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Autore: _MoonShine_    02/08/2012    9 recensioni
Ogni volta che alzo lo sguardo, ogni volta che guardo il cielo, ogni volta mi sento diversa. 
Hanno sempre detto che i miei occhi fossero strani, ma inizio a pensare che quel qualcosa che non andava era proprio in me.
Perchè nessuno le vedeva?
[…] La bambina dai capelli rossi alzò un dito indicando qualcosa nel cielo. […]
-Adesso le vedi?- […]
-Non è giusto! Voglio vedere anche io le tue isole- […]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Rein
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~ Il cielo che vedono i miei occhi ~
 



 
 -Io non le vedo- disse una bambina guardando il cielo. Il suo sguardo era rivolto verso le nuvole, osservava l’infinito. Con quei suoi occhi color ambra scrutava ogni minima nuvola, ogni singolo pezzo di cielo.
-Vieni- una bambina dai capelli rossi le prese una mano. La tirò verso lo scivolo del parco giochi in cui si trovavano. I suoi occhi    erano ancora più rossi e brillavano di allegria alla luce calda del tramonto.
Salirono i piccoli gradini arrivando in cima allo scivolo.
La bambina dai capelli rossi alzò un dito indicando qualcosa nel cielo. Ora erano più vicine alle nuvole -Adesso le vedi?- 
L’altra osservò l’immenso universo sopra di loro. La scintilla di speranza che si era accesa nei suoi occhietti si spense. Le sue iridi color ambra si inumidirono.
Si inginocchiò portandosi le piccole mani agli occhi cercando di far smettere di scendere le lacrime.
-Non è giusto! Voglio vedere anche io le tue isole-
La piccola dai capelli rossi si abbassò vicino a lei, la guardava mortificata, era colpa sua se stava piangendo. Fissò di nuovo il cielo, perché Ayako non riusciva a vederle?
 


Hanno sempre detto che i miei occhi fossero strani, che io fossi strana. Quando ero piccola dicevano che le cose che vedevo erano solo frutto della mia immaginazione infantile, poi quando fui più grande lo presero come uno scherzo. Ma alla fine fui io ad accorgermi che c’era qualcosa che non andava in me, i miei occhi erano diversi.
Da quella volta passarono dieci anni. Mi dissero che quando Ayako era tornata a casa in lacrime aveva raccontato ai suoi genitori il motivo del suo pianto. Sua madre mi pregò di non inventare più bugie riguardo le isole davanti ad Ayako. Aveva detto più volte a sua figlia che non era vero ciò io le raccontavo, che era solo la mia fantasia di bambina. Ayako non aveva mai dato retta a sua madre.
-Io ti credo- mi aveva detto da quella volta per tutti questi dieci anni. Si fidava di me. Ma io avevo notato chiaramente che lo diceva perché eravamo amiche. Ci conoscevamo da tantissimi anni, quattordici per la precisione. Quando avevamo entrambe un anno, lei e la sua famiglia si trasferirono nella mia città. Abbiamo sempre frequentato la stessa scuola, nella stessa classe.
Lei era ed è un libro aperto per me. Quando diceva che era sicura che ciò che io dicevo di vedere fosse la verità, le sorridevo confortata. Cercavo di convincermi che lei mi credesse davvero. Probabilmente era così, ma lei non le vedeva, c’era sempre quella nota di incertezza nella sua voce quando lo diceva. E la stessa titubanza c’era anche quando guardava il cielo insieme a me.
 
