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Autore: Beauty    30/07/2012    7 recensioni
Ciao a tutti! Questa storia è una mia personale rivisitazione de "La Bella e la Bestia", la mia favola preferita...
Catherine, diciottenne figlia di un mercante decaduto, per salvare il padre dalle grinfie di un misterioso essere incappucciato, accetta di prendere il suo posto. Ma quello che la ragazza non sa è che nelle vesti del lugubre e malvagio padrone di casa si cela un mostro, un ibrido mezzo uomo e mezzo animale. Col tempo, Catherine riuscirà a vedere oltre la mostruosità dell'essere che la tiene prigioniera, facendo breccia nel suo cuore...ma cosa succede se a turbare la felicità arrivano una matrigna crudele e un pretendente sadico e perverso?
Riuscirà il vero amore ad andare oltre le apparenze e a sconfiggere una maledizione del passato? E una bella fanciulla potrà davvero accettare l'amore di un mostro?
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mostro e la fanciulla'
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I colpi si fecero sempre più insistenti e violenti, fino a che il portone non crollò, lasciando libero accesso alla folla inferocita. Lord William rise, entrando alla testa della massa.

Henry, ancora nascosto nel folto della foresta, osservò il volto sfigurato dell’uomo mentre si faceva strada fra la gente del villaggio, e strinse ancora più forte il manico del pugnale. Mosse qualche passo; le ferite gli facevano ancora male, sentiva le gambe pesanti come macigni, ma s’impose di rimanere in piedi.

Barcollando, uscì dalla macchia, dirigendosi verso il castello.

 

***

 

Constance si aggiustò il bavero del mantello, chinando leggermente il capo. Gettò un’occhiata alle sue spalle, assicurandosi che suo figlio stesse bene quindi, a fianco del mercante, si aggregò alla folla.

Non appena furono entrati, gli uomini del villaggio, la maggior parte dei quali era ubriaca, diedero libero sfogo a tutta la loro avidità e furia. I Kingston e i domestici pensarono addirittura che l’unico motivo per cui quella gente era venuta lì fosse soltanto il gusto di saccheggiare e distruggere.

Gli uomini iniziarono a sfasciare tutto quanto capitava loro a tiro, mobili, oggetti, vetri, continuando a ridere sguaiatamente, ad urlare frasi sconnesse di cui si distingueva solamente qualche vago a morte il mostro!, o vai all’Inferno, assassino!. Ma sembrava che la furia omicida prima diretta verso Adrian si fosse ormai diradata, lasciando il posto all’impulso bestiale di distruggere e rubare quanto più possibile.

Lydia gettò un grido soffocato quando un energumeno lanciò un vaso di porcellana contro una parete, così, per il gusto di farlo, mandandolo in mille pezzi. Ernest fu pronto a zittirla accostando l’indice alle proprie labbra.

- State attenta, Madam!- sussurrò.- Non dobbiamo fare rumore, o potremmo fare la fine di quel vaso!

- Che bestie!- ringhiò Lydia.- Che animali! Violare così la casa d’altri!

- Motivo per cui dobbiamo fermarli al più presto…- bisbigliò Constance, appiattendosi insieme agli altri contro una parete, in un angolo buio.

- E come facciamo?- squittì Rosalie, mentre una rissa era scoppiata nel bel mezzo dell’atrio fra quattro o cinque ubriaconi, che si stavano azzuffando come animali, tirando pugni e calci su membra illividite e labbra sanguinanti. La ragazzina spalancò gli occhi dallo spavento, nel vedere un uomo cadere a terra; Peter le strinse dolcemente un polso, nel tentativo di rassicurarla.

- So io come - dichiarò fermamente Constance, iniziando a scivolare lungo la parete.- Fidatevi di me…

Constance e il mercante raggiunsero il ripostiglio dove i domestici tenevano tutto l’occorrente per le pulizie del castello. Incurante del saccheggio ancora in corso, Constance lo aprì con decisione. Iniziò ad estrarne gli oggetti da lavoro e a passarli agli altri.

