Fanfic su attori > Cast Glee
Segui la storia  |       
Autore: black_eyes    23/07/2012    2 recensioni
Cosa accadrebbe se una ragazza italiana, Greta, scappasse dal suo passato e arrivasse nella città degli angeli caduti, conosciuta anche come Los Angeles?
Ci saranno due punti di vista. Greta e Grant
Primissima mia storia, betata da quell'angelo di GirlOnFire
Genere: Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Darren Criss, Grant Gustin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

RINGRAZIAMENTI: alla mia beta: GirlOnFire!

Ringrazio: _lucedeimieiocchi_, yuke, vy92, lulamae, AnacondinaFab, eloX26, disappearinggirl e SofiaKayEleutheria, poi ... Giu_ e fra_Glee due angeli che hanno messo sta roba qui nei preferiti.

Esssiamo a 100 e passa lettrici!!! Grazie a tutti!! :D

E ora vi mollo questo nuovo robo, a venerdì! Kiss&hugs :)

 

 

Diceva che era contento di avermi lì … ma non mi sembrava. Era come se cercasse in tutti i modi di evitarmi

"Dar" gli chiesi una sera mentre eravamo in un bar "perchè Grant è così strano con me?"

"In che senso strano?" mi chiese prendendo una birra anche per me e porgendomela. Ci andammo a sedere ad un tavolino in un angolo

"Nel senso che appena io entro in appartamento lui se ne va. Appena ci incontriamo mette su i film oppure legge, tutto pur di non parlarmi " bevvi la birra " sono sua coinquilina" bevvi un altro sorso di birra "ok che ci vediamo raramente per il mio lavoro al bar, ma vorrei quanto meno fare conversazione. Magari lui non vuole" finii la birra. Ne ordinai un'altra. Darren mi ascoltava, non parlava, sembrava che volesse nascondermi qualcosa.

Bevvi cinque o sei birre quella sera. E alla fine non mi reggevo sulle gambe, non capivo nulla, ero letteralmente fuori. Capii solo che chiamò un taxi, mi portò in appartamento e mi fece sdraiare nel mio letto. Non ricordavo più nulla. La mattina mi svegliai con i vestiti addosso, un saporaccio in bocca e un cerchio alla testa

Che sbronza epocale mi ero presa? Una bella potente! Qualcuno mi bussò alla porta. Mi tenni la testa, che male!

"E' aperto" gracchiai gettandomi sul materasso

Entrò Grant, con un bicchiere di acqua e una pastiglia "'giorno" disse porgendomi il bicchiere

"Ciao" dissi mettendomi seduta "grazie" ingoiai la pastiglia e bevvi "come mai?"

"So quanto i postumi della sbronza possono essere odiosi, terribili e dolorosamente scombussolanti"

Risi tenendomi la fronte

"Ieri ho bevuto. Non ricordo nulla" lo fissai "mi è successo qualcosa?"

"A parte tornare a casa alle cinque di mattina accompagnata da Darren, anche lui marcio? No"

"E' tornato a casa o è rimasto?" domandai alzandomi dal letto e prendendo il ricambio

"Gli ho pagato il taxi per tornare da chi lo ospita. non ha guidato. non ha rischiato" disse atono andandosene

Gli corsi dietro "Grant!" urlai fermandolo per un braccio "grazie mille per tutto. Sei fantastico"

Mi sorrise "di nulla. Adesso va a farti una doccia. Hai l'odore di un mini bar"

Risi "e ieri era venerdì sera" lo baciai su una guancia "vado in bagno. Prendo i miei tempi"

"Fai con calma" disse deglutendo

Andai in bagno e mi chiusi la porta dietro le spalle. Perchè oggi sembrava più dolce delle altre volte?

Forse perchè avevo un leggero bisogno di aiuto. almeno era un umano. Sorrisi andando in doccia.

Forse, e dico forse, mi poteva piacere il mio coinquilino. Oh cavolo! Mi piace Grant, che poi non è una grande novità, Grant è un figo, un attore ed era tutto ciò che c'è di sbagliato in un uomo … ma io sono attratta dalle cose sbagliato. Lui non è un bastardo, è solo la sua maschera. E a me le persone con problemi affettivi sono quelle che colpiscono di più

Sono sbagliata tanto anche io! Risi uscendo dalla doccia e asciugandomi con l'accappatoio. Mi vestii e andai in sala, trovai Grant seduto sulla poltrona che leggeva un libro. In cucina era già tutto pronto.

