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Autore: alegargano1    19/07/2012    1 recensioni
salve allora questa oltre a essere la seconda storia che scrivo in assoluto, è anche la mia prima storia originale ci tengo in modo particolare quindi, vi chiedo di dirmi cosa ne pensate anche solo per dire che è orribile e che solo un pazzo potrebbe leggerla.
Ora passiamo alla storia vi propongo un avventura che ha dello straordinario, fra: esseri malvagi, destini non voluti, combattimenti epici, creature straordinarie e bizzarre, teneri amori , e amicizie inscindibili io vi propongo questo strano strano racconto
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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CAPITOLO 3
FIGLIOL PRODIGO

Tutti i presenti guardavano con enorme sgomento la scena di fronte a loro, la luce nel dissolversi, aveva lasciato il posto ad un uovo color della pece e ad una creaturina che aveva cominciato a piangere non appena l’ultimo bagliore di luce era scomparso, era un esserino dall’aspetto estremamente fragile, piccolo anche per un neonato, aveva la pelle rosea, e la testa era come ricoperta da un leggero strato di lanugine di un rosso acceso come il fuoco di un incendio.

Tutti erano esterrefatti, non c’era alcun dubbio, quell’essere così piccolo era un umano, un vociare incessante e concitato si alzò dalla folla, erano tutti shoccati, ma fra tutti quello  più sconcertato era il dragone bianco, che osservava quell’essere con un misto di disgusto, ripugnanza e orrore, non riusciva ad accettare che il suo erede, suo figlio, fosse un volgare essere umano, mentre lo osservava, il suo sguardo mutò dal disgusto all’odio, per poi andare a posarlo su un gruppo di paladini draconici, e rivolgersi a questi ultimi dicendo, “Vi ordino di portare via questo abominio dalla mia vista” quelli si avvicinarono con cautela, per non incorrere nelle ire stimolate più che a sufficienza dell’immenso rettile, e uno di loro prese la parola e disse, “Signore porteremo via l’umano, ma cosa ne facciamo di quell’uovo” il drago poso il suo sguardo scarlatto sull’oggetto indicato, poi disse, “Gettatelo in un fosso, ove la luce non possa mai raggiungerlo, affinché non ne nasca un altro essere ripugnante come questo umano”, i paladini presero l’uovo e lo portarono via da quel luogo, allora il drago fisso il piccolo dinanzi a se, per poi rivolgersi a chiunque lo stesse ascoltando fra la folla, e dire, “Uccidetelo” ma una voce si levò al di sopra delle altre, e disse, “Fermi”,  dopo quelle parole al dragone si avvicinò una donna, appartenente anch’essa alla stirpe dei paladini draconici, una bellissima donna con lunghi capelli biondi come il grano al sole, la corporatura esile, che nascondeva una tempra d’acciaio che niente e nessuno avrebbero mai potuto piegare, aveva un viso perfetto, che sembrava essere stato fatto per appartenere ad un angelo, chi l’avesse vista avrebbe detto che sembrava un sogno che aveva preso corpo, ma chi la conosceva sapeva bene che quel suo aspetto, nascondeva in realtà una leonessa, una fiera guerriera, implacabile, indomabile, vincitrice di migliaia di battaglie, solo il suo nome per il nemico era un presagio di morte, il dragone la guardò un istante, come sorpreso di vederla al suo cospetto, e rivolgendole un occhiata disse “Cosa vuoi da me, Maria della folgore” la paladina gli rivolse uno sguardo eloquente e poi disse, “Vorrei che lei risparmiasse questa creatura, è un innocente, e non merita di essere giudicato per le azioni dei suoi simili, la prego lo lasci vivere” il drago assottigliò lo sguardo rendendo i suoi occhi di serpente ancora più minacciosi, era furibondo, mai uno dei suoi sudditi era stato tanto sfrontato, come osava quella donna, anche solo pensare di fargli una simile richiesta, a lui che aveva visto con i suoi occhi quanto fossero ripugnanti gli esseri umani, no non poteva accettarlo, la fulminò con uno sguardo, per poi sputare parole cariche d’odio dicendo, “Come ti permetti, di chiedermi di essere clemente verso quell’ abominio, MAI, non concederò mai il perdono alla sua immonda specie, e per dare la prova definitiva della mia decisione, osserva mentre il fuoco divora il suo corpo”, e con queste ultime parole volse la testa verso il bambino, per poi soffiare su di lui un mare di fiamme, ma queste non lo raggiunsero mai, Maria si frappose fra esse e il piccolo, e con un colpo di spada, riuscì a fendere quel muro di fuoco disperdendolo, per poi chinarsi, e prendere in braccio il neonato, stringendolo amorevolmente, il piccolo smise di piangere non appena si trovo nel caldo abbraccio rassicurante della donna, facendo uno sbadiglio sereno, per poi cadere in un sonno profondo, tutti i presenti erano impietriti, mai nessuno aveva osato sfidare i draghi e meno che mai il grande drago, poi Maria parlò e disse “Lei signore è un essere ripugnante, come può desiderare la morte di una creatura innocente, e vostro figlio, sangue del vostro sangue, come può essere così crudele” il drago bianco punto nel vivo diede le spalle alla guerriera, ma rivolgendosi comunque a lei disse, “Porta via con te quell’essere, ma ricordati donna, oggi ti sei fatta un terribile nemico, e un giorno o l’altro finirò quello che ho iniziato oggi, e certo non potrai fuggire in eterno, perché ovunque tu vada sarai sempre nel mio mondo, e io potrò trovarti sempre e comunque”, la signora della folgore gli lanciò un ultima occhiata carica di sfida, per poi andarsene da quel luogo, con ancora il piccolo stretto fra le braccia, lasciando i presenti ancora sconcertati dagli avvenimenti appena avvenuti.