- Ma volete scherzare?!- esclamò il mercante, osservando il badile che gli era capitato in mano. - E’ così che intendete fermarli? Con scope e stoviglie?

- Non sarà artiglieria, ma loro non sono certo meglio attrezzati!- ribatté Constance.- Guardateli: la maggior parte di loro ha solo dei forconi. Forse non li fermeremo, ma non è questo il nostro obiettivo…

- E qual è, di grazia?

- E’ distrarli, rallentare la loro furia fino a che Cathy non sarà riuscita ad avvisare il padrone…

- Povera signorina, speriamo che stia bene…- gracchiò Lydia.

- Sta benissimo, ne sono certa - tagliò corto Constance.

- Ma siamo troppo pochi!- obiettò il mercante.- Noi siamo solo in sei, e loro almeno cinquanta, se non di più! Come pensate che possa funzionare? Ci ammazzeranno nel giro di due minuti!

- Dimenticate che sono quasi tutti ubriachi - gli disse la donna.- Ubriachi, e quindi più lenti e con i riflessi meno pronti. Con un po’ di fortuna, riusciremo a metterli gli uni contro gli altri.

Il mercante non rispose, riflettendoci per un attimo; quindi, rivolse alla donna uno sguardo sinceramente ammirato.

- Siete una stratega davvero eccellente, signora…

Constance lo guardò, inarcando un sopracciglio e abbozzando un sorriso.

- E ancora non mi avete visto come combattente…

Lord William, in piedi in mezzo allo scalone centrale, gettò un’occhiata rabbiosa a quella massa di imbecilli che pensava solo a riempirsi le tasche. Lo sapeva, lo sapeva che avrebbe dovuto agire da solo! Ma ormai era fatta, e lui non avrebbe rinunciato alla sua vendetta solo per un branco di ubriaconi.

- Ascoltate!- gridò con rabbia, cercando di sovrastare il fracasso di urla e oggetti che si rompevano.- Ascoltatemi, tutti quanti!

Lentamente, coloro che si azzuffavano smisero di litigare, gli oggetti fracassati diminuirono. Presto, tutti si ammassarono ai piedi dello scalone, con i volti arrossati per la fuga e l’alcool puntati verso Lord William.

- Siamo venuti qui con uno scopo ben preciso!- urlò lo sfregiato.- Siamo venuti qui per vendicarci, per uccidere il mostro che ha massacrato i nostri amici, brava gente come noi che è stata ammazzata e sbranata da una belva famelica e selvaggia!

Gli uomini risposero con un boato di assenso.

- E per questo, io vi invito a rimanere compatti, e ancora una volta vi dico: uccidiamo il mostro!

- Prima dovrai passare sul mio cadavere, bastardo!

L’esclamazione fu accompagnata da un gemito soffocato. In mezzo alla folla, un uomo cadde a terra a faccia in giù. Constance, alle sue spalle, emise un grido di trionfo, brandendo una padella.

- Ehi tu, brutta strega…!- esclamò un energumeno, sollevando un pugno come per colpirla, ma subito si accasciò sulle proprie ginocchia. Ernest gli aveva appena sferrato un colpo di scopa su una rotula.

- Brutta strega…a me?!- strillò Constance, colpendolo in viso con una padellata. L’energumeno finì a terra.

Subito si scatenò un putiferio, chi osservava la scena ammutolito, chi non sapeva che fare, alcuni che accennavano a vendicarsi.

- Idioti! Fermateli!- ululò Lord William.

In un attimo, tutti furono addosso al gruppetto. Iniziò una battaglia furiosa che, nonostante la disparità dei numeri, si rivelò subito accanita. Constance colpì con un’altra padellata un altro uomo, mentre il mercante sferrò una badilata contro un ometto piccolo e tarchiato.

Peter strinse il forcone nelle mani, vedendosi arrivare addosso Gerald.

- Sta’ attento a non farti male, ragazzino…- ghignò lo scagnozzo.

- Oh, certo. Ma fate attenzione anche voi.

