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Autore: lievebrezza    23/07/2012    10 recensioni
Kurt e Blaine, la Grande Mela e una prestigiosa scuola elementare.
Un bambino e una bambina, mezze verità e un tatuaggio.
Un grande fraintendimento, che potrebbe portarli a perdere una grande opportunità.
Daddy!Klaine
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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SINGLE DADDIES ISSUES


Cap. 3

- Our Litte Secret-

 

Prima di salire in ufficio, situato in un enorme grattacielo al centro di Manhattan, Kurt lasciò l'auto al solito parcheggio sotterraneo e si fermò da Starbuck's per il caffè del buongiorno: dato che era in anticipo sulla sua tabella di marcia, si meritava un piccolo premio in caffeina. Tommy, il barista che faceva sempre il turno del mattino, lo salutò strizzandogli l'occhio e battè lo scontrino senza nemmeno chiedergli l'ordinazione; il servizio rapido era uno dei vantaggi di essere un cliente abituale.

Così come il flirtare innocentemente con il barista.

“Allora Kurt, per quel caffè io e te da soli... e ancora un no?” chiese malizioso mentre passava a Kurt il bicchiere colmo di liquido fumante. Lui sorrise, afferrò grato il suo Americano medio e si limitò a rispondere: “Tommy, sono un uomo impegnato... il lavoro, la rivista, ancora il lavoro... e se tra di noi andasse male e fossi costretto ad abbandonare il mio fornitore ufficiale di caffeina? Non posso correre questo rischio, anche se oggi la divisa ti sta particolarmente bene.”

Uscì dal locale con la genuina risata del ragazzo che gli risuonava ancora nelle orecchie. Tommy era davvero carino, con quel grembiule color cacao e le guance che si colorivano timide a ogni complimento. Gli piaceva, ma Kurt non aveva bisogno di un appuntamento per capire che quel giovane studente non andava bene per lui. Era al secondo anno di università, appena giunto in città da un paesino sperduto del Texas e senza molta esperienza alle spalle: uscire con lui avrebbe finito per spezzare qualche cuore, forse quello di entrambi. Tommy era troppo giovane per impegnarsi davvero con un uomo più grande e padre di famiglia, ma sembrava abbastanza ingenuo da potersi innamorarsi comunque di Kurt.

Flirtare andava bene, faceva sentire Kurt desiderato e gli permetteva di iniziare meglio la giornata. E probabilmente andava bene anche a Tommy, perchè Kurt non era avaro con le mance, né con i complimenti. Così come andava bene a Sean, lo stagista del secondo piano, e Howie, il ragazzo della posta. Scherzare con loro, strappargli e farsi strappare un sorriso, era divertente e innocuo: niente sentimenti, niente impegni, niente spiegazioni.

Non andare mai oltre un certo punto era ormai una vecchia abitudine: Stella aveva nove anni ed era da allora che Kurt non aveva una relazione degna di quel nome. Durante gli anni del liceo passava con lei ogni minuto libero dalle lezioni, tenendola in bilico sulle ginocchia mentre studiava e finiva per addormentarsi ogni sabato sera sul divano dopo aver guardato per l'ennesima volta Raperonzolo. Non che Lima offrisse una folta fauna di adolescenti gay con cui organizzare dei romantici appuntamenti e pomiciare dolcemente in auto.

Poi era venuto il college: prima due anni a Columbus, poi altri tre a New York, ma nessuno sembrava interessato al ragazzo con la borse sotto gli occhi e una bambina che piangeva quando doveva andare all'asilo. Tutti pensavano alle feste selvagge, agli alcoolici, al sesso privo di impegno: Kurt invece aveva una bambina di tre anni che aveva una paura folle della balena di Pinocchio ed era allergica al pomodoro. In sostanza, dormiva sei ore a notte, esattamente come ogni altro studente universitario, solo che lo faceva per motivi diversi.

Molto diversi.

Invece di dividere il letto con qualche sconosciuto tutto muscoli, il più delle volte stringeva tra le braccia una piccolina alta meno di un metro, con i capelli biondi arruffati e il naso spruzzato di lentiggini.

E ora... ogni gay della città che fosse mediamente piacente, di un età compresa tra i venticinque e i trentacinque anni, interessato a sposarsi e costruirsi una famiglia, desiderava un neonato da stringere tra le braccia, un figlio che potesse considerare completamente suo.

Non una bambina sulle soglie dell'adolescenza e la fissa per i numeri. E Kurt non poteva biasimare chi smetteva di chiamarlo non appena si rendeva conto che le cose con lui erano complesse.

