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Autore: black_eyes    27/07/2012    3 recensioni
Cosa accadrebbe se una ragazza italiana, Greta, scappasse dal suo passato e arrivasse nella città degli angeli caduti, conosciuta anche come Los Angeles?
Ci saranno due punti di vista. Greta e Grant
Primissima mia storia, betata da quell'angelo di GirlOnFire
Genere: Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Darren Criss, Grant Gustin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I ringraziamenti alla fine del capitolo :)
Ed eccovi a voi l'obrobrioso capitolo 7! See ya e kiss&hugs :)

 

 

 

Darren? Quel forsennato che cercava di correre senza cadere e farsi male era Darren? Sì, senza alcun dubbio! Era il mio hobbit.

"C'è una persona che vuole parlarti" disse con il fiatone e fermandosi accanto a me. Poco dopo si avvicinò anche Grant. Non correva, camminava, lento, guardandosi le scarpe

Scossi il capo e mi voltai, stavo per andarmene quando Darren mi fermò per un polso "ascoltalo"

"No" dissi con un nodo alla gola "sono di peso per lui" sentii gli occhi pizzicare.

E che palle però!

"Mi spiace" disse lui ad un certo punto "non volevo dire quelle cattiverie"

"Ma le hai dette" sibilai io incrociando le braccia al petto "non si può cancellare quello che mi hai detto"

"Lo so. E non si può neanche dimenticare" ringhiò "ma puoi perdonarmi?" fece fatica a dire quella frase

Sorrisi, già solo a chiedermi scusa aveva detto di aver sbagliato. Mi morsicai il labbro inferiore lasciando andare la valigia a terra. Mi chinai per guardarlo negli occhi, dovetti storcermi il collo dato che non voleva incontrare il mio viso

"Grant" dissi tirandogli la maglietta "renditi conto che io sono una deficiente. Voi una deficiente per amica?"

Scosse il capo "mi piacerebbe avere te come coinquilina" rispose alzando la testa. Poi mi fissò negli occhi

C'era tristezza, rancore, felicità, speranza e qualcosa somigliante vagamente a … malizia?

"Come avete fatto a trovarmi?" domandai morsicandomi il labbro inferiore

"Di solito questo è uno dei tuoi bar preferiti" disse Darren saltellando "facevamo i controlli, e poi so che tu passi di qui tutti i giorni per andare in spiaggia. Sempre verso quest'ora … non è stato difficile"

Sorrisi "meglio della polizia" risi

"Non ci vuole molto per trovare una persona a cui si è interessati" disse Darren dando una gomitata a Grant "vero?"

"Mi spiegate come mai vi comportate in modo strano?" domandai inarcando un sopracciglio

"No" disse Grant tappando la bocca a Darren "siamo solo felici di averti trovata ancora a LA"

"Ok" dissi annuendo "vi credo un gran poco, ma va bene"

"Allora torni a casa da lui?" domandò Darren staccando la mano di Grant da lui

Grant lo fulminò con lo sguardo. Poi fissò me inarcando un sopracciglio.

"Se mi vuole ancora, altrimenti mi prendo una camera" scossi le spalle

"No!" urlò Darren "tu non cerchi altro. Tu vai a casa con lui" disse indicandolo

"Ho un altro lavoro. Non peserò troppo" sogghignai "un lavoro “serio”" e mimai le virgolette dell'ultima parola

"Ok, ma solo perchè mi mancano i tuoi pranzetti" disse ridacchiando

Risi, e trascinandomi dietro la valigia, tornai a casa con loro.

Tornò la solita routine, facevamo colazione assieme, io andavo al lavoro, ci trovavamo a pranzo, tornavo al lavoro e tornavo a casa per preparare la cena. E poco dopo io e Grant tornammo alla nostra routine. Non ci parlavamo più.

Finalmente avevo trovato un lavoro che mi piaceva. Traducevo e scrivevo articoli. E in più mi pagavano anche bene!

Il lavoro al bar lo avevo lasciato. Non riuscivo a fare due lavori e dormire. Mi era praticamente impossibile andare a dormire alle tre di mattina e svegliarmi alle sette. Passò più di un mese dal mio ritorno in quell'appartamento e dovevo ancora richiedere la green-card.