Peter colpì con il manico del tridente Gerald in pieno stomaco, e il tagliagole si accasciò al suolo, gemendo. Il ragazzino emise un’esclamazione di trionfo, ma subito la sua euforia si spense non appena vide Rosalie indietreggiare, brandendo inutilmente una padella contro un omaccione grande e grosso che continuava a sghignazzare, cercando di afferrare il corpicino esile e minuto della biondina.

- Ma che bella bambina…di’ un po’, ce l’hai il fidanzato, piccola?- rise l’uomo, ubriaco fradicio.

Rosalie tremò, continuando ad indietreggiare, fino a che non si ritrovò con le spalle contro al muro. L’uomo le si avventò contro.

- Rosalie! Le tende!- gridò Peter.

La ragazzina volse il capo di scatto, scorgendo dei lunghi tendaggi di broccato rosso a pochi passi da lei. Si gettò di lato appena prima che l’energumeno l’afferrasse, aggrappandosi alle tende. L’uomo si lanciò nuovamente contro di lei, ma prima di esserle addosso, Rosalie si spostò a destra, tirando con sé le tende. L’energumeno vi si ritrovò invischiato fino al capo; dimenandosi furiosamente nel tentativo di liberarsi, tirò i tendaggi in modo che anche il bastone che li reggeva si staccasse dal soffitto e gli crollasse sulla terra. L’uomo barcollò, per poi cadere a terra privo di sensi.

Rosalie fece un salto di felicità, battendo le mani.

Poco più distante, Lydia, barcollando malamente sulle gambe grassocce, colpì con una scopa un altro uomo, stordendolo ma senza abbatterlo.

- Che il Signore mi aiuti, non ho più l’età per certe cose!- sbuffò.

- A chi lo dite, Madam!- fece Ernest, sferrando un colpo allo stomaco di un uomo. - Alla nostra età dovremmo occuparci dei nipotini, e invece…

- …e invece eccoci ad occuparci di altri bambini, molto più cresciuti, però!- ironizzò la vecchia balia, colpendo con un pugno il muso di uno spilungone alto e magro. Questi rimase un attimo stordito, il tempo sufficiente per permettere a Lydia ed Ernest di spostarsi dalla sua mira. Lo spilungone barcollò, iniziando a vedere doppio a causa del colpo e della sbronza. Lo sguardo gli cadde su quello di un suo compagno, che gli stava a pochi metri di distanza.

- Tu!- ringhiò rabbioso, sferrandogli un pugno sul grugno.

Quello incassò il colpo, ma si riprese immediatamente; afferrò un pezzo di legno e glielo scagliò, ma l’oggetto mancò il bersaglio, sbattendo contro la spalla di un terzo.

Presto, gli uomini prima alleati iniziarono una rissa intestina.

- Ha! Sta funzionando!- esultò Constance, combattendo a fianco del mercante, il quale aveva appena messo al tappeto Michael, uno degli scagnozzi di Lord William. Preso dal combattimento, l’uomo non si accorse che un altro scagnozzo gli stava arrivando alle spalle.

- Attento!- gridò Constance; il mercante si piegò sulle ginocchia, e la donna colpì con una padellata l’aggressore.

- Oh…caspita…- mormorò il mercante, rialzandosi lentamente e osservando esterrefatto il corpo inerte dell’aggressore. Constance si aprì in un sorriso trionfante.

- Mi credevate una damigella in pericolo, signore? Beh, spero vi siate reso conto che non sono indifesa come tutte le altre donne che avete conosciuto…

- Questo lo so, ma…- il mercante fece un cenno a Constance; la donna si abbassò di scatto, in modo che il mercante potesse colpire con una badilata l’uomo che la stava aggredendo alle spalle.

Non appena anche l’altro aggressore fu messo al tappeto, il mercante tese una mano ad una stupefatta Constance.

- …ma ogni tanto tutti abbiamo bisogno di aiuto, dico bene?- ridacchiò.

Constance abbozzò un sorriso, accettando la mano e alzandosi in piedi.