Sorrisi e inclinai la testa di lato. Aveva un lato dolce anche lui dopotutto.

Lo fissai mentre era assorto. Indossava gli occhiali, aveva le gambe accavallate e poggiate sul tavolino ai suoi piedi. Con una mano teneva fermo il libro mentre l'altra era appoggiata su una guancia. Leggeva rapidamente le parole e sfogliava le pagine come se stesse divorando ogni frase. Si sentiva solo il frusciare delle pagine. Mi ero incantata a guardarlo, poi a un certo punto chiuse il libro e alzò gli occhi su di me. Sbattè le palpebre continuando a fissarmi, si alzò dalla poltrona inarcando un sopracciglio

"Ti piace leggere" dissi parlando per prima "cosa?" domandai

"Di tutto" rispose andando in cucina "è pronto il pranzo. Per una volta ho provato a prepararlo io"

"Devi essere orgoglioso. Ha un aspetto invitante" dissi sorridendo "evviva il cinese d'asporto!"

Lo feci ridere. Avrei fatto di tutto pur di sentire ancora la sua risata.

"Allora …" disse mangiando "Darren mi ha detto la verità su quelle cicatrici"

Sbiancai e mi strinsi il braccio sinistro "perchè?"

"Gliel'ho estorto. È un bambinone" disse. Mi sembro quasi forzata come frase "perchè?" domandò

"Stavo male. Ero sola. Cosa avrei potuto fare?"

"Cambiare casa" disse semplicemente alzando le spalle e posando le bacchette

"Ovvio" sibilai "a sedici anni in Italia si è ancora minorenni. E dopo i tipi che mi avevano tenuto lì mi volevano ancora in casa perchè pagavo l'affitto della camera. Oltre a dover tenere pulita la casa dovevo anche pagare"

Aggrottò la fronte "mi stai dicendo che sei voluto scappare non solo perchè ti trattavano male?"

"Già" dissi allontanando il piatto "venivo derisa, venivo additata, ero odiata" alzai gli occhi verso di lui

"Mi dispiace per quello che hai passato" disse sorridendomi.

Non mi ero mai resa conto di quanto potesse essere dolce quel ragazzo a cui facevo da coinquilina

Si alzò da tavola e mi venne accanto, si sedette sui talloni e mi fissò "ascolta. Hai fatto bene a fuggire, e non so come hai fatto a vivere in quel modo" mi sfiorò le cicatrici "ho capito perchè Dar ci tiene a te" si alzò e sparecchiò

Per la prima volta mi aveva sfiorato. Aveva un tocco leggero, fresco, abbassai gli occhi verso le cicatrici.

"Tutto ok?" chiese fissandomi mentre buttava le scatole vuote in pattumiera

"Certo" dissi alzandomi "grazie per tutto comunque"

Stavo per chiedergli se voleva prendere un gelato con me quando suonarono alla porta. Andai ad aprire e Darren entrò

"Buon giorno!" disse baciandomi su una guancia "avete pranzato? Bene! Gelato?"

"Io passo" disse Grant "magari un altro giorno" e si sedette sulla poltrona riprendendo in mano il libro

"E tu?" chiese Darren scuotendo il capo "vieni con me?"

"Ma Grant? Potevamo stare assieme. Oggi non lavoro" dissi alzando le spalle

"Sopravvivrò ad una giornata di rilassamento totale" disse facendomi l'occhiolino "vai" e si buttò a capofitto nel libro

"Ok" dissi prendendo la borsa "ci vediamo stasera? Cucino io"

"No dai. Stasera andiamo fuori!" disse Darren facendo un musetto dolce "conosco un posto dove poi si può cantare"

Grant rise " basta cantare. L'ho già fatto per un paio di anni … e non mi sembra il caso di ripetere tutto"

"Io però non ti ho mai sentito cantare" dissi fissandolo "stasera dai … canterò pure io! Lo giuro!"

"Fate un duetto!" disse Darren "ma ci penseremo questa sera. Adesso noi andiamo e se vuoi venire dopo con noi, ti aspettiamo in spiaggia al solito posto" disse rivolgendosi a Grant. Poi mi trascinò fuori dall'appartamento.

