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Autore: Nat_Matryoshka    28/07/2012    2 recensioni
27 - Donuts
"Di lei non sapeva praticamente nulla, se non quello che le aveva detto la stessa Orihime poco tempo prima, quando avevano condiviso quella sorta di colazione assieme. Eppure, nonostante vivesse da sola e dovesse cavarsela contando sempre su sè stessa da quando era ancora una bambina, conservava una positività davvero incredibile, impensabile... detestava doverlo ammettere, ma la sua compagnia in qualche modo riusciva ad infonderle un po' -ma solo un po'- di quella leggerezza d'animo che le faceva apprezzare come un tesoro quelle ciambelle e la brezza che le muoveva i capelli."
[Riruka/Orihime]
[Raccolta di shot a tema estivo su vari pairing]
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Shadow
[AU, Introspettivo]




"Stasera devo preparare qualcosa di buono. Lui torna tardi, e voglio fargli trovare la cena pronta... cosa potrei fare? Forse del sukiyaki... No no, fa ancora caldo, e poi ci vorrebbe troppo. Magari qualcosa di più semplice. Della soba coi gamberi? Perchè no... potrei anche metterci dei frutti di mare!"

Il sole del pomeriggio intorpidiva i suoi pensieri, distraendola momentaneamente dalla lezione di medicina che si stava svolgendo nella classe al secondo dell'edificio universitario.
Orihime Inoue, le labbra semichiuse posate intorno ad una matita, lasciava vagare la mente verso quei progetti per la serata imminente: la seconda ora delle due previste dal suo piano di studi stava proseguendo, scandita dalle spiegazioni concise del professore.

"Ragazzi, un po' d'attenzione. L'argomento è ostico, ho visto innumerevoli laureandi venire bocciati al primo esame perchè avevano sottovalutato una o più parti del programma. Cercate di concentrarvi..."
Scuotendosi dal suo sogno ad occhi aperti la ragazza portò lo sguardo verso il libro di testo. Decisamente, preferiva l'apprendistato pratico: la dottoressa Unohana e l'infermiera Kotetsu la conoscevano bene, e avevano abituato alla sua presenza anche i pazienti di "lunga data". Quelle lezioni di teoria non solo erano sistemate in un orario infelice -dalle sei alle otto della sera- ma la scoraggiavano, vista la quantità di appunti e pagine da studiare pressoché a memoria. Non che fosse una cattiva studentessa: alle superiori era nell'elenco dei dieci migliori studenti della scuola; semplicemente, le sembrava uno studio privo di creatività.


Eppure, era il suo sogno, quello di diventare dottoressa. Ed era pronta a tutto, anche ad annoiarsi sui libri, pur di realizzarlo.


"Potete andare. Ci rivediamo venerdì!"
Il professore si sfilò gli occhiali dalla montatura squadrata, nel classico segno che indicava la fine della lezione. I compagni di Orihime iniziarono ad uscire, alcuni ordinatamente, altri fermandosi in gruppetti a parlottare, impazienti di gettarsi in attività più rilassanti. Lei si chinò sulla borsa, alzando il telefonino e reimpostando lo stato normale; una icona a forma di telefono la avvisò della chiamata Uryu, circa un quarto d'ora prima.
Forse tornerà presto.
Era assorta nel risistemare i libri dentro la borsa, quando si sentì chiamare. Il professor Aizen, ancora in classe, era voltato verso di lei e la invitava ad avvicinarsi, le labbra e gli occhi impegnati nel sorriso seducente che lo contraddistingueva. Da quando aveva incominciato quel corso, e per la prima volta lo aveva incontrato, il professor Sosuke Aizen l'aveva sempre messa in soggezione. Era considerato un genio dai più, e stimato come ottimo insegnante: anche la dottoressa Unohana lo conosceva, nonostante non avesse avuto molti contatti con lui. Gran parte dei suoi amici erano contenti di averlo come professore, alcuni addirittura lo adoravano... solo lei non riusciva a dargli fiducia al cento per cento.
Quel modo di comportarsi sicuro, accattivante, come se avesse sempre il controllo di tutto, la metteva a disagio. E a peggiorare il tutto, un giorno che stava seguendo Isane e Nemu (un'altra compagna di corso) per visitare degli ammalati in corsia, era comparso assieme al suo assistente Ichimaru e le aveva fatto i complimenti per come si muoveva fra i pazienti, riuscendo a farli sorridere e indovinando quasi sempre cosa avessero; non era raro che la chiamasse alla cattedra dopo le lezioni mostrando verso di lei un interesse che la inquietava. Non è niente. Diamine, Orihime, ti sta solo chiamando!
Cercando di controllare il nervosismo dei suoi movimenti, la ragazza si avviò verso la cattedra tirando la cinghia della borsa più stretta al suo corpo, in un gesto automatico di protezione. L'uomo era in piedi appoggiato alla lavagna, e aveva preso a giocherellare con gli occhiali, distrattamente ma allo stesso tempo dando l'impressione di controllare ogni suo movimento. Sto diventando paranoica.