- Sì, forse avete ragione…

Peter si scostò un ciuffo di capelli scuri dagli occhi, cercando Rosalie con lo sguardo. La ragazzina se la stava vedendo con Glouster, ma era evidente che lo scontro era impari. Lo scagnozzo era un omone grande e grosso armato di coltello, mentre Rosalie una ragazzina di tredici anni con un fisico mingherlino e solo una padella per difendersi. Con uno spintone, Glouster la scaraventò a terra, ridendo sguaiatamente del suo sguardo atterrito. Lo scagnozzo sollevò in aria il coltello, pronto a colpire.

Peter digrignò i denti, frapponendosi in mezzo a loro e sferrando un calcio alle ginocchia di Glouster, il quale si accasciò al suolo con un gemito simile ad un guaito. Il ragazzino colse al volo l’occasione, sferrandogli un pugno sul grugno e mandandolo al tappeto.

- Ora basta! Finiamola, subito!- abbaiò Lord William.

In un attimo, Ralph fu addosso a Peter e, prima che il ragazzino potesse reagire, lo afferrò per la gola. Peter boccheggiò, cercando di liberarsi. Rosalie, ancora sul pavimento, si gettò con un balzo verso Ralph, mordendolo ad un braccio. Lo scagnozzo gridò di dolore, lasciando la presa.

- Ehi, tu! Non toccare mio figlio!- strillò Constance avventandosi su Ralph, ma qualcuno l’afferrò per le spalle.

Il mercante fece per correre in suo aiuto, ma un altro uomo gli immobilizzò le braccia dietro la schiena. Quattro energumeni bloccarono Ernest e Lydia, mentre altri due sollevarono Peter e Rosalie da sotto le ascelle.

Sapevano che non sarebbe durata, eppure ora erano in preda al panico e allo stupore. Li gettarono sul pavimento, in mezzo ad una cinquantina di uomini. Constance annaspò, cercando di rialzarsi, mentre Lord William, con un ghigno malefico sul volto sfigurato, scendeva lo scalone dirigendosi verso di loro.

Non visto, Henry era giunto sulla soglia del portone, con ancora il pugnale in mano. Si appoggiò allo stipite della porta, ansimando, con gli occhi puntati su quanto stava accadendo.

Lord William si fece strada fra il gruppo di aggressori, squadrando il mercante, Constance e gli altri con espressione soddisfatta.

- Devo dire che vi siete battuti bene…- commentò, con apparente noncuranza.- Peccato che non sia servito a molto…

- Maledetto…!- tossì Rosalie.

- Dannato vigliacco!- ringhiò Constance.- Brutto bastardo! Non ce l’avrai vinta, Cathy e il padrone ti fermeranno, non puoi vincere!

- Ah, no? Io invece temo di averlo già fatto, signora…- ghignò Lord William, sguainando la spada.- Quanto a Catherine e al suo mostro…beh, penso che gli invierò un regalo…che ne dite della vostra testa?- rise, sollevando la spada in aria.

- No!- urlò il mercante.

- Mamma!- strillò Peter.

Gli uomini si fecero avanti, trattenendoli. Constance lanciò un grido, alzando il braccio per difendersi. Lord William abbassò la spada.

Henry digrignò i denti, prendendo subitaneamente la mira. Con un gesto fulmineo, scagliò il pugnale in direzione dello sfregiato. Il coltello roteò su se stesso e, prima che Lord William potesse colpire Constance, la lama gli trapassò il braccio e la punta uscì dall’altro lato.

Lord William urlò di dolore, lasciando cadere la spada. Dal suo braccio aveva iniziato a sgorgare sangue; tutti erano esterrefatti, ammutoliti. Con un ringhio di dolore, Lord William estrasse la lama dal braccio, fasciandoselo con un lembo del mantello strappato.

- Assassino!- urlò Henry, accasciandosi al suolo.

Tutti si voltarono nella sua direzione.

- Henry…!- boccheggiò il mercante.

- Assassino…!- tossì di nuovo Henry, in ginocchio.- Maledetto…sei un assassino!

- Assassino?- fece eco qualcuno.- Ma che sta dicendo?

