recensioni
Cosa succede quando i Titans vanno in vacanza?
Guai, ovviamente!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 STARFIRE: HAWAII

«Aaah, casa dolce casa!» esclamò Cyborg, varcando la soglia della T-Tower.
«Hai ragione, nessun posto è come casa» concordò Robin, seguendolo e inspirando a pieni polmoni l’aria della sua amata torre.
«Ehi, state forse dicendo che non vi è piaciuto dove vi ho portati?» domandò Beast Boy, fingendosi irritato.
«È stato tutto fantastico, B.B., ma forse… Troppo concentrato» gli rispose Starfire, rassicurandolo.
«Lo pensi anche tu?» domandò il ragazzo voltandosi con esagerata drammaticità verso Raven, che annuì distrattamente.
«Cosa?!?» gridò il ragazzo, accasciandosi teatralmente sul divano. «Ah, tu quoque mi tradisci così?»
«Finiscila. È stata una bella settimana, ma decisamente piena. E non leggere più i miei libri di Shakespeare, ti fa male» lo redarguì la ragazza, dandogli un colpo con la mano per farlo spostare e sedendosi accanto a lui sul divano.
In quel momento i Titans East entrarono nella sala: «Bentornati, ragazzi!» esclamò Bumble Bee, sorridendo.
«Com’è andata?» domandò Aqualad, sedendosi vicinissimo a Raven, ottenendo in cambio un ringhio gutturale da Beast Boy. A favore del ragazzo va detto che ignorò con molta classe il verso animalesco.
«Oh, benissimo. Hollywood è meravigliosa, sul serio!» esclamò entusiasta Starfire, lanciandosi in una descrizione delle esagerate abitazioni che avevano visto e di cosa avevano fatto. Fortunatamente per i Titans East, intervenne Robin a salvarli da quel fiume di parole: «Già, ci siamo davvero divertiti. Anche perché Star e Rae si sono ricordate che era il nostro quarto anniversario e hanno organizzato una serata specialissima.»
«Il vostro quarto anniversario? Robin, mi stai dicendo che stai insieme a Star e a Raven… Contemporaneamente?» domandò Speedy, strabuzzando gli occhi. Mas e Minos guardarono il leader dei Titans con malcelato disprezzo, come anche Aqualad.
«Ma sei idiota? Certo che no!» sospiro di sollievo collettivo. «Era il quarto anniversario della creazione dei Teen Titans!» chiarì il ragazzo.
I Titans scoppiarono a ridere e tra le risate Cyborg riuscì a boccheggiare: «Ma come ti è venuto in mente?» prima di scoppiare in ulteriori risate.
«Sì, bè, non è poi così divertente…» commentò cupo Robin, mettendo il broncio.
«Certo che sei suscettibile! Quanti anni hai, cinque?» gli chiese Speedy, mollandogli una sonora pacca sulla spalla, rischiando di dislocargliela, peraltro.
«Direi di no» rispose secco l’altro, massaggiandosi l’articolazione.
«Bene, ragazzi, noi dobbiamo andare. Le nostre vacanze ci aspettano!» annunciò Bumble Bee per stemperare l’atmosfera.
«Grazie mille per averci sostituiti durante la nostra assenza, serve aiuto per le vostre vacanze?» domandò Robin, rientrando nel ruolo di leader serio e composto.
«No, grazie. Abbiamo già contattato altri eroi che sono stati davvero entusiasti di sostituirci» rispose la ragazza alata, abbracciando tutti i Titans per salutarli.
«Allora buon divertimento» augurò Cyborg, stringendo la ragazza tra le possenti braccia.
«Dove andrete?» domandò curiosa Starfire, abbracciando gli altri Titans East.
«Pensavamo di fare un salto in Messico e poi chi lo sa… Abbiamo davanti due settimane di libertà!» esclamò la leader dei Titans East, accennando a Mas e Minos, che alla parola Messico avevano improvvisato un balletto di gioia.
«Buon viaggio, quindi» augurò Raven, abbracciando Aqualad e Speedy, che si beccarono due occhiatacce fulminanti da Beast Boy: secondo i gusti del mutaforma quei due avevano prolungato troppo l’abbraccio alla ragazza. La maga, dal canto suo, nascose un sorriso.
 
«Uuuf, meno male che se ne sono andati!» esordì Beast Boy, non appena gli altri ragazzi se ne furono andati, lasciando la sala decisamente più vuota e silenziosa.
«Solo perché tu non sopporti Aqualad e Speedy non vuol dire che siano tutti antipatici» gli fece notare Robin, servendosi da bere dal frigo. «Qualcuno vuole qualcosa?» chiese in un attacco di cavalleria.
«Io, grazie!» gli risposero in coro quattro voci. Il ragazzo gemette: lo sapeva che non avrebbe dovuto chiedere. Quante volte era successa la stessa cosa? E come era finito tutto quelle volte? A fare il cameriere, ecco come era finito! Con un sospiro cercò nei pensili un vassoio e vi dispose cinque bicchieri. Riempì il proprio di Coca Cola, poi guardò gli amici e chiese speranzoso: «Coca per tutti?»
«Io preferirei del latte di soia» rispose Beast Boy e il ragazzo ottemperò alla sua richiesta versando il liquido biancastro in un bicchiere. Lo rimise subito via, certo che nessun altro sarebbe stato altrettanto masochista da chiederlo.
