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Autore: bluebox    17/07/2012    4 recensioni
“So che è difficile da credere ora, ma parlerai con noi. Crollerai e ci dirai tutto quello che sai su John il Rosso… canterai come un uccellino.”
“No amore, non lo farò.”
Le stampò un bacio sul capo e uscì dalla sala interrogatori lasciando un alone di mistero su quanto era appena successo.
Questa è la mia prima fanfiction su The Mentalist, spero che vi piaccia, mi raccomando recensite, si accettano critiche e complimenti. Buona lettura. Emy
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo quella frase ad effetto Lisbon non aveva potuto far altro che tenere conto di quella pista come una delle più probabili, anche se nella sua mente le seccava ammettere che sicuramente Jane avrebbe avuto ragione anche questa volta.
 
-È sempre così, il genio arriva alla soluzione del caso in cinque minuti ed io e la mia squadra dobbiamo attuare la parte più complessa del lavoro, ovvero catturare i colpevoli dopo fughe rocambolesche o irruzioni in ogni genere di luogo dimenticato da Dio mentre il suddetto se ne sta in un cantone ad osservare l’operazione da lontano. Tuttavia Jane è un elemento prezioso per il CBI… si, è per questo che cerco di assecondarlo nei modi più impensabili e decisamente poco etici immaginabili. E se poi tutto va storto c’è sempre il “Lui chiude i casi” pronto a stroncare le lamentele.-
 
“Già, ci hai provato Teresa ad ingannare te stessa.”
 
Aveva formulato quel pensiero e si era ammonita a voce alta mentre compilava un referto che non aveva niente a che vedere con le sue opinioni su Jane. Cercava di concentrarsi, ma alla fine il suo subconscio aveva la meglio sul senso del dovere mentre quelle poche parole che abbellivano il foglio rimanevano lì in attesa che la donna riprendesse a far finta di lavorare.
“Insomma ti è così difficile ammettere che tieni a Jane? Stai facendo uno stupido sciopero del silenzio solo perché hai scoperto che è andato a letto con un’altra donna. Sarebbe successo prima o poi e questo lo sapevi benissimo Teresa, questa è la conseguenza del non voler essere sincera con lui e dirgli che in realtà tu… ”
In quel momento la porta si aprì all’improvviso e rivelò una dubbiosa Van Pelt che stringeva vari fascicoli tra le mani e che non riusciva proprio a capacitarsi se il suo capo stesse o no parlando da sola.
“Ehmm… stavi dicendo qualcosa capo?”
Lisbon era rimasta completamente pietrificata nella posizione che la sua bocca aveva assunto nel momento in cui l’uscio si era spalancato. Sembrava una statua di granito, naturalmente una in grado di poter arrossire visto che lo stava facendo proprio in quel momento.
“No, cioè si, inveivo contro questo resoconto… testimonianza per il caso Connor… lo sai che effetto hanno su di me le testimonianze” sorrise a denti stretti per cercare di mascherare la terribile figuraccia. Un capo che parlava da solo, wow!
“Ok… ”
“Dovevi dirmi qualcosa?”
“Oh si, ho controllato le ultime telefonate della signora Morgan, niente di rilevante, tuttavia ci sono tre chiamate ricevute alle ore 18.19 dalla McClatchy High School1, sono stati molto insistenti visto che le prime due chiamate sono durate cinque e sette secondi, mentre l’ultima si è conclusa proprio all’ora in cui è uscita di casa. Potrebbero avere a che fare con l’omicidio”
“McClatchy High School… è il liceo dove insegnava come professoressa di scienze. Forse ha avuto un battibecco con qualche collega e la situazione poi è degenerata. Si, potrebbe essere una pista. Dì a Rigsby e Cho di andare a parlare con il preside della scuola e di interrogare chiunque abbia visto o sentito qualcosa di particolare negli ultimi giorni”
“Va bene, ah Lisbon, Jane vorrebbe andare a parlare con il signor Morgan”
“Ma certo... ” fece una pausa “Andrò io con lui”
Si alzò dalla sedia senza riporre i documenti sparsi sulla scrivania, prese il suo cellulare e la giacca e si precipitò fuori dall’ufficio assieme alla chioma rossa. Non riusciva proprio a nascondere gli impulsi che la facevano scattare ogni volta che Jane avesse bisogno di lei, li aveva notati anche Van Pelt ma questa si limitava solo a sorridere maliziosa alla donna senza commentare le sue azioni.
Fecero pochi passi nell’ampio corridoio finché una voce non le fece sobbalzare.
“Agente Lisbon”
Minelli era alle loro spalle con un ampio sorriso stampato in volto e la mano destra che faceva segno alla donna di avvicinarsi.
“Si signore?”
“Stai andando da qualche parte per caso?”
“Ehm si, a interrogare il signor Morgan, perché?”
“È meglio che mandi qualcun altro al tuo posto”
Le fece segno di seguirlo nel suo ufficio e s’incamminò verso la stanza senza aggiungere altro. Lisbon sbuffò senza farsi sentire dal suo superiore e ruotò gli occhi al cielo, si voltò poi con fare seccato verso la sua collega “Vai tu con Jane, tienilo d’occhio e avvisami se combina qualcosa”
“D’accordo capo” Si scambiarono un gesto d’intesa poi Lisbon rincorse Minelli del quale non vi era già più traccia.
 
