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Autore: bluebox    14/07/2012    6 recensioni
“So che è difficile da credere ora, ma parlerai con noi. Crollerai e ci dirai tutto quello che sai su John il Rosso… canterai come un uccellino.”
“No amore, non lo farò.”
Le stampò un bacio sul capo e uscì dalla sala interrogatori lasciando un alone di mistero su quanto era appena successo.
Questa è la mia prima fanfiction su The Mentalist, spero che vi piaccia, mi raccomando recensite, si accettano critiche e complimenti. Buona lettura. Emy
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“So che è difficile da credere ora, ma parlerai con noi. Crollerai e ci dirai tutto quello che sai su John il Rosso… canterai come un uccellino.”
“No amore, non lo farò.”
Le stampò un bacio sul capo e uscì dalla sala interrogatori lasciando un alone di mistero su quanto era appena successo. Lisbon aveva guardato quella scena con aria attonita per tutto il tempo e adesso sul suo volto rimanevano ancora la bocca semiaperta e gli occhi spalancati. In pochi minuti aveva scoperto che Jane era andato a letto con Lorelai e che sembrava stargli particolarmente a cuore nonostante fosse l’alleata della sua nemesi per eccellenza. Poteva nasconderle qualcosa di peggio? La donna continuò a fissarla con aria soddisfatta e con un mezzo sorrisetto, sembrava essere in una dimensione tutta sua, come fosse ipnotizzata. Lisbon fece un gesto verso il grande specchio alle sue spalle e dopo poco dalla porta adiacente ne uscì Van Pelt ancora intontita da quanto ascoltato.
“É tutta tua.”
“D’accordo capo”
Prese il posto di Teresa mentre quest’ultima si precipitò fuori con passo deciso.
“Salve Lorelai, io sono l’agente Van Pelt, noi due adesso faremo una bella chiacchierata.”
Nei corridoi c’era un insolito via vai di agenti dell’FBI e soprattutto di giornalisti curiosi che violavano ogni divieto li venisse posto. Non era un bel momento per il CBI, senza più un capo e con Bertram su tutte le furie a causa dell’immagine infangata del distretto sarebbe stato difficile venirne a capo.
“Agente Lisbon cosa può dirci sulla morte dell’agente speciale Wainwright?”
Tre tizi con microfoni e telecamere le si erano piantati dirimpetto assetati di scoop.
“Come ha avuto questa informazione? Mi spiace non posso parlarne”
“É vero che dietro questa vicenda c’è il signor Patrick Jane consulente del CBI?”
“Cosa? Sentite non risponderò a nessuna domanda, se volete qualche informazione rivolgetevi al signor Bertram!”
Si scrollò di dosso quelle presenze oppressive e si diresse al bullpen. Era incredibile come quando Lisbon andasse di fretta ci fosse sempre qualche scocciatore pronto a incrementare il livello del suo nervosismo. E poi i media li aveva sempre odiati, con quelle maniere da prime donne e soprattutto con quelle domande così inappropriate.
 Jane era sprofondato nel suo divano, aveva gli occhi chiusi e il capo reclinato all’indietro, con le mani stringeva i braccioli. Era impossibile definire se fosse rilassato o in tensione, ma di sicuro il suo palazzo della memoria doveva essere parecchio affollato in quel momento.
“Jane.” Aprì gli occhi appena sentì la voce di Lisbon così preoccupata, si limitò a guardarla senza fiatare.
“Jane tutto bene?”
“Si si… non preoccuparti... ” l’espressione poco convinta dell’amica lo fece riflettere “ sembro così turbato?”
“Beh non si può dire che sprizzi gioia da tutti i pori… senti Jane te lo devo chiedere… c’è qualcos’altro che mi nascondi?”
“Di cosa parli?”
“Avanti, lo sai cosa intendo… sei andato a letto con quella donna, e non ti sei degnato neanche di dirmelo, qui stiamo facendo un’indagine su John il Rosso, ricordi? Ogni particolare conta”
Jane si ricompose e si sedette all’angolo del divano avvicinandosi di più a Lisbon.
“Non vedo come questo dettaglio interessi il CBI”
Quella risposta fredda la lasciò interdetta, cercava di mantenersi il più distaccata possibile nonostante i suoi pensieri fossero tutt’altro che calmi, tuttavia ciò che stava per dire avrebbe tradito sicuramente le sue intenzioni.
“E non ti è passato in mente neanche per un secondo che a me avrebbe potuto interessare?”
