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Autore: Insanely Funny    26/07/2012    1 recensioni
C'era una volta un Angelo, che si innamorò di un umano, e lo trasformò in angelo, per poter passare con lui il resto della propria esistenza infinita.
C'era una volta quello stesso angelo, che dopo migliaia di anni si innamorò di un umano, ma cosa fare se l'Angelo che l'ha creato, lo ama ancora, e di certo non lo vuole condividere con nessun altro, al punto da averlo imprigionato nel proprio castello?
Una storia che parla di un amore impossibile, che i nostri due eroi, un angelo bellissimo ed un semplice umano con qualcosa in più di tutti gli altri, faranno del loro meglio per farle raggiungere la "The End" che tutti sogniamo.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Angel, the angel and the human.














3. A disaster housewife.
Come al solito ci furono litigi, minacce a vuoto e tentativi di fuga da parte di Kristian per non permettermi di rifugiami nella sua abitazione, ma alla fine gli fu chiaro che non avrebbe avuto la benché minima possibilità di sfuggirmi. Così raggiungemmo la sua casa. Fu la prima volta in migliaia di anni di esistenza che presi la metropolitana, e quella fu un'esperienza molto eccitante per me; per Kristian non molto, visto che rischiai quel giorno di finire sotto le rotaie del treno. Anche l'ascensore che abbiamo usato nel palazzo dove viveva fu un evento traumatico per lui. Insomma, si rese presto conto che avrebbe dovuto accudirmi come se fossi stato un bambino di tre anni, totalmente ignaro dei pericoli che mi circondavano.
"Benvenuto a casa mia... prima di tutto, mettiamo bene in chiaro alcune regole: non ci si butta giù dalla finestra, non si mangia e beve nulla senza chiedermi il permesso - e, soprattutto, non toccare nessun flacone azzurro o verde o rosa, quelli sono detersivi! De-ter-si-vi! -, se apri il rubinetto dell'acqua ricordati di chiuderlo, non mettere le dita nelle prese della corrente..." Com'era ovvio, smisi di ascoltarlo dopo la prima regola. Ero troppo sconvolto da quello che i miei occhi stavano guardando: televisione, elettrodomestici, elettricità... tutto nuovo per me. Nel regno celeste come illuminazione c'erano solo le candele, oppure Miku utilizzava la sua forza interiore per creare sfere di luce che illuminavano l'ambiente, e per svagarci c'erano solo carte o libri. 
Cominciai a toccare qualsiasi cosa mi capitasse sottomano, cercando di capire il funzionamento di ogni oggetto. "Come funziona questo?"
"Catan, ti prego, non combinare disastr--" Crash.
"Oh, si è rotto. E questo?"
"Mettilo subito giù!" Boom.
"Ops. E questo..." 
"Smettila subito! Questa è casa mia, non ti permetto di distruggerla!" Mi strappò subito dalle mani l'oggetto che stavo esaminando, salvandolo da una brutta fine.
"E questa la chiami casa? Ha solo una camera da letto, cucina e bagno! Si può sapere dove tieni i servitori?"
"Non ci sono servitori, qui, pazzerello."
"..." Lo guardai basito. "Come non ci sono! E se per caso mi viene fame, o sete, o ho bisogno di farmi un bagno... come faccio?!"
Ora toccò a lui guardarmi male. "Fai... da solo?"
"... No. No no no no, questo è indicibile!" Stavo per aggiungere altro, ma Kristian mi interruppe.
"E ti dirò di più: tocca a te occuparti della casa fino a quando non te ne andrai di qui; devi renderti utile in qualche modo, non posso certo mantenerti a gratis!" Mi sarebbe piaciuto ribattere, ma sapevo che aveva ragione. 
"Ma... io non so pulire, cucinare e cose del genere..." Potevo almeno appellarmi a questo.
"Ti arrangi! Ora scusami, ma ho il lavoro part-time. Occupati della casa e prepara la cena, intesi? Se per caso qualcosa non ti è chiaro, ti dò il permesso di usare il computer, ciao!" Non mi diede nemmeno il tempo di ribattere che si chiuse la porta di casa alle spalle, chiudendo a chiave per fare in modo che io non scappassi rubando qualcosa, me l'aveva spiegato prima che entrassimo nell'appartamento.
"Compu... che?" Anche quelle poche ore in cui Kristian mi lasciò solo, furono un vero spasso per me.