«Per me del succo di mirtillo!» trillò Starfire e al leader non restò altro da fare che scavare nel frigorifero alla ricerca del succo, rischiando di congelarsi il naso, visto che la bottiglia era stata nascosta dietro a tutto. Evitando danni di sorta l’eroe riuscì a versare il liquido scuro in un bicchiere. Sperò che Cy e Rae volessero la stessa bevanda, ma sapeva che sarebbe stata una speranza vana, quindi richiuse la bottiglia e la mise nel frigorifero.
«Per me una bella gassosa frizzante!» pretese Cyborg, venendo prontamente accontentato.
«E tu, Rae?» domandò leggermente sfinito il ragazzo dai capelli neri.
«Per me un tè freddo, grazie» rispose la mezzo-demone, alzando gli occhi da una rivista che aveva trovato abbandonata sul divano.
In precario equilibrio i bicchieri arrivarono dai destinatari, che ringraziarono il loro amico e bevvero allegramente.
«Allora, Star, hai deciso dove andremo?» domandò curioso Cyborg, sorseggiando la sua gassosa come se fosse stata un pregiato vino d’annata.
«Sì. Volete saperlo o vi faccio una sorpresa?» rispose l’aliena, sorridendo agli amici.
«Direi che di sorprese ne abbiamo avute a sufficienza, ultimamente» commentò Raven.
«Avanti, Star, non farti pregare!» esclamò B.B. strappando la rivista dalle mani di Raven e sfogliandola distrattamente.
«Sicuri sicuri?» domandò furbetta la ragazza.
«Diccelo!» esclamarono i Titans, esasperati. A volte Starfire si comportava davvero come una bambina e non come una ragazza di diciotto anni.
«Va bene, va bene, calmi. Andremo alle Hawaii!» esclamò l’aliena, allargando le braccia.
«Wow» fu l’unico commento che spezzò il silenzio venutosi a creare.
«Alle Hawaii, quindi… Al mare?» domandò Robin, per essere sicuro di aver capito bene.
«Esatto. Non ho mai fatto vacanze del genere qui sulla Terra, anche perché da quando sono qui non ce ne siamo mai concessi una e volevo provare. Va bene per voi?» spiegò Starfire, guardandoli preoccupata.
«Ma sì, certamente. Non ti preoccupare, sarà fantastico!» la rassicurò B.B. immaginandosi in spiaggia spalmato sul telo ad abbronzarsi.
«Lo pensate davvero?» chiese in ansia la ragazza aliena.
«Ma certo. Andiamo a preparare il necessario, allora» esortò Robin, alzandosi dal divano con uno sforzo immane.
«Con la calma, no? Partiamo tra due giorni!» esclamò Cyborg, restio ad abbandonare il soffice mobile.
«Appunto! Bisogna lavare i vestiti, stirarli, metterli in valigia…» elencò l’amico, sottolineando la cosa contando sulle dita della mano le varie mansioni.
«Ho capito, Casalinga Perfetta!» lo fermò Cyborg, beccandosi una cuscinata in pieno volto.
«Ehm… Io credo di avere un problema» intervenne Raven, prima che la cosa degenerasse e distraendo i due contendenti.
«Problema? Di che tipo?» domandò incuriosito Robin, pensando subito alla salute della ragazza.
«Bè, ecco, non ho un costume da bagno. Non sono mai stata al mare qui sulla Terra e su Azarath non esiste» spiegò la mezzo-demone.
«Ora che ci penso nemmeno io» ammise Starfire.
«E tu vuoi andare in vacanza al mare??» le chiese esterrefatto Beast Boy, guardandola a bocca aperta.
Starfire lo ignorò: «Quindi ci resta solo una cosa da fare!»
Raven gemette: sapeva cosa l’aspettava.
«Andiamo al centro commerciale!» esclamò infatti l’aliena, entusiasta, praticamente volando verso la porta. Non le pareva vero di poter trascorrere un intero pomeriggio al centro commerciale con Raven! La mezzo-demone si incamminò dietro di lei con un’aria da martire.
I tre ragazzi le guardarono uscire, poi decisero di occupare degnamente il tempo a loro disposizione. Si lanciarono verso i joystick della playstation e avviarono una partita al loro videogioco preferito.
 
«Star… Non credo che una cosa del genere sia indicata» arrischiò cauta Raven, guardando con disgusto il microscopico pezzo di stoffa che la ragazza aveva in mano.
«Perché dici così, Rae?» domandò delusa l’aliena, guardando il costume che aveva in mano.
«Hai davvero intenzione di indossare una cosa di quel colore?» le chiese in risposta la maga, storcendo il naso.
«Perché no? A me piace!» esclamò l’altra, mostrandole l’oggetto della discussione.
«Se sei convinta tu…» mormorò la mezzo-demone, rifiutandosi di guardare ancora quell’oggetto.
«Ma sì! Un po’ di colore farà bene, non credi?» replicò allegramente Starfire, aggirandosi per il negozio alla ricerca di altri costumi.
«Rosa evidenziatore…» bofonchiò Raven, voltandole le spalle e dirigendosi verso un espositore di costumi dai colori normali. Li guardò un po’, indecisa. Non sapeva proprio scegliere, le sembravano tutti così… Anonimi. Squallidi. Spenti. Stava per rinunciare quando il suo sguardo venne attirato da un costume blu ricoperto di stelline bianche. La commessa intercettò lo sguardo e si gettò a capofitto su di lei: «Ottima scelta signorina, ne ho venduti tantissimi di quello,sa? Credo proprio che sia l’ultimo, vuole provarlo? Sono sicura che le starà benissimo, con il fisico che ha. Per non parlare del colore: si intona perfettamente al suo incarnato e al suo colore di capelli, non crede? E poi, mi creda, è comodissimo! Non si renderà…»
Travolta da quel fiume di parole, la ragazza fu tentata di colpire la donna con uno dei suoi fasci di energia, ma riuscì a controllarsi e a interromperla: «Lo proverò volentieri, grazie» le disse sorridendo.
