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Autore: pescioletta    30/07/2012    3 recensioni
Una nuova minaccia, un nuovo destino...
Questa storia è ambientata subito dopo l'ultima puntata della 5 serie di Angel, ma ha radici che affondano molto prima che i nostri eroi mettessero piede a Sunnydale o, per meglio dire, sulla terra... Riusciranno Buffy, Angel, Spike e gli altri a sconfiggere questa nuova minaccia e a riprendersi finalmente le loro vite?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao ragazze, come promesso non vi ho fatto attendere tanto ed ecco qui il secondo capitolo. Anche se per motivi logici ora ci saranno un paio di capitoli un po' meno d'azione (ma ciò non significa che non accada niente!), spero che la storia continui a piacervi. Ringrazio molto chiunque abbia letto o leggerà il post e NightLady che ringrazio pubblicamente per la recensione!!

Buona lettura!!


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Capitolo 2


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Firenze, 15 maggio 2004

“Sono tornato!”

Willow sollevò lo sguardo sul suo nuovo coinquilino che traballava vistosamente nel soggiorno. Borse e borsine della spesa gli ondeggiavano tra le mani in precario equilibrio e pacchetti e sacchettini sembravano aver occupato ogni tasca disponibile. Tra i denti, in bilico, teneva il giornale del mattino e la camicia a fiori, aperta sul davanti là dove un bottone era saltato, lo faceva sembrare un Tarzan del nuovo millennio.

Willow ripuntò lo sguardo sul monitor annoiata.

“Ti sei dimenticato di nuovo di comprare la frutta…” lo accusò.

“Cosa?!”

Xander posò maldestramente tutta la roba sul tavolo, riuscendo a rovesciarne parecchia sia sulle sedie che sul pavimento tirato a lucido.

“Come sarebbe a dire che mi sono dimenticato di nuovo di comprare la frutta?! E questa che cos’è?” chiese, additando un paio di melette rachitiche e sei o sette mandarini di un giallognolo preoccupante “e poi di che ti lamenti, scusa? Non ci sei andata tu a fare la spesa! Dovresti vedere quanta gente c’era in coda alle casse! E comunque questo supermercato italiano non è esattamente-.. oooooh… Attenta!” urlò quasi, quando la lattina di coca-cola che teneva in mano gli sfuggì inaspettatamente dalle dita e rovesciò tutto il suo contenuto terribilmente vicino al nuovo pc portatile della strega

“Igredior!” esclamò lei alzando la mano, e subito la cascata di bibita si bloccò a mezz’aria ritornando diligentemente al suo posto.

Il ragazzo la squadrò ammutolito.

“Wow!” disse, non appena la sua voce ritornò controllabile “da quando conosci quell’incantesimo? N-non è che potresti insegnarmelo?”
Willow o guardò senza rispondere.
"Ok, allora che ne dici di un abracadabra per far comparire la roba dal nulla?"
"Devo ricordarti cos'è successo l'ultima volta che hai provato a cimentarti con la magia?" chiese la rossa con uno sguardo che la diceva lunga sul disastro combinato da Xander
"Avevo semplicemente voglia di pop corn!"
"Che io e Kennedy abbiamo dovuto pulire per 3 settimane. Saltavano fuori dappertutto, persino dalla doccia!"
"Uff…" si lamentò il ragazzo addentando una merendina "E' che in questo Paese è un casino anche solo parcheggiare la macchina…"
“Già… e ti sei sempre dimenticato di comprare la frutta.” gli ricordò lei.
Xander lasciò ricadere le braccia lungo il corpo, sbuffando. “Ma se sei tanto brava con la magia non potresti-” “Xander!” “D’accordo, d’accordo, vado!” capitolò infine. Willow rise "Ti ricordo che hai perso la scommessa: spesa per un mese, ricordi?" Xander sbuffò "E poi i miei non sono dei trucchetti!” “Come vuoi… Speriamo soltanto che siano ancora aperti…” e dicendo questo il ragazzo si diresse a passo spedito verso la porta.
Stava giusto per aprire, abbottonandosi con poca convinzione la camicia fiorata, quando la voce compassata del presentatore del TG pomeridiano richiamò la sua attenzione con una notizia che, a dire il vero, si sarebbe aspettato di sentire molto tempo prima.

Si voltò in direzione dell’amica che era rimasta seduta al suo tavolo e decise che la frutta avrebbe anche potuto aspettare un altro paio di minuti.