Prendemmo il gelato in questione, pagando io. Andammo in giro per LA a piedi, ridemmo, ci divertimmo e andammo in spiaggia. Grant non si fece vedere. Quando tornammo a casa vi era tutto spento

"Idiota" sibilò Darren "di dimensioni epiche e oltre!" mi prese per un polso "andiamo a cena noi due, e ti voglio sentire cantare ugualmente!" disse puntandomi un dito contro al petto "intesi?" ridacchiò

"Preferisco cenare qui. Fa nulla? Canto ugualmente" dissi alzando le mani

"Ok. Io intanto faccio una chiamata" e andò in bagno. Sentii distintamente urlare Darren, mandare a quel paese il tipo che stava chiamando, forse Grant, dal modo con cui lo riprendeva. E dirgli che era una sottospecie di coglione per essere riuscito a mancare una serata. E sentii tutto questo nonostante io fossi in sala. Darren poteva anche essere e sembrare un cucciolo, ma faceva paura quando si arrabbiava.

Cenammo tranquillamente noi due da soli. Canticchiai qualche pezzo di alcune canzoni con lui. Parlammo del più e del meno. Mi sedetti sul divano e come al solito si sdraiò mettendo la testa sulle mie gambe. Era rilassato, o per lo meno lo sembrava, perchè mi pareva leggermente frustrato, come se cercasse di nascondere qualcosa

"Che c'è?" gli chiesi mentre passavo una mano fra i suoi riccioli

Mi guardò mordendosi internamente la guancia "nulla"

"Ti conosco da qualche mese. Cosa c'è?" domandai nuovamente

"Nulla … ma te hai fatto la domanda per avere la green-card?"

"Purtroppo no. Devo dare alcuni esami o robe del genere. È da più di un anno che sono qui, ma nessuno mi ha mai detto nulla. Non mi hanno ancora trovata"

"E se ti trovano o ti mandano in prigione o ti rimandano in Italia. Che preferisci fare?"

"La prigione non è male" dissi sogghignando "ok, domani andrò a vedere per la green-card" sbuffai vedendolo inarcare un sopracciglio triangolare

"T'accompagno" disse accoccolandosi meglio sul divano "e se dormissi qui?" chiese con il tono della voce già basso per la sonno "mi lasceresti dormire qui da voi?"

"Cosa ne dice la persona che ti ospita?" chiesi sfiorandogli una tempia dolcemente

Mugugnò "nulla"

"Allora resta pure" sorrisi carezzandogli la testa coperta dai riccioli.

Quando si fu addormentato, mi alzai cercando di non farlo svegliare e delicatamente gli misi sotto alla testa un cuscino. Poi andai in camera e mi misi a letto. Dov'era Grant? Perchè non era tornato? Ero leggermente preoccupata.

La mattina dopo mi svegliai presto, controllai se Grant era arrivato. Dormiva nel suo letto con addosso solo un paio di boxer. Feci vagare gli occhi sul suo corpo snello, nella luce tenue che proveniva dal corridoio potevo vedere i vari nei sul suo petto, vicino alla spalla e sul collo, i muscoli delle gambe erano contratti. Magari sognava qualcosa e aveva un'espressione leggermente tesa sul suo volto. Si voltò su un fianco, sempre dormendo. Avrei voluto baciarlo, morderlo e passare la lingua sui suoi pettorali. Cavolo. Chissà se aveva passato la serata con qualcuna. Mi morsicai un labbro fino quasi a sentire il sapore ferroso del sangue. Ero gelosa. Gelosa del fatto che avesse qualcuna. Mi odiai per quel pensiero. Mi lavai e vestii.

Poi andai in sala e trovai ancora che Darren dormiva profondamente. Senza far troppo rumore andai in cucina e preparai la colazione per noi tre. Poco dopo Grant entrò in sala, aveva indosso un paio di pantaloni della tuta. Notai un succhiotto sul collo. Mi morsicai la guancia interna fino a farmi male. non potevo essere gelosa. Non dovevo essere gelosa. E poi … lui era un bel ragazzo, naturale che avesse la ragazza!

"Giorno" disse con la voce roca "che c'è per colazione?"