Quella sera, i draghi si riunirono in un consiglio, il primo dopo mille anni di pace nel nuovo mondo, dovevano parlare degli eventi di quella mattina, dovevano stabilire come e quando intervenire per risolvere quella situazione, che avrebbe potuto minare e forse distruggere la pace di quel mondo, che loro avevano tanto faticato ad istituire, il primo ha parlare, fu un drago dalle squame azzurre simile al grande drago ma dalla strutture molto più sottile che disse, “Io chiedo che Maria della folgore, venga punita per l’affronto che ci ha arrecato, e che venga rinchiusa nelle galere dei minotauri, fino a nuovo ordine e l’umano con lei”, il dragone bianco volse lo sguardo sul suo piccolo fratello, e disse, “No l’umano DEVE essere eliminato, ho comprometterà la nostra pace”, i draghi allora tacquero, la decisione del loro signore era incontrovertibile, e quella decisione era Maria della folgore in catenene e l’umano in una fossa.

Maria era tornata al suo castello, e stava amorevolmente accudendo quel piccolo, che a lei era parso così indifeso e bisognoso di aiuto, non sapeva cosa l’avesse spinta ad agire in quel modo, lei che era una guerriera d’incredibile ferocia, che aveva passato la vita sul campo di battaglia, ora non poteva fare a meno, di stringere a se quel fagottino così tenero, che era impossibile non volergli bene, aveva già constatato che era un grandissimo mangione, e un gran dormiglione, ne era certa, in qualche modo, le era stata data la possibilità di fare qualcosa che andava al di la della sua stessa comprensione, ma sapeva altrettanto bene che i draghi non l’avrebbero lasciata impunita a lungo, doveva andarsene, ma il dragone bianco aveva ragione, non c’era luogo dove avrebbe potuto nascondersi in quel mondo, prima o poi l’avrebbero trovata, e in quell’istante, ebbe un lampo di genio, era vero, ovunque fosse andata in quel mondo, l’avrebbero trovata, ma quello non era l’unico mondo, e si ritrovò a pensare, -il mondo degli umani, come ho fatto a essere così sciocca da non pensarci, se qui non posso fuggire, andrò dove loro non possono seguirmi- dopo questo pensiero, raccolse tutte le ricchezze che il castello racchiudeva, ori, preziosi, sete, arazzi, quadri, e tutto ciò che avesse anche un minimo valore, e lo portò sulla torre più alta del castello, poi trono nella camera dove il piccolo dormiva beatamente e presolo in braccio porto li anche lui, dalla torre lo spettacolo era a dir poco incantevole, il cielo del mattino, al momento dell’aurora, quando la luce tornava a illuminare il mondo, e quando la notte e il giorno furono a metà fra l’uno e l’atro, lei recitò una formula, e davanti a lei apparve una grande porta luminosa  che fece sparire tutto ciò che in quel momento si trovava sulla cima della torre trasportandolo nel mondo degli esseri umani.