Entrò nell’ufficio. Si guardò intorno prima di posare gli occhi su l’uomo seduto di fronte a lei; quella stanza era davvero cambiata da quando Wainwright non c’era più; aveva assunto nuovamente lo stile nautico che tanto amava il suo vecchio capo, e il disordine che capeggiava la scrivania e che il giovane uomo aveva sempre cercato di domare, era adesso sostituito dalla totale precisione.
Minelli spinse la pila di fascicoli di fronte a sé in modo da allinearla perfettamente al resto delle carte presenti sulla superficie. Lisbon pensò che fossero così tante che ci si sarebbe potuto nascondere completamente dietro di esse nonostante la sua stazza.
“Wow signore, avrà un bel po’ da fare oggi eh?”
Minelli si schiarì la voce “Non io Lisbon, tu avrai da fare” il suo sorriso si spense lentamente al che si manifestò sul volto dell’uomo. Pose nuovamente lo sguardo sui fascicoli sperando che nel frattempo questi fossero magicamente diminuiti ma niente, erano ancora tutti lì, un centinaio su per giù.
Vedendola senza parole aggiunse “Avanti, non sono così tanti come sembrano”
Lisbon riprese coscienza e sorrise per la frase palesemente sarcastica “E a cosa devo l’onore di compilare tutte queste “poche” scartoffie, se posso chiederlo?”
“Sono tutti documenti che riguardano l’operazione condotta qualche giorno fa, se non sbaglio è stata un’idea tua e del tuo team, giusto?”
“Si signore, ma io ho già compilato tutti i referti necessari del caso…”
“Beh evidentemente non tutti”
Lisbon sospirò e si ripiegò in avanti, il suo silenzio fu un chiaro segno di resa. Come si poteva dire di no ad uno come Minelli? Si avvicinò così alla scrivania mentre l’uomo la seguiva con lo sguardo continuando a sorriderle, prese il malloppo e se lo caricò tra le braccia. Prima che fosse fuori dall’ufficio sentì l’uomo blaterare qualcosa del genere “È bello lavorare di nuovo con te Lisbon”, così senza voltarsi rispose “Provo più o meno la stessa cosa capo” sorrise a malincuore e uscì richiudendo la porta con un piede.   
 
Jane era seduto al suo divano preferito e sulle gambe aveva poggiato tutti i fascicoli del caso Morgan. Leggeva attentamente ogni singola parola come non aveva mai fatto. “Se ti degnassi a leggere i referti” aveva detto Lisbon il giorno prima, già lo stava facendo ma incredibilmente non era riuscito a giungere a qualcosa di concerto. Lui riusciva a leggere le menti, non i referti! Per questo si asteneva dalle fredde carte e non per pigrizia come tutti pensavano. Tuttavia quello era l’inizio della sua opera di “redenzione” nei confronti di Lisbon, voleva essere un consulente con la C maiuscola, voleva non agire più in modo sconsiderato e soprattutto desiderava non vedere più la sua amica nei guai a causa sua.
 
