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Autore: iusip    16/02/2007    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se le cose fossero andate in modo diverso, la notte in cui Kaori si traveste per uscire con Ryo? Si tratta di una rivisitazione in chiave moderna della puntata...spero vi piaccia! Sarà breve, altri due capitoli al massimo. Il titolo deriva da un libro che ho dovuto studiare per un esame: Fedra, variazioni sul mito. Ecco gli effetti allucinogeni dell'università....un bacione, buona lettura!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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10 febbraio



Caro diario,

ieri mi ha telefonata Eriko.

Mi ha detto che le era venuta un’idea brillante su come far cascare Ryo ai miei piedi. Ho sospirato, pesantemente, poi le ho fatto notare che più che una idea geniale ci vorrebbe un miracolo bello e buono.

Lei ha riso pensando che la mia fosse una battuta, forse non rendendosi conto di quanto invece sia la triste realtà delle cose.

Delle volte mi guardo allo specchio, e ci vedo una donna con il volto perenne di bambina, i corti capelli da maschiaccio e le sopracciglia che forse avrebbero bisogno di una ritoccatina dall’estetista. E mi sento scialba e insoddisfatta, niente a che vedere con Saeko o Kazue, sempre perfette nel loro essere donne.

Invidio le curve armoniose del loro corpo, la loro bravura nel truccarsi e nell’acconciare i capelli. Il loro savoir-faire con gli uomini, la loro parlantina sempre sciolta, le loro risate né troppo sguainate né troppo fredde.

Il loro essere perfette, sempre, dovunque, con chiunque.

Il loro essere tutto ciò che io non sono e che probabilmente mai sarò.

Ho cercato di spiegare a Eriko ciò di cui sopra, ma lei non ne ha voluto sapere.

Io non so se lei sia davvero convinta di quello che dice, oppure se lo faccia solo per risollevarmi il morale.

Spero vivamente che si tratti della seconda opzione, perché se Eriko crede davvero che un giorno Ryo possa trovarmi non dico bella ma quanto meno carina…beh, allora la mia amica non è per niente in grado di distinguere la cruda realtà dal più ovattato dei sogni romantici.

Insomma, per farla breve è riuscita a convincermi.

Non so cosa mi abbia detto per riuscirci, non ricordo nulla del drammatico momento in cui le ho detto, quasi con fare solenne, “Ci vediamo domani a casa tua, allora”.

Si sa, la mente tende a cancellare le esperienze più dolorose e umilianti.

Fatto sta che domani mi aspetta a casa sua.

Ha prenotato dal parrucchiere e dall’estetista e non voglio nemmeno immaginare quale ridicolo e scostumato abito avrà scelto per la mia mission impossible 10.

Comunque, ormai è fatta.

Dovrei sentirmi imbarazzata, dovrei sentirmi stupida, ma forse sono talmente rassegnata che semplicemente non me ne frega niente delle conseguenze di questo folle gesto.

Perché in un modo o nell’altro so che avrà delle conseguenze.

Ma per una volta, non voglio pensarci.

Delle volte è bello fare cazzate.







11 febbraio



Mentre la parrucchiera inventa qualcosa per acconciare i miei capelli, ripenso a questa lunga giornata che in realtà è appena cominciata.

Il buonumore di ieri è scemato lentamente, e adesso mi sento imbarazzata e stupida.

Sarà stata la ceretta di poco fa, un’ora e mezza di sofferenza immotivata e inutile.

“Vedrai che quando stanotte Ryo ti accarezzerà le gambe il dolore sarà solo un brutto ricordo, che lascerà subito il posto alla sensazione più bella della tua vita.”

Queste le parole di Eriko a commento delle mie pene.

Dovrò andare a casa sua e bruciare le pile di romanzetti Harmony che questa ragazza legge, decisamente.

Poi mi ha fatto vedere il vestito che dovrei – e qui sottolineo l’uso del condizionale- indossare stasera, uno straccetto composto da un bustino celeste che non so come mi aumenta il seno di due taglie, e una gonnellina che arriva a mala pena alle ginocchia.

E ha pensato anche alla biancheria intima.

Quando ho visto quel centimetro quadrato di mutanda ( rigorosamente abbinata al colore della gonna), mi sono seriamente chiesta cosa stessi facendo.

Fino a dove l’orgoglio di una donna può essere sacrificato per l’uomo che ama?

Non so a quale conclusione sarei arrivata, se Eriko non mi avesse presa per il braccio e trascinata dalla parrucchiera.

Ed eccomi qui, mentre guardo nello specchio il mio riflesso. I miei capelli castani hanno bellissimi colpi di luce color mogano, e pur essendo corti la parrucchiera è riuscita a crearmi un’elaborata acconciatura alzandomi i ciuffi più lunghi e fissandoli con delle forcine sulla sommità della mia testa.

Improvvisamente un pensiero mi colpisce.

Che stupida che sono stata. Non posso andare ad un appuntamento con Ryo nei panni di Kaori Makimura.

Rischio che lui mi rida in faccia.

Anzi, sicuramente mi riderà in faccia.

Si farà una grassa risata, pensando a quanto sia infantile e deficiente la sua socia.

Ho bisogno di qualcosa che celi almeno in parte la mia identità, perché il altrimenti il mio orgoglio ferito sarà impossibile da celare.

Mi serve una parrucca.

Eriko sbraita, definendomi una codarda, ma queste sono le mie condizioni: prendere o lasciare.

Alla fine si arrende, e torniamo a casa sua per sistemare trucco e vestito.

Un’ora sprecata dal parrucchiere, però i colpi di luce non sono male.

Danno un po’ di vitalità al mio viso spento.

Una volta a casa di Eriko, mi faccio un bel bagno rilassante.

Sono sempre più nervosa ogni minuto che passa.

Sono le cinque, e io vorrei non aver mai cominciato questa stupida commedia.

Dopo il bagno, Eriko mi costringe ad indossare la biancheria intima che ha scelto per me. Il perizoma è estremamente scomodo e il reggiseno è più piccolo di una taglia e mi va stretto, conferendo una abbondante ma fasulla quarta a me che ho una scarsa ma reale terza.

Finisco di vestirmi, un paio di scarpe nere con il tacco e una parrucca castana completano il mio assurdo travestimento.

Poi Eriko mi trucca, mi spalma del fondotinta su tutta la faccia, un velo di ombretto azzurro sugli occhi che fa pandan con il vestito e una passata di rossetto rosso sulle labbra.

Mi guardo allo specchio, quasi non mi riconosco.

Non sono poi così male, però non riesco ad impedirmi di sentirmi ridicola ed imbarazzata. Eriko prende le chiavi della macchina.

“Andiamo tesoro, sono le sei e mezza. Lui ti aspetta alle sette.”

A proposito, vorrei tanto sapere come ha fatto a combinare questo appuntamento.

“Semplice, gli ho telefonato ieri pomeriggio dicendogli di avere una gran voglia di uscire con lui stasera. Immagina la sua reazione…gli ho dato appuntamento al Sunrise Hill alle sette. Ed il gioco è fatto!”

Mi fa l’occhiolino, ma il mio cuore sprofonda nelle scarpe.

“Immagina la sua reazione”….lo ricordo, ieri sera, come era felice dopo quella telefonata.

Ecco svelato il mistero….come sempre c’è di mezzo un’altra donna, e poco importa se è una delle mie migliori amiche e sta facendo di tutto per darmi una mano con Ryo…comunque, si tratta di un'altra donna.

Chissà che delusione, quando vedrà me invece di Eriko.

E se dovesse riconoscermi…allora saranno cazzi.

  
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