Anche le relazioni con quei pochi, pochissimi, ragazzi che non avevano scaricato Kurt non appena scoperto della piccola, si erano rivelate un'insuccesso: sua figlia veniva prima di tutto e Kurt non riusciva a fidarsi degli estranei, né aveva la forza di presentarle qualcuno, con il timore che prima o poi li avrebbe comunque lasciati entrambi con il cuore spezzato.

Così si limitava a flirtare maliziosamente con ragazzi troppo giovani per avere il coraggio di fare la prima mossa e ogni tanto si scatenava nei club, portandosi a casa qualche vecchia conoscenza e lasciando rigorosamente i sentimenti fuori dalla camera da letto. Fingere, almeno una volta al mese, di non essere un ragazzo padre sovraccaricato di responsabilità era la sua strategia per non impazzire: nell'ordinata vita di Kurt Hummel, perfino il suo divertimento e il suo desiderio di libertà erano rigorosamente programmati.

Santana continuava a sostenere che là fuori c'era per forza un ragazzo disposto ad accollarsi le manie salutiste di Kurt, la fissazione di Stella per la matematica e tutto l'ingombrante bagaglio emotivo che portavano con sé; ma se non avesse corso qualche rischio non l'avrebbero mai incontrato. E quando attaccava con quel discorso, Kurt si stringeva nelle spalle limitandosi a ignorarla.

Mentre si dirigeva verso il palazzo dove si trovava il suo ufficio, Kurt sorseggiò il caffè che teneva stretto tra le dita e ripensò a Blaine: nonostante fosse arrivato in ritardo all'assemblea di benvenuto, sembrava così spensierato e felice. Si domandò che effetto potesse fare, vivere con tanta leggerezza.

Entrò nell'ascensore chiedendosi addirittura quando l'avrebbe rivisto.

E se Blaine avrebbe ricordato il suo nome.

Pensieroso, bevve di nuovo. Il caffè di Tommy era buono e per ora se lo sarebbe fatto bastare. Accantonò quelle stupide e inutili domande, buttandosi a capofitto negli impegni della giornata.

Quattro ore più tardi, lui e Santana erano nell'ufficio di Kara e stavano approfittando della sua ennesima assenza per pranzare insieme sulla sua enorme scrivania. A New York le giornate di settembre erano ancora molto calde e nessuno dei due aveva avuto voglia di affrontare l'asfalto bollente e il traffico cittadino per un cheeseburger che Santana poteva farsi tranquillamente recapitare in redazione; così avevano aspettato il ragazzo delle consegne godendosi il fresco artificiale dell'aria condizionata e sfogliando le riviste della concorrenza.

Durante il pasto, sgranocchiando sconsolato la sua mela, Kurt aveva golosamente adocchiato le patatine croccanti che accompagnavano il panino dell'amica, ma si era fatto forza ed era riuscito a non rubarne nemmeno una. Era una questione di principio.

A stomaco pieno, avevano cominciato a chiacchierare per davvero, aggiornandosi sulle reciproche novità: a quel punto, Kurt aveva raccontato di Blaine e di come avesse riconosciuto la sua voce.

“Il doppiatore di Fyiero. Insomma, ci puoi credere?” Kurt, seduto a gambe accavallate su una poltroncina imbottita, stava descrivendo a Santana del primo giorno di scuola di Stella. Insomma, aveva rapidamente sbrigato il resoconto scolastico per passare direttamente all'appetitoso genitore.

La ragazza stava fumando, con gli avambracci snelli e abbronzati appoggiati sul balcone e un'espressione annoiata in viso; sbuffò una nuvola di fumo e lanciò il mozzicone, che cadde sul davanzale del piano inferiore, poi si voltò verso Kurt.

“Strano a dirsi, ma non trovo questo incontro poi così straordinario.” commentò, incrociando le braccia sul petto. “Quando ti ho chiesto se a Stella la scuola è piaciuta, non mi aspettavo un resoconto di dieci minuti su come un paparino ventenne ti ha fatto bagnare nei pantaloni.”

All'allusione di Santana, Kurt arrossì e si affrettò a negare, senza riuscire a convincerla che si era trattato un'innocente conversazione tra genitori. Lei rise e lo pizzicò complice su una spalla.

“E andiamo Kurt. Ti conosco come le mie tasche, praticamente da quando Stella era un gamberetto di quattro centimetri... tu che cerchi di raccontarmi storielle? Potrei quasi offendermi.” si portò una mano sul cuore, fingendo di essere ferita. Lui arrossì di nuovo, ma non le diede corda.