«Prego, allora! Per di qua!» trillò la commessa, trascinandola di peso verso i camerini. Starfire notò le manovre e distolse l’attenzione da una serie di allucinanti costumi fosforescenti per seguire l’amica e la sua rapitrice.
Raven entrò nel camerino e tirò un sospiro di sollievo per essere riuscita a sfuggire alle grinfie della commessa. Quella donna era una tale piattola… Si vergognò di averlo pensato: era decisamente troppo cattivo. “Da quando ti preoccupi di certe cose?” le domandò la sua voce interiore, era quasi sicura che si trattasse della Raven dal mantello rosso, anche se pensava di averla debellata del tutto. La mise a tacere, anche perché parlare da sola non era una cosa rassicurante e provò il costume. Si guardò nello specchio e dovette ammettere che la commessa aveva ragione: le stava proprio bene. Da fuori sentì Starfire chiamarla: «Rae, hai fatto? Voglio vedere come ti sta!»
Uscì dal camerino e la commessa e l’aliena la guardarono entusiaste. Poco ci mancava che la donna si mettesse a piangere dalla commozione.
«Oh, Rae, ti sta benissimo! Devi comprarlo!» la implorò Star, girandole attorno per guardarla meglio.
«Lo credi davvero?» si schernì la maga, facendosi dare dell’ipocrita da una delle tante Raven che popolavano il suo cervello.
«Ti sta una meraviglia!» le garantì l’amica, ammirandola.
«Allora lo prendo» disse alla commessa, che l’avrebbe abbracciata dalla gioia.
«Solo questo o prende anche altro?» chiese la donna, prendendo in consegna l’indumento.
«Penso che guarderò ancora in giro» le rispose vaga la mezzo-demone. Poi si rivolse a Starfire: «Tu hai preso altro, oltre al costume evidenziatore?»
«Non chiamarlo così, è fantastico! Comunque ne ho preso anche uno verde smeraldo e questo qui rosso cupo. Anche se è intero mi piace tantissimo» le rispose l’aliena, mostrandole i suoi futuri acquisti.
Togliendo l’orrore fosforescente, Raven dovette ammettere che gli altri due non erano affatto male.
«E poi voglio prenderne ancora uno, così faccio un numero pari» annunciò l’altra ragazza, aggirandosi per il negozio come un predatore a caccia. La maga la seguì con un sospiro: le avrebbe impedito anche con la forza di comprare un altro costume come quello rosa.
Quando finalmente uscirono dal negozio, le due ragazze portavano un sacchetto per ciascuna, contenente ben sei costumi: quell’incantatrice della commessa era riuscita a convincerle a comprarli tutti e Raven ancora si chiedeva come fosse stato possibile.
Stava ancora rimuginando quando la voce di Starfire la richiamò alla realtà: «Che dici, prendiamo delle pizze per cena?»
«Perché no? Così festeggiamo anche il ritorno a casa» acconsentì, aggiungendo poi: «E se prendessimo anche del gelato?»
«Che bella idea! Allora io mi occupo delle pizze, okay?» esclamò l’aliena, entrando a passo di marcia nel locale davanti al quale si erano fermate. Poco dopo le due ragazze si ritrovarono e cominciarono ad arrancare verso casa.
«Senti, potremmo fare uno strappo alla regola? So che dovremmo essere in incognito,ma… Ho un mal di piedi atroce!» propose Starfire dopo un po’ che camminavano. Raven sapeva benissimo cosa voleva dire Star: perché non ce ne svolazziamo tranquille fino a casa? Effettivamente non era una malvagia idea e poco dopo le due ragazze volavano ad un’altezza sufficiente per non essere riconosciute con i loro pacchi.
 
«Siamo tornate!» annunciò a gran voce Starfire, ottenendo in cambio un silenzio che indicava una sola cosa: la playstation era accesa.
Entrando nella sala centrale, infatti, le due ragazze videro i loro compagni inchiodati allo schermo televisivo, impegnati a muovere i joystick per battere il record del videogioco.
«Fine dei giochi» annunciò Raven, staccando la spina e mostrando ai tre ragazzi inferociti la scatola di pizza. «La cena è servita» aggiunse a mo’ di spiegazione, attirandoli verso il tavolo, come se fossero stati animali. Bè uno di loro ci si avvicinava parecchio.
Una volta a tavola davanti alle pizze fumanti i ragazzi riacquistarono la capacità di formulare frasi più lunghe di un monosillabo: «Allora, come è andata? Cosa avete preso?» domandò Robin.
«Oh, ci siamo divertite tantissimo! E abbiamo preso sei costumi fantastici!» rispose entusiasta Starfire, dando un morso alla sua fetta di pizza.
«Sei costumi in due, vero?» domandò Cyborg, addentando la pizza.
«No, sei ciascuna» disse l’aliena, facendo soffocare il mezzo-robot con il boccone.
«Sei?? Ma cosa ve ne fate? Stiamo via sei giorni!» fece notare Beast Boy, palesando il pensiero degli altri due.
«Ci cambiamo» rispose semplicemente Raven, bevendo un sorso di tè freddo.
«Okay, lasciamo perdere. La logica femminile non la capirò mai…» si arrese il mutante, prima di chiedere: «Allora ce li fate vedere?»
«No, saranno una sorpresa!» replicò Star, ridendo delle facce deluse dei ragazzi.
