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Autore: Alexiels    18/07/2012    2 recensioni
Sovrappensiero, sollevò la sottile tazza di porcellana bianca.
Al suo interno il Lung Ching continuava a rigirarsi lento, come se fosse smeraldo liquido, e la ragazza ne sentiva l’aroma fresco diffondersi per la sala assieme a leggere volute di vapore.
Improvvisamente, a dispetto delle voci che risuonavano tra le mura color avorio dell'Host Club, in lei si fece strada un’intuizione silenziosa che per un attimo ovattò ogni altro suono.
Anche se aveva sempre considerato molto simili le loro condizioni, le bastò un attimo per notare che invece lei aveva avuto la libertà di sottrarsi, con disinteresse e noncuranza, all’imprescindibile e prescritta scelta a cui Kyouya si era da sempre sentito vincolato.
Quella tra bianco o nero, successo o mediocrità, ereditare o meno la compagnia della propria famiglia.
Lui la poteva chiamare scommessa, viverla con l’aristocratica indifferenza con cui avrebbe partecipato a un gioco, eppure Kimie continuava a pensare che sarebbe dovuto essere asfissiante, trascorrere la propria vita nei precisi e invalicabili confini in cui lui l’aveva relegata.

Ammetto di aver pubblicato questa ff per obbligarmi a finirla: non volevo archiviare un'altra storia incompleta.
Nondimeno, mi piacerebbe sentire il vostro parere ;)
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kyoya Ohtori, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tornata nella stanza, Kimie aprì la sua ventiquattrore e, dopo aver cercato un po’, ne tirò fuori l’iPood e un libro pieno di segnalibri improvvisati, fatti di carta, dall’aria consunta e le alette che parevano sul punto di strapparsi.
Si lasciò sprofondare in una poltrona di pelle nera che si trovava nella posizione ideale per leggere poiché, essendo posizionata poco più a sinistra rispetto all’ampia finestra, faceva sì che, sedendosi, desse le spalle alla pallida luce che filtrava attraverso le tende color orchidea.
Sospirando soddisfatta, accavallò le gambe e, lasciando che le note di Sons of a silent age coprissero ogni altro suono, iniziò a leggere i primi capitoli di Guerra e Pace, alienandosi sempre più dalla realtà a ogni pagina girata.

Una voce maschile la scosse improvvisamente dalla lettura, chiamandola a voce alta: “Signorina Amamiya!”
A quel suono Kimie, interrompendosi nel momento in cui Pierre Bezuchov si dichiara alla bella ed immorale Hélène, sollevò piano lo sguardo dal libro.
Davanti all’espressione un po’ perplessa della ragazza, il signore che era venuto a chiamarla e che, a giudicare dal sobrio completo nero che indossava e dalle ante di armadio che si ritrovava per spalle, doveva essere una delle persone addette alla sua sicurezza (ma era davvero necessario incaricare un’intera squadra di lavoro di svolgere una mansione tanto inutile?) le disse: “Mi perdoni per essere entrato tanto bruscamente, signorina.. dopo aver bussato non ho ricevuto risposta, e ho pensato che le potesse essere successo qualcosa.”
“Oh, mi scusi lei, le mie cuffie avranno coperto il suono del suo bussare..” rispose Kimie, rimanendo intimamente convinta che quella reazione fosse stata decisamente esagerata.
“In ogni caso, qual è il motivo per cui è venuto a chiamarmi?” chiese poi, sapendo già, a suo malgrado, la risposta.
“Suo fratello le vorrebbe parlare, la sta aspettando nella sala da tè” disse infatti lui.
Con un sospiro un po’ seccato, la ragazza posò il libro sul letto e, rendendosi conto dopo aver osservato con aria distratta le ombre più dense e allungate proiettate nella stanza che doveva essere pomeriggio inoltrato, gli chiese di farle strada.

“Kimie, che piacere rivederti”
Al suono di quella voce, si girò fino a trovarsi di fronte alla persona da cui era stata fatta chiamare, mentre la porta della luminosa sala che era stata prenotata per loro veniva silenziosamente chiusa da un cameriere.
