Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: JulietStarLight96    18/07/2012    1 recensioni
I protagonisti sono Andrew e Maggie, due coinquilini nella Londra moderna. Lei cacciata di casa perchè era troppo sfaticata per l'università, lui troppo squattrinato per averne una, si fanno compagnia a vicenda, si comportano come una coppia sposata senza neppure stare insieme. Hanno una loro routine, una loro combriccola di amici, si aiutano nel momento del bisogno, vanno a letto insieme, ma non si sono mai baciati. E se un giorno si svegliassero e si accorgessero che quello che hanno è più della trama di uno stupido film da quattro soldi? E se lui si trovasse una ragazza e lei iniziasse ad innamorarsi di lei?
Quando ero alle superiori volevo essere una scrittrice, avere la licenza di stare chiusa in casa con il mio gatto e una bottiglia di Vodka, senza uscire o farmi la doccia, mangiando solo pasti pronti perché la mia creatività non poteva essere fermata; solo crescendo ho capito che non avevo un futuro, non ero abbastanza simile alla massa per diventare una foto sul retro di un libro. Tutti i protagonisti delle mie storie, rimaste su una chiavetta abbandonata sul fondo di chissà quale borsetta, si chiamavano Andrew. E avevano i capelli scuri, i ricci, gli occhi verdi e la battuta pronta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lanciai un’occhiata veloce all’orologio color panna che portavo al polso da quando avevo più o meno sedici anni, e decisi di affrettare un po’ il passo. Londra era un fottuto casino a quell’ora del giorno, i turisti appena arrivati si guardavano attorno con aria sognante, provinciali scendevano dai loro autobus in cerca di occasioni e gli stranieri aprivano i loro ristorantini dai sapori esotici. Mi specchiai un secondo sulla vetrina del Red Lion, il bar dove dovevamo incontrarci, e mi sistemai un ciuffo ribelle dietro l’orecchio prima di entrare: amavo quel posto, era piccolo e riservato, con poltroncine comode e camerieri servizievoli, e mi stupiva che anche quel ragazzo che conoscevo appena ne sapesse l’esistenza. Salutai con un cenno una ragazza dietro il bancone, venivo lì da anni ma ancora non conoscevo il suo nome, e poi mi accomodai davanti a quello che la sera prima –per quanto mi ricordassi, ed è veramente poco- mi era parso così divertente. «Ciao... Harry, giusto?» gli dissi sorridendo, tentando di essere gentile. Indossava una camicia azzurra che sapeva di pulito, e i suoi occhi verdi continuavano a scavare nei miei, come se cercassero qualcosa. «E tu sei Margareth, giusto?» dio, gli avevo dato il nome completo. Che idiota. «Puoi chiamarmi Maggie.» gli sorrisi di sfuggita, poi presi il menu ripiegato di fronte a me. «Hai già ordinato qualcosa?» «Ciao splendore, cosa vuoi oggi? Il solito?» chiese il cameriere brufoloso con una cotta per me, che ci provava senza pudore da quasi un anno. Come se io sarei mai andata a letto con lui. Almeno forse avrei fatto ingelosire un po’ Harry.
«Sì... Steve, il solito.» ammiccai, contenta di essermi ricordata il suo nome. Lui se ne andò senza degnare di uno sguardo il mio ‘accompagnatore’, con un gran sorriso sulle labbra che lo faceva sembrare quasi decente. «Ci sei andata a letto?» mi chiese lui senza troppi giri di parole. Se avessi avuto un bicchiere con qualcosa dentro, l’avrei sputata come nei film. «Perché ti interessa?» assunsi quella mia aria da ‘sono troppo bella per te’ e mi guardai attorno annoiata. Quel ragazzo non era per niente prevedibile, mi piaceva. «Mi interessa perché pensavo puntassi più in alto.» la fame mi era completamente svanita. Mia madre diceva sempre che una donna non deve chiedere mai, e se proprio è costretta a farlo, vuol dire che ha perso la sua femminilità. Era proprio in nome di quella femminilità che mi alzai e andai a sedermi di fianco a lui, sollevando un po’ l’orlo del vestito prima di sedermi. «Sto morendo di fame, spero che si sbrighino.» quando vidi i suoi occhi incrociare i miei, capii che era il momento, e mi avvicinai un altro po’ posando le labbra sulle sue.