Saggiamente i tre decisero di cambiare argomento e la serata proseguì come al solito, tra frecciatine e battute insensate.
 
Il giorno della partenza i Titans si ritrovarono sulla pista di decollo, insieme a loro c’erano anche alcuni degli eroi cui avevano deciso di affidare la loro città nel periodo di assenza. I saluti furono molto più brevi che la volta precedente con i Titans East e in pochi minuti i cinque ragazzi erano in viaggio per le Hawaii.
Atterrarono sull’isola principale, Ohau e presero subito possesso della casa sulla spiaggia che Starfire aveva affittato per quella settimana.
«Ragazzi, ma è enorme!» gridò Beast Boy entrando, sentendo l’eco rimandargli la sua voce. Effettivamente il salone era grande come due volte la loro sala centrale o poco di meno e c’erano una miriade di stanze. C’erano due bagni situati al piano delle camere e venne subito stabilito che uno sarebbe andato alle ragazze e uno ai ragazzi. La cucina era uno sfavillante insieme di bianco e acciaio cromato, dotata di tutti gli elettrodomestici più moderni.
«Cavoli, Star, ma chi te l’ha affittata? Un miliardario?» chiese stupito Robin, guardandosi intorno: era magnifica.
«Oh mio dio! Ragazzi, guardate l’impianto home theatre! È dell’altro mondo!» esclamò Cyborg, abbracciando il televisore che sembrava uno schermo del cinema per dimensioni.
«Davvero lussuosa» osservò Raven, aprendo una porta a caso e trovandosi davanti una piscina piena di acqua limpida e circondata da un piano ricoperto di piastrelle con cinque sedie a sdraio pronte per accoglierli.
«Vi piace?» domandò orgogliosa Starfire, guardandosi attorno: aveva fatto una bella scelta, niente da dire.
«È fantastica, Star» le disse semplicemente Raven, sorridendole e facendole cenno di salire a sistemare i bagagli.
In breve i cinque Titans presero possesso delle loro camere e decisero che la prima cosa da fare dopo pranzo sarebbe stato un giro in spiaggia. Cambiati, ovviamente.
Del pranzo si occuparono Robin e Cyborg e i ragazzi mangiarono una deliziosa insalata mista (per la gioia di Beast Boy) sulla terrazza vista mare di quella casa da miliardari. Dopodiché le due ragazze salirono nelle rispettive camere per indossare i costumi nuovi e così fecero i ragazzi.
Dopo cinque minuti i tre erano svaccati sul comodo divano del salotto a decomporsi dalla noia aspettando le altre due. Passarono altri cinque minuti. Poi altri cinque. Altri cinque. Allo scoccare dei venticinque minuti di attesa Beast Boy saltò in piedi esclamando: «Non è possibile! Ma che stanno facendo? Li stanno fabbricando quei maledetti costumi??» Con piglio deciso si diresse verso le scale che portavano alle camere, ma la strada gli venne bloccata dall’apparizione delle due ragazze in tenuta da spiaggia. I costumi erano sadicamente nascosti da due abitini prendisole molto semplici.
«Possiamo andare» annunciò con tono incolore Raven, sistemandosi il cappello di paglia a tesa larga sul capo e aggiustando la presa del manico della borsa sulla sua spalla. Guardandole stupiti, i ragazzi rinunciarono a capirle e si avviarono verso la spiaggia a pochi passi da casa loro.
 
«È bellissimo!» esclamò l’aliena, affondando i piedi nella candida sabbia.
«Hai ragione» concordò Robin, stendendo l’asciugamano sotto l’ombrellone.
«Mi piace proprio. È anche pieno di ragazzi, potremmo fare conoscenza!» esclamò Cyborg, liberandosi della t-shirt e dei sandali.
«Bè, magari non troppa…» disse Beast Boy, controllando le mosse di Raven e dei ragazzi che passavano sul bagnasciuga, rivolgendole occhiate che non apprezzava per niente.
«B.B. smettila di preoccuparti» lo redarguì la sua ragazza, stendendo l’asciugamano ed estraendo la crema solare dalla borsa. «Piuttosto, mettimi la crema per favore. Sulla schiena non ci arrivo» gli chiese, togliendosi il vestito, rivelando il fantastico costume a stelline.
Beast Boy la guardò con la mandibola che toccava terra e un rivolo di bava che scorreva lungo la linea della stessa e ugualmente la guardarono Robin, Cyborg e la popolazione maschile della spiaggia che aveva la visuale libera nella loro direzione.
«Che c’è?» domandò la mezzo-demone, notando le facce dei suoi amici. «Mi sta male?» chiese.
«N-No, affatto» riuscì a balbettare B.B., recuperando l’uso della parola. Con la calma si ripresero anche i due amici e tutto il resto della spiaggia, ma la scena dovette ripetersi quando anche Starfire decise di togliersi il vestito, rivelando l’orribile costume color evidenziatore. Solo che su di lei, Raven doveva ammetterlo, stava veramente bene. Avevano fatto davvero degli ottimi acquisti: le due ragazze si scambiarono un sorriso, poi la mezzo-demone decise che era il momento di svegliare il suo ragazzo dal coma. Con la tipica gentilezza che la distingueva gli tirò una sberla in pieno viso: «La crema, per favore» gli disse poi con un sorriso smagliante.
Massaggiandosi la guancia, il mutaforma cominciò a spalmare la pelle candida di Rae con la crema a protezione cinquanta, mentre la ragazza la spalmava sulla schiena di Starfire. Intanto Cyborg e Robin cercavano di riprendersi dalla visione delle due compagne di squadra: avrebbero dovuto abituarsi, dovevano passare una settimana in quello stato!