“Buona giornata. Apriamo subito questa edizione straordinaria del telegiornale con una notizia di cronaca della massima importanza. Ieri notte, sul fare dell’alba, una terribile esplosione ha raso al suolo un intero quartiere residenziale nella zona ovest di Los Angeles. Il nostro inviato non è ancora arrivato sul posto, ma da una prima analisi effettuata dai pompieri sembra che si sia trattato di una fuga di gas. Il sindaco ha ordinato l’evacuazione delle zone limitrofe. Per non creare ulteriori disagi si invitano tutti i cittadini alla massima prudenza. Nel frattempo continuano le indagini sulla possibile contaminazione da scorie nucleari che, secondo gli esperti, spiegherebbe l'enorme quantità di cadaveri deformi presenti sul posto.”

Xander rimase qualche minuto a fissare le scene che si ripetevano nella tv, giocherellando con il cellulare. Alla fine decise di spegnere il televisore con un gesto secco e di comporre un numero che conosceva a memoria, fin dai tempi del liceo, quando ancora la considerava una ragazzina pressappoco normale. Schiacciò alcuni tasti meccanicamente, quasi che fosse la cosa più naturale del mondo, ma quando fu il momento di premere il tasto d’invio qualcosa nella sua mente lo fece bloccare, cancellando il numero.
Si rialzò dalla poltrona e si avvicinò alla finestra, appoggiò la fronte contro il vetro freddo e socchiuse gli occhi. Nell’ampio giardino davanti a casa il cinguettio allegro dei passerotti sanciva l’inequivocabile arrivo della bella stagione. Sentì il sole riscaldargli la pelle e non poté fare a meno di sorridere mestamente.
L’estate stava arrivando, pensò. A dispetto di tutte le catastrofi accadute nell’ultimo periodo, la natura si risvegliava sempre. I fiori sbocciavano, gli insetti ronzavano, i cani correvano legati al guinzaglio e facevano dannare i loro padroni... Tutto sembrava rimasto esattamente identico, in tutti quegli anni.
Tutto…
Tranne una cosa.
Xander scosse la testa infastidito.
Ma cosa si era illuso che accadesse? Pensava forse che con il crollo di Sunnydale sarebbe finito tutto? Oppure che la bocca dell’inferno sarebbe congelata solo perché gli Scoobies se n’erano andati in pensione? Picchiò forte una mano contro il davanzale della finestra. Stupido. Stupido. Stupido uomo! Il loro sacrificio e quello delle persone che amavano non era servito a niente! Era stato solo uno stupido a credere che tutto sarebbe finito così!

“A cosa stai pensando?”

Xander si voltò lentamente, non sapendo cosa rispondere.
Al tavolo della cucina, Willow aveva sollevato gli occhi dal suo computer portatile e ora lo fissava dritto in faccia aspettandosi una risposta a quella banale domanda.
Xander sorrise.
A cosa stava pensando?

“Hai sentito il telegiornale?” rispose atono.

“Sì. E…?”

Xander scrollò le spalle “E… beh… stavo pensando che forse il mondo non è poi un posto così sicuro come credevamo, anche dopo l’attivazione di tutte quelle cacciatrici…”

Willow riabbassò la testa verso il tavolo con un’alzata di spalle.

“Dagli tempo. Anche Buffy il primo anno non era così forte…” commentò.

Xander la guardò sfogliare con attenzione le pagine gialle del libro come una studentessa modello. Cercò di guardarla negli occhi. Le palpebre si alzavano e si riabbassavano ritmicamente passando dal dizionario al volume polveroso appoggiato sul tavolo, per poi ripuntarsi qualche secondo sullo schermo piatto del pc controllando che il lavoro venisse svolto alla perfezione. Per un attimo Willow gli sembrò null’altro che la ragazzina senza un amico che era stata ai tempi della scuola media, o al massimo una liceale alle prese con una ricerca troppo meticolosa.

“É proprio questo che mi preoccupa…” disse

La strega alzò di nuovo gli occhi, puntandoli sul ragazzo accanto alla finestra.
Xander continuava a fissare il giardino, come se fosse rimasto incantato dai giochi di luce che il sole di maggio compiva filtrando attraverso le foglie del salice davanti a casa, senza vederli realmente.

“Xander?” il ragazzo non si voltò “mi stai preoccupando…”

“Lo saresti anche tu se ascoltassi con più attenzione i telegiornali in questo periodo" rispose lui con noncuranza.

“Qui non siamo al sicuro Willow!” esclamò “Non lo siamo mai stati!”