"Caffè, brioches, crepes, muffin … e se vuoi anche un antidolorifico" dissi mettendo una pastiglia sul tavolo

"Non mi sono ubriacato" disse prendendola ugualmente "ma ho il cervello che fa male"

Misi sul tavolo la colazione e andai a svegliare Darren, ma lo trovai già seduto sul divano

"Ehy. Dormito bene?" chiesi sedendomi accanto a lui

"Sì. Grant?" domandò allungando il collo verso la cucina

"Sta facendo colazione. Andiamo?" chiesi alzandomi

"Ok" alzò le spalle

Andammo in cucina e ci sedemmo al tavolo. Non so perchè, ma c'era tanta di quella tensione che si poteva tagliare con un coltello. C'era troppo silenzio.

"Allora" dissi spezzando il silenzio "io devo andare a chiedere per la green-card, mi preparo ed esco" mi alzai

"Perchè la green-card?" chiese il mio coinquilino alzando gli occhi dal caffè

"Perchè magari sono italiana e ho bisogno di un permesso permanente?" domandai ironica

"Sai quanti modi ci sono per avere la green-card?" domandò inarcando un sopracciglio

"No. E tu? Sapresti dirmeli?" non sapevo neanche perchè rispondevo così male.

"O devi sposarti con un americano, o un tuo parente americano deve richiedere la green-card per te, o se trovi un lavoro in un posto fisso, il tuo datore di lavoro la richiede, oppure con la fortuna" elencò contandoli sulle dita

"Fortuna?" ripetei sarcastica "non so neanche cosa sia la fortuna io"

"C'è una lotteria. Hai un diploma delle superiori?" spiegò Darren facendo scorrere lo sguardo su noi due

"Ovvio. Mi sono diplomata in un liceo linguistico" scossi le spalle

"Hai la fedina penale pulita?" chiese Darren ridendo

"Credo di sì. Sono solo scappata dall'Italia. Ma non sono mai stata in prigione" dissi pensando al mio passato italiano

"Comunque non credo che lavorare in un bar però sia un lavoro adatto. Devi avere un lavoro “importante” per richiedere la tessera, devi cercare altro" disse Grant mimando le virgolette alla parola importante

Alzai gli occhi al cielo, facile per lui dirlo che aveva tutto "e trovamelo tu un lavoro allora!" ringhiai

"Oltre a darti un posto dove dormire devo pure farti un posto di lavoro?" sibilò "sei qui a scroccare un posto dove dormire e mangiare, ti faccio pagare poco l'affitto. Cosa vuoi che ti faccia? Da baby-sitter? Ma cresci un po'!" urlò "non sei capace neanche di trovare un lavoro e vorresti vivere qui a LA? Qui non siamo in Italia. Svegliati"

Darren si coprì gli occhi con una mano, io indietreggiai per quelle parole, Grant strinse le labbra

"Merda…" sussurrò Darren fissandomi e facendo scorrere lo sguardo anche su Grant

"E così io ti peso" incrociai le braccia al petto. Sentivo un nodo alla gola da far male più di un pugnale nel cuore "bene. Allora me ne vado" e andai in camera. Presi i pochi vestiti che mi ero comprata in quei tempi, li misi dentro una valigia che mi ero presa, raccattai la mia borsa con dentro i miei pochi averi e uscii dalla stanza. Salutai Darren con un cenno del capo e mollai qualche centone sul tavolo "per l'affitto" sibilai e me ne andai sbattendo la porta. Uscii in strada con un groppo alla gola. Sentii gli occhi pizzicare e delle lacrime scendere lungo le guance. Meglio che ricominci a cercare un altro posto dove stare. Non ho più niente e, ancor peggio, nessuno. Sono sola, ancora una volta.

Camminai su quel marciapiede fissando a terra, pur di non vedere le persone, pur di non mostrare che stavo piangendo come un bambina.

Ero fragile, ero sola. Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano, comprai un giornale e controllai se vi erano appartamenti liberi e anche un altro tipo di lavoro. Con solo il lavoro del bar non sarei riuscita a pagare un affitto da sola! Andai al lavoro e lasciai la valigia vicino alla cantina

"Che ti affligge Greta?" chiese il mio capo

"Nulla Cindy" dissi indossando la divisa "vorrei chiedere la green-card. Mi aiuteresti?"