"Buona sera, Orihime. La lezione è stata interessante?"
Tanto valeva mostrarsi educata e gentile come sempre.
"Sì, professore. Mi spiace di aver perso i primi dieci minuti, ma stavo parlando al telefono con il mio fidanzato, dovevamo accordarci sulla serata." Non era necessario fornire troppi dettagli. "Cercherò di recuperarli..."
Ma lui non la stava ascoltando. Si girò, cogliendo la prima parte della frase: "Ah, Uryu Ishida... giusto, mi sembrava di ricordare che ci fosse qualcosa tra di voi. Conosco suo padre, è il primario della clinica di Karakura. Una persona molto professionale."
Eccoli, i famosi discorsi di circostanza tra lei e il professore. In quei momenti dentro di sé sentiva montare una sottile punta di agitazione, e desiderava soltanto uscire e tornare a casa.
"Comunque, il motivo per cui volevo parlarti è un altro. Mi hanno proposto un'agevolazione premio per il migliore studente della classe, per frequentare un corso specialistico che, altrimenti, costerebbe moltissimo. Ho proposto te."
Nel silenzio, sentiva le risate dei suoi compagni echeggiare in lontananza.
"Io... una borsa di studio?"
"Esattamente, mia cara. Tu sei la studentessa più promettente del corso, e se posso permettermi, saresti la più adatta a usufruire delle agevolazioni economiche. Quindi ho avanzato il tuo nome, insieme a quelli di altri due alunni, ma è una semplice prassi, la vera destinataria saresti tu. Cosa ne dici?"
Non riusciva a guardarlo in faccia, come aveva fatto fino a poco prima: gli occhi di Sosuke Azien sapevano essere ipnotici come pochi. Lasciò viaggiare lo sguardo smarrito dalle pareti dell'aula fino alle mani del professore, per poi lasciarlo a terra, incerta se parlare o continuare a galleggiare in quel mutismo imbarazzante. Inaspettatamente, la mano liscia ed elegante dell'uomo si chinò ad afferrarle il mento, sollevandolo appena e portandolo vicino al suo viso. Troppo stupita e impreparata la ragazza subì quel gesto senza nemmeno muoversi, incontrando finalmente lo sguardo di lui.
"Sei così modesta, Orihime. Le tue compagne sarebbero già lì fuori a parlarne con tutti e a vantarsi. Devi valutarti di più, hai tante di quelle qualità... Sarebbe uno spreco non considerarle."
Immobile, non poteva far altro che rimanere ferma sotto le sue dita, ascoltando il cuore battere come un uccellino prigioniero. Sprofondando sempre di più in quei pozzi d'ambra, incapace di sottrarsi alla sua stretta, all'incantesimo che aveva gettato su quella stanza per bloccare totalmente il tempo e con esso la sua forza di volontà.
Il viso di Uryu, lontano, si affacciava alla mente a tratti, premendo per risvegliarla.
All'improvviso, la porta si spalancò, facendo entrare proprio Gin Ichimaru, l'assistente di Aizen. Il professore la sfiorò per un'ultima volta, lasciando una carezza ambigua sulla sua guancia.
"A presto, Orihime. Pensa alla mia proposta. Magari potremmo discuterne meglio un altro giorno, prendendo un caffè insieme..."
Mormorando un "arrivederci" debole tra i denti, la ragazza si allontanò a grandi passi, incrociando il sorriso immutabile e beffardo di Ichimaru.


