Il giorno dopo andai a scuola.
Kimberly mi venne incontro
< Ciao, come va?! >
< mmm.. > risposi con una smorfia
< Ciao Toml..Sara! Grazie ancora! > Harry mi aveva salutato e si era avvicinato ad un ragazzo con i capelli castano chiari e la pettinatura alla Justin Bieber.
< Da quando Styles è tuo amico? > chiese Kim guardandomi curiosa
< Primo non è un mio amico, secondo gli dò “ripetizioni” o come le vuoi chiamare >
< Si, però… > cercò di dire qualcosa ma non la lasciai parlare.
< Niente però, basta parliamo d’altro. >
Entrai in classe, come al solito il silenzio o l’ordine non lo conosceva nessuno.
< ‘giorno > dissi e diedi una botta con lo zaino a Miley che stava dormendo sul banco
< ciao > rispose senza alzare la testa
< Dormito poco? > chiesi
< Lascia perdere, mi sono iscritta a Facebook ieri pomeriggio e ho passato il tempo a guardare e salvare sul pc le sue foto >
< Poi dici a me, scema lo capisci che devi fare qualcosa? Perché non ti sei offerta tu di aiutare Styles, in questo modo avresti potuto escogitare un piano per conoscere Payne ! >
< Zitta ci sentono! > esclamò lei tappandomi la bocca.
I primi giorni di scuola le lezioni sono famose per essere tra le più noiose durante l’anno, si , perché sono un ripasso di cose che abbiamo già fatto.
Mi stavo annoiando a morte persino io.
Dopo un po’ vidi Miley che prendeva appunti.
Poi mi passò un foglietto : “Styles ti sta guardando”
Le diedi una gomitata.
Alla fine della giornata ero stravolta, sembrava che tutta la scuola sapesse che dovevo dare ripetizioni a Styles, Harry Styles.
Ripensandoci non mi sembrava di aver avuto una buona idea.
Tornai a casa e trovai una Lamborghini bianca parcheggiata in garage.
< Papà! > esclamai
Papà era un avvocato e lavorava in uno studio molto famoso a Londra, solo che dista quasi 4 ore da casa, perciò molto spesso papà dormiva da zia Lottie e tornava a casa nel weekend
Una persona sana di mente penserebbe “Ma allora perché abitate a Holmes Chapel?”
Ma ovviamente a casa non siamo tutti sani di mente, infatti i miei genitori hanno deciso di vivere qui perché è il posto dove si sono conosciuti da giovani.
Mi precipitai dentro casa e lo trovai che giocava alla Wii con mio fratello.
< Niall sei una schiappa , persino Tommy è più capace di te! HAhahah >
< Papà sei il solito idiota ma lo vedi che stai guidando al contrario?! > esclamava mio fratello spazientito.
Quei due babbei stavano giocando a Mario Kart come dei rincitrulliti: Mio padre andava al contromano e Niall guidava a 2 all’ora
Mamma intanto stava cucinando.
< Niall, Papà ! > esclamai contenta, mi lanciai contro di loro sul divano e mio fratello mi prese al volo.
< Che cosa ci fate qui?Tu non eri al lavoro? E tu non eri in vacanza? > chiesi
< Sono venuto a portare tuo fratello a casa, ha finito il viaggio e lo sono venuto a prendere all’aeroporto di Heathrow > rispose papà
< E’ pronto!! > udimmo mia madre dalla cucina
Appena varcammo la soglia della porta, mia madre aprì il forno e tirò fuori due teglie di lasagne.
Una era per Niall e l’altra era mezza per me e il resto ai miei genitori.
< Adoro le lasagne > disse mio fratello in italiano
< Please Niall, Stop! > esclamai
Mio fratello amava l’Italia, adorava parlare in italiano con mia madre e adorava la cucina italiana.
Era stato a Roma tante volte a casa dei nonni che lo avevano riempito di pizza, gelati, pasta e altre golosità.
A me però, dava fastidio il fatto che, quando lui e mia madre parlavano in italiano, mi escludevano e non mi facevano capire niente , perché parlavano veloci.
