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Autore: Serena_Potter    30/07/2012    3 recensioni
"Figlio di uno dei più pericolosi mangiamorte che abbiano seguito le orme del Signore Oscuro, Evan, è educato dal padre (latitante) e dalla famiglia paterna ai rigorosi insegnamenti di Lord Voldemort, al fine di farlo diventare una macchina da guerra senza cuore."
Questa è più o meno la descrizione del protagonista di questa storia, "Il Predestinato": Evan T. Mulciber, un personaggio inventato della New Generation.
Questa storia non è scritta da me, ma da un ragazzo che mi ha detto di pubblicarla qui su EFP, ovviamente i diritti d'autore sono esclusivamente suoi!
Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Serpeverde si nasce.








E' il primo di Settembre. Un ragazzino magrolino e non più alto di qualunque suo coetaneo resta a fissare l'imponente stazione di King Cross. Aveva agognato tanto quel momento, vedere il mondo reale, assaporare il caos di una vera città. Un vecchio molto alto e rigido, col viso trasfigurato dalle rughe, si tiene a pochi passi di distanza da lui. Nella mano destra un baule verde e argento, nella sinistra una gabbia contenente un gufo nero come la pece.
<< Eccoci, Evan. Qui prenderai il treno. Vedi di farti smistare a Serpeverde, o sai benissimo cosa potrebbe accadere. Alla prossima estate, ragazzo. >> Un cenno e il vecchio lascia baule e gabbia al ragazzino, sparendo nel caos metropolitano di Londra.
Da solo, come sempre, ma questa volta c'era una novità: era libero. Si, perché nessuno gli avrebbe impedito di godersi quel periodo. Avrebbe potuto assaporare l'aria aperta senza dover chiedere il permesso, poteva mangiare quello che voleva e decidere con chi fare amicizia. E poi c'era il Quidditch! Non aveva mai visto una partita, essendo costretto nel castello di famiglia, ma sapeva tutto di quello sport.

L'orologio della stazione segna le undici meno un quarto, meglio muoversi. Solleva da solo il pesantissimo baule, senza neanche prendere un carrello. Ce l'avrebbe fatta da solo, non come tutti gli altri studenti, accompagnati da cari e familiari. Si sofferma sull'entrata del binario nove e tre quarti, quindi, come da indicazioni del padre, infrange la barriera e si ritrova su un lungo binario, ove un'enorme locomotiva scarlatta sbuffava vapore. Eccolo, il famoso treno per Hogwarts. Si affretta a salire sul mezzo di locomozione, tanto non aveva nessuno da salutare. Di tanto in tanto scorgeva qualche viso notato sulla "Gazzetta del profeta", ma niente di più, nessuna amicizia e tanto meno nessun familiare all'appello, anche se.. Forse un abbaglio, ma dal finestrino del proprio scompartimento, nel momento in cui l'Espresso per Hogwarts stava partendo, gli era sembrato di notare un viso femminile simile al suo farsi largo tra la gente. Capelli neri, fisico asciutto e occhi grigi. No, forse l'emozione gli ha giocato un brutto scherzo.
Si accoccola sul sedile, dopo aver appoggiato la gabbia con il gufo accanto a se. Osserva a lungo l'animale, comprato per l'occasione. Non che gli servisse per scrivere a casa, non poteva permettere che le lettere venissero intercettate, ma era sempre utile un gufo, o civetta che sia. Dopo aver messo una mano nella tasca del mantello da viaggio, si ricorda dell'oggetto che sarebbe diventato il più caro in assoluto. La sua bellissima bacchetta. Era molto particolare, come esigeva la tradizione dei Mulciber. Il legno dal quale era ricavata apparteneva ad un albero chiamato "Sangue di drago", che si trova solo nell'arcipelago Socotran, vicino alla Somalia e allo Yemen. Un albero particolare, in quanto, oltre alla regolarità della sua chioma che si sviluppa secondo una griglia precisa, fornisce una resina rosso scuro che esce dal suo tronco. Dieci pollici, flessibile e con una corda di cuore di drago. In più alla base era intagliata, e questo la rendeva una bella bacchetta anche alla vista.