Corrugò la fronte "questo bar non è così importante come un vero lavoro, ma se serve l'aiuto di un'americana pazza io ci sono" disse andando a sistemare i tavoli "oggi c'è un addio al nubilato. Rimani tu a pulire il casino" e non era né una domanda, né una richiesta. Era un ordine. Annuii e iniziai a pulire il bancone.

 

Sbattè la porta dietro di sé. Se ne era andata lasciandomi i soldi dell'affitto. Diamine!

"Sei un'esimia testa di cazzo" urlò Darren spingendomi in sala "un deficiente!"

"Ma porca troia la smetti di continuare a rompere le palle?" sibilai sedendomi sul divano

"Forse non hai capito cos'è appena successo" disse fin troppo calmo "lei se ne è andata"

Alzai le spalle, dovevo far finta di nulla "quindi? Tu la puoi sempre rivedere"

Scosse il capo "mi avevi detto che ti piaceva. non mi pare" disse indicando il succhiotto

"Ho rivisto una vecchia amica" spiegai alla veloce "e non devi darti spiegazioni. La vita è mia"

"Lo so" disse avvicinandosi alla porta "ed è una vita di merda" e uscì sbattendola

Chiusi il libro e lo lasciai cadere a terra. Che avevo combinato?

 

Passai tutto il giorno dietro al bancone. Lavorai fino a tardi e appena la festa finì, verso le tre di notte, rimasi ancora lì per pulire tutto. Per cinque dollari l'ora non so se ne valeva la pena.

Alle cinque finii di sistemare il bar, ora avrei dovuto trovare un posto dove dormicchiare. E i divanetti del bar erano comodi a sufficienza. Scossi il capo, andai a prendere la mia valigia e uscii chiudendo tutto. Riposi la chiave al solito posto e cercai un motel per quelle poche ore di sonno che mi sarei meritata, poi avrei cercato un nuovo lavoro.

"Salve" dissi cercando di reprimere uno sbadiglio "mi servirebbe una camera per qualche giorno"

"Stanza 23f" disse porgendomi la chiave "quanto tempo?"

"Una settimana circa" dissi prendendola e alzando le spalle "devo lasciare una caparra?"

"No. Domani mattina lascerai i soldi per la settimana in cui starai"

"Ok. È settimanale quindi il pagamento?" domandai

"Dipende" mi fissò "a domani" disse congedandomi

Sorrisi e corsi alla stanza. Minuscola, perchè era minuscola. Ma c'era un bagno, un letto e niente altro. Una camera spartana e perfetta per quei giorni. Mi sdraiai sul letto e andai nel paese dei sogni nel giro di pochi secondi.

Il giorno dopo mi svegliai solo verso le due di pomeriggio. Presi la mia borsa con tutto ciò che avevo di prezioso e uscii dalla camera. Pagai la settimana meravigliandomi di quanto potessero essere bassi i prezzi.

Per una settimana controllai annunci vari, giravo la città e cercavo di sopravvivere con i pochi soldi che mi rimanevano.

L'ultimo giorno della settimana pagata presi la mia valigia e lasciai la stanza. Dovevo cercare altro. Andai a una tavola calda e pranzai con quello che la casa consigliava. Un hot dog, una birra e delle patatine. Mi mancavano i pranzi che sapevo cucinare io. Pagai il pranzo e andai a comprarmi un giornale, poi andai in riva al mare e feci passare tutti gli annunci. Verso la fine del giornale, quindi dopo aver passato almeno mezz'ora nel cerchiare, confrontare, controllare annunci, trovai qualcosa che mi fece battere il cuore peggio di un martello pneumatico

Balzai in piedi e corsi all'indirizzo scritto sul giornale. Suonai ed entrai nell'edificio. Mi serviva quel lavoro e io servivo a loro. Traduttrice. Ce la potevo fare. Ce la dovevo fare

"Salve, per fare un colloquio?" domandai

"Così vestita?" chiese l'impiegata. Mi fissò e squadrò la mia canottiera blu, i miei pantaloncini bianchi e i sandali neri

"E' importante come sono vestita o come traduco articoli spagnoli, francesi, portoghesi e italiani in inglese?" chiesi di rimando sogghignando e sventolando il mio cv davanti alla sua faccia

"Mi segua. Quindi lei parla cinque lingue?"