L’aveva detto. Quelle parole erano uscite tutte di un fiato e non era riuscita a strozzarle; accadeva ogni volta che avevano un dialogo, lui come sempre abile a celare le sue intenzioni e i suoi sentimenti e lei invece rossa in volto per tutto ciò che trapelava distrattamente dalla sua bocca. Inutile dire che ci aveva fatto il callo ormai, sapeva benissimo che Jane conosceva ogni suo singolo pensiero, dirlo ad alta voce non avrebbe cambiato di certo nulla. Tuttavia, di tanto in tanto desiderava fortemente avere una chiave per sigillare la sua mente all’abilità del suo consulente, essere l’unico libro aperto non faceva altro che farla soffrire di più.
Jane aggrottò la fronte e accennò un mezzo sorriso, si guardò intorno quasi in cerca di una delle sue mirabolanti scuse, ma poi comprese che per una volta la sincerità sarebbe stata la cosa migliore.
“Devo proprio dirlo? Va bene, sappi che non ti ho detto nulla solo perché mi vergognavo”
“Ti vergognavi di me?”
“Si Teresa, ripensandoci mi faccio schifo da solo, tra tutte le donne che avrei potuto incontrare ho conosciuto Lorelai. Era così gentile, ha addirittura pagato la cauzione, mentre io ero convinto che fossi stata tu… alla fine si è rivelata “un regalo” di John, capisci? Lei era un suo regalo venuto a convincermi di diventare un suo discepolo! Hai idea di come mi senta in questo momento?”
“Beh forse non avresti dovuto cercare così lontano da te, e adesso scusami ho da lavorare.”
Lisbon si voltò, prese un fascicolo qualsiasi dalla scrivania di Grace e se ne andò senza aggiungere altro. Jane si alzò di scatto, fece per seguirla ma si rimise subito a sedere. Per la prima volta era rimasto senza parole, qualcuno che non era John il Rosso era riuscito a farlo sentire vuoto delle sue convinzioni. Non era una bella sensazione, soprattutto se a causarla era Lisbon.
In quel momento Rigsby arrivò trafelato, vide Lisbon passargli affianco senza nemmeno salutarlo.
“Ehi capo!” Non ottenne alcuna risposta cosi si limitò a scrollare le spalle, dopo tutto non era l’unico ad aver avuto una giornata infernale. Entrò nell’ampia sala e si diresse alla sua scrivania, ma proprio in quel momento da dietro le sue spalle una piccola sagoma gli si avventò contro stringendolo e baciandolo ovunque.
“Sarah! Sei già qui?”
“Oh Wayne appena mi hai telefonato e ho sentito la tua voce ho iniziato a piangere come una matta! Credevo fossi morto, già immaginavo la mia vita e quella del piccolo Benjamin senza di te! Lui è così piccolo e ha bisogno di un padre ed io mi sarei sentita persa senz...”
“Sarah, sono qui adesso, calmati.”
“Scusami, hai ragione mi sono fatta prendere dall’emozione, Wayne ti amo tanto!”
“Anch’io amore!”
Jane li guardava come se stesse vedendo un film, da tempo non provava amore e vederlo cucito addosso ai suoi amici lo riempiva di gioia ma in una parte del suo cuore rimpiangeva quella sensazione, avere una famiglia, un figlio, erano tutti sentimenti che non avrebbe mai riprovato. Non più adesso. Restò così a fissarli assaporando ogni gesto, ogni singola parola.
 
Entrò nella toilette e gettò il fascicolo a terra incurante della possibile presenza di qualche collega, poi si accasciò al muro e lentamente scivolò a sedere sul freddo pavimento. La penombra la copriva quasi totalmente tanto che se fosse entrato qualcuno non avrebbe notato per niente la sua presenza. Stava piangendo come una ragazzina, singhiozzava e con le mani cercava di asciugarsi invano le lacrime che cadevano copiose dai suoi occhi. Andava tutto storto con il CBI, con John il Rosso e soprattutto con Jane. Credeva che dopo tutti quegli anni passati assieme si fidasse di lei, che era cambiato qualcosa nel loro rapporto, ma si sbagliava, c’erano sempre le solite bugie, le solite cose non dette e i soliti segreti. Si sentiva così stupida, stava sprecando inutilmente le sue lacrime per una persona che non l’avrebbe mai capita fino a fondo. Non aveva fatto altro che ripensare a quello che le aveva detto il giorno prima: “Ti amo”, nient’altro che due parole esagerate per rendere più convincente la sua messa in scena. Non sapeva che era riuscito a far nascere in lei il dubbio nonostante fosse certa che la loro non era nient’altro che una bella amicizia, un’amicizia che adesso stava iniziando a sgretolarsi e a incrinarsi rovinosamente. “Oh che stupida! Stupida, stupida, stupida!” Si alzò traballante e guardò attentamente la sua immagine nello specchio; aveva un aspetto davvero orribile, le lacrime erano solo la ciliegina sulla torta dopo le occhiaie che si erano manifestate in quelle notti insonni. Si aggiustò alla meglio i capelli e cercò di rimuovere tutto il trucco che le colava dagli occhi e che aveva formato delle chiazze nere anche sulle guancie. Accennò un mezzo sorriso di circostanza pronta a mostrarlo ai suoi amici che sicuramente avrebbero notato gli occhi rossi e uscì stringendo a se quel povero fascicolo che sfortunatamente aveva scontato la sua furia.