Passano le ore, e nessuno si avvicina al suo scompartimento, fino a che un ragazzetto nero non decide di varcare la soglia. I due si fissano a lungo, fino a che l'altro non decide di porgere la mano a Evan.
<< Piacere, mi chiamo Frederick, Frederick Mertak! Ho visto che sei tutto solo, e ho pensato che, bhè, visto che anche io ero solo, potevamo stare assieme! >>.
Lo sguardo di Evan percorre tutti i lineamenti di Frederick, per giudicarlo probabilmente. Anche se piccolo, gli insegnamenti impartiti avevano sortito un certo effetto sul giovane.
<< Sono Evan e.. Bhè, okay, puoi stare qui. >>. Stringe le mano con poco vigore, rivolgendo un finto sorriso spento. Quanto parlava, lo stava ubriacando di parole, tanto è vero che alla fine del viaggio sapeva più cose sulla sua vita che sulla propria. Anche lui proveniente da una famiglia di Serpeverde, ma non si reputava superiore. Insomma, la sua famiglia non aveva allevato il ragazzo come è stato cresciuto Evan. Lui si era rifiutato di fare grandi conversazioni, tanto è vero che ha risposto solo quando interpellato. Comunque, non era malaccio Frederick. Sembrava disposto a tutto pur di avere la sua amicizia, anche eseguire alcuni semplici ordini?
Una voce intima agli studenti di indossare la veste di Hogwarts, ed ecco che arrivano le preoccupazioni. Ogni secondo che passava lo faceva avvicinare inesorabilmente alla cerimonia dello smistamento. E smistamento voleva dire vita o morte, nel suo caso. Ancora ricorda quel giorno, a nove anni. Una mattina di sole, e come sempre i Mulciber usavano fare colazione assieme. Mentre Evan si serviva di pancetta, cucinata da un elfo domestico, il discorso era caduto su Hogwarts, sul fatto che non mancavano poi tanti anni al momento in cui fosse andato anche lui nella scuola di magia. Le parole di suo padre, pronunciate in quel tono duro, ancora gli rimbombavano nella testa. "Figliolo, spero tu sappia che se non sarai un Serpeverde, tu saresti un disonore per la famiglia. E la famiglia non può permetterselo, intesi?". Morte. Era una minaccia di morte quella, bella e buona. Sicuramente ci avrebbero messo poco ad ucciderlo, al ritorno da Hogwarts, o anche prima. Erano pieni di risorse i suoi familiari, dopotutto erano stati alcuni tra i più fedeli sostenitori del Signore Oscuro.
Il treno si ferma, ecco la stazione di Hogsmeade. Un mezzogigante che sembrava essersi lavato con del letame gli veniva incontro, agitando una mano tanto grossa da sembrare una racchetta da tennis. Perché in quel posto c'era gente così? I mezzogiganti erano creature inferiori, come i giganti dopotutto. Sporchi, stupidi e violenti, no, non era un bene che ci fosse qualcuno del genere lì dentro, meglio non stargli troppo vicino. Esce dallo scompartimento con Frederick, per poi buttarsi a capofitto nella folla che spinge verso le uscite dai vagoni. Eccolo, fuori dal treno, con l'aria della sera che gli sferza il viso, procurandogli una sensazione abbastanza piacevole. Chissà come era Hogwarts, dentro. Sapeva qualcosa, ma erano fatti generali. Ad esempio, la sala comune dei Serpeverde era nei sotterranei, nell'ingresso vi erano delle clessidre contenenti punti per ogni casata e per i corridoi c'era la possibilità di trovare dei fantasmi. Tutto sembrava così eccitante.. Una gomitata dell'amico lo distoglie da questi pensieri, facendolo tornare alla realtà.