Stavo lavorando al pc quando mi cadde l'occhio sul calendario. Sorrisi e continuai a lavorare

"Che c'è Greta?" chiese la mia vicina di cubicolo "sorridi come se avessi ricordato un avvenimento importante"

"Diciamo che è così" risi io scrocchiandomi la schiena

"Racconta!" urlò Kevin dal suo cubicolo "dai cazzo, ti conosciamo da più di un mese! Racconta!"

Rise tutto il settore di cubicoli e scossi il capo "è da due anni che mi sono trasferita qui"

"Ahhh!" disse urlando Bridget correndo verso di me e stritolandomi "allora auguri cucciola!"

"Mi soffochi, Briii, mi soffochi!" dissi battendole una mano sulla spalla

"Ma la tessera?" chiese Margaret "l'hai presa?"

"Purtroppo no, devo andare a farla. Ma qualcuno mi deve dare un appoggio"

"Il capo … è abbastanza orgoglioso di te" disse Kevin annuendo

Ridemmo tutti. Poi tornammo al lavoro. Stavo finendo di scrivere un articolo quando il mio capo mi chiamò da lui.

"Voleva parlarmi signore?" chiesi chiudendomi la porta alle spalle

"Sì. I tuoi articoli sono sempre ben fatti, modifichi alcune frasi per farci stare tutto nello spazio che ti lasciamo" alzò gli occhi dallo schermo che stava controllando "vuoi diventare qualcosa di più?"

"Cioè?" chiesi avvicinandomi tremante

"Cioè che ti diamo le notizie e tu ne ricavi articoli da prima pagina" spiegò accendendo un sigaro "e li scrivi anche in altre lingue così che possiamo venderli ad altri giornali" inarcò un sopracciglio "che ne dici?"

"Wow, ok, grazie! Non la deluderò capo" dissi asciugandomi una lacrima

"Suvvia, qui non piange nessuno dei miei collaboratori" disse passandomi un fazzoletto di carta "vada al pc"

Annuii e corsi al mio cubicolo. Un lavoro importante, un lavoro vero, un lavoro mio.

Continuai a tradurre articoli e spezzoni. Mi capitavano tra le mani articoli di cronaca nera, gialla, rosa. Di ogni e da ogni parte del mondo. Facevo un lavoro che amavo

"Vai a casa Greta" disse Vivianne "sono quasi le undici di sera e non hai neanche cenato"

Alzai gli occhi dallo schermo. Non mi ero neanche accorta del tempo che era passato "finisco qui e vado"

"Non fare il turno di notte. Non serve, vai a casa che domani hai giornata libera"

Soffocai uno sbadiglio "odio il week-end, preferisco stare qui" alzai le spalle

"Non hai nessuno a casa?" chiese avvicinandosi al mio cubicolo

"Diciamo che io sono la coinquilina di un ragazzo. E se anche non mi vede arrivare non credo gli interessi"

"Dimmi che non ti piace il tuo coinquilino! Ti prego!"

Sbuffai finendo di scrivere l'ultima frase di un articolo di una strage avvenuta a Madrid e spedii tutto quanto al pc del capo. Il mio lavoro era finito. Sbadigliai. Vivianne era ancora lì che mi fissava

"Ok. Sì. Mi piace il mio coinquilino" sbuffai

Prese una sedia lì accanto e mi venne vicina "che casino hai combinato? Ti conosco da un mese ma so che combini molti guai, non al lavoro. Ovvio" disse facendomi l'occhiolino

Abbassai il capo "ma non so neanche io che ho combinato. So solo che mi piace e credo che sia fidanzato"

"E' fidanzato e condivide un appartamento con te?" rise "non credo proprio"

"Allora è gay!" sbottai "perchè aveva un succhiotto grande quanto il mio pugno!"

"Ok, e quand'è che l'hai visto 'sto succhiotto? Hai qualcosa da dirmi?"

"Solo che qualche tempo fa gli ho visto … quella roba … io ero leggermente gelosa …"

"Avete fatto sesso?" domandò senza peli sulla lingua

"Oddio no!" dissi spingendomi indietro sulla sedia "non potrei. Siamo coinquilini porca miseria!"

