Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: imborntodie    31/07/2012    2 recensioni
PREMETTO: è la mia prima FF non uccidetemi u.u Larry♥
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Why are you in my mind?



Aspettai qualche minuto comodamente seduto con lo sguardo perso nel vuoto, mentre uno stormo di pensieri ed emozioni mi ubriacava la mente; in quel momento la porta si aprì ed uscì quella figura, che tanto mi stava facendo perdere la ragione. Mi sorrise passandosi una mano nei capelli e dirigendosi verso l’uscita, non l’avrei mai più rivisto. Come poteva essere possibile che io non avrei più rivisto quelle labbra sottili e rosee piegate in un sorriso, ma ormai lui era andato. Continuai a seguirlo con lo sguardo finchè non lo vidi lasciare il parcheggio a bordo di una macchina.
“Styles prego entri pure.”
Senza aprire bocca mi alzai ed andavi verso la porta di legno scuro, dall’altra parte era tutto completamente diverso. La stanza era arredata davvero molto bene e le pareti non erano più di quel colore smorto. Di fronte a me c’era un uomo sulla cinquantina, seduto sulla sua poltrona di pelle nera che riordinava dei fogli.
“Prego si sieda qua Signor Styles.” Disse l’uomo accennando alla sedia davanti alla sua scrivania.
“Mi chiami Harry, grazie.”
“MMh.. Harry bel nome, allora..”
continuò alzando il volto e guardandomi negli occhi “essendo la sua prima seduta dovrebbe compilare per me questi fogli, si prenda tutto il tempo che le serve.”
Quello era un vero e proprio invito a nozze a perdere tempo. Erano un po’ di domande ma devo ammettere che ci ho messo del mio per fare il più lentamente possibile.
“Bene, molto bene. Lei sa perchè è qui Harry?” Disse enfatizzando il mio nome con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Perchè mia zia crede che io sia un pazzo che va in giro a picchiare ragazzi senza un motivo, suppongo.”
“Non credo che sua zia pensi che lei sia pazzo, come non lo credo io. Le andrebbe di spiegarmi il motivo per il quale ha sfogato la sua rabbia contro di loro?”

La sua voce calma mi dava letteralmente sui nervi, come poteva essere così tranquillo dopo aver ascoltato tutto il giorno i problemi degli altri? Io sarei completamente impazzito.
“Stavano infastidendo delle ragazze tutto qua, e io non sopporto queste cose, le donne non andrebbero mai toccate, l’ho capito un po’ di anni fa ormai.”
“Perfetto, mi racconti quello che le è successo…”

In quel momento nella mia mente l’unico pensiero fisso era mia mamma, in certi giorni mi mancava così tanto, non riesco nemmeno a capire come io possa ancora vivere dopo quasi 6 anni senza di lei.
“Mamma ti amo” avrei voluto urlare tanto forte da farglielo sentire, ovunque lei fosse, in modo da farle capire che viveva ancora in me e così sarebbe sempre stato per il resto della mia vita. Un’ora e mezzo passò così, parlando del mio passato e del mio presente. Potrei giurare che il tempo fosse volato. Non era male come lo ricordavo, è stato quasi piacevole, liberatorio. Tornando in sala d’attesa trovai mia zia col naso in una rivista che quasi non si accorse di me.
“Possiamo uscire da questo posto?”
“Oh, si andiamo”

Appena arrivato a casa corsi in camera senza cenare, un po’ per cercare di evitare l’argomento “strizzacervelli“, un po’ per la stanchezza accumulata durante tutta la settimana di scuola e senza neanche accorgermene stavo già dormendo. Mi risvegliai la mattina ancora con addosso i vestiti del giorno prima ed una grande fame. Mi feci una doccia veloce e mentre lasciavo che l’acqua calda sciogliesse il fascio di nervi che ero, pensavo a quanto potevo amare quell’essere così perfetto, così tanto bello e speciale. Si proprio lui, l’uomo che aveva inventato il Sabato, sia sempre lodato. Con tutta la calma di questo mondo scesi a fare colazione, presi del latte e dei cereali. Il segreto sta nel non immergerli per troppo tempo, altrimenti diventano di quella consistenza simile al chewing-gum e fanno decisamene schifo. In sostanza quel giorno non feci niente di speciale, restai in casa a guardare tutti quei programmi con gente obesa che cercano di perdere peso, fallendo miseramente. Come poteva un essere umano riuscire a raggiungere il peso di 300 kg? Questi ragionamenti mi portarono improvvisamente a ripensare al fisico perfetto di quel Louis, a quei pantaloni che gli fasciavano perfettamente le gambe evidenziando il suo meraviglioso fondoschiena. Erano quasi le 19.00, ero in cucina cercando di mettere insieme qualcosa per la mia cena solitaria, quando squillò il telefono.
“Pronto?”
“Hei idiota!”
“Buongiorno anche a te Niall, dolce come sempre vedo.”
“Bando alle ciance, domani sera, 22.30, casa di Zayn, ci sarai vero?”
“Non sarà una di quelle solite feste piene di quattordicenni arrapate che cercano di portarti a letto vero?”
“No tranquillo, passo a prenderti io alle 22. Mi raccomando pronto, non voglio aspettare te che ti fai bello come l’ultima volta, tanto la tua faccia a cazzo non cambia. Ciao cretino”

Quanto posso amare il mio migliore amico, si è un vero e proprio cretino, ma mi è sempre stato vicino nei momenti peggiori per me, non potrei desiderare di meglio. Sostanzialmente quella sera mangiai e andai dritto a letto, ne avevo piene le tasche di sentire e vedere sempre le solite cose intorno a me, neanche Twitter aveva più qualcosa da offrirmi così mi addormentai. La mattina seguente, inspiegabilmente, mi sveglia alle 7.00 , cosa più unica che rara per un ragazzo, che come me, amava dormire. In casa erano ancora tutti fra le braccia di Morfeo, ma io mi sentivo soffocare in quel posto, così decisi di uscire un po'. Mi chiusi la porta dietro le spalle con destinazione Starbucks per fare una dannata colazione come Dio comanda. Il resto della giornata lo passai al parco e per negozi pranzando con un Hot dog e cercando di far ordine in tutti i pensieri che mi frullavano per la testa, con scarso risultato. Non riuscivo ancora a far uscire dalla mente il ricordo così indelebile di quel bel faccino che mi sorrideva, io per lui non ero niente, neanche un conoscente, allora com’era possibile che per me lui fosse così tanto importante? Ero infastidito anche dai miei stessi pensieri, così con un gesto li caccia via e mi incamminai per tornare a casa, ormai erano passate delle ore da quando ero uscito e non volevo che mia zia si preoccupasse. Aprii la porta cercando di fare meno rumore possibile. “Sono a casa!” urlai salendo le scale per scappare a rintanarmi nella mia adorata camera.
“Dove sei stato?” Certe volte mi sentivo in colpa a trattare mia zia con così poco riguardo, così decisi che le cose sarebbero dovute cambiare, riscesi le scale con la solita velocità in cui le avevo salite e andai in cucina.
“Sono stato in giro a pensare.” Dissi dandole un bacio sulla guancia
“E hai pensato?”
“Direi di si.. Bene io vado di sopra”
“Ok, ma ceniamo presto che stasera devo uscire”
mi lasciai scappare una risatina maliziosa
“Appuntamento galante?”
“Qualcosa del genere”
“Ti tengo d’occhio signorina!”
il suono della sua risata invase tutta la stanza, non era frequente che lei ridesse così di cuore e questo mi rendeva felice.
“Anche io esco stasera, non so a che ore tornerò”
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: imborntodie