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Autore: Dipsy    04/08/2012    1 recensioni
tratto dal capitolo 4:
"Mi fece cenno di accomodarsi accanto a lui sugli spalti, stava osservando una classe che giocava senza impegno a calcio : -Sei la più fanatica giocatrice che abbia mai conosciuto a livello dilettantistico. I tornei scolastici sono quasi sempre presi così alla leggera. Tu invece mi hai aiutato sin dall’inizio dell’anno scolastico e sei stata preziosa. Hai raccolto una squadra efficiente unendo per una volta tutti gli indirizzi scolastici del nostro campus* e se non fosse stato per te io non avrei potuto condurre neanche gli allenamenti. Sei diventata un toccasana per le tue compagne: basta un tuo incoraggiamento e cambiano radicalmente modo di giocare. Tu però sei inquieta: va bene la competizione, ma c’è dell’altro. Ti va di parlarne?
Lo sapevo che me l’avrebbe chiesto prima o poi. Sono mesi che suscito la curiosità di tutti. Sono mesi che vagabondo per i corridoi con lo sguardo privo di espressione, in cerca di qualcosa che non c’è. Forse riuscirò ad accettare il tutto. Ma solo dopo la partita. Il mio è rancore puro verso la scuola di Ianus’ Land perché quella scuola mi ha privato di tutto il mio mondo che avevo trovato qui a Countbear. Forse prof, se lei avesse solo visto l’anno scorso come realmente stavano le cose (perché gliel’avrei confidato, siete il più comprensivo fra questo branco di zombie quest’anno), sarebbe stato anche lei un mio “complice”. Ma ora non ce la faccio. Ancora non riesco a spiegare questa ferita ancora aperta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao gente! Per chi non mi avesse seguito prima, avevamo una partita di pallavolo in sospeso giusto?! Bhè, ho cambiato idea! Ci sarà eccome, però non ora… Ora voglio far prima parlare una persona che, a mio parere, MERITA! ;)  Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate però! Inoltre, vi propongo un’altra cosa: sono in crisi perché davvero non so come rappresentare le divise della squadra di pallavolo! Se vi va, perché non scegliete una bella divisa per me e me la mandate? Spero di continuare ad avere lettori, ho iniziato ad elaborare questa storia durante una settimana costretta a letto a causa della febbre alta, ma mi sto davvero affezionando ai personaggi! *-* 

Quanto sono idiota! Non perdo mai l’abitudine di arrivare a scuola quasi mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni! Mi fa innervosire il fatto che nello sforzarmi di essere quanto più lucida possibile sembra che io perda me stessa.  Ma non devo cedere: sono un’adulta, una moglie, una madre e non posso permettermi di lamentarmi , non posso permettermi neanche di ammettere che sono terribilmente triste, non posso dare a vedere che mi sento leggermente vuota.
Forse devo iniziare a privarmi di quelle piccole cose che mi ricordano il mio –quella parola che non sopporto proprio- passato; certo, un passato alquanto recente, ma pur sempre passato, perché so, SAPPIAMO, che nessuno ci regalerà più quei giorni.  Tolgo dal lettore il suo cd, quello che mi ha mandato da Ianus’Hill il giorno che partì per una borsa di studio di un mese all’estero. Come prevedibile, la scuola è deserta: che diamine, non c’è neanche qualche amorevole bidella con cui parlare! Quelle mattine a Countbear, già prima che iniziasse a venire a trovarmi la mia “mini-me” (non gliel’ho mai detto apertamente, ma lo penso, e con un certo orgoglio!), le bidelle erano così dolci con me: le sorelle Lisa e Geraldine mi tenevano compagnia, dicevano di preoccuparsi per me che facevo un viaggio così lungo ogni giorno, ma poi divennero anche delle pestifere! Erano arrivate a prendermi in giro! Non ci potevo credere, non potevo sedermi sul banchetto vicino a loro, che subito una delle due diceva cose del tipo “Professorè, non vi preoccupate, che ora esce!”, o “Professorè, state aspettando qualcuno? Ops, ancora non arriva l’alunna vostra!”. Ridevo come una bambina: era una gioia per me constatare che, nonostante fossero quasi le uniche a sapere della mia amicizia con lei, se n’erano accorte che io ci tenevo davvero.
Ed ora mi tocca constatare con sorpresa che non mi sono accorta di essere arrivata in classe, di aver posato le mie cose sulla cattedra e di essere già affacciata alla finestra, come allora. Dove sei, Chloe? Che stupida, so che sei lì! Anzi, per come ti conosco, so che a quest’ora sei a metà strada, starai ascoltando la musica nel tuo solito posto nel pullman, quello dietro, al lato dell’autista, vicino al finestrino, e so che vorresti chiudere gli occhi e non pensare per dieci minuti, ma non ci riesci. Probabilmente anche tu avrai creato una playlist sul tuo cellulare costosissimo che è una macchina a me misteriosa con le canzoni che mi hai messo nel cd.
Questa finestra, da qui, non mi trasmette alcuna emozione. Certo, c’è un bel panorama che dà su tutta la valle, ma non si vedono neanche i pullman che arrivano. Almeno potevo fingere di intravedere quel riconoscibile tra mille bus bianco e vederla scendere, e lanciarmi subito un’occhiata d’intesa nel frattempo inventava ogni giorno una nuova scusa con le amiche.