“Sì, è carino. E forse potrei ammettere di averlo trovato adorabile quando è ruzzolato dentro l'aula magna con quei riccioli sconvolti e l'espressione smarrita, ma non c'è motivo per forzare la mano. Fosse stato un baby sitter, o il fratello di quel bambino... ma è suo figlio, su questo non ci sono dubbi. Indi, questione chiusa.” le ribattè, scocciato dalle sue insinuazioni.

“E la storia ci insegna che quando uno è giovane e con un figlio a carico è automaticamente etero, giusto? Sai, potrei raccontarti di un mio caro amico, che forse conosci, il quale ha una vicenda davvero molto curiosa alle spalle e...” cominciò a raccontare lei. Kurt la interruppe con un gesto secco della mano.

“Santana, onestamente quante possibilità ci sono?” commentò in tono serio. E stanco.

La ragazza aprì la bocca per rispondere con un'altra battuta, ma riconobbe i sottintesi alla domanda di Kurt, così tacque per qualche istante. Rimasero in silenzio, guardandosi i piedi, e fu Kurt a parlare per primo.

“E' stato carino, parlare con lui. Magari lo vedrò ancora a scuola, chissà... ma permettermi anche solo di fantasticarci sarebbe stupido, soprattutto quando non ho nulla che mi faccia pensare di avere delle chances. Ma va bene così.” si strinse nelle spalle e riordinò le sue cose, infilando il torsolo della mela nel sacchetto insieme al tovagliolino che avvolgeva il suo sandwich. Non aveva voglia di pensare ancora a lui.

“Controlliamo l'elenco delle cose da fare per il compleanno di Stella, ti va? Mancano due settimane, ma ho ancora un paio di cose piuttosto importanti da organizzare. Se Brittany riuscisse a venire, sarebbe determinante per la scelta della location, lo sai bene anche tu.” prese dal cassetto la sua organizer, gonfia di appunti, brouchures, ricevute e progetti per il giornale, poi l'aprì sulla pagina dedicata alla festa.

“A proposito di Britt, stamattina mi ha chiamata mentre eri a scuola. È certa di riuscire a passare in città per il 15 e voleva sapere se c'è qualcosa in particolare che Stella desidera, così il suo manager può andare a comprarlo. Sai, con il tour e tutto il resto, non ha molto tempo libero.” domandò Santana, gettando nel cestino i resti del loro pranzo. Kurt era già seduto davanti allo schermo del computer e stava cercando su Google delle pasticcerie specializzate in torte decorate: si tolse gli occhiali che aveva appena indossato e fece un sospiro esasperato.

“Le ho detto appena ieri che vuole quel nuovo kit del Piccolo Chimico... possibile che se lo sia già dimenticato? Lascia stare, non dire nulla. Manderò direttamente una mail a George, tanto devo sentirlo anche per il saldo della retta della St. Patrick.” fece un veloce appunto sull'agenda e tornò a guardare Santana, con gli occhiali stretti tra le dita.

“Praticamente vede Stella due volte all'anno... e nemmeno trova il tempo di comprarle il regalo di compleanno? Comoda la vita della popstar.” commentò amaro, prima di tornare al lavoro. Santana strinse le labbra e, in nome della stramba e intermittente relazione sentimentale che la univa a Brittany, si sentì in dovere di difenderla.

“Comodo anche trovarsi tutte le spese per la scuola di Stella saldate, non è vero?”

Lo sguardo duro dell'amico in risposta a quell'accusa insensata fu sufficiente per farle capire di avere esagerato. Kurt non aveva mai chiesto un singolo dollaro né a Brittany, né alla sua famiglia: non appena la ragazza aveva deciso di non voler tenere la bambina, lui e Burt si erano fatti carico di ogni spesa. Durante i primi due anni di università il ragazzo aveva perfino rinunciato a studiare fuori dall'Ohio, per non pesare eccessivamente sulle spalle dei suoi genitori; aveva lavorato sodo e risparmiato ogni giorno, finchè non aveva ottenuto una borsa di studio all'Università di New York ed era riuscito a lasciare Lima sulle sue gambe.

“Santana...” disse Kurt, distraendola dai suoi pensieri.

“Lo so. Mi dispiace.” rispose lei, asciutta. Stava per aggiungere qualcosa a quelle scuse, ma Kurt disse qualcosa che la lasciò sorpresa.

“Sai, a volte vorrei essere come quel ragazzo. Arrivare in ritardo con un sorriso sulle labbra, avere qualcuno nel letto la sera e non farmi troppi problemi se la cravatta di mio figlio è storta. Non avere tutto sotto controllo tutto il tempo e riuscire a fregarmene.”