“Neanche a Sunnydale lo eravamo, ma ci siamo rimasti comunque, senza farci troppi problemi…”

“Sì, solo che allora era diverso!” constatò il ragazzo con tono impotente, tornando a rivolgere lo sguardo verso il giardino.

Sentiva le occhiate preoccupate della strega bruciargli la schiena. Allora non era l’unico ad essersi accorto di quanto la situazione fosse in bilico… Eccola là, la Willow che si nascondeva dietro a un dito pur di non ammettere la pura e semplice verità.

“Xander…”

“Non addolcirmi la pillola Willow, so fare anch'io due più due!” esclamò voltandosi “Un anno fa eravamo noi a decidere per il nostro futuro, adesso invece… il destino di tutti noi potrebbe essere in mano a qualcuno che non è nemmeno in grado di tentare di difenderlo!”

******

Roma, Italia, 15 maggio 2004

Due ragazze che camminavano nel cimitero della capitale. Niente di cui stupirsi. Se la scena si fosse svolta di giorno, quando il camposanto era pieno dei famigliari dei defunti e il guardiano teneva aperta la porta lasciando entrare chiunque…
Ma la situazione era leggermente diversa dato che non solo era notte, ma una delle due ragazze reggeva in mano un paletto di legno e l’altra, dopo aver scavalcato insieme a lei il pesante muro di cinta, stava scappando a passo spedito in direzione del centro abitato precedendo l’altra di almeno una decina di metri.

“Down! Down! Ma si può sapere perché non rallenti?”

La ragazzina si girò velocemente lanciando un’occhiata alla sorella, per poi riprendere a camminare ancora più in fretta.

“Down!” il tono di Buffy era gelido ora.

Down si fermò.

“Che cos’hai?” chiese, mettendosi le mani sui fianchi con aria di sfida.

Era toppo. Buffy le si avvicinò esasperata incrociando le braccia.

“No, tu che cos’hai? Non ti ho mai vista così: mi eviti, vieni in ronda con me e poi scappi, sei sempre sulla difensiva, non ti si può più dire niente…”

“Senti chi parla, anche tu hai fatto così con me per più di due anni!” esclamò

“Lo vedi?”

“Che cosa?”

“Non ti si può nemmeno parlare che reagisci come se ti stessero facendo un torto gravissimo!”

“Forse perché è così!”

Buffy rimase senza parole.

“Down, ma… che cosa stai dicendo?”

“Non ha importanza!” rispose duramente la ragazzina con un’alzata di spalle. Non voleva che sua sorella s'impicciasse ancora di più nei suoi affari privati, e andare a fare la ronda con lei era stata davvero una pessima idea.

“Down, vorrei solo che ritornassimo a parlare come un tempo, che le cose tornassero come prima…” cercò di calmarla Buffy, ottenendo solo un sospiro annoiato come risposta “ma non posso sperare di sapere quello che ti passa per la testa se non mi parli neppure!” esclamò.

“Forse sono io che non voglio che tu mi ascolti” rispose secca la ragazzina, ricominciando a camminare.

Ok. Adesso Down la stava davvero facendo arrabbiare…

“E va bene. Sai che ti dico allora? Rimani a casa la prossima volta! Sono stufa marcia di portarti a fare la ronda con me se l’unica cosa che ottengo sono delle risposte acide e del disprezzo!” gridò Buffy, al limite della sopportazione.

“Bene! Tanto non imparo comunque niente a stare a guardare te che gironzoli tra le tombe!”

“Perfetto! E in ogni caso dovresti essere contenta che non ci siano vampiri in giro in questo periodo, così non ti devo salvare la pelle ogni due secondi!”

“Allora lascia che sia qualcun altro a farlo, così almeno scopriremo perché hai attivato tutte quelle cacciatrici!”

“Ehi! Guarda che io l’ho fatto per una ragione ben precisa!”

“Sì, beh… benvenuta nel mondo! Lo sai che la maggior parte di loro erano mie amiche?”

Buffy sorrise, comprensiva "E così è di questo che si tratta?" chiese "Sei arrabbiata con me perché le tue amiche sono delle cacciatrici e tu invece no?"

“Questi non sono affari che ti riguardano!”