- E’ stato lui…- ansimò Henry.- E’ stato lui ad ammazzare tutta quella gente! E’ stato lui…i suoi cani…ha ammazzato lui quelle persone…voleva solo i loro soldi…!

Lord William sentì lo sguardo di tutti addosso; il mondo gli crollò sotto i piedi, il suo castello di bugie era stato abbattuto.

- No…- provò a dire.- No…lui, non…è stato quel mostro…è pazzo…è un pazzo, vi dico…!

Era inutile, lo sapeva. Viste le condizioni in cui si trovava Henry, ferito, sanguinante e con un orecchio mozzato, chiunque gli avrebbe creduto. Infatti, tutti ora sembravano mossi da una nuova furia, ora non esisteva più alcun mostro…solo un uomo, un assassino.

La folla si dimenticò del gruppo di prigionieri, scagliandosi nella sua direzione brandendo spade e coltelli. Lord William ringhiò, salendo lo scalone centrale di corsa, con la massa di uomini alle calcagna.

Appena prima che lo raggiungessero, lo sfregiato spalancò una porta, superandola e chiudendola a chiave alle sue spalle.

Il mercante si girò a guardare suo figlio; Henry emise un gemito soffocato, prima di finire riverso a terra.

- Henry!- esclamò Rosalie, correndo verso di lui insieme a tutti gli altri.

- Henry! Come ti senti?- fece il mercante, tastando la fronte del giovane.

- Io…bene, ho bisogno solo…sono così stanco…

- E’ riposo, quello che vi ci vuole…- dichiarò Constance, strappandosi un abbondante lembo dell’abito e iniziando a fasciare le ferite di Henry.

- La signora ha ragione, signorino Henry…- Lydia fece una smorfia.- Stavolta avete proprio trovato chi vi ha conciato per le feste…

Rosalie, con una guancia sporca di sangue e i capelli scompigliati, si sporse verso di lui, preoccupata. Peter le posò una mano sulla spalla.

- Sta’ tranquilla, vedrai che presto starà bene…- sussurrò.

Rosalie non rispose, ma voltò lentamente il capo, guardando il ragazzino con i suoi grandi occhioni scuri.

- Mi hai salvato la vita…di nuovo…- fece un debole sorriso.

- Io…ehm…credo di sì…- bofonchiò il ragazzino, imbarazzato.- Ma non voglio che di sdebiti! Per carità, ne ho abbastanza di battaglie e combattimenti - ridacchiò.

Anche Rosalie fece una breve risata, quindi tornò seria.

- Allora…dovrò trovare un altro modo per sdebitarmi…- mormorò.

Senza attendere risposta, Rosalie si sporse verso il ragazzino, e gli posò un tenero bacio sulle labbra. La ragazzina chiuse gli occhi, come aveva letto che facevano le damigelle nei romanzi, mentre Peter gli occhi li tenne spalancati per lo stupore, arrossendo fino alla punta dei capelli.

- Rosalie!- sbottò il mercante.

- Signorina!- Lydia si portò le mani al viso.

Ernest non si preoccupò di trattenere un sorriso intenerito.

- Beh, direi che ho appena accasato un figlio…- commentò Constance.

Henry ridacchiò.

- Brava, Rose! Così si fa!- tossì.

Rosalie si staccò da Peter, sorridendo raggiante. Il ragazzino impiegò qualche istante per riprendersi del tutto. Boccheggiò.

- Oh…oh, capperi…io…ehm…beh, tu sì che ci sai fare…- mormorò, rosso in viso e con lo sguardo da pesce lesso. Rosalie rise contenta.

Henry si unì alla risata, ma subito riprese a tossire. Tutti tornarono a dedicare la sua attenzione a lui.

- Dov’è…dov’è Cathy?- ansimò.

- Si è allontanata prima…- fece il mercante.- Spero solo che stia bene…

- Quel bastardo è scappato!- esclamò Constance.- Forse è in pericolo, e anche il padrone! Dobbiamo aiutarli!

- E’ vero, andiamo!- disse il mercante, alzandosi in piedi. Gettò un’occhiata di traverso alla figlia minore.