Il tono delle sue parole era talmente amaro che lei girò intorno alla scrivania e lo abbracciò stretto, per poi baciarlo su una tempia quando cercò di divincolarsi: “Non sarai mai come quel ragazzo, Kurt. Hai mantenuto il sangue freddo perfino quando avevi diciotto anni, gli esami finali e Stella aveva deciso che avrebbe mangiato solo cose arancioni. Sei straordinario e nessuno sarebbe mai riuscito a fare tutto quello che hai fatto tu senza impazzire.”

Kurt rise, ma a lei non sfuggì il suo sguardo stanco: “Sai che ti dico? Perchè non lasci Stella da me domani sera? Organizzo con Rachel e Mercedes una serata tra ragazze e ti lascio libero di respirare un po'.”

Lui sollevò un sopracciglio, con aria scettica, ma lei continuò imperterrita: “Ci facciamo la manicure, le ciocche colorate ai capelli e una maratona di Una mamma per amica. Magari possiamo anche consultare Stella per i dettagli della festa, così ti aiutiamo anche a portare avanti i preparativi.”

“Forse hai ragione. Ho proprio bisogno di farmi un bagno caldo e affrontare quella montagna di panni da stirare che evito da una settimana. E sono cinque giorni che non faccio la polvere in salotto.” Kurt si rimise gli occhiali e si sfregò il mento, pensieroso, mentre valutava la proposta di Santana. Lei gli schioccò le dita davanti agli occhi.

Bello, non ho intenzione di prendere parte a una puntata di Desperate Housewives. Veramente pensavo a te infilato dentro a un paio di jeans assassini, un club pieno di maschioni sudati e una gran bella scopata con uno sconosciuto. O potresti uscire con Nicholas, dato che è in città.” ribattè lei. Quel nome attirò l'attenzione di Kurt. “Non fingere di non saperlo, l'ha scritto su Facebook giusto ieri e tu hai cliccato su Mi piace.”

“Hai ragione, forse dovrei chiamarlo.” rispose lui in tono neutro, buttando lo sguardo sul telefono e chiudendo l'agenda. Santana roteò gli occhi e si avviò verso la porta. Kurt aspettò un momento, poi si strinse nelle spalle e afferrò il cordless.

“Nicholas? Ciao, sono io. Santana si è appena offerta di organizzare un pigiama party con Stella per domani sera. Ho immaginato che magari potremmo... ok, è quello che avevo pensato anche io. Prenoti tu? Fantastico. Ci sentiamo via sms per i dettagli.”

Fece un sorriso e tornò a dedicarsi al lavoro.

Kurt era fatto di carne e sangue: durante il suo primo anno a New York aveva capito che sarebbe impazzito, se non si fosse concesso almeno di tanto in tanto una pausa da cartoni animati Disney e pastelli a cera. Complice il supporto delle ragazze, più che disponibili nel prendersi cura di Stella una o due notti al mese, aveva scoperto che i club notturni e il sesso erano davvero qualcosa di fantastico. Sicuramente fare follia ogni sera alla lunga l'avrebbe annoiato, ma concedersi un pizzico di spensieratezza era davvero un toccasana.

A eccezione dei primi mesi, Kurt aveva preso a trascorrere quelle sere sempre con le stesse persone. Compagni di corso come Nicholas e Brandon, soprattutto. Erano ormai vecchi amici, che conosceva bene e di cui si fidava: usciva con loro, abbandonando i panni di padre perfetto ed educatore intransigente per vestire quelli del venticinquenne privo di legami. Andavano per club, cenavano in ristoranti alla moda, e finivano a letto insieme.

Stare con loro era più facile e sicuro dell'andare alla conquista di estranei: di certo era meno impegnativo e stressante. In più, dopo tutti questi anni, era praticamente assodato che non si sarebbe mai innamorato di nessuno dei due; Nicholas e Brandon erano giovani, simpatici e attraenti, ma non avrebbero mai potuto calzare a pennello nel suo mondo incasinato di padre single. Sapevano di Stella, ma non gli chiedevano se le era tornata di nuovo l'otite o se aveva finalmente trovato una baby sitter vegetariana: sapevano che quando Kurt li chiamava aveva bisogno di un litro di sakè, una discoteca affollata e del buon sesso disincantato e privo di promesse.

Ed erano piuttosto solleciti nell'accontentarlo.