“Zero.. ti trovo bene. Grazie per essere venuto a trovarmi oggi stesso, sarai stato molto impegnato ultimamente..” gli rispose, terminando così un veloce scambio di battute di cortesia.
Dal momento che suo fratello si limitò a squadrarla coi suoi sottili occhi da gatto, non facendo nemmeno un passo verso di lei né mostrando l’intenzione di andare a salutarla, come forse sarebbe stato opportuno fare dopo i quasi due anni nei quali non si erano affatto sentiti, Kimie prese posto nell’elegante tavolo apparecchiato per due senza aggiungere una parola.
Non avrebbe saputo spiegare come mai l’atmosfera tra di loro fosse così fredda o quando, né perché, i loro rapporti si erano definitivamente incrinati, fatto sta che col passare degli anni era arrivata a considerarlo poco più di un estraneo.
Le andava abbastanza bene anche così, purché non si intromettesse nella sua vita, come aveva fatto nemmeno due giorni fa, ricordò sentendo montare in sé una certa rabbia, rivendicando il suo titolo di fratello e parente più stretto, presso il quale sarebbe dovuta stare.
Cosa verso cui Zero non aveva mai mostrato il benché minimo interesse, nemmeno quando dopo la notizia della morte dei loro genitori sua nonna aveva deciso il suo trasferimento in Russia, anzi probabilmente era stato un sollievo per lui, sbarazzarsi del rischio di dover crescere una bambina tanto piccola.
Ma, come detto prima, non le importava affatto.. o meglio, questo poteva non toccarla più, ma dal momento che non le ci era voluto molto per capire il perché di quella sua improvvisa insistenza affinché lei ritornasse, le bastava guardarlo per sentirsi irritata.
La ragazza sapeva che l’aveva fatto perché qualche anno fa, quando il suo padrino era diventato legalmente il suo tutore e Kimie aveva affiancato il cognome Sinitsin al suo, in molti avevano pensato che, dal momento che lui non aveva figli, sarebbe stata lei la persona a cui avrebbe intestato il suo patrimonio.
Un’eredità notevole, doveva ammetterlo, anche per una che era sempre vissuta in una grande ricchezza.
Eredità che non sarebbe stata aggiunta al capitale degli Amamiya, ma al suo personale, e su questo Andrej era stato abbastanza chiaro.
In fondo, non era mistero per lei né alcun altro che i rapporti tra Andrej e suo fratello, tra lui e tutti i suoi parenti dal lato paterno, fossero molto tesi. Probabilmente quell’ostio reciproco era stato causato da un’antipatia “a pelle”, aggravatasi nel corso degli anni a causa di rivalità e vari dissidi, causati in gran parte da idee troppo diverse.
Fatto sta che, probabilmente per aggiustare la situazione a suo favore, Zero doveva aver pensato che non fosse più il caso che sua sorella restasse ospite a casa sua.
Poco importa di ciò che lei pensasse della questione – dell’assurda questione, era il caso di aggiungere – o del fatto che in questo modo non avrebbe avuto uno straccio di possibilità per finire normalmente gli studi, dal momento che lui si spostava continuamente dall’America al Giappone per lavoro.
Kimie immaginava che Andrej avrebbe preferito che lei continuasse a vivere a San Pietroburgo, anche a costo di lasciare a suo fratello carta bianca sulla questione, ma nonostante questo era probabile che Zero non l’avrebbe lasciata tornare in Russia, quindi a che pro insistere?
Mentre anche lui si sedeva gli lanciò uno sguardo apertamente ostile che dissipò ogni dubbio a Zero, semmai ne avesse avuti, sul fatto che non l’avrebbe perdonato facilmente per aver forzato il suo ritorno in Giappone.
Ma per il momento, Kimie era ancora minorenne e quindi, se anche avesse provato ad opporsi, difficilmente avrebbe potuto farsi valere, e Zero contava sul fatto che sua sorella fosse sveglia abbastanza da non pensare nemmeno di rendere pubblici fatti che avrebbero potuto gettare una cattiva luce sulla loro famiglia.