- Con te facciamo i conti dopo, signorina!

 

***

 

Catherine ricordava bene quella prima parte del percorso, e costeggiò i muri sudici e ricoperti di muffa delle prigioni con passo sicuro e deciso, procedendo svelta lungo i corridoi bui, fino a giungere all’angusta cella in cui aveva ritrovato suo padre imprigionato. Fortunatamente aveva trovato una torcia accesa all’inizio della galleria, quindi orientarsi nell’oscurità non le fu troppo difficile. Le pareva così strano, ritrovarsi in quei luoghi dove, all’inizio, aveva creduto di essere nient’altro che una serva e una prigioniera, ma da cui se n’era andata portando con sé il più grande dei tesori. Tuttavia, s’impose di non lasciarsi andare ad inutili sentimenti nostalgici; non era venuta lì per piagnucolare o fare la romantica: Adrian aveva bisogno di lei, doveva salvarlo dalla furia omicida di Lord William.

Sperava solo che non fosse troppo tardi…

Accelerò il passo, stringendo saldamente la torcia accesa in una mano e spalancando la porticina dalla quale era uscita sei mesi prima spintonata dal padrone. Proseguì velocemente per alcuni metri, con il cappuccio calato sul viso, ma presto si vide costretta a rallentare, fino a fermarsi, immobile in mezzo al corridoio. Stava percorrendo una parte del castello che non conosceva, che non aveva mai visto. O meglio, che aveva visto ma a cui non aveva prestato attenzione, troppo presa dall’autocommiserarsi per la sua situazione per guardare dove Adriana la stesse conducendo. Maledisse se stessa per non essere stata attenta. Mai avrebbe pensato che un giorno le sarebbe servito, ricordarsi di quel percorso. Ma non c’era tempo da perdere: doveva aiutare Adrian.

Avanzò ancora di qualche metro, ricordando vagamente di aver salito delle scale, la prima volta. Salì frettolosamente qualche gradino, quindi svoltò a destra, iniziando a percorrere una stretta e ripida scala a chiocciola. Un gradino marcito si ruppe sotto i suoi piedi, e Catherine fu sul punto di cadere. Si tenne in equilibrio appoggiando una mano contro la parete.

Nell’attimo in cui rimase immobile, alla ragazza parve di udire dei passi alle sue spalle. Si voltò di scatto, illuminando con la fiamma della torcia il percorso buio dietro di sé. Nessuno.

- Adrian?- chiamò, con una nota di speranza nella voce.

Nessuno rispose, né nulla si mosse. La ragazza mosse lentamente la torcia, la cui fiamma gettava ombre scure sulle pareti, rendendo il sotterraneo buio e silenzioso un luogo ancora più inquietante. Catherine osservò per qualche istante lo spicchio di luce creato dalla fiamma. No, non c’era nessuno. Eppure avrebbe potuto giurare di aver sentito dei passi, alle sue spalle…

Si riscosse, imponendosi di non fare la stupida. Le prigioni pullulavano di topi, lo sapeva, probabilmente erano stati loro a fare quel rumore, non c’era bisogno di farsi prendere dall’ansia. Quello non era il momento né per farsi prendere dal panico né tantomeno per le allucinazioni.

Sollevò appena un lembo della gonna rossa per facilitare la marcia, quindi riprese a salire i gradini scricchiolanti della scala a chiocciola.

Arrivata in cima, si ritrovò in un lungo corridoio. Questo, tuttavia, non era spoglio come lo erano le gallerie dei sotterranei. La luce lunare entrava da una finestra che andava dal pavimento fino al soffitto, a cui erano appese delle tende rosse sbrindellate. Accanto ad essa, vi era un tavolino mezzo tarlato, al di sopra del quale era appeso uno specchio annerito.

Doveva essere capitata in un’ala abbandonata del castello. Alla fine del corridoio, vi era un’altra scalinata.