<< Dobbiamo andare al castello con delle piccole navi, ha detto quell'Hagrid, meglio muoverci! >>.
Evan annuisce, notando quanta gente del primo anno fosse lì. Si dirige con Frederick verso l'imbarcazione, notando un ragazzetto brufoloso essere già lì sopra.
<< Muoviamoci, non vorrei certo fare tardi. Tu, negro, stammi lontano, non vorrei che la tua pelle mi sporcasse. >>
Evan fissa con un sopracciglio alzato quella figura, come si permetteva? Nota il suo compagno di viaggio imbronciarsi, leggermente abbattuto, per poi sedersi lontano dal brufoloso. Lui no. Si avvicina a questo e lo guarda torvo. Non aveva mai difeso nessuno, ma insomma, il colore della pelle non era come lo stato di sangue a suo parere.
<< Ti conviene chiedere scusa al mio.. Amico, sì, amico, e non osare mai più dire qualcosa del genere. Oppure.. >>.
Mentre pronuncia tali parole, ecco che Frederick gli mette una mano sulla spalla, sorridendo appena.
<< Tranquillo Evan, tra i babbani c'è questo razzismo sul colore della pelle, come nel mondo magico ci sono dispute tra mezzosangue e purosangue. >>
Il ragazzo si tranquillizza, e si siede sull'imbarcazione, premurandosi di lanciare un’occhiata minacciosa al ragazzino seduto all’estremità opposta. Pochi secondi dopo il battello parte alla volta di Hogwarts.
Non si può dire che il viaggio non sia stato spettacolare, il solo riflesso del cielo stellato sull'acqua era qualcosa di indescrivibile. La maggior parte di quei ragazzi vivevano a Londra, Liverpool, Manchester, York e altre città molto popolate dell'Inghilterra, quindi, per colpa dello smog che veniva fatto dai babbani, vedere un cielo stellato era quasi impossibile. L'acqua era gelata, lo aveva sperimentato lui stesso facendo scorrere per qualche secondo le dita sulla superficie di quello che sembrava un'enorme specchio blu scuro. Ma la parte più bella di quel viaggio era arrivata alla fine. L'imponente "Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts" si ergeva maestosa davanti agli occhi stupiti dei giovani. Le finestre erano illuminate, e questo fatto rendeva quella vista quasi confortevole, come a voler dire "io sono la vostra casa". Forse era proprio quello l'intento, forse finalmente Evan si sarebbe sentito in una vera casa? Non fa neanche in tempo a riorganizzare i pensieri dovuti allo stupore che la piccola imbarcazione attracca. La voce tonante dell'enorme mezzo-gigante gli giunge alle orecchie. Non parlava in modo corretto, ora che se ne rendeva conto. Sembrava che si stesse limitando a mescolare quante più parole conosceva, nei modi più disparati.
<< Okay ragazzi, vedetemi bene, sì, ecco, questa è la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, non ne si può trovare una che è meglio di questa! Soprattutto grazie al più gran mago che è stato preside qui, il professore Silente, pace alla sua anima. >> Una piccola lacrima sfugge a quell'essere, o meglio, una goccia talmente grossa che avrebbe potuto inondare un formicaio.
<< Apposto, ora tutti mi seguite, così io vi porto dentro per lo Smistamento, se no chi lo sa cosa mi accade. >> Borbotta queste parole accompagnando il tutto con una risatina, mentre inizia a trotterellare verso la scuola.
