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Autore: ladyblack89    17/07/2012    1 recensioni
In the Jail è una ff molto vecchia, forse tra le prime che scrissi. E' molto leggera e spero che vi piaccia. Non vi fate ingannare dai primi capitoli, che possono sembrare troppo fluff e vuoti, il bello arriverà. :) Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – L’ora d’aria
 

 


L’occasione più propizia per conoscere il misterioso vicino di cella era sicuramente l’ora d’aria.

Questo breve lasso di tempo veniva “regalato” a tutti i detenuti, sia uomini che donne, una volta al giorno. Teoricamente, il periodo di riposo fuori dalle celle durava tre quarti d’ora ma siccome nessuno diceva niente o non accadeva nulla di pericoloso, il tempo concesso era sempre un po’ più del dovuto.

I cortili recintati della prigione del Nevada erano spaziosi e pieni di strutture. C’erano degli strumenti da palestra, vecchie attrezzature sportive - come quella da basket -, e qualche rete di calcio snodata e arrugginita.

Tom, con altri detenuti, giocava a basket mentre poco più in là delle guardie chiacchieravano tranquillamente tra loro.
“Mi manca solo un altro punto!” realizzò durante un veloce slalom tra due avversari.

 
***
 

Delle urla gioiose provenirono dal campo di basket segno che, molto probabilmente, qualcuno aveva fatto punto. Bill alzò lo sguardo coprendosi la vista dai raggi del sole.
Il cielo quel giorno era sereno, nonostante tirasse un leggero vento freddo. Non c’era una nuvola.

Manco a pagarla.

Ma a lui, ovviamente, la cosa non interessava.

Sbuffò per l’ennesima volta e ritornò a occuparsi della sua manicure. Secondo il regolamento non poteva avere una limetta tra le mani ma non era stato difficile farsene procurare una da una guardia. Le persone si fanno corrompere facilmente. Si rimirò le sue unghie perfette e sorrise dell’ottimo risultato che aveva ottenuto.

La sua mente iniziò a vagare. In quei primi giorni passati in prigione, aveva cominciato a capire come funzionavano le cose là. Per quanto la guardia ai prigionieri fosse serrata c’era, tuttavia, una specie di elasticità. Era stato siglato un silenzioso patto tra gli agenti e detenuti. Questo consisteva nel più semplice: “Tu lasciami in pace, che io lascio in pace te” e tutte le persone là dentro sembravano rispettarlo.

Il moro, finitosi di lisciare i suoi nuovi indumenti arancioni - semaforo da carcerato, scese dagli spalti su cui si era rifugiato e andò calmo verso una guardia.

-Senti tu…-

Due custodi in divisa si girarono verso di lui e lo squadrarono da capo a piedi.

-Sì, che vuoi?- domandò scorbutico, uno dei due, incrociando le braccia muscolose al petto.

Era il classico tipo: vorrei ma non posso. Di quelli che sembrano cattivi, ma in realtà erano stupidi e teneri come agnellini e Bill questo, l’aveva capito al volo.

Il moro sollevò scettico un sopracciglio e, con fare ingenuo, gli chiese una sigaretta. La guardia lo osservò ancora qualche istante e, appurata la buona fede del detenuto, gli passò accendino e la sottile bionda.

Bill se la accese davanti a loro e, ridando poi l’accendino rosso fuoco al guardiano, si allontanò.

“Povero stupido!” pensò immediatamente mentre un ghigno gli appariva sul volto.

Poi, il pensiero di non aver visto il suo vicino gli balenò nella mente facendogli sospirare un “Pazienza”.

 
 
***

 
La partita di basket era finita e anche l’ora di permesso all’aria aperta era appena terminata. Tutti i detenuti rientrarono scocciati nell’edificio lasciando, a mano a mano, il cortile vuoto.
L’unico che non sembrava triste o deluso dal poco tempo concessogli era Tom.

Il rasta, così chiamato per la sua capigliatura da cantante hip pop, stava gioendo per la partita appena conclusa. La sua squadra aveva battuto l’avversaria con una decina di punti di vantaggio e questo non poteva che metterlo di buon umore.

Camminò tra gli altri prigionieri, ricambiando allegro un cenno di saluto a chi lo incrociava o gli sorrideva, giunse al corridoio, dove stava la sua cella.

“E ora una bella dormita.”

Quando si avvicinò alla sua cella, però, un profumo lo colpì in viso facendogli storcere il naso.

-Ma chi è che ‘sto scemo che si mette un profumo da femmina?- sbraitò avvicinandosi sempre più alla fonte dell’odiato odore.

Buttò un’occhiata alla cella accanto alla sua e, con sguardo minaccioso, si mise davanti alla grata.

-Senti tu! Vedi di non impuzzolire tutto con quel coso!-

...Sai c’è gente che vorrebbe ancora respirare!> concluse ironico, sperando che il suo vicino si girasse per fronteggiarlo.

-C’è bisogno di prendersela tanto per un po' di profumo?!-

Bill senza voltarsi spruzzò ancora un po’ della sostanza nella cella e, finita la semplice operazione, chiuse col tappo trasparente la stretta confezione rosa confetto.

-Ah. Vedo che mi hai capito! Ma bene! Dimmi per caso vuoi essere picchiato?- replicò ancora più adirato.

Con i pugni stretti e le nocche delle dita bianche, biascicò sommessamente qualcosa d’incomprensibile e di scatto, si girò e se ne andò nella sua cella.

Bill non appena il suo ospite scomparve, si voltò.

E’ vero. Lo voleva vedere.

Ma, dopotutto, non c’era tutta questa fretta.

Sorrise al vuoto e poi accese il piccolo schermo tv.

Fece zapping col telecomando ma non trovando nulla d’interessante, si fermò a guardare un documentario sulle scimmie.

“Queste ‘cose’ non sono poi stupide come sembrano...” meditò diabolicamente.




NDA: Capitolo num. 2; è molto free, molto leggero, molto fluff e senza particolare contenuti. ^^'' Questo però è solo l'inizio. Alla prossima. Se avete critiche o annotazioni, ditemi pure. :)
   
 
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