"Ne parlo due correttamente e fluentemente, le altre tre moderatamente fluentemente" risposi "sono italiana. Mi serve un lavoro adeguato per avere la green-card" dissi senza mezzi termini

Aprì una porta "buona fortuna allora"

Entrai e rimasi lì ferma, finchè un uomo di mezza età non si voltò verso di me

"E lei è qui per…?" domandò inarcando un sopracciglio

"Per il lavoro di traduttrice, sono un'italiana, ma so parlare americano fluentemente, come può ben sentire. Poi conosco altre tre lingue. Due molto simili, quali spagnolo e portoghese, e il francese" dissi avvicinandomi alla scrivania

"Curriculum?" chiese poggiando la schiena allo schienale della sedia

"Eccolo" dissi mettendolo sul tavolo

"Preparata" annuì "noi siamo un giornale importante. Ci vengono portati articoli da più o meno tutto il mondo, ci serve una persona che in poco tempo sappia tradurre articoli di vario formato e scriverli altrettanto velocemente, per poi inviarli alla stampa. Ce la può fare?"

"Mi metta alla prova" dissi deglutendo "qualunque tipo di articolo. Scientifico, cronaca rosa, cronaca nera, sportivo, anche da americano in un'altra lingua. Mi dica cosa"

Mi porse un foglio "due minuti e tre per riscriverlo. Ho la copia giusta io"

Annuii e mi sedetti davanti a lui. Era un articolo di cronaca gialla, un assassino seriale portoghese, riscrissi tutto in brutta copia e glielo porsi "posso usare il pc o le basta?"

"Mi basta. È giusto" fece schioccare la lingua "ho qualche documento da farle tradurre. Inizia settimana prossima"

Mi fece uscire. L'impiegata mi sorrise "benvenuta alla 'Trade Language Information'"

"Grazie" sorrisi e uscendo dall'edificio mi sentii completa. Avevo un lavoro e non dovevo pesare su nessuno, ora mi mancava solo un appartamento. Solo. Tanto per dire.

Arrivai ancora in spiaggia. Sentii le lacrime scendere lungo le guance. Perchè mi aveva cacciato? Mi strinsi le gambe al petto, la felicità di aver trovato un lavoro fu spazzata via dal male che mi ricordò le parole chi mi disse. Mi odiava, non ero riuscita a farmi nessun amico. Ero una delusione unica anche per me. Affondai la testa tra le braccia singhiozzando.

Verso pomeriggio tardo andai alla ricerca di appartamenti anche minuscoli, ma a LA tutto era enormemente caro. Pagai un'altra settimana in un motel un po' più alla mano e meno costoso. I soldi stavano per finire.

Passò una settimana, oramai la mia settimana al motel era terminata. Presi le valigie e andai a cercare altro.

Ma niente da fare. Tutto costoso e troppo grande per una persona sola.

Sbuffando andai in un bar, pensando al fatto che, dato che ora stavo per iniziare un lavoro serio, avrei potuto licenziarmi dal bar, ma mi trovavo bene e mi pagavano abbastanza bene. Avrei potuto pagarmi di che vivere con quei due lavori. Stavo ripensando a tutto quanto, quando una barista mi si avvicinò porgendomi la mia ordinazione. Cappuccio e brioches. Un po' di italianità ci vuole. Mi rallegrai vedendo che il cacao sulla schiuma raffigurava un sorriso. Alzai lo sguardo sulla cameriera. Stava servendo altre persone con un sorriso sul volto. Bevvi il cappuccio lentamente. Chissà se anche lei sorride per mascherare qualche dolore? Sempre bevendo il cappuccio guardai le persone passare davanti al bar. Mi accomodai meglio sulla sedia e lasciai scorrere la mente e immaginare le loro vite. Donne, uomini, ragazzi, bambini, vecchi. Tutti con un passato, un presente e un futuro da vivere. Io ero un'immigrata con un futuro da scrivere. Finii il cappuccio e controllai nella mia borsa se avevo dimenticato qualcosa. Vidi il mio cellulare, forse avrei dovuto comprarmi una nuova scheda telefonica e magari controllare la mia posta elettronica. Mi morsicai un labbro ed entrai nel bar chiedendo se vi erano dei pc su cui poter andare su internet.