-Fine- sentivo una voce che mi chiamava, era lontana, ma squillante. –Fine!- ripeté più forte.
Aprii piano gli occhi come se mi fossi accorta che la voce che mi chiamava non era nella mia testa, ma fuori.
Mi ritrovai a fissare con gli occhi ancora assonnati una bambina davanti a me. Aveva i capelli scuri, quasi neri e due occhi verde molto scuro. Quelle iridi mi fissavano allegre e un sorriso divertito si dipinse sulla sua faccia.
-Finalmente!- disse saltando in piedi e tirandomi per un braccio. La guardai non capendo ancora che ero sveglia e che era mattina.
-Dai alzati è pronta la colazione! Farai tardi-
Voltai lo sguardo verso la finestra senza dire nulla. Odiavo quella finestra, era esattamente di fianco al mio letto. Ogni volta che andavo a dormire o che mi svegliavo, i miei occhi ricadevano su quel buco di vetro nella parete che mi mostrava il cielo, quel cielo che sembrava vedessi solo io.
Circa dieci minuti dopo scesi in cucina, mi ero lavata e vestita. Presi una fetta di pane e marmellata e mi sedetti a tavola. Mio padre guardava la tv e leggeva il giornale nello stesse tempo, non avevo mai capito come facesse a fare entrambe le cose. Mia madre era ai fornelli a bollire l’acqua per il caffè.
Mia sorella invece sembrava estremamente contenta oggi. Disegnava qualcosa di indefinito su un foglio, qualcosa di orribile, scarabocchi a non finire.
-Non sarebbe ora che imparassi a disegnare?- chiesi annoiata guardando quello sgorbio che stava prendendo forma sul suo foglio. Lei mi fissò male facendomi la linguaccia. Faceva sempre così quando sapeva che avevo ragione.
-Fine lasciala stare- disse mia mamma guardandomi sempre con quello sguardo dolce. I capelli erano legati in una coda bassa e laterale, diverse ciocche le ricadevano sul viso. Adoravo i suoi capelli, erano neri e lucenti, mentre quelli di mio padre tendevano al castano. Mi ero sempre chiesta perché i miei fossero di un acceso e particolare rosso.
-Chiyako, tieni- disse poi consegnando a mia sorella un sacchetto contente il suo pranzo. Lei quel giorno sarebbe andata in gita con la scuola elementare in montagna, in una fattoria. Guardai Chiyako che prese il pranzo e se lo ficcò con noncuranza dentro lo zainetto rosa con i maialini che si era preparata per la gita. Poi tornò al suo disegno.
Spostai la mia attenzione sulla tv. C’era il notiziario della mattina, mio padre non se lo perdeva mai nonostante poi leggesse le stesse notizie sul quotidiano.
-C’è stata un’altra piccola scossa stanotte- disse senza distogliere lo sguardo dal giornale. Anche il conduttore alla tv stava parlando della stessa cosa.
Ormai erano mesi che le cose andavano avanti così. Scosse ti terremoto perseguitavano la mia città giorno e notte. Non erano forti, la maggior parte non si percepivano nemmeno, ma con i macchinari di oggi venivano rilevate comunque. E non solo da noi, anche in altri paesi nello stesso esatto momento.
-Io non l’ho sentita- obbiettò mia madre posando la tazza di caffè sotto il naso di papà.
-Nemmeno io!- urlò acconsentendo poi mia sorella alzando la testa verso la tv.
-Io vado. Ci vediamo dopo- mi alzai sbuffando, stufa di sentire parlare ogni mattina di terremoti e fenomeni naturali strani. Ne avevo già abbastanza di fenomeni strani nella mia vita.
Scompigliai i capelli a mia sorella e andai alla porta, la aprii fissando in basso. Uscii a grandi passi senza voltarmi indietro.
Spesso mi capitava di alzare lo sguardo verso il cielo, lo riabbassavo subito per paura di convincermi di vederci bene. Sospirai camminando per pochi minuti.
-Ayako!- urlai di colpo vedendola lontana, alla fine del ponte che stavo percorrendo sopra la strada trafficata di macchine. Ci incontravamo ogni giorno per caso e in quel posto e finivamo per andare a scuola insieme.
Lei si voltò e i suoi capelli bruni ondeggiarono nell’aria. Mi piaceva il suo taglio, erano tutti scalati un po’ senza senso e la frangetta le ricadeva drittissima sugli occhi.
-Buongiorno Fine-
Percorremmo il lungo viale al di là del ponte che ci avrebbe portate direttamente davanti all’entrata della scuola. Quella strada la conoscevamo troppo bene, era dalle elementari che la facevamo ogni mattina. Il nostro era un istituto con tre edifici, elementari, medie e il liceo.
I nostri compagni di scuola, grandi e piccoli camminavano nel nostro stesso viale, chi correndo, chi chiacchierando, chi da solo
-Sono ancora lì?- mi chiese Ayako fissando davanti a sé.
-Sì- risposi alzando per un solo attimo lo sguardo per accertarmi che stessero ancora sopra di noi. Che stupida, non se n’erano andate in quindici anni, come potevano andarsene ora?
Quella domanda, Ayako, me la faceva ogni giorno, puntualmente prima di entrate a scuola. A volte rispondevo meccanicamente altre volte verificavo la mia risposta fissando quelle isole nel cielo. Sette ammassi di terra fluttuanti nel cielo disposti in cerchio con la settima al centro, sopra le nuvole. Ben lontane da tutti noi, ma non così lontane da non poter essere impercettibilmente viste.
Quando ero piccola pensavo che molti non le vedessero perché spesso erano coperte dalle nuvole o perché erano così distanti che si faceva fatica a notarle. Poi mi resi conto di essere l’unica a poterle guardare.
Mi ero sempre sentita diversa per quello, esclusa dagli altri, anche se non sapevano ciò che vedevo. Spesso notavano che mi incantavo a guadare il cielo e dicevano che avevo sempre la testa tra le nuvole.
Era vero, la mia mente vagava sempre in mezzo alle nuvole bianche cercando di immaginare come fossero quelle isole fluttuanti sulla loro superficie, cosa fossero in realtà.
-Buongiorno Fine! Buongiorno Ayako!-
Entrammo in classe insieme alle compagne che avevamo incontrato strada facendo. Un’altra giornata di scuola, altre sei ore interminabili di lezione, altre sei ore infinite al mio banco di fianco a quella dannata finestra.
 