“Beh invece lo sono, dal momento che mi rendi la vita un inferno”

"E tu non hai fatto lo stesso?!" chiese Down, sprezzante. Buffy rimase in silenzio "Prima mi metti in imbarazzo con i miei compagni di scuola, poi allontani da me l'unica persona con cui abbia legato e che mi trattava come un'umana. Poi, dopo che la nostra casa è stata distrutta, mi obblighi a lasciare l'America così che non posso nemmeno piangere sulla sua tomba o su quella di nostra madre e adesso scopro che la città in cui mi hai portato diventerà il nuovo quartier generale delle ex-potenziali. Secondo te questo non è un inferno?!" gridò.

Lo schiaffo di Buffy arrivò veloce e inaspettato, come un fulmine a ciel sereno.

Down si voltò a guardarla, furente, tenendosi la mano sulla guancia dolorante. Ma la cacciatrice non disse niente. Si voltò invece, e iniziò a dirigersi verso casa lasciando che Down continuasse ad urlarle contro, esattamente come aveva sempre fatto.

******

Periferia di Los Angeles, 15 maggio 2004

“E’ tutto pronto?”

“Manca ancora una cosa. La più importante…”

Il demone si stropicciò le maniche, alzandole fino al gomito.

“E allora trovatela!”

“Non è così semplice…”

“Perché?” il sottoposto si profuse in un profondo inchino, porgendo la caraffa di sangue al suo signore e padrone.

“Rialzati! Lo sai che non mi piacciono le smancerie! Piuttosto dimmi perché non siete riusciti a trovare ciò che cerchiamo”

“Il telepate mio signore…” sussurrò il demone, lisciandosi il completo bianco. Gli piaceva vestire di quel colore, lo… ringiovaniva.

“Che cosa ha fatto ancora?” ringhiò l'altro demone afferrando la coppa.

“Temo che non l'abbia mai trovata veramente…”

******

Londra, Inghilterra 15 maggio 2004

“Biblioteca comunale, in che cosa possiamo servirla?”

L’uomo fece una pausa, prendendo fiato prima di parlare

“Avrei bisogno di contattare Rupert Giles per cortesia. É urgente.”

“Il signor Rupert Giles non lavora più per noi da quasi due mesi, non sappiamo dove sia in questo momento” chiocciò l’allegra segretaria della biblioteca, salutando intanto, con un sorriso smagliante, la collega che usciva per andare a casa. L’uomo sospirò nervoso.

“Sono al corrente del suo recente spostamento. Vorrei solo sapere se è possibile avere il suo numero di telefono. Le ripeto che è una questione della massima importanza!”

“Chi è lei?” chiese la ragazza sospettosa.

“Un suo vecchio amico. Per favore mi dia il suo numero, devo solo parlargli.”

“Ah-ah… Allora prenda carta e penna, ma l’avverto che non sono sicura che risieda ancora a questo indirizzo…”

L’uomo scrisse le sette cifre su un pezzo di carta.

“Grazie mille…”

Si alzò.

L’ultimo moccolo di una candela bianca si stava esaurendo velocemente nella tozza bugia di ottone. Si stiracchiò, distendendo le braccia verso il soffitto e guardò l’orologio sulla mensola. Le undici e un quarto... Era tutta sera che chiamava a destra e a manca alla ricerca dell’ex-osservatore e adesso cominciava davvero a sperare che la fortuna decidesse di guardare un po’ più intensamente nella sua direzione.
Fissò il telefono di plastica grigia.
A pensarci bene, forse la dea bendata avrebbe fatto meglio a fissarlo insistentemente, senza smettere un singolo istante, per dargli anche solo una minima possibilità…

Compose il numero in fretta e si mise in ascolto.

tut…....tut….…tut…..tut…..

All’altro capo dell’Atlantico il telefono suonava impietosamente libero. L’uomo cominciò a rigirare nervosamente il filo tra le dita, attorcigliandolo tanto da non riuscire quasi più a sbrogliarlo

tut…....tut….…tut…….tut……

“Andiamo… maledizione, rispondi!” pensò, sperando che da un momento all’altro qualcuno replicasse. Anche solo per dirgli che aveva sbagliato nuovamente indirizzo.

tut……tut…….tut….…tut……

“Avanti… non è possibile che nemmeno stavolta-”

tut……tut…….tut….…“Pronto?”

Rispose improvvisamente una voce all’altro capo del filo. L’uomo si rizzò immediatamente sulla sedia ed appoggiò i gomiti al tavolo di legno, sperando di non sognare.

“Rupert? Rupert Giles?” chiese titubante

“Sì? Chi parla?”

L’uomo tirò un grosso sospiro di sollievo senza farsi sentire. A quanto pareva, la sua buona stella aveva deciso di ricominciare a brillare.