"E allora? Lucas prima di essere mio marito fu il mio coinquilino, poi scopamico e infine fidanzato"

Alzai lo sguardo al cielo "sì, ma lui mi odia! Fa fatica a parlarmi. le poche volte che ci vediamo non parliamo neanche tanto" scossi il capo "poi quando esco con un altro ragazzo mi …"

"Ok! Zitta!" mi fermò Vivianne "adesso noi usciamo da qui e ti tiro le orecchie"

Uscimmo dall'ufficio e appena fummo in strada mi puntò addosso un dito

"Mi stai dicendo che ti piace il tuo coinquilino ma esci lo stesso con un altro?"

"Sì, un suo amico" dissi annuendo

"Beata innocenza!" urlò prendendomi a braccetto "ascolta me che sono vecchia. Questo tuo coinquilino è geloso di te, geloso del ragazzo con cui esci" mi fissò prendendomi il mento e facendomi alzare il viso verso di lei "scopati uno dei due. Il suo amico per vedere se il tuo coinquilino è geloso, e quest'ultimo per rabbonirlo"

Scossi il capo tanto forte da farmi venire le vertigini "no! Lui mi ha cacciato dal suo appartamento e solo dopo due settimane mi ha chiesto di tornare. Non so neanche perchè l'ha fatto dato che ci vediamo solo a mangiare"

"Ok, adesso vai a casa, sarà in pensiero. Lunedì devo lasciarti qualche articolo da controllare, scrivere e tradurre"

Sorrisi, presi un taxi e me ne tornai in appartamento. Trovai Grant seduto sul divano con gli occhi spalancati

"Perchè non hai chiamato. Come mai hai fatto tardi? Questo non è un hotel!" urlò a vanvera

"Ho lavorato fino a tardi" dissi sbadigliando "scusa ma non ho il numero" mi tolsi la borsa dalla spalla "scusa" e me ne andai nella mia camera chiudendo la porta dietro di me. Mi spogliai e mi buttai sul letto. Volevo solo dormire.

 

Odio, rabbia, gelosia. Le undici e 10 minuti e non era ancora tornata. Non aveva telefonato e non aveva avvertito nessuno. Mi sedetti sul divano ad aspettarla. Ok. Era tornata nel mio appartamento. Mi faceva molto piacere rivederla e risentirla armeggiare con le pentole in cucina, cantare in bagno, ballare per il corridoio. Ma non potevo perdonare Darren di uscire con lei ogni dannato week-end. Rientrò in casa, aveva gli occhi gonfi con un paio di borse nere. Ore piccole? Straordinari? Ringhiai. Si scusò e andò in camera sua. Sentì la porta chiudersi. Rimasi lì ancora tre fottuti secondi poi mi alzai e andai da lei. Volevo parlarle. Chiedere spiegazioni. Ma appena aprii la porta la vidi sdraiata sul letto a pancia in giù solo con gli slip addosso. Deglutii e chiusi gli occhi. Li riaprii, sì, era nuda, non mi ero immaginato, o meglio, sognato nulla. Cazzo, cazzo, cazzo. Mi avvicinai al suo letto, riuscivo a vedere la sua schiena abbassarsi e alzarsi al ritmo del suo respiro. La sua pelle candida, la curva del collo, anche lei aveva alcuni nei, sopratutto sulle spalle, sulle braccia e immaginai li avesse anche sul costato, anche se non riuscivo a vederli dato che era sdraiata a pancia in giù. Mi venne voglia di stringerla a me, sentire il profumo della sua pelle, morderle l'incavo del collo, quella parte di pelle così invitante. Scossi il capo per far andare via quei pensieri dalla mia testa. Già una volta l'avevo sognata, e fu la notte prima che io la cacciassi di casa. La coprii con un lenzuolo. Non dovevo fare nulla. Non dovevo fare nulla. Le sfiorai per sbaglio un fianco. La sentii fremere, chiudersi a guscio e stringersi le gambe al petto. Me ne andai chiudendo la porta dietro di me. Cavolo! Scivolai sul pavimento posando la schiena contro la porta. Mi tenni la testa fra le mani. Che diavolo mi succede?