< Sara, Repeat : “Perfavore Niall, smettila” > disse mia madre
< Ok, em, po-so avè-re lasagna? > cercai di parlare
< Ma come cavolo parli? > mi prese in giro Niall
< Piantala! > sbottai.
< Su, Nialler, tua sorella sta cercando d’imparare , all’età sua non eri neanche tu tanto bravo >
Continuammo a mangiare.
< Louis ? > chiese mia madre rivolgendosi a mio padre < Quanto resterai? >
< Riparto tra poco, e tornerò venerdì sera > rispose lui.
< Allora quando arrivi, porta questo ciambellone a tua sorella Lottie , per ringraziarla dell’ospitalità > disse mia madre < E non mangiarlo durante il viaggio > finì di dire guardandolo di sottecchi.
< Mary, ma io non potrei mai! > cercò di scusarsi lui sorridendo come uno scemo.
Mia madre si chiamava Maria, però tutti la chiamavano Mary perché era più facile da dire.
Aiutai a sparecchiare e poi tornai in camera.
Cominciai a preparare uno zaino e ci infilai alcuni quaderni vecchi con gli esercizi che avevo fatto in classe l’anno scorso.
Salutai mio padre e cercai di uscire di casa di soppiatto, per non incrociare mia madre e per evitare di farla venire con me.
Aprii la porta e Tommy miagolò curioso.
< Shhh… zitto! > sussurrai
L’accostai per evitare di fare rumore.
Mi incamminai sul vialetto del giardino silenziosamente
< Dove credi di andare signorinella?! > esclamò mia madre facendo roteare su un dito le chiavi della sua macchina.
Aspettammo che papà ripartisse per Londra e poi ci avviammo in auto a casa di Styles.
Ero nervosa, ma non capivo il motivo.
Scesi dalla macchina e mi avvicinai al cancello per suonare al citofono.
< Chi è? > chiese una voce maschile.
Presi coraggio e risposi.
< Sono Sara Tomlinson, sono qui per studiare con Harry >
< Oh, Ciao Sara sono io Harry! > ecco lo sapevo avevo fatto la prima figura di merda, non avevo neanche riconosciuto la sua voce.
< Ciao Harry, ti spiacerebbe farmi entrare? > chiesi visto che non aveva ancora aperto
< Certo, scusami ! >
Mia madre che si stava finendo di sistemare uscì dalla macchina.
La fulminai con lo sguardo e mi voltai.
Mi fermai davanti alla porta, stavo per suonare il campanello, ma la porta si aprì prima che potessi premere il bottoncino vicino essa.
< Sara!! > mi accolse calorosa una signora.
Mi abbracciò < Grazie per essere venuta, non so come ringraziarti per aver deciso di dare una mano a mio figlio >
Rimasi un po’ scioccata da quella reazione ma lasciai perdere : la prossima volta sarebbe venuto lui a casa mia!
< Io sono Anne ! > si presentò
< Anne!! > disse mia madre venendoci incontro.
< Mary!! >
< Ti trovo in forma! > esclamò mia madre dicendo i soliti complimenti falsi
< Ma dai che dici?! E tu invece, ti trovo benissimo! > rispose lei, poi si girò verso di me < Entra pure cara, Harry ti sta aspettando in camera sua,secondo piano… > e riprese a chiacchierare con mia madre.
Entrai timidamente nella casa, era simile alla mia: pavimento in legno, carta da parati color panna e le scale appena entravi sulla destra.
Feci il primo gradino.
< Ciao! >
Alzai lo sguardo , Harry mi aspettava in cima alle scale.
< Ciao… > risposi continuando a salire.
Mentre facevo gli ultimi scalini mi prese la mano e mi aiutò a salirli.
< Grazie >
< Ho pensato che … potremmo studiare qui > disse indicando la sua camera.
< Ok > dissi appoggiando lo zaino sul letto.
< Allora, visto che tra poco ci saranno le prove d’ingresso, ho portato alcuni esercizi dell’anno scorso che potremmo fare, come ripasso >
< Va bene >
Mi fece accomodare vicino la sua scrivania, c’era un computer, una lampadina e due sedie.
< Iniziamo con un’equazione facile > proposi, sfogliando un vecchio quaderno.
