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Autore: Kikari_    01/08/2012    6 recensioni
Londra, 1834.
Una rivolta. Ma non una rivolta convenzionale. È una rivolta silenziosa.
I giovani si ribellano alle etichette.
Si ribellano ai matrimoni combinati, alle differenze tra grandi e piccoli, tra ricchi e poveri, tra nobili e schiavi.
Ognuno, nel proprio piccolo, si ribella contro i genitori, contro “il mondo dei grandi”, contro le regole e contro l'Inghilterra stessa.
Accompagnati e sostenuti fino all'ultimo dai loro compagni Pokémon, questi adolescenti troveranno la forza di reagire di fronte a tali limiti?
Tanti ragazzi, un solo e inconsapevole obbiettivo in comune:
La libertà.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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d  Chapter 2: Time.  c



Touko era affacciata alla finestra, intenta a osservare il triste panorama: dei grossi e minacciosi nuvoloni impestavano il cielo di Londra; cosa assai comune, in effetti.

Sospirò, tirando le leggere tende rosa antico per coprire quella visuale.
Si buttò sul letto, annoiata: possibile che le uniche cose che movimentassero la sua vita fossero i litigi con il fratello?
Mentre era intenta a osservare l'ampio e immacolato soffitto, qualcuno bussò alla porta.
Dopo un «Avanti» bofonchiato, una figura sorridente spuntò leggermente dallo stipite.
Il volto di Touko sembrò illuminarsi e la castana corse ad abbracciare la ragazza che era appena entrata.
«Belle, grazie al cielo! Mi stavo annoiando a morte!» sospirò sollevata.
«E, conoscendoti, non credo che ciò che ho da dirti ti tirerà su il morale» sorrise imbarazzata la bionda.
Touko inclinò la testa di lato, non capendo a cosa alludesse; ma quando l'amica tirò fuori dall'armadio un vestito estremamente lungo e femminile, la ragazza sbiancò.
«No... Belle, ti prego, non puoi farmi questo.»
«Mi spiace, ma Lady Selene sta per fare ritorno e io sono stata incaricata, in quanto tua Badante, di prepararti al meglio. Ora vieni qui, dobbiamo infilare questo» spiegò la bionda, senza che quell'espressione bonaria abbandonasse il suo volto.
Touko sospirò, odiava indossare quegli abiti estremamente pomposi, ma Belle era sempre in grado di convincerla, in qualche strano modo.
«Ehi, perché Badante? Non sono mica così vecchia» brontolò la castana imbronciandosi.
«Hai ragione. Preferisci Tata?» rise l'amica mentre estraeva dall'immenso armadio un lungo paio di calze - che, probabilmente, arrivava fino alla coscia -, un corpetto e un reggicalze.
Touko, a quella vista, dimenticò completamente la discussione di poco prima.
«Eh no, sia chiaro: Io. Quelle. Cose. Non. Le. Metto» scandì lei arretrando.
«Dai, sai benissimo che non si vedono; sono fatte apposta per essere nascoste dal vestito.»
«Non importa, è una questione di principio.»
Belle sospirò, adagiando ciò che aveva in mano sul letto a baldacchino. Portò le mani dietro la schiena e strinse ulteriormente il fiocco che legava il suo grembiule; dopodiché prese il corpetto e si avvicinò con uno sguardo poco rassicurante alla figura che, nel frattempo, si era attaccata al muro, terrorizzata.
«C-Cosa hai intenzione di fare?» tartagliò la castana.
«Quello che mi ha ordinato Lady Selene: prepararti per la cena del suo ritorno.»
Un ghigno inquietante tagliò in due il dolce volto della Governante mentre, con passo cadenzato, si avvicinava all'ormai impotente Touko.