 

La mattina dopo mi svegliai con il lenzuolo attorcigliato alle gambe, feci per alzarmi ma inciampai e caddi a terra tirandomi dietro anche le lenzuola e il cuscino

"Porca troia che male!" urlai tenendomi le chiappe e rialzandomi. Scostai le lenzuola e le misi sul letto, indossai la mia maglietta della notte e zoppicando andai in cucina. Adesso faceva male pure la caviglia! Ma quanto ero impedita?

"Tutto bene?" chiese Grant con in mano una tazza di caffè bollente

"No" ringhiai versandomi il caffè nella mia tazza "sono caduta"

Lo sentii ridere posando la tazza vicino al lavello. Si coprì la faccia con entrambe le mani per mascherare la risata, senza successo, ovviamente. Mi voltai verso di lui. Solo in quel momento constatai che indossava solo i boxer, neri, parecchio attillati. Deglutii vedendo le spalle, il torace e quelle bellissime fossette a V che scendevano oltre l'elastico.

No! Spostai lo sguardo verso la mia tazza. Molto interessante il colore del caffè, ah sì, buono il caffè, forse scotta leggermente la tazza, sì forse perchè il caffè è stato appena fatto. E sì, questa deve essere la ragione. Ok sono pazza.

"Greta?" domandò fissandomi "tutto ok?"

"Sì, buono il caffè, caldo il caffè" sbattei le palpebre e mi morsicai il labbro inferiore. Che stronzate dicevo?

"Già" mi fissò stranito. Deglutì "che fai oggi?"

"Niente" ma il volto di Vivianne mi si proiettò davanti agli occhi e ricordai le sue parole. Anzi l'unica parola. Scopatelo!

"Sicura di stare bene?" chiese avvicinandosi

"Hai voglia!" mi sfuggì in italiano. Mi misi a ridere della sua faccia "scusa" dissi scoppiando a ridere "ma mi è sfuggita questa frase in italiano" scossi il capo "sono due anni qui in Usa, ma alcune volte parlo ancora italiano. Sono patetica! Come si fa a pensare e parlare ancora con la propria madrelingua?"

"Non sei patetica. È normale" disse alzando le spalle "mi insegneresti a parlarlo?" domandò mettendo la tazza nel lavandino "Mi affascina come lingua. Ci sono molte abbreviazioni e come dite voi … ehm ..."

"Dialetti?" chiesi sorridendo "andata. E tu? In cambio che fai? Che mi insegni?" mi accorsi troppo tardi ciò che avevo detto, ciò che poteva capire. Ma che bello è essere coinquilina di un figo da paura che fa venire in mente solo frasi maliziose e pensieri poco casti!

"Tante belle cose se vuoi" rise inumidendosi il labbro inferiore

I miei ormoni si sbizzarrivano così come i miei pensieri.

Deglutii e sorrisi come un'ebete "tu sai ballare vero?" lo vidi annuire "insegnami a ballare" dissi

"Adesso?" domandò prendendomi la tazza e posandola nel lavandino

"Siamo in pigiama" risi "ma se non ti da fastidio …" dissi porgendogli la mano

"Meglio così" disse attirandomi a sé

Ma perchè la sera prima era così scontroso mentre adesso è più gentile? Che sia grazie al caffè che è così gestibile?

"Sei bassa" disse fissandomi negli occhi "riesci a ballare ugualmente senza tacchi?"

"Non li metto neanche i tacchi. E poi se tu quello alto" sogghignai io

"A stare con Darren impari pure a parlare come lui" sibilò freddo e stringendo la presa sulle mie mani

"Fai male" dissi mordendomi l'interno guancia "stringi troppo" sussurrai

"Scusa" e mi lasciò. Andò verso il divano e si sedette tenendosi la testa

Sospirai e andai verso di lui. Mi sedetti a gambe incrociate vicino a lui "Grant, che ti prende?"

"Niente. Come va il lavoro?" chiese senza fissarmi

"Bene" alzai le spalle "ieri erano due anni che vivo qui in USA" sussurrai "ancora tre anni e poi potrò fare domanda"

"Se la fai prima magari sono più veloci … quando vai?"