Il suo respiro si regolarizzò solo dopo aver raggiunto i cancelli della facoltà.
Sospirando, la ragazza si strinse nella sua giacchetta di cotone pesante, guardandosi intorno per capire quale direzione prendere. Era uscita più guidata dalle sue gambe che da altro, ed era arrivata all'ingresso solo perchè sapeva bene che professori e alunni usavano l'uscita posteriore, sia per parcheggiare sia per attendere l'autobus. Non avrebbe incontrato Aizen.
Iniziava ad imbrunire: anche se impercettibilmente, il sole tramontava e tingeva di un'ampia gamma di colori dal rosso al rosa il cielo. Non le andava di tornare a casa a piedi, né di raggiungere la prima fermata dell'autobus: sarebbe rimasta seduta lì al lato del cancello ancora per qualche minuto, in attesa che il parcheggio si svuotasse.
Fu un colpetto di clacson a distrarla dai pensieri che iniziavano ad affollarle la mente. Un'automobile blu scuro, una mano sottile che sporgeva dal finestrino e le faceva segno di avvicinarsi, la testa di un ragazzo dai capelli scuri che la chiamava. Uryu era lì.
Alzando gli occhi, la ragazza fece un gesto per fargli capire capire che lo aveva visto. Aspettò che si avvicinasse, poi si alzò e, un po' traballante, allungò la mano verso la portiera. Raggiungere il sedile accanto a quello del ragazzo, dopo quella giornata così strana, fu un vero sollievo.
"Tutto bene, Hime? È stata una giornata tranquilla?"
Persa per un attimo a fissare le dita di Uryu in movimento tra il volante e le marce, Orihime ci mise un po' a rispondere. "Mmh... non proprio. Ti spiegherò meglio. La lezione è stata interessante anche se preferisco il tirocinio con Isane e la dottoressa Unohana. È stata la fine a buttarmi giù."


Il loro appartamento, per fortuna, conservava il buon profumo di ogni giorno. Aprendo la porta, Orihime si sentì davvero protetta per la prima volta in tutta la serata, e quando Uryu la strinse a sé per salutarla, poggiandole il mento sull'incavo morbido della spalla, la sensazione di serenità che provava non potè che aumentare.
Prepararono la cena insieme, scambiandosi pareri sulle ricette, notizie sugli amici e commenti sul telegiornale che faceva da sottofondo. Orihime si divertiva a cucinare (e ancora di più a sperimentare strane ricette) e a tenere in ordine la casa, nonostante fosse un po' distratta e spesso dimenticasse quello che avrebbe dovuto fare. Uryu oltre ad essere attento e scrupoloso era un ottimo casalingo, e questa loro alternanza li rendeva una coppia stabile seppur ogni tanto capace di qualche discussione.
Uryu le dava stabilità, quello era fuori discussione. E solo il cielo sapeva quanta gliene servisse, in momenti simili.
Stavano mangiando la soba coi gamberi, quando la ragazza introdusse l'argomento che più le premeva.

"Oggi il professor Aizen mi ha detto che ha intenzione di farmi usufruire di una serie di agevolazioni per i migliori studenti della facoltà. Dice che gli sembro molto promettente..." s'interruppe, incerta su come continuare.
Lui finì il boccone. "Beh? Non è forse un bene?"
"Sì, certamente, ma... non so, non mi sento molto convinta a riguardo" confessò, le dita che tormentavano il tovagliolo. Come poteva tradurre a parole la sensazione di disagio e inquietudine che le trasmetteva la vicinanza del professor Aizen senza sembrare una bambina paurosa?
Sospirò, portando in cucina la pentola ormai vuota e restando per qualche minuto in silenzio, protetta dal buio della stanza: per quanto amasse Uryu, temeva sempre che la razionalità di lui avrebbe finito per diventare un ostacolo tra loro.
"Quell'uomo mi spaventa, e non ne capisco il motivo."
Prima che fosse riuscita a controllarle, le parole erano fluite dalle sue labbra come a volersi liberare da quel peso che le opprimeva da troppo tempo. Non le importava nulla di quello che lui avrebbe potuto pensare: quello che desiderava era solo essere ascoltata da chiunque, che fosse il ragazzo o semplicemente sé stessa. E, stranamente, lui non la contraddisse e rimase in silenzio.
"Oggi, mentre mi parlava della sua proposta e mi faceva i complimenti, mi si è avvicinato sempre di più e mi ha preso il viso tra le mani... ero così spaventata che non sono riuscita a far nulla, ma in qualche modo ne ero anche affascinata ed è questo a spaventarmi, ancora di più."

Scese il silenzio, interrotto solo dal rumore di qualche auto giù in strada, la solita sinfonia urbana di Karakura.
Quella sorta di confessione sembrò averla privata di tutte le sue energie: chinò la testa in avanti e fissò lo sguardo sul piatto, aspettando che le tornasse il coraggio di aggiungere altro, di chiarire il pasticcio che sentiva nei suoi pensieri e che le parole non erano adeguate a descrivere, per quanto avesse potuto provarci. Uryu si alzò e le cinse le spalle con un braccio, come a voler interrompere quel flusso senza fine di sensi di colpa.