~



«Touya, caro, mi passeresti il sale?»
Touko sbuffò sonoramente mentre faceva scivolare la guancia giù dalla mano su cui era poggiata: quella cena stava andando eccessivamente per le lunghe.
E la cosa che più la infastidiva era sicuramente il gemello: tirato a punto e sempre sorridente, cercava di entrare nelle grazie della Madre, probabilmente a causa di qualche danno arrecato al mobilio.
Il fatto che Selene non fosse mai a casa era ormai una certezza: praticamente quell'immensa e sontuosa villa apparteneva solo ed esclusivamente ai due gemelli Legend, conosciuti come l'esempio per ogni bambino che non fosse figlio unico ma che, non appena fuggivano dai riflettori, esplodevano in liti furiose.
Touko tastò il suo fastoso abito e, dopo qualche secondo di ricerca, trovò il corpetto eccessivamente stretto e tendente a salire verso il collo; così, con un gesto secco, lo riportò giù, concedendosi un po' di respiro.
Non riusciva a capire il motivo di tale sofferenza solo per il ritorno della Madre che, probabilmente, il giorno seguente sarebbe ripartita.
In quel momento, le parole di Belle risuonarono nella sua mente:
«Lo sai che vi vuole bene; semplicemente non ha il tempo di dimostrarlo».
“Secondo me, - Touko aveva pensato - il tempo per le persone che stanno veramente a cuore lo si trova sempre”.
La cena continuò ancora per un numero indefinito di minuti, o forse ore.
Touko si avviò strisciante verso la camera, imbattendosi però nell'ultima persona che avrebbe voluto vedere.
«Ti saresti dovuta mostrare un po' più felice, Sorellina.»
Touya era comparso proprio al centro della sua visuale e si stagliava in tutta la sua arroganza mentre sottolineava l'ultima parola.
«Solo perché tu sei nato poche ore prima di me non significa che tu possa comandarmi a bacchetta, è chiaro?» ribatté senza troppa convinzione la castana che non aveva assolutamente intenzione di iniziare a litigare.
«E, invece, è proprio per questo che io sono il maggiore e quindi pretendo che tu mi obbedisca.»
Touko si trattenne a stento dal ridere e si limitò a congedare il fratello con un gesto noncurante della mano.
Touya si innervosì e la prese per un polso, avvicinando il suo viso a quello della ragazza e facendo si che i loro sguardi si intrecciassero.
«Vedi di comportarti meglio la prossima volta, altrimenti nostra Madre se la prenderà solo con me per il tuo comportamento maleducato.»
Dopo averla minacciata, il castano si voltò verso la sua stanza, non curandosi più di lei.
Touko gonfiò le guance irritata e si chiuse in camera, sbattendo la porta.
All'interno, Belle sobbalzò a quel rumore improvviso, facendo cadere goffamente dalle mani lo spolverino utilizzato per pulire i mobili della ragazza.
La castana cercò di slegare da sé i lacci sulla schiena, senza alcun risultato; l'amica corse in suo soccorso e le sfilò con delicatezza ogni nastro, facendolo scivolare tra le dita affusolate ed esperte.
Terminata la minuziosa operazione, Touko si spogliò anche degli accessori e dell'intimo di pizzo.
Ormai non si faceva problemi a cambiarsi davanti alla ragazza con cui era cresciuta.
Aprì con rabbia le ante dell'armadio e ne trasse fuori una camicetta lacera e un paio di lunghi e strappati pantaloni neri sottratti dagli scarti del fratello.
Prese della biancheria più comoda e si infilò il tutto borbottando tra sé e sé.
Frugò nervosa in un cassetto del comodino e prese tra le dita un fischietto: la sua Serperior amava fare dei giri nel grosso e lussureggiante giardino, ma in quel momento la castana non aveva il tempo di cercarla.
Infine, raccolse un paio di stivali usurati e se li ficcò sgraziatamente, saltando in piedi e dirigendosi decisa verso la finestra.
«Ma, Touko: dove vai a quest'ora?» la riprese Belle, preoccupata.
«Da lei, ho bisogno di sfogarmi» rispose aprendo la finestra e calandosi fuori.
La Governante si sporse dall'infisso osservando la figura della castana scendere lungo il muro della villa.
«Lo sai che un giorno ti scopriranno. Non è che nessuno ti conosca in questa città» sussurrò quest'ultima.
«Certo, ed è per questo che esco la notte» concluse la castana salutando l'amica dalla strada.
«Fai attenzione, ti prego» mormorò Belle fissando la silhouette della ragazza allontanarsi con cautela dalla villa.
Sospirò. Per quanto ancora sarebbe andata avanti questa storia della doppia identità?