Presi qualche spicciolo e pagai per una mezz'ora di connessione. Controllai la mia posta. Una ventina di messaggi da parte di Giovanni e fin troppe della pubblicità. Queste ultime le cancellai tutte. Poi lessi quelle di Giovanni

 

-Ti prego Greta, torna, qui siamo in pensiero per te. Come mai sei fuggita?

-Greta cazzo! Rispondi! Il cellulare dice che sei irraggiungibile! Dove sei finita?

-Greta, ti stanno cercando tutti, anche la polizia, sei sei fuori dall'Italia ti troveranno comunque!

-Torna a casa porca puttana!

-Silvia ha già trovato una tua sostituta. Vuole lasciar perdere le tue ricerche. Ha una persona in più. I soldi entrano lo stesso anche se tu sei scappata. La stiamo odiando!

-Emily ti ha cercata . Appena ha saputo che non c'eri ha pianto. Le ho spiegato che adesso sei felice.

-Greta, io e Max abbiamo fatto outing. Speravo fossi con me, ad aiutarmi. Come avevamo detto? Fratelli per sempre?

-Mi manchi sorellastra

-Dove sei? Inghilterra? Spagna? Francia? Irlanda? Islanda? Rispondi cazzo!

-Dimmi almeno che sei viva!

-La tipa che ha preso il tuo posto è orrenda. La odiamo tutti. Sta simpatica a Silvia

-Se hai bisogno di soldi ti faccio un bonifico. Se hai bisogno di una mano per scappare, qui siamo disposti a cancellare ogni tua traccia. Ma dicci dove stai. Giovanni&Ramon

-Sono Ramon, Giovanni sta facendo calmare le acque. Rispondi ad un solo messaggio. Solo per sapere che sei viva, va bene che ti sei fatta una nuova personalità, una nuova vita in un nuovo paese. Ma facci sapere qualcosa!

-Ok, non ti cercheranno più. Abbiamo detto che sei fuggita, ti sei sposata e stai vivendo in un paese troppo lontano da qui. Ci credono. Non farti sgamare cazzo!

-Ma porca troia almeno fammi sapere come stai

-Diana sta andando fuori di matto. Rivuole la sua amica di stanza. Vuole sapere come stai. Lo fai almeno per lei?

-Sto bestemmiando peggio di un turco, mi manca la mia psicologa con cui parlare di sesso.

-Puoi rispondere a un solo messaggio? Grazie. Ti voglio bene. Ma tanto. Ci manchi piccola Greta.

 

Deglutii pesantemente, solo adesso erano gentili, solo adesso mancavo loro, solo adesso notavano la mia presenza. Diana, quella stronza, le manco solo perchè adesso deve sistemare lei la camerata. L'unica persona che mi stava mancando era Emily e sì, forse anche Giovanni. Mi asciugai le lacrime e scrissi un-email

 

-Ciao ragazzi, sto bene, sono in America, vi dico questo perchè so che l'America è leggermente grande, e comunque non riuscireste mai a trovarmi. Sì, mi sono rifatta una vita e no, non mi sono sposata. Sto bene e sono viva. Non scrivetemi più o mi farete sgamare. Cosa che non voglio assolutamente! Salutatemi Emily. Anche voi mi mancate leggermente, ma non ci torno a Milano. Vi voglio bene anch'io. Vi prego non cercatemi più.

 

Inviai l'email e cancellai tutte le mie tracce. Anche se oramai potevo vivere tranquillamente. Chiusi tutto e uscii dal bar.

Mi tirai dietro la valigia. Dovevo trovarmi una casa e una scheda per il cellulare. Girai per le vie della città, avrei voluto tornare a Milano solo per stringere a me la mia piccola Emily, ma non potevo. Ora la mia vita era qui.

"GREEETAAAAAAA!" sentii urlare il mio nome. Mi fermai e mi guardai attorno, non vidi nessuno, mi riincamminai verso il mare "fermatiiiiii!" urlarono ancora, mi voltai. Vidi qualcuno correre come un forsennato. Ma che? O cazzo! Darren? 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Glee / Vai alla pagina dell'autore: black_eyes