"Non sei la prima a trovarsi a disagio di fronte ad Aizen, e credo che non sarai neanche l'ultima. Anche mio padre, che gli ha lavorato a fianco più di una volta, non lo ha mai trovato particolarmente simpatico, e anche le sue infermiere la pensano così... non che mio padre sia un mostro di simpatia, ma ci siamo capiti no?" sorrise appena, intercettando il guizzo di vita che si era acceso negli occhi della ragazza. "Per fortuna non devi trascorrerci troppo tempo... magari la smetterà di avvicinarsi così tanto a te. E se dovesse continuare, io sarò qui a guardarti le spalle come tuo arciere personale." terminò, stringendola a sé e strappandole finalmente un vero sorriso.

Andrà tutto bene. Lui è lì fuori e io sono qui. Non può farmi nulla.

Desiderando che quel pensiero, ripetuto come un mantra, la proteggesse, Orihime ricambiò il suo abbraccio affondando nella sua sicurezza almeno apparente.


Una volta arrivata l'ora di dormire, distesa sul letto tra le lenzuola morbide, cercò di prendere sonno, di sgombrare almeno per un po' la mente ma senza successo. Avrebbe tanto voluto girarsi e rigirarsi, come faceva di solito quando l'agitazione aveva la meglio su di lei, ma il corpo del compagno steso accanto a lei, che tentava di riposare, le impediva qualsiasi movimento. Era tutta colpa della sua insicurezza, sospirò. Tra quella e la volontà di dare sempre il suo meglio, di impedire agli altri di vederla solo come un tipo svampito e distratto, finiva sempre per ridursi in quel modo. Cosa avrebbe risolto comportandosi così? Se solo fosse riuscita a darsi forza sarebbe stata in grado di imporre la vera sé stessa e ogni timore si sarebbe dissipato.
Domani lo avrebbe rivisto, e l'incantesimo si sarebbe spezzato.
Si accoccolò e tese le braccia verso Uryu cercando un contatto fisico, seppur minimo, che potesse rinsaldare la sua decisione: lui c'era, come c'era sempre stato, immerso in un sonno leggero ma non così stanco da impedirgli di voltarsi verso di lei e ricambiare il suo abbraccio.

Il sonno non tardò ad arrivare, e con quello la sensazione della mente che finalmente si svuotava, le paure e i pensieri che si scioglievano come le nuvole mosse dal vento nel cielo di Karakura.





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Commento dell'autrice:

Dopo qualcosa come due anni che non pubblicavo un capitolo, ho finalmente ripreso questa raccolta.... nonostante ormai il fandom non sia tra quelli che pratico di più, mi dispiaceva lasciarla incompleta, anche perché ho amato - e continuo ad amare - Bleach, e i suoi personaggi. Per cui, cercherò assolutamente di arrivare al traguardo dei 30 capitoli e concluderla.
Questa IshiHime mi ronzava in testa da un bel po', benché come pairing preferisca l'UlquiHime: è nata dalla lettura in chiave AizenHime di alcune parti della saga degli Arrancar, ma visto che siamo in ambito di AU e di sperimentazioni, ho provato ad accostare Uryu ad Orihime anziché Ulquiorra. Le riflessioni di Orihime, come al solito, sono frutto delle mie rieleborazioni, e spero non siano andate troppo OOC. Per il resto... il ringraziamento principale va alla mia betatrice/migliore amica/bro TsunadeShirahime, per aver copiato con pazienza da amanuense il racconto e per avermi incoraggiata a continuare la raccolta <3

Grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite: Alessandra, Bixx91, dario_74, Elynnea, GilBird, Halibel, hinata87, KallenStadtfeld, kenjina, Mies, PunkyMarty, scorpionicina90,  Yukiko_chan, yukino_lang08 e Zolie.
Chi l'ha inserita nelle seguite: Ci chan, Libiky, Mela94, Oreo e Yoko_kun.
E chi nelle ricordate: Hether Jules e MeMedesima.
Penso di non meritare più la vostra considerazione, dopo avervi lasciati in sospeso per oltre due anni, ma... se aveste voglia di  lasciare un suggerimento, una critica o semplicemente una tirata d'orecchi per la mia lunghissima assenza, sappiate che sarete sempre benaccetti! :)

Nat (ex Ino_Chan)








































   
 
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