Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Astaroth Arslan    22/07/2012    1 recensioni
In un tempo ed un luogo indeterminati, la società umana è dominata dai vampiri. Le leggi sono severe e spietate soprattutto per la componente lycan della città, costretta a vivere in un ghetto da cui non si può uscire pena la morte.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Great Orphanage “The Clandestine”
Dodici anni prima

 
Non un filo d’aria tirava quella sera. Le fronde degli alberi, alla fioca luce della mezzaluna, scure e minacciose come la nuova vita che mi si prospettava davanti, rimanevano ferme ed impassibili ad osservarvi mentre mi avvicinavo all’entrata del Great Orphanage “The Clandestine” scortato da due uomini in divisa nera, uno alla mia destra, l’altro alla mia sinistra. L’atmosfera non era carica di promesse, men che meno di rassicurazioni sull’Istituto che si ergeva davanti a me. Maestoso, sinistro e misterioso. Camminavamo in silenzio verso un luogo il cui nome era stato bisbigliato tante volte nel ghetto con paura, disgusto... sentimenti spesso espressi con le lacrime amare dei parenti sopravvissuti. La struttura, di cui sarei presto diventato parte, era costituita da due edifici sistemati ad una distanza di almeno cinque metri l’uno dall’altro. Le porte laterali di entrambi i palazzi, realizzati secondo l’arte gothico – vittoriana, erano collegate fra loro da una passatoia di legno radente a terra, sormontata da una vetrata rivestita di pannelli scuri. Nulla di quell’angusto passaggio era visibile all’esterno. In un primo momento credetti che ciò fosse dovuto alla fioca luce che illuminava il paesaggio in quella tetra notte di novembre, ma ebbi presto modo di scoprire che qualsiasi passaggio esterno impediva alla luce di penetrare e che tutte le vetrate di entrambi gli edifici venivano murate ogni notte di luna piena. A quell’epoca non ne capii il perché, dopotutto avevo solo otto anni e mi ero improvvisamente ritrovato orfano di entrambi i genitori. Davanti ai miei occhi si svolgeva ancora, come un film al rallenty, la nostra fuga bruscamente interrotta dalla milizia a cavallo che ci aveva trascinato tutti e quattro fino al tribunale.
I miei genitori, mio fratello ed io.
I vampiri ci giudicarono colpevoli e ci condannarono alla ghigliottina.
Tutti tranne me.
Secondo il loro statuto per me era prevista una fine diversa, mentre mamma e papà e Anthony, maggiorenne da pochi mesi, furono etichettati come rei e quindi giustiziati. Io fui costretto ad assistere. Due uomini mi tennero ferme braccia e gambe mentre gli occhi spalancati, ubbidienti ai comandi di uno di quei cani che aveva decretato la mia orfanità e che ora voleva che prestassi ben attenzione a ciò che capitava ai trasgressori delle loro leggi, osservavano piangendo lacrime amare. Urlai tanto quel giorno da perdere la voce. La stessa che col tempo mi fu nuovamente cavata fuori a forza. Riuscii perfino a mordere il braccio di uno dei miei carcerieri quando vidi mio fratello portarsi un dito alla bocca e sorridermi, intimandomi di essere forte e caparbio come tante volte aveva fatto quando scoppiavo a piangere durante la nostra fuga dal ghetto.
Rividi la mia famiglia soltanto una volta. Il giorno dopo.
Venni scortato al nostro vecchio appartamento, uno stanzone spoglio che accoglieva almeno sei famiglie, per raccogliere le mie cose. La sera precedente l’avevo passata in cella e quella mattina avevo cercato di aggredire nuovamente le forze dell’ordine con il coltello che Anthony mi aveva lasciato in eredità. Ovviamente la furia di un bambino di otto anni non poté nulla contro uomini addestrati a combattere e difendersi e venni quindi trascinato a forza fino a quella che consideravo casa e che non avrei più rivisto. Le teste delle persone che amavo erano fuori dai confini del ghetto, congelate per sempre nei loro ultimi istanti di vita che la crudeltà mi aveva costretto a vedere per ben due volte. I volti di mamma e papà erano austeri e spavaldi, mio fratello invece sorrideva spronandomi ancora una volta ad accettare tutto con garbo fino a che non fossi stato abbastanza forte per ribellarmi e tentare di rivoltare un sistema che portava soltanto rovina.
Non piansi a quella nuova vista. Raccattai in silenzio le mie cose, tenendo lo sguardo basso per non intercettare quello dei miei vecchi coinquilini. Non volevo leggere in loro la disperazione e l’angoscia che attanagliava ai loro occhi. L’angoscia e la disperazione che solo la conoscenza ti da e di cui io ero sprovvisto.
Nonostante sia pensato apposta per i bambini, nessuno di noi ragazzini al ghetto aveva ben chiaro cosa fosse il Great Orphanage “The Clandestine”. Per noi era soltanto una parola oscura piena di mistero, un luogo mitico circondato da transenne ed altamente sorvegliato che rappresentava una crepa nella vita relativamente serena che avevamo sempre condotto. Non nego che quel luogo abbia creato in noi un certo fascino, dopotutto ai nostri occhi era come la casa abitata dai fantasmi delle tante storie che i più anziani ci leggevano per farci addormentare e di cui eravamo profondamente ghiotti.
Prendere coscienza e dimestichezza con la vera realtà del Clandestine fu un po’ uno shock.
 