Forse non potevano far parte della sua vita quotidiana, ma andavano bene per quell'unica nottata che si concedeva di tanto in tanto, in cui Kurt poteva fingere di essere a sua volta giovane, folle e indipendente. Santana non riusciva a comprenderlo, ma Kurt non se ne stupiva. Per lei non esistevano vie di mezzo: da un lato c'era il suo immortale amore per Brittany, dall'altro decine di ragazze senza volto con cui passare una notte di sesso folle e disimpegnato. Le ragazze usa&getta, così le chiamava.

Per Kurt era un po' diverso. Non amava Nicholas, e nemmeno Brandon, esattamente come loro non amavano lui: con loro non correva rischi.

E ora che sapeva di avere una bella serata con Nicholas che lo aspettava, dedicò con entusiasmo il resto della sua pausa pranzo a cercare una location per la festa di compleanno di Stella: dal momento che Brittany aveva confermato la sua presenza, ogni luogo aperto al pubblico era da escludere, se non volevano che il party fosse invaso da fans urlanti. Dopo una sfiancante sequenza di telefonate riuscì ad assicurarsi il padiglione di un ristorante poco distante da Central Park: era dotato di un accesso abbastanza riservato, forse non avrebbero avuto problemi.

Kurt era davvero felice che Brittany fosse riuscita a sfondare a soli due anni dal diploma: i suoi dischi ricolmi di canzoni ammiccanti e maliziose erano in cima alle classifiche e il suo tour mondiale si era rivelato un successo a dir poco milionario. Non poteva che invidarle la fama e la valanga di soldi che aveva ottenuto, ma era davvero dispiaciuto che Stella rischiasse continuamente l'attacco dei giornalisti: a Lima non era affatto un mistero che Brittany fosse rimasta incinta quando aveva sedici anni, ma fortunatamente nessuno aveva mai fatto il collegamento tra la sua gravidanza e il fatto che Kurt avesse studiato a casa durante l'ultimo anno di liceo. Dopo che un paparazzo era giunto a un passo dallo scoprire la verità, Kurt aveva cambiato la scuola di Stella e viveva nel terrore che qualcuno potesse scoprire l'identità della figlia di Britt. Alla St Patrick erano iscritti figli di senatori e ambasciatori, privacy e discrezione erano all'ordine del giorno: Kurt sperava che fosse sufficiente a proteggere Stella. Sua figlia sapeva che Brittany era in realtà la sua madre biologica, ma i rapporti tra loro erano sempre stati così superficiali che la piccola si sentiva a disagio nel considerarla qualcosa di più di una lontana zia.

Ai giornalisti Brittany non aveva mai nascosto di avere avuto una gravidanza inaspettata, ma non aveva mai nemmeno fatto mistero del fatto che non aveva mai riconosciuto la bambina e dell'averla data in adozione dopo il parto. George, il suo manager, l'aveva opportunamente istuita perchè non rivelasse, nemmeno incidentalmente, che Stella da allora viveva con il padre: i paparazzi si sarebbero avventati sulla storia come degli avvoltoi su una carcassa.

Kurt poteva già immaginare i titoli delle riviste scandalistiche e al solo pensiero gli correva un brivido lungo la schiena. E non solo voleva tutelare Stella, ma anche se stesso: non aveva alcuna intenzione di portare alla luce quei mesi di confusione, dolore e frustrazione, durante i quali Stella era stata concepita. Non voleva leggere articoli che mettevano in bella mostra qualcosa che era suo diritto raccontare personalmente a sua figlia, con calma e con le parole adatte.

Sbuffò sonoramente, spuntò la voce “Location” dalla lista di cose da fare per il party e cominciò a lavorare. Stava canticchiando tra sé e sé, pregustando il sushi che lui e Nicholas avrebbero ordinato in uno dei ristoranti più alla moda della città, quando il telefono sulla sua scrivania squillò improvvisamente.

“Pronto? Domani sera? Ma io ho un impegno e... Kara è in ferie. Sì. Va bene... io... cercherò di liberarmi, ok. Il fotografo, certo. 2500 parole per lunedì. Va bene, aspetto l'invio della cartella stampa.” sbattè il telefono sulla scrivania e digitò furiosamente un sms a Nicholas, per avvertirlo che il loro appuntamento era annullato per una stupida serata di beneficenza.

Mentre Kurt stampava il comunicato per i giornalisti, preparava l'elenco dei bambini invitati alla festa e telefonava a George per assicurarsi che Brittany non acquistasse a Stella un altro inutile bambolotto, desiderò essere come quel giovane padre conosciuto a scuola: leggero, felice e disorganizzato.

La sua vita sarebbe stata infinitamente più semplice.

   
 
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