Sapeva di vaniglia, e qualcosa che sembrava cocco, ma non feci in tempo a sentire altro perché le sue mani enormi e calde si posarono sulle mie guance, allontanandomi da lui. Nessun ragazzo mi aveva mai respinta. Nessuno. Tutti mi cercavano, ero abituata a ragazzi che bramavano di toccare la mia pelle, e mai a nessuno era passato per la testa che non mi voleva. «Che-che cazzo fai?» sussurrai con gli occhi che bruciavano di dolore, mentre iniziava ad appannarsi la vista. Non volevo piangere davanti a lui, non volevo dargli questa soddisfazione, ma non potei impedire alle lacrime di rotolarmi giù senza pietà. Era una reazione esagerata e infantile, d’accordo, ma non ce la facevo a controllarmi. «Cosa fai tu!» mi disse quasi offeso, alzando gli occhi al cielo come fossi solo una bambina a cui stava facendo da baby-sitter. «Io pensavo che mi avessi invitato ad uscire perché ti piaccio, e prima sembravi geloso, e...» un singhiozzo non mi fece finire di parlare, mentre lui mi asciugava una lacrima col pollice. Quando ero diventata così patetica?
Non poteva andare avanti così. Mi alzai prendendo la borsetta e non lo degnai di uno sguardo, nonostante tutto volevo fare un’uscita in grande stile, come mio solito. «Maggie, aspetta» mi prese il braccio cercando il mio viso, ma ormai io stavo uscendo. «Sono gay!» mi urlò sul marciapiedi, e mi spuntò un sorriso. Dopotutto avevo ancora intatto il mio record, nessuno mi aveva mai respinto. Nessuno di etero, per lo meno. Presi un taxi fino a casa, mi facevano male i piedi e speravo di beccare quella troia di Brittany ancora in casa nostra mentre tentava di farsi il mio amico. Tutto sommato la giornata non sarebbe stata un fiasco totale, perché avevo l’occasione di rovinarla anche al mio migliore amico. Mi asciugai alla bell’e meglio le guance, facendo scomparire le tracce di mascara sbavato, ed entrai nel nostro appartamento.
«Tesoro, sono tornata» esclamai buttando le chiavi di casa in una ciotola pacchiana, regalo di una zia di Drew, mentre vagavo di camera in camera in cerca di lunghi e sexy capelli biondi. E invece ad aspettarmi c’era solo lui, la chioma nera spettinata, buttato sul letto con le braccia aperte, come Cristo in croce. «Non è andata?» mi chiese mentre andavo a sdraiarmi di fianco a lui, appoggiando la testa sul suo petto. Era rassicurante, sentire il battito del suo cuore quando qualcosa andava male, era come una ninna nanna. Anche se erano solo le due del pomeriggio. «Neanche a te, a quanto vedo. E comunque il mio era gay. Tu che hai da dire a tua discolpa?» alzai gli occhi per cercare i suoi, mi ci perdevo dentro sin da quando avevo circa sei anni, ma non avevo mai rischiato di innamorarmi di lui, lo conoscevo troppo bene.
«Vergine.» sussurrò come una parolaccia; aveva sempre avuto una regola, di non farlo con le vergini, perché voleva che la loro prima volta fosse speciale, che non la buttassero via col primo che capitava. “Fate sesso con il vostro ragazzo, non con uno conosciuto in discoteca”, diceva loro prima di lasciarle andare via. Riappoggiai l’orecchio sulla sua t-shirt scura, rimettendomi ad ascoltare quel suono così familiare. Una domanda mi sfuggì dalle labbra prima che riuscissi a fermarla: «Con quante vergini hai mai fatto sesso?» le sue dita si misero ad intrecciare i miei boccoli, mentre lui pensava probabilmente al modo più appropriato per rispondermi. «Con una sola.» oh, certo. Dovevo aspettarmelo. Almeno una volta nella vita doveva aver messo il piede in fallo e infranto la sua -dolcissima, per carità- regola. Stavo per chiedergli di chi si trattava, magari la conoscevo, quando mi ricordai che sapevo già la risposta: quella ragazza ero io. 





Intanto, vorrei ringraziare tutti per essere qui e aver letto questo nuovo capitolo :') Io amo molto i miei protagonisti, davvero, in ognuno di loro c'è un pezzo di me! Questo capitolo è stato scritto in un pomeriggio pieno di lacrime, in cui anche io avrei voluto avere accanto il mio Drew che mi accarezzava i capelli per dirmi che andava tutto bene e che ero una stupida a piangere, ma il mio Drew è morto ormai quasi un anno fa e ci ho fatto l'abitudine. Ora basta parlare di cose tristi e torniamo al capitolo, dopo varie lamentele (?) ho ingrandito i caratteri, spero apprezziate il gesto e.e
Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno/recensiranno/metteranno questa storia tra le seguite o addirittura tra le preferite, è per voi che io sono qui e grazie a voi io trovo la forza di scrivere. Un bacione a tutti!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: JulietStarLight96