Una volta pronte le due ragazze si stesero al sole, controllate dai loro amici, che le vegliavano come cani da guardia, ringhiando contro chiunque osasse avvicinarsi. Dopo poco però il caldo cominciò a farsi sentire, ma stoicamente le due ragazze resistettero, mantenendo tenacemente la propria posizione. I tre guardiani, invece, decisero di andare a farsi un tuffo nelle acque cristalline che gli si paravano davanti e le abbandonarono al loro destino. In breve le due vennero accerchiate da un gruppo di aitanti giovanotti, abbronzati e muscolosi, che le pregavano di raggiungerli al campo da beach volley per una partita.
Raven e Starfire scoccarono un’occhiata ai loro maschi, immersi nell’acqua fresca e totalmente disinteressati a loro, poi si scambiarono uno sguardo d’intesa e accettarono l’invito.
«E come vi chiamate, se è lecito saperlo?» chiese il più abbronzato e palestrato, autonominatosi capo della banda.
«Rachel, molto piacere» si presentò rapida Raven, utilizzando il nome terrestre che le era stato dato dalla madre, umana.
«Kory, molto lieta» aggiunse Starfire, usando il suo nome da terrestre.
«Due bei nomi per due belle ragazze! Io sono Lucas, ma voi potete chiamarmi Luke» si presentò Mr Bicipiti, accennando poi agli altri ragazzi del gruppo: «E loro sono Matt, Joe, Jack, Tom, Rick, Jason, Andrew, Mark e Mike» I ragazzi fecero dei cenni con la testa, che le ragazze interpretarono come cenni di saluto.
«Siete pronte per una partita emozionante?» chiese poi Luke, accennando al campo di beach dietro di lui.
«Bè, penso di sì. Non ho mai giocato in vita mia, ma imparo in fretta» sorrise Starfire, seguendolo entusiasta.
«Non ti preoccupare, noi siamo i campioni del nostro college» la rassicurò Matt, cominciando a raccontarle delle loro ultime partite. Intanto Raven era attorniata da altri tre ragazzi che cercavano di carpirle informazioni, senza riuscirvi. Con grande savoir faire la ragazza riuscì a cambiare discorso parecchie volte. Raggiunto il campo, i ragazzi formarono le squadre e la partita iniziò. Come aveva promesso, Starfire imparò quasi subito, memore delle partite tutte particolari che ogni tanto organizzava con gli altri sul tetto della torre. Certo, qui era un po’ diverso perché giocava su sabbia e non poteva volare, oltretutto i ragazzi erano davvero potenti, ma l’aliena non si lasciò scoraggiare per così poco e in breve dava filo da torcere con le sue schiacciate che bucavano il muro. Raven, dal canto suo, si rivelò piuttosto portata per quello sport, anche se i ragazzi non le facevano quasi toccare palla, parandosi davanti a lei con molta cavalleria. Fu solo dopo il suo turno di battuta, quando mise a segno sei ace consecutivi che i ragazzi cominciarono a passarle la palla seriamente.
Mentre le due ragazze si divertivano con le loro nuove conoscenze, i tre Titans sguazzavano allegramente nell’acqua limpida della riva. Fu solo dopo una buona mezz’ora che Beast Boy decise di controllare che fine avessero fatto le ragazze: se stavano al sole ancora un po’ si sarebbero carbonizzate! Si voltò quindi per chiamarle, ma vide i loro teli abbandonati e nessuna traccia. Allarmato uscì dall’acqua e dopo qualche secondo di ricognizione le rintracciò al campo da beach volley, circondate da… «Ragazzi! Abbiamo un problema!» richiamò i due amici. I due ragazzi si voltarono verso di lui e seguirono il suo sguardo.
«Improvvisamente mi è venuta voglia di giocare a beach volley, a voi no?» chiese il mutaforma quando lo raggiunsero.
«Hai ragione» lo appoggiarono gli altri due, avviandosi con passo feroce verso il campo. Nello stesso momento le due ragazze e il loro nuovo entourage decisero che avevano giocato a sufficienza e cominciarono a tornare verso il loro ombrellone.
«Ehi, guardate quei tre!» esclamò uno dei ragazzi, Joe, o forse era Jack?
«Che facce scure, che dite, secondo voi vogliono attaccare briga con noi?» domandò con tracotanza Mike, gonfiando ancora di più i muscoli.
«Troveranno pane per i loro denti» sogghignò Mark, dandosi di gomito con Jason.
«Mmm… Credo che dovreste stare attenti» commentò invece Raven, nascondendo un sorriso.
«Perché, piccola Rachel? Credi che possano farci qualcosa?» domandò con palese sarcasmo Tom.
«Ne sono sicura: quelli sono i nostri amici» rispose lei semplicemente.
«E tutti e tre conoscono piuttosto bene le arti marziali» aggiunse sorridendo Starfire.
I ghigni si congelarono sulle facce degli energumeni, mentre i due gruppi si congiungevano.
«Ciao ragazzi! Vi presentiamo i nostri nuovi amici! Lui è Luke e loro sono…» esclamò Starfire, cominciando ad elencare i nomi dei ragazzi, ignorando le facce truci dei tre Titans. «E loro sono Garfield, Richard e Victor» li presentò poi l’aliena, ricorrendo ai loro nomi da copertura.
Tutti i ragazzi fecero dei grugniti piuttosto selvaggi, ma la ragazza parve non farci caso. Anzi, aggiunse contenta: «Li abbiamo invitati per cena, spero non sia un problema!»