SPOILER:
Il pavimento su cui stavo in piedi era.. allagato, sembrava di camminare sull’acqua […]
Una ragazza dai lunghi capelli color oceano stava camminando nella mia direzione. Passi lenti, silenziosi e un sorriso dolce sul viso.
-Sei tu- […] Lei era come me. Mi somigliava […]
Mi venne spontaneo allungare una mano verso la sua. La appoggiai su qualcosa, un vetro invisibile[…]
-Ci serve il tuo potere-
-Chi sei?- […]
-Sbrigati..!-
Feci  qualche passo indietro. Avevo  paura. […]
-ASPETTA!- allungai una mano nel tentativo di afferrare la sua, ma sentii solo una piccola goccia d’acqua esplodere nella mia mano bagnandola. […]












 
Salve popolo!
Allora questa nota autrice sarà un po' lunghetta -.-
Inizio con il dire che non ho resistito a non mettere almeno il primo capitolo di questa fic che mi è venuta in mente quando.. beh, diciamo che amo guardare il cielo, mi incanto per ore a volte a fissare le nuvole.. [anima sognatrice che sono *^*] ho sempre immaginato un mondo nel cielo, sopra le nuvole. E' sempre stato il mio mondo immaginario fin da piccola. Così ho detto: perchè non provare a farci una fic con i personaggi del mio anime preferito?
E quindi eccomi qua con il primo capitolo! Innanzitutto spero vi sia piciuto, ma essendo il primo capitolo non pretendo nulla, anche perchè si capisce solo cosa riesce a vedere Fine e l'amicizia che c'è tra lei e la sua amica d'infanzia Ayako.
Beh che posso dire.. allora avviso che qualche personaggio sarà un pochino OOC..  però non di molto, anche perchè sennò che personaggi di Twin Princess sarebbero?
Ho pensato che dopo tre storie in cui c'era la terza persona, questo era il caso di farlo raccontare da Fine.. non so mi piaceva l'idea xD
E anche di mettere un'immagine in ogni capitolo, anche se sarà un'impresa difficilina.. dato che dovrei trovare un'immagine significativa.. per esempio questa l'ho interpretata come Fine che guarda qualcosa (che dovrebbe essere il cielo, ma ahimè guarda un po' più in basso -.-) e si sente diversa..
E poi ho deciso (anche se non mi piace del tutto) per la prima volta nelle mie storie, di mettere uno Spoiler del capitolo successivo. Però magari a voi da fastidio, quindi se non lo volete ditemelo che non ho problemi a non metterlo! ;D
Spero che come inizio non vi abbia fatto rigurgitare ^^'
Ora non so quando aggiornerò di preciso, anche perchè ho intenzione di continuare anche The Damned Kiss! Odio lasciare le fic a metà, quindi penso che [siccome parto di nuovo tra qualche giorno] riuscirò a mettere qualche altro (due o tre) capitolo per ogni storia.. Scusate i miei ragionamenti mentali -.-
Beh ora vado che è tardi e sto crollando sulla tastiera.
Un bacione e buona notte :)

 
p.s. Questa storia è dedicata a tutte voi che mi seguite sempre, chi recensisce e anche chi legge e basta. Grazie di tutto!
  
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