~




Misty entrò in camera sua sbattendo la porta, infuriata.
«Le odio. Le odio, le odio, le odio!» ripeté sbattendo i piedi a terra, facendo quasi tremare il pavimento. Un Togetic sobbalzò per lo spavento e si mise a sedere composto sul materasso.
«Come... Come pretendono che io indossi quel vestito imbarazzante?» sussurrò con un tono più triste mentre l'immagine di un abito rosa tutto pizzo e merletti faceva capolino nella sua mente.
«Signorina, non deve farne loro la colpa.»
Misty trasalì: non si era accorta della presenza del suo Maggiordomo.
«Brock, mi hai spaventata» sospirò sollevata sedendosi sul bordo del letto e prendendo in braccio l'esserino.
«Miss, come le ho già detto, lo fanno solo per il suo bene» continuò l'uomo, posizionandosi davanti alla ragazza.
«...Lo so. Ma io non ce la faccio più. Devono capire che non sono più una bambina e che non possono decidere cosa fare della mia vita.»
Aveva le lacrime agli occhi, prontamente cancellate da un gesto secco della mano. Se c'era una cosa che aveva appreso in quei diciassette anni di vita era l'orgoglio di un'aristocratica: nessuno avrebbe mai visto le sue lacrime.
Brock le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla.
«Stia tranquilla, vedrò di parlare io con loro.»
Un sorriso di speranza comparve sul volto della rossa, che subito si apprestò ad abbracciare il suo fedele Maggiordomo.
«Grazie! Grazie, grazie e grazie! Non so cosa farei senza di te.»
Brock sorrise, uscendo dalla camera della ragazza; non appena ebbe chiuso la porta sospirò.
“Mi attende una delle più lunghe chiacchierate della mia vita, se dovrò parlare con Ms. Daisy della vita della Signorina” pensò amareggiato.




~




«Fermatevi immediatamente, altrimenti vi sbatto in prigione!»
Ash stava ridendo come non mai: rubare il cappello al suo amico era stata l'idea più geniale che gli fosse venuta in mente.
Barry e il suo Empoleon li stavano inseguendo, il primo imprecando al loro indirizzo, per le vie della periferia.
Absol, con balzi felini, indicava loro la strada per sfuggire al loro amico e Pikachu saettava dietro casse e scatoloni.
Ash lanciò una rapida occhiata al suo compagno di crimini che, per tutta risposta, gli sorrise divertito: Drew amava l'avventura.
Fortunatamente nessuno si trovava per le strade a quell'ora della notte e loro avevano tutte le vie a disposizione.
Il vento freddo sferzava contro i loro visi, facendoli rabbrividire, ma a loro non importava.
Il corvino si inciampò, facendo preoccupare l'amico dai capelli verdi e i due Pokémon.
Ash continuò a ridere, sdraiandosi completamente per terra; Drew lo imitò, facendosi cadere lì vicino, iniziando a sorridere di rimando.
Barry li raggiunse, intavolando una ramanzina coi fiocchi.
«Siete due amici spregevoli! Come avete potuto rubarmi il mio prezioso cappello?» li riprese strappando dalle mani del corvino il suo indumento e cominciando ad accarezzarlo come se fosse un essere vivente.
Nel vedere, però, i due ragazzi continuare a ridere ancor più forte, Barry si arrese e si accasciò al terreno, unendosi ai suoi amici.
«...Ok, è stato divertente. Lo ammetto» esordì il biondo con il sorriso dipinto sulle labbra.
Passato qualche minuto, l'atmosfera si fece più calma e le risate si affievolirono come la fiamma di una candela.
Drew si tirò a sedere, facendo segno al suo Absol che era ora di tornare a casa.
«Ma, vai già via?» mugolarono gli altri due.
«Sì, mio padre si è raccomandato di tornare presto perché domani abbiamo una cena importante e dobbiamo prepararci» spiegò con serietà il ragazzo mentre raccoglieva i suoi averi.
«Giusto. La dura vita di un Borghese, eh?» borbottò imbronciato Ash.
L'altro sorrise, salutando i suoi amici con un gesto della mano e scomparendo dietro un angolo.
Barry sbuffò, sedendosi a guardare il cielo notturno.
«Certe volte mi chiedo come sarebbe vivere da Borghese.»
Il corvino si alzò e gli poggiò una mano sulla spalla.
«Non ti preoccupare, non credo sia molto diverso dalla vita che facciamo noi» lo rincuorò sfoggiando uno dei suoi splendidi sorrisi a trentadue denti.
Il biondo lo ringraziò, facendo volare il pensiero alla sua madre scomparsa; a lei e a tutti i soldi che aveva sottratto a suo padre, lasciandoli completamente al verde.
Certe volte si domandava davvero perché Ash fosse sempre così felice, nonostante la sua fosse una vita di miseria e fame; lo fissò per un attimo mentre accarezzava amorevolmente la testolina del suo Pikachu: magari non era ancora a conoscenza del terribile e spietato mondo che lo circondava, mondo in cui i Poveri venivano maltrattati e in cui i Ricchi regnavano senza scrupoli; mondo in cui non ti puoi fidare neanche del tuo migliore amico.
Forse per lui la vita era semplicemente una cosa meravigliosa da proteggere, affidandosi senza paura a essa.