 
“Tu sai perché sei qui?”
La voce era piatta, strascicata, monotona, tipica di qualcuno che ha vissuto quella scena milioni di volte e sa di trovarsi davanti ad un ragazzino che invece la prova sulla propria pelle soltanto in quell’istante.
Non risposi. Restai ostinatamente chiuso nel mio mutismo, concedendomi soltanto un’occhiata alle pareti ingombre di riconoscimenti e ritratti tutti contenuti in spesse cornici appese da chiodi che, a giudicare dalla ruggine che li ricopriva, dovevano essere lì da anni, prima di riportare lo sguardo sull’uomo che mi stava di fronte.
Un wizard.
Lo riconobbi immediatamente pur non avendone mai conosciuto uno. Fu il suo aspetto a tradirlo. Da quanto avevo potuto apprendere dai racconti dei vecchi del ghetto tutti loro erano accumunati dalle stesse caratteristiche: una pelle rugosa, increspata come la superficie di un lago dopo il lancio di un sassolino, il naso adunco, gli occhi piccoli e acquosi nascosti da lenti a mezzaluna e la voce lenta e soppesata di chi ha votato la propria esistenza al sapere magico ed è stato premiato con l’immortalità.
“Ti ho fatto una domanda, ragazzino. Tu sai perché sei qui?”
Il suo tono non mostrava alcun segno di reale coinvolgimento né tantomeno l’irritazione che sicuramente si era insinuata in lui. Ai suoi occhi dovevo apparire più o meno come un protozoo ed io avevo l’ardire di ignorarlo, costringendolo a ripetere quanto mi aveva appena detto. Sorrisi per la prima volta da quando mi ero ritrovato solo.
“Che c’è, naso adunco? Hai bisogno che te lo dica io o non ci arrivi da solo, cane del governo?”
La presa dei miei carcerieri si fece più stretta attorno alle mie braccia esili ed una smorfia di dolore arcuò le mie labbra che mi sforzai di tramutare nuovamente in un sorriso insolente. Era la prima volta che osavo tanto. Non avevo mai detto nulla di offensivo in vita mia, quelle erano solo parole che avevo sentito molto spesso in bocca ad Anthony quando discuteva di politica con gli adulti, convinti che io dormissi assieme agli altri bambini.
Il wizard schioccò la lingua, regalandomi un’occhiata sprezzante che non celava un certo fastidio. Finalmente una reazione! Da quel che ne sapevo tutti i lycan che avevano tentato di ribellarsi ai vampyr e ai loro servi avevano cercato soprattutto un indice di risposta alle loro provocazioni negli sguardi sempre impassibili di chi determinava il destino delle loro vite.
“Una notte da solo nella passatoia ti farà bene, ragazzo. Si è portati a credere che il buio piaccia a quelli della tua razza, ma in realtà soffrite in un’oscurità totale. La luna non veglierà sul tuo sonno stanotte. Portatelo via”
Mi lasciai scortare dagli uomini che mi avevano portato lì richiudendomi di nuovo nel silenzio.
Non avevo idea di quanto sarebbe stata dura per me quell’oscurità completa.
Le luci che normalmente lasciavano in penombra la pensilina fra un istituto e l’altro vennero spente, le porte chiuse a chiave dall’interno, lasciandomi da solo a prendere coscienza per la prima volta dei limiti di una natura che faceva parte di me dalla nascita, ma che ancora non conoscevo appieno.





----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Note dell'autrice:
Inizialmente questo capitolo doveva essere molto più lungo e corposo, ma Lighter mi ha talmente pressata perchè aggiornassi che ho deciso di dividerlo in tre parti, tutte relativamente brevi.
La prima, cioè questa, spiega un po' come il protagonista sia arrivato al Clandestine, ma resta ancora da scoprire cosa esso sia e perchè sia diretto dai wizard sotto la gestione dei vampyr.
Ora, penso di dover chiarire un piccolo punto riguardo i wizard. Non penso di dover specificare che l'equivalente italiano di tale parola sia mago, ma ci tengo comunque a spiegare che tipo di ruolo ricoprano quì.
I wizard sono sostanzialmente esseri umani che, tramite molto studio e pratica, si sono dati alle arti magiche donandosi loro a tal punto da ottenere l'immortalità. Non hanno perciò alcun potere naturale, ma possono ricorrere soltanto ad incantesimi e trucchi la cui forza nasce direttamente dalle oscure presenze che si aggirano nell'ombra e nella natura.
In sintesi, quasi chiunque potrebbe diventare un wizard, ma col passare degli anni essi si assomiglieranno un po' tutti, almeno esteticamente.
Spero di aver un po' chiarito, ma sicuramente lo farò meglio nel corso dei prossimi capitoli ^^
Mi auguro che la storia vi intrighi almeno un po' e avere qualche recensione non sarebbe male uwu

Spoiler:

Il prossimo capitolo è già pronto e, come ho già detto, non sarà molto lungo e sarà incentrato unicamente sul passato.
So che potrà sembrare un po' un passare di pane in frasca, ma dal terzo capitolo sarà chiaro il collegamento fra i tre u.u
Oh, sì! Dimenticavo!
Nonostante il prologo sia al tempo presente, il resto della narrazione sarà al passato poichè verranno descritti fatti che sono ormai trascorsi nella vita del protagonista. Se e quando porterò a termine questa long, l'ultimo capitolo tornerà al presente, sia come tempo verbale che come "svolgersi degli eventi"

Thanks!

-Ast-
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Astaroth Arslan