-I gesti migliori sono quelli più piccoli, l’importante è che siano fatti con il cuore-
 
Sorrise al suo pensiero ma repentinamente cambiò espressione quando voltando pagina vide a capo del prospetto la foto di Angelica. Aveva gli occhi celesti e dei lunghissimi capelli biondi, il suo sorriso sembrava coronare alla perfezione quel dolcissimo volto. John il Rosso l’aveva scelta davvero con cura, una gemella della sua piccola Charlotte che l’avrebbe di sicuro tentato nell’accettare la sua proposta. Gli era stato chiaro appena aveva visto il volto della bambina, aveva strappato quel piccolo angelo ai suoi genitori per donarlo a lui, tuttavia ci sarebbe stato un prezzo da pagare; John non agiva di certo per il suo bene, di sicuro avrebbe voluto qualcosa in cambio di quel regalo, ma cosa? Era questo che lo preoccupava maggiormente poiché sapeva che non le avrebbe fatto del male, o almeno fino a quando non avrebbe perso la pazienza.
Era immerso nei suoi pensieri tanto da non sentire la voce che si stava propagando nei suoi orecchi.
“Jane?... Jane mi senti?”
Van Pelt era apparsa dal nulla e si stava sporgendo verso di lui scrutandolo attentamente. Jane sobbalzò ma cercò subito di ricomporsi.
“Si, si ti sento Van Pelt, cosa c’è?”
“Non volevi parlare con il signor Morgan?”
“Certo, lo voglio ancora” sorrise nascondendo la tristezza nei suoi occhi.
“E allora cosa aspetti, andiamo”
“Andiamo? Tu ed io?”
“Non vedo nessun altro qui oltre me, quindi si”
“Come mai non mi accompagna Lisbon?”
“Ha detto che ha del lavoro da fare… insomma vuoi muoverti?” la donna si girò e prese a camminare lasciando Jane immobile sul suo divano.
“Mi sta evitando?” disse tra sé e sé. 
–No che non lo sta facendo, hai sentito è impegnata-
“No invece, sono abbastanza convinto che mi stia evitando, ed io non sbaglio mai!” esclamò zittendo la sua coscienza. Al diavolo la sua opera di redenzione. Raccolse la sua giacca e seguì la sua collega.
 
Camminavano fianco a fianco. Van Pelt rivolgeva ogni tanto qualche occhiata al consulente. Si era sempre mostrata curiosa nei suoi confronti, ma non era mai riuscita a decodificare il suo essere. Tutto quello che sapeva era che la sua famiglia era stata sterminata da John il Rosso e che era molto bravo a leggere le menti, tutto qui. Inutile dire che si era spesso chiesta come Lisbon riuscisse ad avere un rapporto di amicizia con lui, era l’unica del team con cui si confidava sul serio, per gli altri erano solo battutine e scherzi. Ma forse la risposta più semplice, si era detta spesso, era solo un feeling innato, forse era semplicemente scritto che loro due si sarebbero dovuti incontrare.
Passarono davanti alla sala interrogatori, quella in cui era rinchiusa Lorelai e Jane non poté far altro che rivolgerle uno sguardo.
Accadde tutto in una frazione di secondo, i loro occhi s’incontrarono e la donna sorrise salutandolo con la mano, gli sembrò sussurrare “Ciao amore”. Aveva dei chiari problemi mentali certo ma quel gesto non lo convinse per niente, cosa voleva dire? Tuttavia Lorelai era l’ultimo dei suoi problemi in quel momento, la ignorò continuando a percorrere il passaggio affollato da agenti indaffarati nonostante di lì a poco avrebbe preso a ripensare spesso a quel gesto.
 