“Ho bisogno di parlarti. Ti chiamo da parte del Consiglio”

“Il Consiglio è stato distrutto” ribatté Giles freddamente

“Tuttavia c’è ancora chi crede nella sua influenza...”

“Beh, non io!”

“Aspetta!” l’uomo sentì il sospiro annoiato dell’ex-osservatore passare attraverso la linea telefonica e sperò che non riattaccasse.

“Non ti so chiedendo questo. Ho bisogno solamente che tu mi ascolti prima di riagganciare e decidere”

“Decidere? … e su cosa esattamente?” chiese Giles in tono sarcastico

L’uomo afferrò alcune carte portandole davanti alla luce fioca della candela
“A occhio e croce… se desideri che ogni singolo umano presente sulla faccia del pianeta possa vivere o morire. L'Apocalisse insomma…”

“La solita vecchia storia…”

“Può darsi” lo interruppe l’uomo con decisione “ma può anche darsi che stavolta sia molto peggio… Non sono qui per farti paura Rupert, ma non posso nemmeno mentirti: la situazione è grave…”

“E cosa potrei fare io per risolvere la terribile catastrofe di cui mi sta parlando?”

L’uomo sopirò “Rupert, tu sei l’unico che…”

“Aspetti!”

L’osservatore appoggiò la tazza di the fumante sul ripiano della scrivania dove stava lavorando. Aver chiuso i contatti con il Consiglio degli osservatori non gli aveva permesso di rimanere fermo con le mani in mano e, anche se ormai non era più in servizio da tempo, sul tavolo del suo studio si ammonticchiavano ogni giorno decine e decine di casi di demoni su cui doveva indagare: un centro commerciale distrutto senza apparente motivo, una carneficina in un casinò di Las Vegas, un uomo ritrovato decapitato con alcuni tatuaggi sul corpo, un essere infernale con delle buffe corna a banana… Loro chiamavano e lui rispondeva, e nel tempo libero, le telefonate dei vecchi osservatori che volevano coinvolgerlo nella riapertura del Consiglio.

“Il modo in cui pronuncia il mio nome non mi è nuovo. Come ha detto di chiamarsi?”

L’uomo sospirò “Vincent Claidfort” rispose l'uomo

Il signor Giles scoppiò in una fragorosa risata

“Claidfort? Non sapevo che il consiglio avesse ricominciato ad occuparsi dei tuoi sottoposti. A cosa devo l’onore di questa tua chiamata?”

“Te l’ho detto, abbiamo bisogno del tuo aiuto”

“Abbiamo?”

“Ok, ok, ho… io ho bisogno del tuo aiuto. E se non la smettiamo di rimbeccarci come due bambini di tre anni temo che non mi basterà un mese di stipendio per pagare la bolletta!”

Rupert Giles fece una pausa molto lunga, soppesando la situazione, poi chiese:

“Da che parte stai?”

L’uomo rise sommessamente “Ma che domande mi fai, Rupert?!”

“É una cosa tanto seria?”

“Perché ti avrei chiamato altrimenti?”

“Ok. Ti concederò dieci minuti, non uno di più" disse

Vincent sorrise. Giles era ancora come se lo ricordava. Un po’ più scorbutico forse, ma sempre molto affidabile.

“Sì, beh… è una situazione delicata…”

******

Francia, 15 maggio 2004

Caldo. Ansimava. Doveva fare presto. Avvisarli prima che fosse troppo tardi.
Attorno a lei, litanie vecchie come il tempo si ripetevano a ritmo incalzante.
Abbassò le mani afferrando l’orlo della gonna rossa e se lo portò all’altezza della vita lasciando scoperte le gambe.
Ben presto si rese conto di non riuscire a correre veloce come voleva.
Fece un ultimo sforzo prima di cadere rovinosamente al suolo. Le voci attorno a lei erano diventate più forti, sempre più incalzanti.
“Distruggere la minaccia. Fermare il destinato. Ridare forma al male… Distruggere la minaccia. Fermare il destinato. Ridare forma al male… Distruggere la minaccia. Fermare il destinato. Ridare forma al male…”
Christal si contorse nel letto prima di svegliarsi.
Non c'era più tempo.
Doveva chiamarlo.


[FINE CAPITOLO 2]


Nota dell'autrice: allora, che ne pensate? Nel prossimo capitolo vedremo cos'è successo a Los Angeles... Alla prossima!!

  
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