Passano davanti al portone d'ingresso, affascinati nello stesso identico modo di prima. << Ehi, Ev, posso chiamarti Ev, vero? Comunque, Ev, guarda! >> Frederick indica lo stemma araldico gigante posizionato nell'ingresso. << Vedi? Ci sono le quattro case, sono eccitatissimo! Spero di finire a Serpeverde cavolo.. Uh, e quello è il motto della scuola! >> Ancora una volta il dito indice del giovane indica lo stemma, facendogli notare la scritta " Draco dormiens nunquam titillandus". << E' latino, dice papà, non so cosa sia il latino però. Penso qualcosa che si mangia.. Magari ce lo servono stasera, sai, dicono che il primo banchetto non si scorda mai, da quanto i tavoli sono ricolmi di primizie! >> Persino Evan si lascia scappare un sorriso sulle labbra, notando la faccia concentrata del ragazzo nell'immaginare il cibo che avrebbe addentato quella sera.
I ragazzi si fermano davanti alla porta che li avrebbe condotti in Sala Grande. Un mago, con qualche cicatrice addosso, fissava sorridente i ragazzi. << Buonasera ragazzi! Sono il professor Neville Paciock! Insegno Erbologia e sono anche il direttore della casa di Grifondoro. >> Si nota facilmente l'emozione con cui l'uomo pronuncia queste parole, a dimostrazione di quanto amava quel lavoro. << Okay, vediamo di sbrigarci, penso di intuire che siate eccitati.. E affamati! Seguitemi! >> La Sala Grande si apre, e i nuovi studenti si accalcano dietro il professore. Il soffitto era incantato a sembrare un cielo stellato, con qualche sporadica nuvola ad accalcarsi sopra le teste degli allievi. Di quello che dissero dopo, Evan non avrebbe mai ricordato molto. Sa solo che qualche parola come "Cappello Parlante" e " quattro Casate" gli risuonavano all'orecchio. Nemmeno della canzone del cappello parlante ricordava qualcosa, ma non gli importava. I suoi occhi fissavano gli studenti di Serpeverde, percorrendo quelle facce così altere e sicure di sé.. Quanto avrebbe voluto poter saltare la cerimonia di Smistamento e sedersi direttamente tra loro.
<< Akron, Millicent. >> Era cominciata, il professore aveva chiamato il primo nome. Una ragazzina esile si era avvicinata al cappello, che dopo pochi secondi gli sarebbe caduto anche sopra le orecchie. Tassorosso, era la casa decretata per lei, ed Evan non poté non farsi sfuggire un ghigno malevole nel notare che massa di bambocci avevano iniziato ad applaudire la ragazza. Successivamente altri nomi erano stati chiamati, e mano a mano la fila si restringeva, mentre gli studenti seduti ai tavoli aumentavano. Applausi, risate, grida, tutto questo era la cerimonia di Smistamento.
<< Mertak, Frederick. >> Al richiamo del proprio nome Freddie si era avvicinato allo sgabello, sedendovisi sopra. Il cappello ricadeva floscio sulla sua testa rasata, e, dopo un minutino, il nome della Casata avrebbe risuonato per tutta la Sala.
<< SERPEVERDE! >> Freddie sembrava sollevato, come se lo scegliere la Casata gli avesse procurato un'agonia infinita.
<< Mulciber, Evan. >> Ecco il suo turno. Evan percorre sicuro il tratto di strada, prendendo il posto che pochi attimi prima era occupato dal ragazzetto. Il cappello gli viene posto sulla testa, e subito prende vita. << Ahi.. Mulciber.. Ricordo bene di tuo padre, e vedo che non c'è niente di buono qui dentro, ragazzo. Pensaci bene, prima di fare del male a qualcuno.. SERPEVERDE. >> Le parole del Cappello gli erano entrate da un orecchio ed erano uscite dall'altro.