 
-Una settimana dopo-
 
“Ha detto qualcosa?”
“No, si ostina a non parlare”
“Non ci dirà mai niente lo sai, vero?”
“Prima o poi crollerà”
Cho e Jane fissavano dall’esterno la sala interrogatori nella quale era rinchiusa Lorelai da circa una settimana. Jane non aveva permesso che fosse portata altrove perché sapeva che questo voleva dire metterla in contatto con il complice di John infiltrato nel CBI. Era convinto che fosse più vicino di quanto lo immaginasse solo che passava inosservato alla sua vista. Aveva trascorso quei giorni a sorvegliare quella stanza nonostante ci fossero due guardie a farlo. La notte mentre tutti lasciavano la sede passava quelle interminabili ore seduto a una sedia posta proprio davanti a quella porta a fissarla, cercando di captare ogni singolo gesto che gli rivelasse qualcosa in più su di lei. Ma la maggior parte delle volte Lorelai volgeva i suoi occhi alla parete di fronte a sé, solo in poche occasioni gli aveva rivolto lo sguardo sorridendo beffarda.
Jane entrò nella stanza e si sedette di fronte alla donna. Incrociò le mani e le rivolse un sorriso, il primo a dire la verità. Lorelai storse un po’ la testa strizzando gli occhi e sorridendo compiaciuta.
“La verità è che tu sei dalla mia parte”
Il sorriso dell’uomo si spense lentamente e la sua espressione divenne seria, impassibile.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Perché tu mi ami, è così semplice. Fingi con i tuoi colleghi ma a me non puoi nasconderlo. È per questo che da un momento all’altro sarò libera da questa prigione.”
Jane scosse la testa e con completo distacco rispose a quella provocazione: “Io non ti amo”
“Oh per favore, perché allora sono rinchiusa qui lontano dagli sguardi degli altri agenti? Vuoi tenermi tutta per te… mi ami”
Sembrava ripetere più e piu volte quella parola per convincerlo che fosse vero, ma ormai aveva fatto chiarezza nella sua mente e di certo una ragazzina come lei non avrebbe potuto incantarlo una seconda volta.
“No che non ti amo! Sei rinchiusa qui dentro solo perché tutti i complici di John che sono presi in custodia dal CBI muoiono nel giro di pochi giorni!” il suo tono si fece più forte “ Ma non lo capisci che per me sei stata solo una prostituta?”
Lorelai smise di sorridergli e lo fissò con la bocca semiaperta senza replicare a quella triste verità.
“Non sarei mai stato capace di amarti, anche se non fossi stata un’amichetta di John!”
“Ma certo, il tuo cuore batte solo per quella poliziotta, com’è che si chiama? Lisbon!”
Jane non rispose ma continuò a guardarla negli occhi. Avrebbe desiderato che non fosse mai esistita o che almeno per una volta avesse avuto dei poteri speciali per entrare nella sua mente e ottenere subito quello che gli serviva senza farsi stuzzicare in quel modo barbaro.
“Sai, anche John ha posato gli occhi su di lei, dice che è davvero carina…”
“Che cosa vuoi dire?”
“Io niente… dovresti chiederlo a lui, ma non credo tu abbia il suo numero” sogghignò sistemandosi sulla sedia. Jane fissava quella misera donna, in tutti quegli anni non aveva mai visto nessuno di così tristemente malvagio, da ciò che vedeva Lorelai sarebbe anche potuta essere la discepola preferita di John il Rosso. Fece per andarsene ma prima che la sua mano toccasse la maniglia si voltò e riprese a guardarla “Ah e comunque tu non andrai da nessuna parte. Ci racconterai tutto quello che sai, sarai processata e sbattuta in prigione dove marcirai per moltissimi anni” La donna non si mostrò impressionata da quelle parole “Ne sei proprio sicuro amore?”