A parte questo, non aveva nessun motivo personale per avercela con lei, ed era abbastanza convinto del fatto che avesse capito anche questo: per il momento voleva semplicemente concludere alla svelta l’affare dell’eredità dei Sinitsin, quella che in fin dei conti considerava una manovra economica come le altre; seppure sapeva che ci sarebbe voluto del tempo prima che le cose prendessero la piega da lui desiderata, e per il momento era meglio che Kimie gli restasse vicina, o almeno, che non continuasse a soggiornare presso quell’uomo.
Spostando lo sguardo sul paesaggio rischiarato dalla calda luce pomeridiana che si vedeva attraverso la finestra dell’ampio balcone, affermò tra sé e sé: “E’ un peccato che tu non sia venuta prima, oltre che cominciare regolarmente l’anno, avresti potuto ammirare la fioritura dei ciliegi.. Ma immagino che alla fine vada bene anche così. Sbaglio o in Russia è proprio a settembre che riprende la scuola?” le chiese e Kimie, trattenendo un paio di risposte decisamente troppo acide gli rispose dicendo la prima cosa che le passò per la mente: “Se per questo la data cade nei primi di settembre anche in Europa, negli Stati Uniti e in Madagascar, ma non è questo il punto..” sospirò appena, lo sguardo che vagava senza sosta tra gli angoli della stanza.
Pur trovandolo estremamente frustrante e non volendolo ammettere nemmeno a se stessa, sapeva che alla fine non avrebbe potuto far nulla se non ciò che lui aveva deciso al suo posto, e che non era il caso di peggiorare la situazione per così poco.
Respirò profondamente e, cercando di dare inizio a una discussione più piacevole, gli domandò a sua volta, pur conoscendo già la risposta: “ E a che istituto pensi di iscrivermi, Nii-san?”
“All’Ouran, ovviamente. Credo che i nostri genitori avrebbero voluto che lo frequentassi anche tu” disse subito lui, e dopo aver brevemente osservato la tavola apparecchiata, bevve un sorso di tè.
Dopo poco lei fece lo stesso, sollevando lentamente la delicata tazza di porcellana azzurra e riconoscendo, prima ancora di essersela portata alle labbra, l’aroma di Assam.
“Quindi hai intenzione di venire a vivere qui definitivamente..?” gli chiese abbastanza stupita, inarcando leggermente un sopracciglio alla vista dell’espressione che lui fece ascoltando la sua domanda.
Sembrava voler temporeggiare ancora un po’, ma poi si decise a risponderle: “ Al momento.. al momento non è possibile. Ma mi ci vorranno solo pochi mesi per sistemare le ultime faccende, e nel frattempo mi sono organizzato in modo da non farti rimanere sola”
Precisazione abbastanza ovvia, considerando che se tu lo facessi sarebbe molto facile per Andrej volgere le cose a suo favore, dal momento che sembrerebbe quasi assurdo, dopo aver insistito tanto affinché mi affidassero a te, che tu riprendessi ad infischiartene di come io stia..
Di fronte al silenzio della ragazza, Zero riprese a parlare “Nel frattempo, potresti soggiornare a casa di un mio caro amico..”
Kimie lo fissò come se stesse scherzando, zittendolo con uno sguardo che a quanto pare le riuscì abbastanza terribile da convincerlo a non insistere.
Non si era aspettata che lui l’avesse richiamata presso di sé per instaurare un sincero rapporto di affetto fraterno, non era così ingenua, eppure.. perché sarebbe dovuta tornare in Giappone se lui non avrebbe nemmeno realizzato la premessa, quella di voler “tornare a vivere come una famiglia”, con la quale l’aveva costretta a farlo?
Abbassando lo sguardo sulle sue mani, si rese conto che aveva stretto i pugni a tal punto da far sbiancare le nocche e ferirsi i palmi con le unghie.
Respirò lentamente, cercando di riordinare i pensieri, e di smetterla di vedere le cose con tanta soggettività.