«Oh, ehm, certo che no» si costrinse a dire Robin, mascherando le sue vere emozioni.
«Fantastico!» esclamò lei contenta. «E ora vi andrebbe un bagno?» domandò poi, correndo verso il mare. Dimenticando quei tre insignificanti mocciosi, il gruppo di ragazzi si precipitò verso l’acqua, sollevando schizzi a non finire.
Robin, Cyborg e Beast Boy guardarono Raven per chiederle spiegazioni: «Bè?»
«Sono simpatici. Si credono un po’ il centro del mondo, ma sono davvero niente male» rispose lei.
«Come no!» commentò ironico B.B. lanciando occhiatacce alla marmaglia chiassosa sul bagnasciuga.
«Stasera ve ne renderete conto, vedrete. Mi è venuta voglia di un bagno, vieni con me?» gli chiese la ragazza guardandolo con i suoi occhioni viola e prendendolo per mano, trascinandolo verso l’acqua.
«Se lo dici tu» si arrese lui, prendendola in braccio e buttandola in acqua. Lei strillò di sorpresa, poi lo tirò verso di sé, costringendolo ad entrare a sua volta.
Cyborg e Robin rimasero lì come due allocchi, prima di unirsi al gruppo in acqua.
 
Alle nove di sera i ragazzi stavano apparecchiando in terrazza, disponendo i piatti lungo il tavolo, che avevano scoperto essere allungabile, per loro fortuna. Starfire, già cambiata per la serata, stava sistemando i bicchieri, mentre Cyborg si occupava del barbecue. Robin e Beast Boy piazzavano piatti e posate molto alla buona.
«Dov’è Rae?» domandò ad un certo punto Robin, guardandosi intorno.
«Sta finendo di prepararsi» rispose con un sorrisetto saputo Starfire, entrando a prendere le bevande. In quella si sentì un gran rumore e i ragazzi sentirono il campanello.
«Uh, sono arrivati!» esclamò contenta l’aliena, precipitandosi ad aprire la porta. La sentirono dare il benvenuto a tutti i ragazzi e poi dirigerli verso la terrazza. Qui i saluti si fecero un pochino più rigidi, ma l’atmosfera si riscaldò nuovamente quando la ragazza li raggiunse. «Rachel arriva tra un attimo» annunciò a beneficio dei nuovi arrivati, che la stavano cercando.
I ragazzi si accomodarono e così fecero anche i Titans. La carne sfrigolava sulla brace e l’insalata era già nei piatti. Mancava solo la maga.
«Vado a cercarla» decise Beast Boy, alzandosi e sparendo all’interno della casa.
Tom lo guardò per un istante, prima di chiedere ai tre Titans rimasti: «Ma in che rapporti sono lui e Rachel?» I suoi amici scoppiarono in una serie di risate e ululati prettamente maschili, mentre Robin e Cyborg sogghignavano, pensando alla risposta. Sarebbe stato fantastico assistere alla sua faccia quando l’avrebbe saputo. Oh sì, assolutamente magnifico.
«Stanno insieme» spiegò Starfire, versandosi da bere. Le risate e gli ululati aumentarono di volume, mentre il ragazzo assumeva la tipica faccia da cane bastonato. Robin e Cyborg furono costretti a fingere di controllare la carne che cuoceva per nascondere le loro facce divertite e le loro risate.
In quel momento Raven e Beast Boy fecero il loro ingresso, mano nella mano. La ragazza, dietro consiglio di Starfire, aveva indossato degli shorts di jeans e un top con scollo all’americana, rosso fuoco. Ai piedi un paio di tacchi neri altissimi (raggiungeva il metro e ottantacinque di Beast Boy senza problemi) e ai polsi e alle orecchie cerchi d’oro sottilissimi. Le labbra erano rosse come la maglietta. Inutile dire che il mutaforma aveva dovuto riprendersi dal mezzo infarto che gli era preso quando l’aveva vista.
«Buonasera» salutò, sedendosi aggraziata al suo posto accanto al suo ragazzo, che le lasciò la mano per servirle da bere.
«Oh, grazie» lo ringraziò, sorridendogli. A tutti i maschi intorno al tavolo il cuore cominciò a battere forte. Starfire ridacchiò, annunciando poi che la cena era pronta.
Tutti si buttarono sul cibo e Cyborg e Jason si sfidarono a chi mangiava più hot dog. La sfida si risolse in parità e con una nuova tiepida amicizia tra i due, che si consolidò non appena il ragazzo venne a sapere che anche il mezzo-robot si interessava di automobili. L’amicizia nacque anche tra gli altri ragazzi e i due membri restanti dei Titans, anche se Beast Boy continuava a guardare in cagnesco tutti quelli che osavano guardare Raven per più di dieci secondi.
Quando la serata finì i due gruppi si separarono dandosi appuntamento per il giorno dopo in spiaggia. Con velocità insospettabile i Titans misero a posto la terrazza e i piatti (ringraziarono Robin per aver avuto la geniale idea di usare piatti di plastica) e poi si riunirono in salotto, cambiati per la notte, con delle tazzone di latte caldo e miele per conciliare il sonno.
«Visto che erano simpatici?» disse Starfire, nascondendo uno sbadiglio dietro la mano fresca di smalto.
«Hai ragione, non sono poi così male» ammise Cyborg, ripensando alla chiacchierata affrontata con Jason.
«Già, sembravano molto peggio» commentò Robin, bevendo dalla sua tazza.