(6 anni dopo)

Un bambino stava correndo euforico per le vie del paese, era appena uscito da scuola, e doveva assolutamente arrivare a casa il prima possibile, doveva fare una sorpresa, correva a perdifiato, e quando finalmente arrivo davanti alla porta di casa, busso forte, e quando la porta si aprì, si trovò davanti una bellissima donna, con gli occhi di smeraldo, che lo fissava sorpresa e sconcertata che disse “Albert che ci fai qui, avresti dovuto aspettarmi all’ uscita” il bambino allargò un sorriso un po’ sdentato, e tiro fuori da dietro la schiena un fiore tutto bianco, dicendo “Buon compleanno mamma, ti voglio taaaaaaaaanto bene” mentre parlava gli occhi verde bosco del bambino si erano illuminati, e la donna commossa l’aveva abbracciato dicendo “Grazie piccolo mio anch’io ti voglio bene” gli diede un bacione sulla guancia e gli scompigliò i capelli di quel particolare castano rossiccio così scuro da sembrare nero poi disse “Ora vieni dentro che festeggiamo” e così si chiusero la porta alle spalle, festeggiarono e giocarono per tutto il giorno, fino alla sera quando per il piccolo Albert era arrivata l’ora di andare a dormire, e come al solito, il piccolo fece la sua richiesta dicendo “Mamma mi racconti la storia del cavaliere lucente” e la madre lo accontentò, anche quella notte e prese a dire “Tanto tempo fa, viveva un potente guerriero, vestito di un armatura scintillante, costui era un puro di cuore, nobile, valoroso, e generoso e seguiva solo ciò che era giusto per il suo cuore proteggeva i deboli e chi da solo non poteva perché ... ” la signora della folgore si fermò, Albert si era addormentato profondamente, e ormai dormiva della grossa, la donna diede un bacio sulla fronte al figlio, pensando che il giorno in cui l’aveva preso con se, era stato il più bello della sua vita.

(10 anni dopo)

Quel giorno avrebbe dovuto essere normale, e sembrava esserlo, ma per qualche ragione, Albert era molto nervoso, nei suoi sedici anni di vita, ormai aveva imparato a riconoscere a pelle una brutta giornata, e quella sarebbe stata pessima, ma era ormai tardo pomeriggio, e ancora non era successo niente, questo l’aveva spinto ad abbassare la guardia, fu un grosso errore, era uscito a fare delle commissioni, e come al solito era passato vicino a un vecchio cantiere, che era li fin da quando era bambino, ormai abbandonato per qualche ragione, e il palazzo in costruzione era stato lasciato a metà, lo guardò un istante non capendo perche fosse stato lasciato in quello stato, incuriosito volle andare a dare un occhiata, era passato di li centinaia di volte, e ora voleva capire cosa poteva nascondersi la in mezzo che aveva fatto interrompere i lavori, si addentrò li in mezzo fra macchinari in disuso e ferraglia arrugginita, e in un angolo che sembrava più abbandonato degli altri e nascosto alla vista, Albert si avvicino di più e rimase sbalordito, li in mezzo c’era un tronco d’albero, e nel tronco era conficcata una spada, lunga, sottile, perfettamente lavorata e estremamente bella a vedersi, come attirato da una forza misteriosa, Albert si avvicinò sempre di più, e quando fu a un passo da essa, per un soffio non rimase di sasso, sull’elsa dell’arma c’era chiaramente inciso il nome di sua madre, perché, cosa centrava sua madre con quella cosa, la guardo meglio, e il suo sguardo si fermo sul tronco dove e conficcata, anche li c’era incisa una parola, ma non riusciva a capirla, si concentrò e poi la pronuncio ad alta voce dicendo, “Hucshiver” poco dopo, la terra tremò, il cielo si oscuro, e il cantiere intorno a lui scomparve di colpo, lasciando solo la spada e il tronco davanti a lui, poi il cielo si squarciò in un vortice circolare e una colonna di luce lo inghiottì lascando in quel luogo solo la spada e il tronco.                                         

  
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