~




Giovanni era seduto sulla sua poltrona di fianco allo scoppiettante caminetto che illuminava la stanza buia di un acceso rosso fuoco.
Al suo fianco, un raffinato Persian si era accoccolato sul proprio cuscino, facendosi vezzeggiare dal suo padrone.
Con un gesto della mano, l'uomo ordinò ai suoi due sottomessi di avvicinarsi.
«Sì, My Lord?» esordì Jessie a nome di entrambi.
«Ci ho pensato, e ho capito che per raggiungere il mio obbiettivo, necessito di voi due.»
James irrigidì la schiena: era la prima volta che il loro Signore diceva una cosa del genere.
«Dovrete intrufolarvi nelle dimore dei Nobili come due Maggiordomi principianti e cercare qualsiasi indizio che possa servire per il mio scopo» Giovanni non si era ancora voltato, continuava a fissare il crepitante fuoco, imperturbabile.
«Sì, My Lord» pronunciarono all'unisono i due servi piegando la testa e scomparendo oltre la porta.
L'uomo scosse il capo, domandandosi il perché di quell'azione avventata e forse autolesionistica.
Spostò nuovamente lo sguardo sul caminetto mentre le fiamme si riflettevano nei suoi occhi color ossidiana, facendoli brillare di un inquietante luce.
La frase che aveva pronunciato poco prima di convocare i suoi due preferiti echeggiava ancora nella spaziosa e silente stanza.


«Non c'è più tempo...»





~ Angolo di Kikari.

Mh, sì, questo capitolo è già più consistente. :3
Eccomi qua con la continuazione di quel misero Prologo.
Purtroppo, come potete vedere, non ho ancora inserito gli OC; beh, in realtà sul mio pc - Juliet ♥ - ci sono già, ma compariranno circa dal prossimo capitolo. c:
La mia smania di continuare questa fic mi ha fatto scrivere questo capitolo e un pezzo del terzo nell'attesa dei vostri Personaggi. =.=
Diciamo che le cose iniziano a farsi leggermente più interessanti, sìsì.
E dire che devono ancora entrare in gioco tanti di quei personaggi .-.
La trama è complicata, vi avverto già, e ci vorrà un po' per svilupparla, ma mi sto impegnando molto per lasciar lo spazio a ogni personaggio - sia canon sia originale. :3
Il termine finale per iscriversi - cioè quando non accetterò più OC - sarà il giorno in cui pubblicherò il terzo capitolo (ancora da decidere ^^').
Ringrazio di cuore tutte le ragazze che hanno recensito e/o inserito questa storia tra le loro preferite/seguite
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me scriverlo. :3
Adesso vi svelerò un piccolo segreto su questo capitolo. *Si guarda intorno circospetta*
La frase di Barry «Fermatevi immediatamente, altrimenti vi sbatto in prigione!» è molto simile al suo «Togliti di mezzo, altrimenti ti faccio una multa!» - comesenonsifossecapito=w=.
E, se devo essere sincera, è stato complesso trovare una frase che sostituisca la sua e che sia compatibile con il periodo in cui si trova. :3
Ma, in fondo, sono fiera di questo Barry-minacciatore (?) **
Bene, ora vi lascio sul serio.
Ancora grazie, leggere i vostri pareri mi è stato di grande aiuto e conforto ~ çuç

~ Lecchan. ♪



  
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