Quando si alza dallo sgabello il tavolo di Serpeverde sta urlando il suo nome, sembrava contento di avere un Mulciber tra le proprie fila. Gli altri tavoli erano rimasti in silenzio, solo qualche fischio sommesso si udiva dal tavolo di Grifondoro. La cerimonia continua per altri quindici minuti, e, quando anche Matias Zanter viene assegnato a Corvonero, una donna si alza in piedi, dalla sedia più grande che era posta dietro il tavolo messo in orizzontale dietro ai tavoli delle quattro casate. Non avrebbe potuto non riconoscere la donna, al suo terzo operato da preside nella scuola di Hogwarts. Hestia Jones era diventata insegnante di Trasfigurazione quando Minerva MacGranitt aveva assunto la carica di Preside, un anno dopo la seconda grande guerra magica. Kingsley Shacklebolt, ministro della magia inglese, aveva appoggiato con entusiasmo la sua carica a preside, conoscendola bene dai tempi dell'Ordine della Fenice.
<< Ehm ehm. Benvenuti e bentornati a Hogwarts, ragazzi! >> Un discreto battito di mani si alzò da tutti i tavoli, anche se in quello di Serpeverde fu meno entusiasta. Freddie, seduto vicino a Evan, al contrario di una gran parte dei concasati, battè le mani molto forte, sorridendo al contempo. << Dovrò ripetervi, come ogni anno, le principali regole. La foresta è proibita a tutti gli studenti, sia che appartengano al primo che al settimo anno. Il custode, il signor Gazza, anche se avanti con gli anni vi ricorda che conosce molti trucchetti per cogliervi in flagrante, e che, se solo potesse, sarebbe ancora in grado di frustarvi a dovere. Ma adesso basta con gli annunci, continueremo dopo cena.. Buon appetito! >> E dal nulla apparvero centinaia di piatti, contenenti le più grandi squisitezze.Il pasto continua allegramente, con Freddie e Evan che parlano tutta la sera, comportandosi da amici. Mentre Freddie si dilungava sulla descrizione dell'Ippogrifo di suo nonno, trangugiando tre pezzi di torte diverse assieme, una ragazza del secondo anno si para davanti ai due.
<< Mh, scusate.. Mulciber giusto? >> Evan le rivolge uno sguardo sprezzante ed indagatore assieme. << E' un piacere conoscerti, cioè, piacere.. Lo vedremo se lo sarà. Sono Anne. Anne Avery, mio padre mi ha parlato di un suo.. "collega", tale Mulciber, e, non lo so eh, ma magari.. >>.
Gli occhi dei due si incrociarono, mentre il volto del ragazzo assumeva un'aria di orgoglio, come se finalmente avesse incontrato una persona che riconosceva i veri valori di mago.
<< Si, sono figlio di Mulciber. E anche io ho sentito parlare di Avery. >>.
Mentre Freddie guardava i due in silenzio, o almeno, il meno rumorosamente possibile, visto l'operato delle sue mandibole, Evan e Anne continuavano a fissarsi, con il volto della ragazza che divenne un ghigno.
<< Allora ci vediamo domani, sarà interessante parlarti di una cosa.. Porta anche il tuo amichetto. >> La ragazza lascia soli i due, un po' confusi.
<< Non ci andiamo, vero Ev? Chissà che potrebbe farci.. >>
Parole inutili.
<< Ci andremo eccome. Penso che possa essere interessante. >>


Angolo Autore/non-Autrice:
Salve a tutti! Sono tornata.. anzi no, l'Autore è tornato con questo primo capitolo, che apre già una strada per il futuro: Anne Avery. 
Emanuele ci tiene a dire che questo è solo un capitolo d'introduzione praticamente, e che il seguito sarà più appassionante: questo serve solamente a far capire che Evan è già un bambino abbastanza solitario e amante di Serpeverde. Anne è solo il primo di molti incontri interessanti che farà.
Infine, ciò che dice il Cappello Parlante serve per far capire che tipo sarà, una volta cresciuto un po'!
Io e l'Autore speriamo che il capitolo vi piaccia, e ringraziamo moltissimo chi ha recensito il Prologo! Grazie davvero!
Bene, ho concluso!
A presto!

Serena_Potter
   
 
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