La casa dei Morgan era veramente ben arredata, il tocco femminile era visibile ovunque: dai divani in pelle scamosciata color panna, ai tappeti abbinati, ai mobili in stile provenzale adornati da foto di famiglia e vasi colmi di papaveri rossi.
“Erano i suoi preferiti”
Jane scostò il suo sguardo dal mazzo di fiori e lo posò su l’uomo che cercava di sorridergli senza riuscirci veramente.
“Come scusi?”
“I papaveri. Ho visto che li stava osservando. Scarlett li adorava, specialmente quelli rossi”
“Ah… già molto belli”
Van Pelt sorrise all’uomo ma nonostante vedesse quanto fosse provato e commosso iniziò a recitare la sua parte da agente impassibile.
“Allora signor Morgan cosa può dirci di sua moglie? Aveva avuto a che fare con qualche persona sospetta recentemente, aveva qualche nemico?”
“Agente Van Pelt, come ho già detto ieri al suo collega, io e mia moglie non avevamo né nemici né problemi di alcun genere. Siamo… eravamo una famiglia come tante altre, avevamo alti e bassi ma nulla di serio”
“D’accordo… posso chiederle dov’era tra le 18.30 e le 20.00, l’ora in cui è stato ritrovato il corpo?”
“A casa, da solo, stavo riparando il vetro della finestra del salotto, sa qui fuori i ragazzi giocano spesso a palla e due giorni fa l’hanno colpita in pieno”
“Quindi nessuno può verificare il suo alibi per quelle ore?”
Jane fissò l’uomo mentre questo cambiava espressione, si asciugò le lacrime e alzò il tono della sua voce “Agente, lei sta per caso insinuando che io abbia potuto uccidere mia moglie e fatto sparire mia figlia?”
“No no ma la normale proced…”
“Mi ascolti io non avrei mai potuto fare una cosa simile neanche al mio peggior nemico… io non c’entro con tutto questo” la sua voce era più sicura e ferma adesso.
Il consulente decise di intromettersi “Mmm, interessante… lei assume un tono deciso quando afferma di non aver ucciso sua moglie, il che è vero, ma tentenna chiaramente quando dice che sua moglie non aveva nemici” esitò “ o aveva conosciuto persone sospette”
Sospirò quando si accorse che Jane aveva centrato la sua preoccupazione “Vede, è che non ne sono convinto del tutto, ma Scarlett aveva incontrato un uomo al lavoro, un professore arrivato da poco, se non sbaglio aveva detto di chiamarsi John o Johnny, non ricordo bene”
Van Pelt e Jane si guardarono con apprensione, quest’ultimo lo esortò a continuare.
“Scarlett diceva che aveva l’impressione che la seguisse, era molto invadente e insistente con lei, ha perfino preteso di venire a cena da noi due settimane fa”
Jane si avvicinò all’uomo “Ricorda qualcosa di particolare di quest’uomo?”
“La sua voce. Era davvero strana, quasi stridula”
“Signore posso vedere la camera di sua figlia?”
“S-si, terza porta a destra, ma cosa c’entra?
Jane si precipitò senza rispondere all’uomo che guardò Van Pelt con aria interrogativa.
 
Aprì l’uscio con delicatezza ed entrò facendo attenzione a non calpestare i giochi sparsi sul pavimento. Osservò con attenzione quello che si presentava davanti a lui poi guardò alla sua destra. Un colpo al cuore lo fece sussultare; uno smile rosso disegnato sulla parete che sovrastava il letto gli stava sorridendo beffardo.
“VAN PELT!” gridò più forte che poté “VAN PELT!”
La donna si precipitò in camera seguita dal signor Morgan “Cosa hai trovat…” s’interruppe appena seguì l’indice di Jane che puntava il disegno “Oh mio Dio”
L’uomo però non sembrò capire “Mia figlia aveva questa brutta abitudine di scrivere sui muri con i pastelli, glielo vietavamo sempre ma, eccolo li”
Jane preferì non rispondere, come poteva capire? Van Pelt stroncò la sua convinzione “Signore quel disegno non lo ha fatto sua figlia” Li guardò con aria sorpresa, iniziò a fare domande al ché Jane fece segno alla collega di intrattenerlo nell’altra stanza. Così fece.
Quando la quiete ritornò nella stanza Jane si avvicinò lentamente alla parete dove poté constatare che effettivamente si trattava di pastelli e non sangue. Una cosa però attirò la sua attenzione, un sottile filo di lenza incollato proprio al disotto dello smile che si andava a nascondere dietro la spalliera del letto. Seguì così quello spago e al suo termine trovò una lettera, la girò e lesse la frase alla sommità della busta:
 
“Al mio amico Patrick”
 
 
 



1 La McClatchy High School esiste realmente. Ho scelto il nome di quest’istituto perché mi piaceva come suonava e soprattutto perché dopo una ricerca su Google è risultato uno dei migliori di Sacramento.


Ecco il secondo capitolo, spero vi abbia interessato come il precedente. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito positivamente il primo, questa è la primissima fanfiction che pubblico e sono contenta che sia stata accolta così bene :) I prossimi capitoli sono già il lavorazione e in revisione, a presto :) Emy. 
  
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