 
Con passo lento attraversò i corridoi, non faceva altro che pensare alle parole di Lorelai e questo gli dava un’incredibile sensazione di sconforto. Preso dai suoi pensieri sorpassò l’ufficio di Lisbon senza neanche accorgersi di averlo oltrepassato. Fece tre passi indietro e sporse la testa aldilà delle veneziane socchiuse senza farsi notare. Era seduta alla sua scrivania e compilava scartoffie come al solito, indossava quel completo che gli piaceva tanto, quello che gli aveva regalato in occasione del suo compleanno, i capelli creavano una folta tenda davanti al suo volto e di tanto in tanto li spostava per incastonarli dietro gli orecchi. Avrebbe desiderato salutarla e parlarle ma da quel fatidico giorno in cui aveva scoperto quello che aveva fatto non gli aveva rivolto più la parola. Era fredda nei suoi confronti e nemmeno le scuse erano riuscite a farla tornare la Lisbon di sempre. La fissò per qualche secondo sospirando, poi riprese a camminare. Qualcosa però attirò la sua attenzione; l'ufficio di Wainwright non era più vuoto ma sulla scrivania c'erano dei grossi scatoloni e una sagoma famigliare riponeva degli oggetti nei cassetti. Si affacciò alla porta aperta: "Minelli?"
"No Tina Turner"
Jane sorrise all'uomo ed entrò nella stanza.
"Minelli cosa ci fai qui?"
"Il capo procuratore mi ha chiesto di tornare temporaneamente nonostante fossi in pensione, dice che ci sono dei problemi da risolvere e soprattutto gente da controllare... tu ne sai niente?" accennò un sorriso.
"Io? Assolutamente no."
"Bene mi fa piacere... ho saputo che abbiamo in custodia una complice di John... "
"Si, si chiama Lorelai, ho cercato di tenderle una trappola ma il mio piano non ha avuto riscontri positivi, anzi... "
"Wainwright... era un bravo agente"
Jane si rabbuiò sentendo quel nome, avere sulla coscienza un uomo morto era solo un altro peso che non lo faceva dormire la notte.
"Si, lo era." fece una pausa ma poi riprese a sorridere. "Mi ha fatto piacere rivederti Virgil, il CBI ha bisogno del suo vecchio supereroe"
"Puoi dirlo forte... mi raccomando Jane, non fare cazzate"
"Vedrò di tenerlo a mente".
Si abbracciarono come due vecchi amici che si rincontrano dopo tanti anni. La presenza di Minelli lo rassicurava, era una spalla su cui poggiarsi nonostante potesse fare ben poco per i suoi problemi.
 
"Allora cosa abbiamo?"
"Una segnalazione anonima ci ha avvisato del cadavere di una donna nel parcheggio del TOD motor Motel. È stata uccisa con un colpo di pistola alla testa, tuttavia non abbiamo ritrovato bossoli che ci possano dire da che tipo di pistola sia partito il colpo. Non ha documenti, né effetti personali, la scientifica sta analizzando in questo momento le sue impronte digitali”
Van Pelt scartabellava dei fascicoli frettolosamente mentre comunicava i dettagli del nuovo caso.
“TOD motor Motel hai detto? Non è il motel in cui alloggia Jane?” Lisbon prese i fascicoli che rischiavano di essere distrutti dalla foga della sua collega.
“Ehm, si, credo di si”
“Che strano”
“Beh non è l’unica cosa strana, pare che la donna stringesse tra le mani un piccolo pacchetto rosso con sopra un fiocco, ma al suo interno non c’era niente, peccato avremmo potuto ottenere qualche indizio”
Rigsby arrivò in quel momento con un referto stretto tra le mani: “La scientifica ha analizzato le impronte della donna, si chiamava Scarlett Morgan, viveva qui a Sacramento con il marito Andrew e la figlia Angelica, sono andato a interrogare il marito giacché la loro abitazione è a circa mezz’ora da qui, pare che fossero una famiglia tranquilla, il vicinato ne parla un gran bene, non credo avessero nemici.”
