Dal diario di
Gaara
“Eh, questa mattina giù al parco si parlava
di quando
Ci si allenava nel fango e il mondo lo si scopriva giocando
Ricordi il tipo che parlava poco
Lui già vedeva il suo scopo
Nello sguardo bruciava quel fuoco
Amava il gioco
Amava il suo pallone
Viveva per diventare il migliore
Lo si chiamava il campione
Sembrava un uomo con le sue scarpette addosso
Guardava avanti fisso e diceva a se’ stesso:
Ci sei solo tu con quella porta davanti…”
Beh, niente
male il cd che mi ha prestato Lee.
Molto
giovanil… oh no ora comincio a parlare come lui!
Basta, basta…
Stamattina
Rock Lee è venuto a trovarmi insieme a Uzumaki e Lucìa.
Oppure Lucìna.
…
-
TEMARIIII???
- ?
- Come si
chiama Sasuke?
- ucìa.
- E come si
scrive??? [si avvicina e prende la penna]
- Uchiha
- Ah, grazie.
Comunque, una
volta arrivato, Sasuke ha trascinato via Naruto per vedere la città.
Ma cosa ci
troverà mai se ci sono solo pietre e sabbia?
Siamo rimasti
in due, a parte Kankuro che faceva esperimenti di cucina. Come al solito.
Ho chiuso la
porta e ho guardato Lee mentre si sedeva sul letto (a che mi serve se non
dormo?) stringendosi un ginocchio.
- Come va
qui?- mi chiede.
- Tutto come
al solito. Kankuro che mi avvelena bonariamente, Temari che mi trascina a
Konoha con le scuse più disparate, e sì che ieri sono stato io a proporlo. Da
voi invece?
- Diciamo che
sopravvivo: fra Sasuke che mi fulmina con lo sguardo ogni volta che parlo con
Naruto, Sakura che mi tratta un po’ male e mi prende in giro…
Ma pensava
ancora a quella?
- Ah.
Era costretto
a notare l’inclinazione gelida della mia voce mentre mi sedevo accanto a lui. Era
molto evidente!
- Non la
capisco proprio: le avrò salvato la vita un centinaio di volte ma lei non ha
occhi che per Sasuke.
- …
- Non vede
che Sasuke va dietro a Naruto???
- La nostra
conversazione si sta avvicinando al prototipo di pettegolezzo fra ragazzine…-
replicavo acidamente.
- Siamo
giovani! Dobbiamo fregarcene!
- Mi sembra che
a te freghi di ciò che pensi Sakura di te…
Sentivo una
sorta di gelo dentro, una morsa che mi stringeva lo stomaco. Doveva smettere di
parlare di Sakura! Non lo sopportavo!
- Per lei è
diverso, lo sai che mi piace.
Cavolo se lo
sapevo. Però avrei preferito il contrario.
Gli ho
lanciato un’occhiataccia e avevo chiesto:
- Comunque.
Che ci fai qui?
Si stringeva
nelle spalle dondolandosi e guardando in alto:
- Non posso
fare visita ad un amico?
UN AMICO???
Senza staccare
gli occhi dal muro bianco (a parte le foto delle mie vittime) ho risposto:
- Non si fa
un viaggio così lungo solo per un amico.
Mi sono
alzato in piedi e diretto verso la finestra. Mi ero affacciato con apparente
indifferenza.
- Si può
sapere che ti prende ora?
- Nulla.
Udivo dei
passi dietro di me: mi aveva raggiunto.
Ho sentito
due braccia stringermi i fianchi. Mi teneva stretto. Non ho reagito, ma
rifiutavo di voltarmi a guardarlo.
Un brivido mi
percorreva la schiena, avvampavo. Mi ero accorto che le mani avevano preso a
sudare.
- Che fai?
Non aveva
risposto. Non ce la facevo più. Mi sono girato, finendo fra le sue braccia che accrescevano
la stretta.
Ho chiuso gli
occhi e sentito qualcosa di tiepido e umido sulle labbra. Mi stava baciando!
Una sua mano
spingeva lievemente la mia nuca contro di lui, l’altra mi percorreva
maliziosamente la schiena, facendomi inarcare.
Ho sentito la
sua lingua entrare nella bocca e cercare la mia. Mi appoggiava al muro in una
morsa possessiva ma piacevole. Il suo respiro mi riscaldava il viso, sempre
così freddo. Mi mordicchiava il labbro inferiore, per poi succhiarlo.
Si era staccato.
Accortosi del
mio rossore:
- Lo so che
sei geloso, cosa credi?
Ho avuto un
moto di stizza: come osava prendermi in giro?
Non
replicavo: mi baciava nuovamente.
Insomma, nel
frattempo era tornata mia sorella da casa Nara.
Aveva la
tipica espressione da ragazza innamorata. Patetico.
Un atteggiamento
da… da…
- Gaara, perché
quella faccia da ebete?
Sì! Proprio
ebete!
Ma…
- Kankuro…
- Non dirmelo…
cosa ho fatto stavolta?
Forse glielo
dirò dopo che Temari l’avrà disseppellito.