La situazione non le andava giù, affatto, ma forse le sarebbe convenuto fare buon viso a cattivo gioco: per prima cosa, era ancora minorenne, e dunque impossibilitata a vivere da sola o ritornare autonomamente in Russia, poi non era il caso di rispondergli come avrebbe voluto, in modo da non dargli altre scuse per lamentarsi della presunta cattiva educazione impartitale dal suo padrino.
E in fondo, aveva sempre saputo che prima o poi avrebbe dovuto far ritorno in Giappone.
Anche se questo ragionamento non bastò a reprimere del tutto il suo desiderio di togliergli –possibilmente con la forza – quello stupido sorriso che aveva cominciato ad accennare, forse nel tentativo di assumere un’aria il più affabile possibile, la fece calmare abbastanza da potergli far notare che non era affatto gentile autoinvitarsi a casa di qualcuno, non importa se quella persona fosse un amico (o, più probabilmente, un socio d’affari).
Zero, forse stupito dalla razionalità della ragazza, che ricordava come una persona abbastanza impulsiva e dalla quale si era già preparato a sorbirsi una scenata, a quelle parole allargò ancora di più il suo detestabile sorriso, mostrando una chiostra di denti bianchi e perfettamente allineati e la informò, scuotendo la testa: “Ma è stato il signor Ootori ad insistere personalmente per farmi questo favore, e anche se inizialmente ho pensato di rifiutare per non approfittare della sua disponibilità, alla fine mi sono reso conto che sarebbe stato sciocco rifiutare una proposta tanto gentile”
Gentile, pensò Kimie, disgustata, certo.
Lo guardò allibita.
Pensava davvero di manovrarla con tanta facilità, come se fosse una mera pedina?
Si ripromise di informarsi sui rapporti che in questo momento legavano suo fratello a quella famiglia, da cui, ricordò velocemente, era stata invitata ad andare a teatro nei primi di ottobre, ma per il momento si rendeva conto che c’era ben poco da fare.
“Va bene” acconsentì dopo qualche attimo, concedendosi però di aggiungere: “liberarmi per un altro paio di mesi della tua presenza sarà un immenso piacere.”
Detto questo si alzò e, dopo aver attraversato la stanza con passo veloce e deciso, si voltò per chiedergli: “In che giorno dovrò recarmi alla residenza Ootori?”
“Il cinque ottobre.” fu la lapidaria risposta, poi Zero aggiunse, forse non volendosi congedare tanto freddamente: “ Sono sicuro che avremo il tempo per chiarire tutti i nostri malintesi, nee-san.”
Dopo aver osservato per qualche attimo ancora l’alta figura di suo fratello, Kimie se ne uscì dalla stanza in silenzio, avendo però cura di non far sbattere la porta.
Il cinque ottobre.. pensò tra sé e sé.
Una data che nella sua agenda era già stata cerchiata, perché sarebbe stato il suo primo da studentessa dell’Ouran (non aveva quasi preso in considerazione l’idea di non passare l’esame d’ammissione, che probabilmente avrebbe sostenuto a momenti, verso gli ultimi di settembre).
Con un sospiro, considerò che, almeno per questi primi tempi, non le sarebbe affatto convenuto perdersi a guardare troppo lontano, ma piuttosto concentrarsi su ciò che aveva da fare..

Ok, ecco il terzo capitolo.. l'ho postato a quest'ora indecente perché (causa jet lag) stanotte non sono riuscita a chiudere occhio, e detestando perdere tempo a rigirarmi nel letto ho deciso di scriverlo.. Mi scuso in anticipo per qualunque errore abbiate trovato >.< (rileggerò il tutto appena sarà un tantino più lucida xD)
mi rendo conto che fino ad ora ho pubblicato tre capitoli, tutti sulla stessa giornata e in cui non è accaduto nulla di che, ma diciamo che ho pensato a questa parte come a una sorta di introduzione, e che da ora in poi le cose dovrebbero iniziare a muoversi più velocemente ^^

  
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