Sto sorridendo. Quante volte avrò detto a Lisa e Geraldine, di cui una chiaramente in sua presenza, che non so come avrei fatto senza Chloe , che l’avrei portata con me a costo di metterla nella valigia. Lo dicevo ironicamente, certo. Però quella parte di me infantile davvero ha fantasticato qualche volta su una possibilità del genere. Poi ecco che arriva quella adulta.
1) Come puoi pensare una cosa del genere? Chloe è arrivata a Countbear l’anno scorso,come te, però, a differenza tua, era traumatizzata ed aveva perso se stessa per colpa degli atti di bullismo di quelle stronze puttane in città, a Montburned. Ha faticato tanto per riscoprire le sue capacità, la sua volontà, la sua essenza, ha dato la sua anima a quella scuola, alle sue amiche… e a me. Non mi permetterei mai di imporle un nuovo cammino, lontana da tutto e da tutti, solo per qualche ora insieme quotidianamente.
2)Conseguenza: lei non sarebbe felice, ma cosa più importante, non sarebbe se stessa e dovrebbe nascondersi dietro delle bugie per socializzare per quel che basta.
3)Come cavolo ci fa ad arrivare ogni giorno fino a Ianus’Land, me lo dici? Non esistono collegamenti, e pure se esistessero, sarebbe come tornare alla vita che faceva due anni fa per andare a scuola in città… Oh, certo, potrei donarle una nuova vita facendola restare da me (ma da dove proviene questa voce che mi deve contraddire sempre?!), ma siamo sempre lì: lei non merita una vita che non le appartiene!
Lei è così.. non mi viene il termine.. cioè, sprizza energia, freschezza e libertà da tutti i pori. Lei è Chloe e basta: già il nome dice tutto, e lei ne va fiera.. di origine greca, per la sua gioia, significa fresca, giovane, tenera e verde come l’erba. Tutto quel verde che risplende nei suoi occhi, quei meravigliosi occhi di cui io sono capace di cogliere ogni sfumatura. E va fiera anche del cognome: prima del Liceo, diceva che le ricordava il caramello(non che la cosa le dispiacesse, lei ne va pazza),ma poi ha voluto subito vederne il lato latinista/grecista e da quel Carmell lei vedeva solo “Carme”,Poesia.
 È per me un essere splendidamente unico, e, cosa che non ammetterei mai davanti a lei perché mi prenderebbe in giro, quando sono con lei ho il potere di tornare giovane, di ritrovare quella spensieratezza che viene soffocata quando sto in casa, a causa dei troppi impegni sigillati dalla vita degli adulti. Rivedo me in lei: tutta quella forza, poi, da dove la trova? E tutta quella sensibilità? È davvero più grande dei suoi diciassette anni, e so con rammarico che ciò è dovuto a quello che ha passato prima di incontrarmi. Lei non ama mai parlarmi del suo passato, ed io la rispetto.  C’è un vuoto profondo in quegli occhi quando ne accenna, e ogni parola che dice sembra cacciare veleno. Spesso mi sento in colpa, nel mio cuore vorrei tanto averla incontrata prima che lottasse con tutte le sue forze da sola, ma poi vedo quel suo odio verso sé stessa. Non capisco come si faccia ad odiare una persona così positiva come lei, eppure continuerà a sostenere fino alla fine che lei prima era una persona orribile, ambiziosa, presuntuosa, convinta di avere tutto ai suoi piedi e che era diventata così per colpa del pianoforte e di “quella”: ancora non so nome e cognome, il mio povero tesoro si rifiuta di dirmelo. Ma sento che prima o poi scoppierà:  sento che soffre ogni giorno sempre di più ed ogni giorno per una cosa nuova. Non mi dovevano mandare qui. Io a Countbear mi sentivo a casa. Certo, se avessi detto una cosa del genere ad alta voce, mi avrebbero riso in faccia spudoratamente: che diamine, casa mia si vede da qua, io effettivamente insegno a casa, eppure questo posto lo sento ancora così..freddo.
Chloe mi disse che per lei casa era quel posto o quella persona da cui volevi sempre tornare, e che, dunque, Countbear non sarebbe stata più casa sua senza di me. In quel momento dentro di me esplosero talmente tante emozioni che non riuscii a trasmettere quasi niente. Le volevo bene assai, non sapeva minimamente quanto per me fossero fondamentali quelle attenzioni che mi dedicava e quanto ne avessi bisogno in realtà. E volevo dirle che lei era diventata un punto fermo nella mia vita, e avrei lottato per far sì che lei restasse, e non fosse solo un’anima di passaggio. Le parole mi morirono in gola. Ma te lo dirò, ci puoi giurare, mia cara “figlia adottiva”.
Oh, come sei patetica e sentimentale, Rose!  Persino tuo marito Louis ti rimbecca sempre che tu sei tremendamente amante delle chiacchiere e tremendamente nemica delle cose pratiche, che vivi di cose astratte. Ma che vuole? Noi filosofi siamo così. E dico noi perché ormai Louis deve vedersela anche con Chloe: per fortuna, inizia ad adorarla e a considerarla parte della famiglia. E poi, ho tanto la sensazione che se non fossi così nel manifestare i miei sentimenti non è che Chloe si sarebbe aperta poi più di tanto. Con lei sarò sempre così. Ne ha bisogno la mia bambina. 
  
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