"Non lo so. Oggi?" mi scrocchiai la schiena "dovrò chiedere a qualcuno di accompagnarmi. Da sola farei solo casini"

"Chiedi al tuo Darren ti venire con te" sibilò gelidamente alzandosi dal divano e dirigendosi in bagno

Mi morsicai un labbro e mi strinsi le braccia attorno ai fianchi. Perchè mi voleva qui se poi mi trattava male?

"Scusa" disse. Mi voltai verso di lui. Era in piedi vicino allo stipite della porta "mi comporto troppo male con te, non volevo ferirti. Chiedi a Darren, sempre che sia ancora qui a LA"

"Oppure non potresti venire tu?" domandai flebilmente "non ci vediamo quasi mai. Un pomeriggio assieme, no?"

Si avvicinò a me e si sedette sul divano "dopo tutto ciò che ti ho detto vorresti passare del tempo con me?"

"Siamo coinquilini. E poi hai ragione" alzai le spalle "sono un'italiana io" mi alzai dal divano "io mi vado a preparare, usciamo allora?" domandai indossando il mio sorriso migliore. Lo vidi annuire. Poi andai in bagno.

Quel pomeriggio Grant mi aiutò a compilare qualche foglio per la richiesta della tessera. Avrei dovuto aspettare tre anni, ma avevo il suo appoggio e quello del mio capo. Avevo un lavoro stabile e un posto fisso dove vivere. Ero in regola per poter abitare e diventare cittadina ufficiale americana.

Passarono i mesi. Grant e Darren si ritrovarono per altre riprese, o anche per incidere dei dischi.

"Stasera usciamo?" chiese Darren fissando Grant "ho bisogno di rilassarmi e Greta non può sempre cucinare per noi"

"Guarda che non mi fa nulla cucinare. È una delle poche cose che faccio qui" dissi posando un libro che mi aveva prestato Grant. Tutti i miei libri li avevo lasciati a San Francisco.

"Guarda come l'hai ridotta!" urlò Darren "è più docile di una gatta!"

"Miaaaooo!" dissi alzandomi "attenzione che le gatte hanno gli artigli" mi strusciai addosso a Darren e andai in cucina

Non vidi Grant scrocchiarsi il collo, non lo vidi irrigidirsi, non lo vidi deglutire né tanto meno chiudere gli occhi.

"Allora che volete per cena?" urlai tirando fuori pentole, pentolini e sughi di vario genere "pasta? Pizza? Carne?"

"Io esco" disse Grant entrando in cucina alla ricerca di qualcosa "hai visto le chiavi della macchina?"

"Sono al solito posto" dissi inarcando un sopracciglio e indicando il vassoio vicino alla porta

"Giusto" e andò alla porta

"Grant!" urlai cercando di non ridere "indossa almeno una maglietta prima di uscire"

E in effetti stava uscendo solo con un paio di pantaloni della tuta. Scosse il capo e si sedette sulla poltrona

"Forse è meglio che ordino del cinese" dissi affacciandomi alla sala "che ne dite?"

"Per una sera si può fare" annuì Darren "e mi è venuto in mente che ho già un impegno. Ci vediamo sul set" e uscì

"Sei strano" dissi sedendomi sul divano e riprendendo in mano il libro "che hai?"

"Nulla" ringhiò "chiamo per il cinese. Tu prendi il solito?"

"Sì grazie. I soldi sono sulla dispensa. La mia paga me l'hanno data ieri" e tornai a leggere il capitolo che avevo lasciato a metà. Amavo la mia vita.

I giorni passavano lenti, Grant di tanto in tanto impazziva e faceva qualche scenata particolare e io non ne capivo il motivo, ma a parte questo era un coinquilino fantastico.