“Mmm, la donna viveva qui a Sacramento ma il suo corpo è stato ritrovato al TOD motor Motel che si trova a Las Vegas, non credete ci sia qualcosa che non quadra oltre al fatto che ci hanno affidato questo caso nonostante non sia nella nostra giurisdizione?” Jane era apparso alle spalle dei suoi colleghi e stringeva la sua tazza di tè fumante. La reazione collettiva fu quella di voltarsi e scrutare il consulente per poi ritornare a posare gli sguardi interrogativi su Lisbon che invece non aveva fatto altro che osservare il fascicolo della donna per tutto il tempo. Van Pelt approfittò del silenzio glaciale sceso improvvisamente tra i suoi colleghi e prese parola anche se non del tutto convinta di quello che stava per uscire dalla sua bocca “Beh, forse ha avuto solo una giornata pesante, magari ha preso la macchina e ha guidato fino a Las Vegas per rilassarsi un po’ e poi lì è stata u-uccisa da un m-maniaco…” Le ultime parole uscirono balbettando appena i suoi occhi si posarono sul volto del capo. Lisbon le stava rivolgendo un’occhiata assassina per l’ipotesi del tutto fantasiosa “Solo perché Jane sta iniziando a pensare che questo sia un caso di John il Rosso non significa che dobbiamo intraprendere piste del tutto prive di logica”
“Io non ho ancora detto niente”
“È vero, ma ti conosco e so che lo stai pensando, se ti degnassi a leggere i referti sapresti che il corpo non presenta le classiche bruciature da teaser e le ferite da taglio multiple, e giungeresti anche tu alla conclusione che questa volta John non c’entra un bel niente”
“Oh avanti Lisbon, da quand’è che sei diventata così naive?”
“Naive? Io sono naive? E allora tu cosa sei? Sei ossessionato da John il Rosso, ogni stramaledettissimo caso che arriva nelle nostre mani finisce sempre per essere un suo caso nella tua testa! La verità è che hai superato l’ossessione già da un bel pezzo e adesso sei arrivato alla pura psicosi, trascinando te stesso e soprattutto noi nel caos più totale!
Era diventata rossa in volto, ma non a causa del solito imbarazzo, questa volta quello che scorreva nelle sue vene era rabbia pura, molto probabilmente repressa, che si era accumulata in tutti quegli anni e che aveva raggiunto il culmine in quei sei mesi passati a girarsi nel letto senza chiudere occhio a causa del suo consulente.
Jane ascoltava le parole della donna con gli occhi e la bocca spalancati, voltandosi e cercando di portare gli occhi su tutto ciò che non fosse una piccola sagoma con il dito puntato verso il suo volto, tuttavia quando questa terminò la sua frase non poté far altro che guardarla negli occhi e formulare la sua “teoria”
“Già forse hai ragione, ma cosa mi dici del fatto che la donna si chiama Scarlett e che è stata ritrovata proprio nel parcheggio del mio motel?”
“È solo una pura coincidenz…”
Jane la interruppe e alzò il tono della voce “Non esistono coincidenze quando si tratta di John il Rosso!”
Lisbon rimase con la bocca semi aperta e gli occhi puntati su di lui fino a quando dalla bocca dell’uomo non uscì un “Mi dispiace”. Van Pelt, Cho e Rigsby non avevano osato proferire parola, intromettersi li avrebbe procurato solo una risposta sgradevole da parte di uno dei due. Improvvisamente Rigsby si ricordò di un particolare sfuggitoli a causa della distrazione per lo spettacolino offertogli dai suoi colleghi.
“Un momento, avevo dimenticato che il marito mi ha detto che la donna era uscita alle 18.30 con la figlia per fare una passeggiata” estrasse una foto che ritraeva una sorridente bambina con il capo ornato di riccioli biondi “ tuttavia il coroner dice che la morte è avvenuta alle 18.38 quindi chiunque abbia ucciso la donna deve aver necessariamente preso la bambina”. Jane prese in mano quella foto, accarezzò con l’indice quel volto mentre i suoi occhi iniziarono a luccicare “Non è possibile”, “Cosa?” rispose Lisbon con tono seccato “ Assomiglia a mia figlia…” si ricompose distaccando gli occhi dalla foto e ponendoli lentamente su tutti i suoi colleghi “John ha rapito Angelica… ed ha intenzione di farmene dono.” 


Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Adoro scrivere fanfiction e questa volta ho pensato di pubblicare la mia ultima creazione. Ci saranno alcuni risvolti interessanti e momenti "Jisbon" (d'altronde adoro anch'io la coppia Jane/Lisbon). Al prossimo capitolo, baci Emy :)
  
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