«Lo dici solo perché ti hanno supplicato di dargli una dimostrazione di arti marziali domani, non è vero?» gli chiese Raven, accoccolata sul divano con un braccio intorno alle ginocchia e l’altro a sorreggere la tazza.
«Colpito e affondato» ammise con un sorriso il ragazzo-meraviglia.
«Mmm… Continuano a guardarti in un modo che non mi piace, ma non sono malissimo» disse B.B., stringendo a sé la ragazza.
«Uh, che gentile concessione» commentò lei, guardandolo con sfida. Il ragazzo abboccò e le scoccò un bacio sulla fronte.
Cyborg si esibì in uno sbadiglio formidabile: «Ragazzi, con il vostro permesso io andrei a dormire!»
«Anche io» si aggregò Starfire, alzandosi in piedi e seguendo il mezzo-robot fuori dalla stanza, augurando la buonanotte a tutti quanti.
Nel salotto rimasero solo Raven e i due ragazzi.
«Io torno subito, scusate» disse B.B. alzandosi e correndo verso il bagno.
Raven e Robin sorrisero, poi calò il silenzio. La maga continuò a bere il suo latte caldo, mentre il ragazzo la guardava.
«Robin, hai intenzione di fissarmi ancora per molto?» domandò la maga, sollevando gli occhi e incrociandoli con quelli azzurri del leader.
«Scusami» mormorò lui, distogliendo a fatica lo sguardo.
«Non ti preoccupare, è solo che è un po’ strano, ecco. Sentirmi osservata, dico.»
«Scusa. Io ce la sto mettendo tutta, ma ho bisogno di tempo per digerire… Quello» si giustificò lui.
«Capisco. Mi spiace farti soffrire così.»
«Sarebbe successo prima o poi, non credi? Non posso essere sempre il preferito di tutti.»
«Bè, ma tu sei tra i miei preferiti» gli disse la maga, avvicinandosi a lui, appoggiando la tazza sul tavolino di cristallo in mezzo alla sala. Il suo cammino terminò accanto a Robin, sul divano. Gli si sedette vicino e lo strinse in un abbraccio fraterno: «Sei il mio amico preferito, sei il mio confidente preferito, sei il mio fratello preferito…» cominciò ad elencare la ragazza, ma venne interrotta dal dito del ragazzo, posato sulle sue labbra con leggerezza.
«Credo di aver afferrato il concetto, grazie» le disse, prima di restituirle l’abbraccio.
«Non ti preoccupare, troverai quella giusta anche tu.»
«Hai una gemella?»
«Scemo.»
«Interrompo qualcosa?» chiese in quel momento Beast Boy, entrando nella stanza. Robin cercò di sciogliersi dalla stretta, colpevole, ma Raven lo trattenne mormorando: «Beast Boy non fare l’idiota.»
Finalmente la ragazza lo liberò e gli augurò la buonanotte, scoccandogli un bacio sulla guancia. Il ragazzo scappò letteralmente in camera sua, mentre la maga riprendeva possesso della sua tazza.
B.B. prese posto accanto a lei, tirandola verso di sé e poggiandole un braccio sulle spalle.
«Allora, risolto tutto con il tuo fratellone?»
«Non fare l’idiota, te l’ho già detto. Mi fa sentire in colpa, poverino… Anche se non credo lo preferirei a te» aggiunse in tutta fretta, vedendo l’espressione che andava formandosi sul viso del mutaforma.
«Meno male» sospirò lui, baciandola delicatamente. Lei rispose, ma poco dopo era in piedi a portare via le tazze, con l’ausilio della magia: «È tardi, andiamo a dormire.»
Con uno sbuffo di insoddisfazione il mutante la seguì fino alle camere, dove la salutò con un ulteriore bacio.
 
La mattina dopo i ragazzi erano molto sullo zombie andante, ma dopo due litri di caffè a testa sembravano svegli a sufficienza da trovare la strada per la spiaggia senza finire sull’autostrada dall’altro lato della casa. Il loro stato comatoso venne notato anche dai loro nuovi amici, che decisero che per svegliarli non c’era nulla di meglio che una bella spruzzata di acqua di mare gelata. Effettivamente servì alla grande e dopo pochi minuti era possibile vedere i cinque Titans inseguire come pazzi i dieci ragazzi. Una volta raggiunti, li riempirono di sabbia, prima di tornare con la calma più pacifica del mondo al loro ombrellone per spogliarsi degli indumenti bagnati. Quel giorno Starfire aveva optato per il costume rosso cupo, che le stava divinamente, mentre Raven si era buttata su un classico bikini marrone, che le stava comunque d’incanto ed entrambe le ragazze non mancarono di far girare verso di loro la maggior parte degli occhi maschili della spiaggia.
La mattinata passò tra risate e scherzi, mentre il pomeriggio fu dedicato al beach volley, ai racchettoni e infinamai alle bocce.
Verso le otto di sera il gruppo degli Atletici Biondini, come li aveva rinominati Beast Boy, riaccompagnò i cinque ragazzi a casa e si salutarono dandosi appuntamento per il giorno dopo. Luke si raccomandò: «Domani mattina passiamo noi a prendervi, vi porteremo in un posto fantastico! Quindi svegli alle otto, chiaro?»
I ragazzi gemettero: le otto erano l’equivalente dell’alba nel loro mondo estivo (anche invernale, a dire il vero). I ragazzi risero, poi si salutarono.
«Ragazzi, stasera andrò a letto alle nove e mezza» annunciò Beast Boy, trascinandosi in casa come un vecchietto.