Sì, era sulla strada giusta. Catherine cominciò ad attraversare il corridoio con passo deciso, ma presto iniziò a rallentare progressivamente la camminata. Abbassò il cappuccio; non le piaceva quel posto. Sapeva che era sciocco farsi prendere da certe paure infantili proprio in quella situazione, quando l’uomo che amava aveva bisogno di lei ora più che mai, eppure quel luogo abbandonato le ispirava istintiva diffidenza. Sentì di nuovo il campanello d’allarme suonare, ma s’impose di non badarci. Era solo suggestionata, nulla di più. Strano, però, era certa che ci fosse qualcun altro con lei…quei passi…che fossero davvero topi?

Proseguì lentamente, guardandosi intorno con aria circospetta. Superò la finestra e le tende strappate, quindi passò di fronte al tavolino, incrociando la sua immagine riflessa nello specchio. Senza sapere perché, si fermò un istante. Lo specchio era annerito, mostrava macchie scure dovunque…come se fossero delle ombre…

All’improvviso, Catherine vide comparire riflesso alle sue spalle il volto orribile di una vecchia, con la pelle rugosa e chiazzata di macchie scure, cascante e decrepita, con i capelli grigi scompigliati e così radi da lasciar vedere il cranio, la bocca spalancata in un ghigno mostrando i pochi denti scuri e marci.

Prima che potesse reagire, la ragazza si sentì afferrare per i capelli, e la vecchia la sbatté con la fronte contro lo specchio, che si ruppe in mille pezzi. Lasciò andare Catherine che finì accasciata al suolo; la torcia le sfuggì di mano, ma non si spense, rotolando fino all’estremità di una delle tende. La vecchia rise, una risata diabolica, facendo mulinare il mantello rosso.

La ragazza, ferendosi le mani con i cocci di vetro, si volse a guardarla.

- Lady Julia!- strillò.

La vecchia rise nuovamente, mentre Catherine cercava di allontanarsi da lei, strisciando sui vetri rotti. La fiamma della torcia ebbe un guizzo, e un alito di vento fece muovere le tende. La stoffa iniziò lentamente a prendere fuoco

- Sta’ lontano da me, strega!- gridò Catherine, rabbiosa, cercando di rialzarsi.

- Via, è questo il modo di salutare la tua matrigna?- la beffeggiò Lady Julia. Infilò una mano ossuta al di sotto del mantello e, sotto lo sguardo inorridito della figliastra, ne estrasse un lungo e affilato pugnale.- Me la pagherai, puttanella!- sibilò.

Lady Julia si chinò, afferrando Catherine per la radice dei capelli; la ragazza urlò, mentre la matrigna la costringeva a mettersi in ginocchio. Catherine si ritrovò con il proprio viso a pochi centimetri da quello orribile e decrepito della donna.

- Cosa credevi? Di potermi rovinare i piani, e farla franca?

La gettò sul pavimento; Catherine strisciò, nel tentativo di scappare.

- Di rubarmi i miei poteri, e di passarla liscia?- gridò la donna, gettandosi su di lei, brandendo il pugnale. Catherine si ritrovò con la schiena schiacciata contro il pavimento, con il corpo ossuto della matrigna che le gravava sopra. Lady Julia gridò, un grido furioso, animalesco, e fece per affondare il pugnale. Catherine la bloccò per un polso, con la lama del pugnale a pochi centimetri dal suo viso. La ragazza strinse i denti per la fatica: Lady Julia sembrava avere una forza sovrumana.

Lentamente, le tende continuavano a prendere fuoco.

- Anche se non ho più i miei poteri, questo non significa che non possa ammazzarti!- sibilò Lady Julia.- Mi sei sempre sembrata inutile!- ridacchiò, mostrando i denti storti e marci.- Mi hai sempre infastidito, per anni sei stata una vera seccatura! Ora finalmente posso sbarazzarmi di te, piccola troia!

Lady Julia fece ancora più pressione sul pugnale. Catherine ringhiò di fatica e disperazione e, con uno sforzo immane, riuscì a spingere via la matrigna da sé. Lady Julia rotolò sul pavimento, perdendo di mano il pugnale. Catherine fece per rialzarsi, ma la strega l’afferrò per una caviglia, facendola ripiombare a terra. Con un gesto fulmineo le fu nuovamente sopra, iniziando a stringere la gola bianca della ragazza con le sue mani ossute.