Darren passava molto tempo in appartamento con noi. Sia per scrivere nuovi testi che per arrangiare qualche nota assieme al suo collega.
"Come sta venendo?" chiesi sedendomi a gambe incrociate sulla poltroncina vicino a loro due che scrivevano e provavano.
"Bene" Darren si scrocchiò la schiena posando la chitarra a terra "sono a buon punto e Grant è ottimo a trovare le parole" lo fissò "nei testi è un grande".
Grant alzò gli occhi al cielo andando in cucina.
Risi scuotendo il capo, poi, dato che mi annoiavo a stare lì ferma senza far nulla, presi alcuni smalti colorati e mi dipinsi le unghie.
"Oddio che bel colore!" urlò Darren fissandomi le mani.
Risi facendo asciugare le unghie. Un colore per unghia: giallo, verde, blu, viola e rosso.
"Quale vuoi provare?" chiesi dopo essermi accertata che fossero perfette.
"No … Greta non provarci neanche" disse alzandosi e saltando fino ad arrivare in cucina. Risi e prendendo lo smalto giallo e lo rincorsi per la cucina, dove Grant cercava di capire se bisognava fare la spesa o meno.
Riuscii a bloccarlo al muro "arrenditi!" sghignazzai.
"Mai! Grant aiutami! Ti prego! Aiuta il tuo cucciolo adorato!"
Mi girai verso il mio coinquilino che mi fissò le unghie e scosse il capo.
"Vi siete trovati voi due" sospirò "amate entrambi colori strani e vi vestite in maniera …"
"Strana?" domandammo all'unisono io e Darren, scoppiando a ridere poco dopo
"Nana staccati" mi disse Darren prendendomi il polso dove tenevo lo smalto
"Hobbit non rompere" risi io
"Ma quanto siete bambini voi due?" domandò Grant facendomi staccare dal ricciolino
Mi alzò da terra prendendomi quasi per la collottola come una gatta. Miagolai di rimando facendolo ridere
"Dato che mi hai fermato" dissi svitando il tappo dello smalto "dovrai pagarne le conseguenze"
"Cosa?" domandò Grant fissando la boccetta dello smalto aperta. Capì "no" scosse il capo indietreggiando
"Dai … non ci vorrà molto e non sentirai male" risi "vieni qui" dissi rincorrendolo mentre scappava in sala.
Corremmo attorno al tavolino, andammo nelle camere, lo rincorsi come in un gioco per bambini.
Anche perchè mi sentivo un po' così. Mi sentivo libera, felice, come non lo ero mai stata.
Riuscii, dopo un po', a gettarlo, o meglio, bloccarlo, sul divano stando attenta a non rovesciare il colore.
"E adesso?" domandò tenendomi fermi i polsi con una mano e ridendo
Cercai di liberarmi, mi mordicchiai il labbro inferiore "adesso ti pitturo le unghie!"
"Provaci!" disse sfilandomi di mano lo smalto
Cercai di liberarmi dalla sua stretta, ma mi sbilanciai troppo facendolo sdraiare sul divano.
Ci mettemmo a ridere come due pirla. Deglutii rendendomi conto che eravamo vicini.
Ma vicini da avere i nostri nasi a contatto.

"Allora!" urlò Darren entrando in sala "siete riusciti a dipingervi le unghie?" ci fissò sul divano
Io mi alzai di dosso a Grant che si sedette porgendomi lo smalto. Ringraziai arrossendo
"Ok. Allora lo prendo io questo" disse l'hobbit sfilandomi di mano lo smalto "ci vediamo una di queste sere, appena esce il mio disco" e se ne andò dall'appartamento.
Sospirai vedendo Grant andare in cucina e sgolarsi cinque bicchieri di acqua e uno di vodka in meno di cinque minuti. Perchè ho sentito una sensazione strana alla bocca dello stomaco quando eravamo vicini sul divano? Perchè avrei voluto baciarlo? Perchè mi piace e io sono deficiente!

 

 

RINGRAZIAMENTI: alla bella beta mia GirlOnFire!
Poi … AnacondinaFab, disappearinggirl, lulamae, SofiaKaiEleutheria, vy92, yuke, eloX26, _lucedeimieiocchi_ … e quelle gioie che hanno messo questa cosa nei preferiti: fra_Glee e Giu_
( se ho dimenticato qualcuno, perdonoooooo! )
E tutte quelle personcine che perdono tempo e neuroni a leggere questa sottospecie di ff ( siamo a più 1oo più o meno, cioè … INCREDIBBBILE! )

Grazie ancora a tutte!! ( ricordo che le recensioni e le critiche non fanno mai male :D ) 

  
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