 
***
 
 
"Catan, fila nell'angolo."
"Ma io non..."
"Nell'angolo."
"Ma non è colpa mia!"
"Dovevi solo mettere in ordine due cose e accendere un fornello! E' già un miracolo che non ti sbatta fuori di casa per quello che hai combinato! Ed ora, NELL'ANGOLO!"
Mi fiondai subito nell'angolino della vergogna, sentendomi terribilmente in colpa.
Avevo rischiato di incendiare casa perché avevo dimenticato un fornello acceso (e pensare che ai tempi credevo di aver fatto una magia senza volerlo), rotto o danneggiato la maggior parte degli oggetti che avevo cercato di "mettere a posto" e allagato il bagno, addormentandomi nella vasca con il rubinetto aperto. Mi sentivo tremendamente in colpa; in fondo Kristian aveva fatto così tanto per me...
"Vuoi... che ti dia una mano?" 
"No."
"Ne sei proprio sicuro?"
"Sì." Lasciai passare qualche minuto.
"Io... mi dispiace davvero."
Un sospiro. "Lo so."
Smisi di parlare. Kristian mise in ordine tutto quanto da solo, e impiegò diverse ore nel farlo. Ormai fuori era buio pesto, ed io ancora non riuscivo a capacitarmi di quello strano effetto: nel regno dei cieli è sempre, costantemente, giorno. Ma non ebbi il coraggio di chiedere a Kristian il perché di quella magia. Solo quando, preparata la cena, m'invitò con un cenno a sedermi assieme a lui, mi accomodai su una delle sedie.
"In fondo non è colpa tua." Fu lui il primo a parlare. "Dovevo crederti quando hai detto di non saperci fare con le faccende domestiche. Però non credevo fino a questo punto."
"Te l'ho detto, non sono capace, non ho mai tenuto una scopa in vita mia, ci hanno sempre pensato i miei servitori."
"Devi essere davvero ricco per avere dei servitori in casa, che, se non ho capito male, deve essere molto grande."
Annuii. "E' grande eccome! Ma cosa significa "ricco"?"
"Ancora con queste strane domande? Ricco significa una persona che ha molti soldi, uno importante!"
"Ah, allora penso di sì. Miku è molto importante. Porta la carica di Angelo Supremo del Regno dei Cieli! Il più potente angelo di tutti." Lo dissi con orgoglio.
"Ma sarebbe una specie di linguaggio segreto, il tuo? Cosa sarebbe questo "Regno celeste"?"
"Il posto da cui sono venuto."
"Esiste davvero un paese chiamato così?"
"Non è un paese, è un mondo intero!"
Kristian scosse la testa più volte, incapace di capire. Chissà che confusione aveva in testa. Cercai di venirgli incontro.
"Vedi... io non appartengo a questo mondo. Mi trovavo nel Regno dei Cieli, ed ero appena scappato dal mio castello. Sono andato nel mio bosco preferito, e ho trovato una specie di polla, oppure... forse uno specchio magico, che mi ha fatto vedere il tuo mondo, e mi ha catapultato qui, facendomi pure perdere le ali!"
Il mio racconto non sembrava averlo aiutato a mettere in ordine i pensieri. "Aspetta, frena, frena. Cominciamo dall'inizio..." Ma almeno adesso non mi dava più del cosplayer fuori di testa. "Facciamo finta che io creda alla storiella che vieni da quella specie di mondo incantato. Quando parli di ali, intendi ali vere? Che ti permettevano di volare?"
Annuii con forza.
"E chi sarebbe quel Miku?"
"Miku è l'Angelo Supremo, te l'ho già spiegato. Vivo con lui."
"E anche lui vola, e cose del genere...?"
"Certo!"
"Non puoi darmi proprio una prova di quello che dici, eh? Non so, puoi fare qualcosa per convincermi di essere un "angelo"?"
Ci pensai seriamente, ma alla fine fui costretto a scuotere la testa, afflitto. "No... non so come mai, ma non sono capace di fare le stesse cose che fa Miku... lui crea delle luci dal nulla, è in grado di governare gli elementi, io invece nulla di nulla." Era un argomento che mi metteva spesso in ansia, e Miku non mi dava spiegazioni al riguardo.
"Beh, questo è un bel problema... Ah!" Improvvisamente, Kristian si mise le mani nei capelli. "Adesso basta! Andiamo a dormire, tutto questo è assurdo." Mi lanciò un'occhiata rattristata, che in un primo momento non capii. "Domani faremo alcune ricerche, vediamo di riuscire a portarti a casa, che sia in questo Regno dei Cieli o meno, vedrai che capirò come farti tornare."
M'illuminai subito. "Sì! Grazie!" Gli saltai letteralmente addosso per la contentezza, stringendolo in un abbraccio che non si aspettava. E che, sinceramente, stupì anche me. Non oppose resistenza, quindi potei sentire il suo corpo contro il mio, ogni suo singolo muscolo non sfuggiva alla pressione dei miei polpastrelli, nonostante l'impedimento dei vestiti. Non avevo mai toccato nessuno al di fuori di Miku, nemmeno un contatto accidentale, e quando il cuore cominciò a battere più forte del solito e il respiro a bloccarsi nel petto, non riuscii più a muovermi per lo stupore, travolto da quell'improvviso sbocciare di sentimenti.
Fu lui, con movimenti incerti, ad allontanarmi, abbozzando un sorriso timido nella mia direzione e carezzandomi lievemente una guancia. "Bene..." Un sussurro imbarazzato. "Ora andiamo a cambiarci, puoi occupare il mio letto fino a quando non tornerai a casa."
"... Perché... non dormiamo insieme?" Un calore inatteso risalì sulle mie guance, che si fecero bollenti.
"... Va-va bene." Anche lui sembrava imbarazzato. "Sì, perché no?"
Dormimmo raggomitolati stretti stretti, come cuccioli bisognosi di affetto, facendoci calore reciprocamente. Domani sarebbe stato un giorno molto speciale, me lo sentivo.
   
 
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