Catherine tossì, boccheggiando mentre sentiva il respiro mancarle. Portò le mani all’altezza dei polsi di Lady Julia, cercando di liberarsi, ma la matrigna continuava a stringerle la gola con forza. Catherine scorse il pugnale a pochi metri da lei. Allungò una mano, nel tentativo di afferrarlo, ma era troppo lontano; la ragazza riusciva appena a sfiorarne l’impugnatura.

Ora il fuoco si era espanso, e aveva catturato anche il tavolino di legno.

Lady Julia gettò il capo all’indietro, aprendosi in una sguaiata risata di trionfo.

Catherine non riusciva più a respirare; cominciava a vedere delle macchie scure che le annebbiavano gli occhi. Allungò ancora di più la mano, con disperazione. Riuscì ad arrivare al coltello.

- Vai all’Inferno, piccola Catherine!- ghignò Lady Julia.

Utilizzando tutte le forze che le rimanevano, la ragazza impugnò saldamente il manico del pugnale, e conficcò la lama nella spalla di Lady Julia. La strega lasciò la presa, lanciando un grido di dolore.

- Credo che quello sia il posto adatto per voi, signora madre!- ringhiò Catherine.

Estrasse il pugnale insanguinato dalla carne della donna. Con una violenta ginocchiata allo stomaco, la ragazza si liberò del peso del corpo della matrigna, spingendola contro le tende infuocate.

In un attimo, le fiamme si attaccarono agli abiti della strega, avvolgendone l’intero corpo. La vecchia urlò di rabbia e dolore, mentre le fiamme iniziavano a divorarla. Cercò di spegnerle, muovendosi convulsivamente, rotolandosi sul pavimento, ma era tutto inutile.

Lady Julia era diventata una torcia umana.

Catherine, con ancora il pugnale in mano, corse verso la scalinata, volgendosi un attimo a guardare il corpo ormai inerte della strega che veniva divorato dalle fiamme, prima di andarsene.

 

***

 

Lord William ansimò, appoggiato con la schiena contro la porta.

Era andato tutto storto…ora tutta la sua vita era rovinata: l’intero villaggio sapeva che lui era un assassino, aveva perso la sua bellezza e il suo patrimonio, i suoi scagnozzi l’avevano abbandonato, e non aveva più alcuna speranza di riavere Catherine.

Strinse con forza il pugnale nella mano.

Non aveva più nulla…ma una cosa, forse, gli era rimasta. E se la sarebbe presa.

Avrebbe avuto comunque la sua vendetta.

 

Angolo Autrice: E con questo, signore e signori, vi annuncio che mancano soltanto ancora due capitoli! Ta daan…XD. Siamo quasi arrivati alla fine, dunque, x la vostra felicità, immagino che vi sarete stufati…

Dunque, so che l’ultima parte di questo capitolo è un po’ macabra, ma tant’è…Ora, ricapitolando: Lady Julia è stata fatta fuori definitivamente, Henry si è finalmente reso utile e ha smascherato Lord William, Constance, il mercante e co. stanno bene, la vera natura del rapporto fra Rosalie e Peter è stata esplicitata (a proposito, spero che nessuno mi denunci x pedofilia, affronto alla morale o roba simile, so che i due hanno solo tredici anni ma è poi solo un bacio quello che si sono dati…J), dunque non mi resta che chiedervi: cosa succederà nel prossimo capitolo? Catherine arriverà in tempo o Lord William riuscirà ad uccidere Adrian?

Lo scopriremo nel prossimo, e penultimo, capitolo!

Non mi resta che ringraziare tutti coloro che leggono, in particolare rosaa93 per aver aggiunto questa ff alle seguite, mutilla per averla aggiunta alle preferite, e KatherineDebMcLee, little_drawing, Black Fairy, Halley Silver Comet ed Ellyra per aver recensito.

Ciao, al prossimo capitolo!

Bacio,

Dora93

  
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