Cominciai a dettare il testo.
< Perfetto, ora possiamo iniziare >
Mentre la svolgevo notai che si poteva applicare una regola per finire più semplicemente l’equazione.
< Harry? >
< Dimmi >
< Ecco qui, la riga numero 4 , dopo aver svolto questo passaggio puoi applicare la prima regola dei prodotti notevoli, te la ricordi? >
Mi guardò sorridendo e scosse la testa imbarazzato.
Gli spiegai il procedimento e poi controllai se aveva fatto bene.
Ne facemmo un’altra, anche stavolta c’era la possibilità di applicare la stessa regola.
Finii di fare la mia e poi controllai la sua.
Aveva fatto solo un errore di distrazione perché aveva fatto diventare un 1 in un 7 e gli era venuto un risultato diverso, però la regola l’aveva applicata bene… segno che imparava in fretta ma era distratto.
Proseguimmo ad esercitarci.
Molte regole, procedimenti o definizioni se l’era scordati oppure non li aveva mai imparati;gli spiegai tutto e verificai sempre se aveva capito.
Dopo un po’ il suo cellulare cominciò a squillare.
< Scusami un attimo > disse.
Prese il telefono dalla tasca e rispose.
< Hi >
L’interlocutore parlò per un po’ di tempo e lui rispose
< No, Liam, non posso venire , sto studiando >
Oh, era Payne al telefono, chissà cosa voleva.
< Ok, allora ci vediamo domani > riattaccò.
< Posso offrirti qualcosa? > chiese rivolgendosi a me.
< Un po’ di succo di mele , Grazie > risposi.
< Anche a te piace il succo di mele? Io ne vado pazzo, pensa che a volte bevo solo quello! >
Sorrise ed uscì dalla stanza.
Non riuscivo a capire come facesse Harry ad andare male in Trigonometria.
Insomma, faceva errori di distrazione , ma quelli capitano a tutti.
Imparava in fretta e si ricordava bene le cose che gli dicevo, ma per prendere un’insufficienza uno come lui non doveva ne’ studiare ne’ ascoltare le lezioni.
Non lo capivo proprio.
Avevo aiutato molte persone a studiare o prepararsi per un esame o verifica, ma la maggior parte di loro erano ragazzi o ragazze che si applicavano, ma il concetto era troppo difficile per il loro cervello e quindi faticavano a stare al passo con la classe.
Invece Harry era diverso, poteva essere come me a scuola eppure… mancava qualcosa…
Una cosa era sicura: avrei indagato per scoprire il motivo dell’insufficienza in Trigonometria.
Harry ritornò nella stanza teneva un vassoio in mano con due bicchieri e una ciotola con del Pop Corn.
< Povera Gemma, di sotto le stanno facendo una specie di interrogatorio: le stanno chiedendo se si ricorda di tuo fratello… Niall giusto? >
Annuii con il capo < Mia madre quando ci si mette diventa una grande pettegola! >
< Vuoi fare a gara con mia madre?Lei non perde mai occasione per spettegolare! > esclamò lui sorridendo.
Cominciai a sorseggiare il succo < Come vai nelle altre materie? > chiesi
< Non mi lamento, potrei avere di più , però… >
Feci per prendere il quaderno e vedere se potevo fargli fare qualche altro problema.
< SARA!!dobbiamo tornare a casa ! > Urlò mia madre dal piano terra.
< Devo andare … > mormorai prendendo le mie cose.
Lui mi guardò un attimo
< Allora quando ci rivediamo? >
< Venerdì > risposi avvicinandomi alla porta
< Ti accompagno > mormorò e mi seguì
Scendemmo le scale in silenzio.
Mi avvicinai a mia madre, vicino alla porta.
< Allora noi andiamo >
< Vieni quando vuoi Mary > disse Anne a mia madre. < E porta anche tua figlia > continuò guardandomi.
Salutammo con la mano e tornammo in macchina.
< Com’è andata? > chiese dopo un po’
< Che vuoi che ti dica? Mamma , le solite cose … >
< Non mi convinci > si voltò un poco per guardarmi < Le solite cose per te equivalgono a chissà che >