«Se non passassi tutto il tuo tempo a sbaciucchiarti con lei saresti più riposato, sai?» disse malizioso Cyborg, beccandosi una manata su ogni spalla ustionata. «Okay… Non lo faccio più…» boccheggiò dolorante, strappando risate a più non posso ai quattro amici.
Comunque, in previsione della giornata seguente, i ragazzi andarono davvero a dormire presto e il giorno dopo quando Matt suonò il campanello erano più o meno coscienti e in grado di mettere più di due parole sensate in fila.
«Buongiorno!» trillò Starfire, uscendo a salutare l’amico.
«Buongiorno, Kory» le rispose lui, sorridendo. «Allora, pronti per l’esperienza da urlo che vi faremo fare?»
«E come no!» esclamò impaziente la ragazza, voltandosi verso la casa per vedere se gli altri erano pronti. Effettivamente lo erano e poco dopo erano in viaggio nei fuoristrada dei ragazzi, diretti a…
«Makaha Beach, ragazzi! Il paradiso dei surfisti!» esclamò entusiasta Rick, guardando i volti di Robin e Cyborg, capitati nella sua stessa macchina. I due ragazzi lo guardarono come se avesse parlato in ebraico.
«Non conoscete Makaha Beach??» domandò esterrefatto il ragazzo, scuotendo la testa davanti al loro cenno di diniego.
«Sapete almeno surfare?» chiese allora Jack.
«Più o meno» risposero i due.
La stessa scena si ripeté nelle altre jeep e quando arrivarono alla celebrata spiaggia i Titans sapevano tutto il possibile sul surf.
«Ora vediamo come ve la cavate!» esclamò Tom, prendendo una tavola dal retro dell’auto e sospingendo i cinque amici verso il bagnasciuga. «Prendete una tavola e venite con noi!»
Con aria di sfida i cinque Titans presero una tavola per ciascuno e si liberarono dei vestiti, rimanendo con i costumi. Si scambiarono dei sorrisetti di superiorità: con chi credevano di avere a che fare quei tizi? Loro erano i Teen Titans (anche se non ancora per molto, perlomeno, non teen) di Jump City! Avevano surfato su onde di luce e altre cose strane! Gliel’avrebbero fatta vedere.
I quindici ragazzi cominciarono ad entrare in acqua: «Bel costume, Rachel» si complimentò Joe, ammirando la mise di Raven, che gli sorrise e gli disse: «Non è con i complimenti che mi batterai» e detto questo si alzò in piedi sulla tavola e cominciò a solcare le onde con una bravura tale da far credere che fosse nata per quello. Joe la guardò ad occhi aperti, prima di spingere ancora un po’ la tavola e iniziare a surfare anche lui.
Restarono su quella spiaggia per tutto il giorno e quando tornarono a casa la sera erano stravolti, ma i ragazzi ebbero il fiato per chiedere: «E voi non avreste mai surfato? Ma cosa siete, alieni?»
I Titans si sorrisero: effettivamente… Ma tennero il segreto e si limitarono a blaterare qualcosa sulla fortuna del principiante e cose del genere. Bastò per far tacere il gruppo A.B., che si allontanò salutandoli e promettendogli una giornata dedicata allo snorkeling a Hanauma Bay per l’indomani e una interamente di windsurf a Kailua Bay per il giorno dopo ancora. Contenti di avere la settimana impegnata fino alla fine della vacanza e di aver surclassato quegli energumeni i Titans entrarono in casa e si prepararono per la cena.
 
«Avete visto come ci hanno guardato?» domandò Beast Boy, una volta che furono tutti riuniti sulla terrazza per guardare le stelle.
«Già, ci credevano degli incompetenti… Pff!» rise Robin, sistemandosi un ciuffo ribelle.
«È stato meraviglioso!» esclamò Starfire, ignorando i maschi.
«Direi che la tua vacanza si sta rivelando una miniera di tesori, Star» si congratulò Cyborg, sventolandosi con un ventaglio.
«Già, ho anche preso colore» ammise Raven, mostrando a tutti il segno del costume intorno al collo.
«È stata una grande idea venire qui, Star» disse Robin, guardando il cielo.
«Sentite, ho un’idea: e se andassimo sul tetto a guardare le stelle?» propose B.B., alzandosi e indicando appunto il tetto della casa.
«Devo ammettere che non è affatto una brutta idea» disse Robin, alzandosi, seguito a ruota dagli altri Titans. Raccolsero gli asciugamani e poi li stesero sul tetto, una volta arrampicatisi sullo stesso.
«È tutta un’altra cosa… Guardate che spettacolo!» esclamò Cyborg, additando il cielo.
«Mai quanto te» replicò Beast Boy, guardando Raven e baciandola. Lei gli si aggrappò addosso, quasi temesse che potesse scomparire e quando si staccarono disse: «Sapete, ragazzi? Sono contenta di essere qui con tutti voi.»
«Anche io!» esclamò entusiasta Starfire, perdendosi tra il brillio degli astri sopra di loro, vagando con lo sguardo alla ricerca del suo pianeta natale.
«Idem» si aggiunse Cyborg, contemplando la luna e pensando a una certa ragazza alata che al momento era presumibilmente in Messico.
«Hai ragione Rae. Siete i migliori amici che si possano avere» commentò Robin, sfiorando la mano della maga, accanto a lui. La ragazza la strinse, mentre con l’altra strinse quella di Beast Boy: «Se ci fossero le stelle cadenti credo che avrei un desiderio da esprimere…»
«Sarebbe lo stesso per noi» commentò Robin, guardando l’immensità sopra di lui.
«Ragazzi, vi voglio bene» sussurrò Raven, lasciando poi libero il suo sguardo di volare nel cielo.
  
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