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Autore: MrVortex    13/07/2012    1 recensioni
Avevo deciso. Nulla mi avrebbe fermato, aprii la finestra, il rumore della sicura echeggiò lungo il corridoio, sordo, perdendosi nel buio, a quell'ora non c'era nessuno, anche perché avevo mandato via tutti, si, risi amaramente dentro me, ecco finalmente essere il padrone di quel palazzo aveva portato i suoi frutti...
Sollevai il vetro, ed una sferzata di vento mi portò un attimo alla realtà, nuda, cruda, folle, caddi nella solitudine dei miei ricordi...
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa
Avevo deciso. Nulla mi avrebbe fermato, aprii la finestra, il rumore della sicura echeggiò lungo il corridoio, sordo, perdendosi nel buio, a quell'ora non c'era nessuno, anche perchè; avevo mandato via tutti; si, risi amaramente dentro me, ecco finalmente essere il padrone di quel palazzo aveva portato i suoi frutti...

Sollevai il vetro, ed una sferzata di vento mi portò; un attimo alla realtà, nuda, cruda, folle, caddi nella solitudine dei miei ricordi...

A quel giorno d'inverno, quando con galanteria le offri il mio giubbotto, mi presi un tal raffreddore da mancare per due lunghe settimane... Buio, freddo...

Feci il primo passo, sarebbe finito tutto fra poco, ci saremmo riuniti... forse...

Ed ecco un altro maledetto ricordo: Il nostro matrimonio, in chiesa, lei bellissima, da mozzare il fiato, io sembravo uno scolaretto agli esami, le mani sudaticce, appiccicose, la mia voce era chiusa in fondo alla gola, dove un nodo "a gassa d'amante" per quasi tutta la cerimonia, aveva sigillato.
Lei era fortemente credente ed era riuscita col tempo, anche se solo un pochino, a convincermi di un aldilà, di un dio, di un peccato... per amor suo avevo
creduto...

Per la cerimonia aveva insistito lei, adducendo che sposarsi in chiesa era il suo sogno, uno splendido vestito bianco, almeno quattro damigelle (le cuginette, figlie gemelle di una zia a me sconosciuta), certo i cavalli bianchi erano un optional, ma ci accontentammo di una vecchia macchina d'epoca, a cui ero veramente affezionato.

Lei mi prendeva sempre in giro, la chiamava "lo scassone", non avevo trovato gli ammortizzatori originali, cigolava un pochino... Quante risate e quante notti insonni a ripararla per il matrimonio, ma all'ultimo ci ero riuscito... c'eravamo riusciti, tutte quelle notti non ero mai stato solo, si era sempre prodigata per me.
Il ricordo mi bloccò la respirazione, singhiozzando ripresi il controllo, ed avanzai verso il mio futuro o la mia fine.
 
Il freddo ora più intenso, mi fece barcollare, le dita della mano destra, che ancora tenevano la finestra sollevata, persero sensibilità ed io la presa, slittando sotto tutto il suo peso, si chiuse, andando in frantumi, il freddo ne aveva reso fragili i cristalli, alcuni caddero dentro, altri rimasero li, qualcuno mi precedette, verso il baratro.

Il rumore, mi riportò nuovamente alla cruda realtà avevo deciso di farla finita, ero un suicida, io che per tutta la vita avevo avuto timore di invadere la vita degli altri per non sconvolgere l'equilibrio precario in cui staticamente viveva ogni essere senziente, ora ero pronto a distruggere la mia, odiavo quelle onde di ricordi che mi assalivano, ad ogni respiro, tutto mi ricordava qualcosa di lei. Dovevo chiudere la porta dei miei pensieri, e l'unico modo era quello, perdonami amore, non potrò mantenere la promessa che ti feci...

Come d'incanto, mi apparve lei esile, senza fiato, scarna, occhi incavati, rossi, viso bianco cinereo, le sue labbra rosse come il fuoco, risaltavano in tutto quel candore, io davanti a quella scena, impotente, possedevo miliardi, ma non potevo salvare la vita della persona che amavo, più della mia stessa vita...

Le avevano diagnosticato una malattia cardiaca, quando era troppo tardi per poterla operare, non avevano neppure trovato il donatore, la sorella era scomparsa anni prima senza poter dare alcuna avvisaglia del male che era dentro di loro dalla nascita.

Le sue ultime parole furono rivolte a me: "Ti prego promettimi di farti una vita nuova, con una ragazza bella almeno quanto me, se non di più - sorrise scherzando anche in quel momento - promettimelo..." ed io pur di non farla affaticare, lo giurai, sulla mia vita.
Sorrise, e si addormentò tra le mie braccia, come se quella promessa era l'unico motivo per cui aveva ritardato la sua partenza.

Qualcuno sollevò lo sguardo, e gridò. Dovevo fare presto, prima che altri si accorgessero di me, i vetri rotti avevano attirato l'attenzione di qualche passante cadendo di sotto. Giù vedevo crearsi la folla di curiosi che commentavano, Più in fretta, più in fretta...

Un odore di cibo cinese, proveniente dal ristorante vicino, mi portò alla memoria il giorno in cui ci eravamo conosciuti...





Pace a voi.

Non ci credo, era da un paio di giorni che speravo riuscire a mettere le note dell'autore e guarda un po' ho capito finalmente come si fa..

Bello.

Curiosità:
Il matrimonio è il mio, Roberta, mia moglie, avrebbe voluto la carrozza con i cavalli bianchi, ma a parte il costo esorbitante, era troppo vistosa, per una coppia che preferisce l'anonimato in pubblico, invece le damigelle sono realmente nostre cuginette (da parte di mia moglie)Io in chiesa veramente ero emozionatissimo, con le mani sudate, e così tanto imbranato da sbagliare durante la preghiera, lo era anche lei, tanto da mettermi l'anello nella mano sbagliata, dove mi hanno detto lo si tiene in caso di vedovanza (^^), la macchina era un po' vecchiotta prstata da una mia vicina.

Che dire? Volevo solo farmi conoscere un po', visto che le mie storie (per ora solo una), vi accompagneranno per tanto tempo. Come inizio non è male, certo la storia sarà molto fantasiosa, ma per un Klinefelter è normale vivere solo di immagini poichè, per noi, non esiste altro.

Alla prossima dunque, sono ben accetti commenti e recensioni, critiche e quant'altro.

  
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