Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: TimeLady    05/08/2012    2 recensioni
«- Io direi di darcela a gambe... - cominciò Travis prima di cominciare a correre.
Lo seguii, visto che anche il mega scorpione aveva cominciato a inseguirci. Una volta raggiunto lo presi per un polso e ci nascondemmo dietro un pino.
- Ma cosa ti è saltato in mente?! - sibilai.
- Quella roba ci mangia a colazione! - mi sussurrò lui.
- Hai visto cosa ha al collo? -
- Veramente ero più preoccupato per le tenaglie, il pungiglione, gli occhi rossi... -
Gli tirai uno scapellotto per farlo smettere con la sua stupida lista di cose terrificanti.
»
(...)
«All'improvviso un mano si posò sulla mia spalla.
In una frazione di secondo, i riflessi presero il comando e gli tirai una gomitata nello stomaco. Lo sentii gemere dal dolore e dopo averlo buttato a terra con un calcio, gli puntai la spada alla gola.
Lui alzò il volto e mi fece un sorrisino di scherno.
- Ehi, vacci piano con quella. Potresti tagliare la testa a qualcuno! - disse spostando con un dito la spada.
- Travis, che cacchio ci fai qui? - sbuffai abbassando l'arma.
- Veramente io sono Connor - spolverandosi l'armatura.
Lo fissai un attimo e poi giunsi a una conclusione.
- Certo e io sono Michelle Obama -»
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

Capitolo tre



Una donna giovane, non le avrei dato più di 22 anni, era seduta su una panchina di un parco. Lo riconobbi, era Central Park e quella panchina era quella in cui mi sedevo sempre in estate assaporando un gelato.
Indossava un bellissimo vestito bianco, lungo fino alle ginocchia, con una scollatura sul petto, che risaltava le forme. Aveva dei capelli leggermente boccolosi e corti, con dei riflessi rossastri sullo sfondo bruno.
La donna stava leggendo un libro con molta attenzione, quindi non riuscivo a vederla in volto, ma mi sembrava di conoscerla.
Era una semplice sensazione niente di più.
Comunque le si avvicinò un uomo moooolto bello, muscoloso, sorriso da far svenire, occhi azzurri penertanti, vestito in modo semplice con una maglietta azzurra che faceva risaltare i pettorali e dei semplici jeans chiari...
Insomma il tipico modello da sacchetto di Abercrombie.
La ragazza alzò lo sguardo sentendo la presenza di qualcuno e solo in quel momento la rionobbi: era mia madre da giovane.
Avevo già visto una sua foto a Central Park, su una panchina.
Per quello mi sembrava familiare.
Il ragazzo figo fece un inchino a mia madre, che lo guardò lusingata.
- I miei omaggi signora. Stavo passeggiando per il parco e non ho potuto fare a meno di notare la sua infinita bellezza -
Mia madre abbassò il libro e arrossì incontrando lo sguardo del tipo.
L'uomo le si sedette accanto e la fissò estasiato, manco stesse fissando il più grande diamante del mondo.
- Le va un frullato Miss... - chiese mentre la scrutava.
- Marylin - gli rispose - Marylin Robinson -
Mia madre aveva un nome stupendo. Tranne per il fatto che era mora e un po' più magra, da piccolina la chiamavo sempre Marylin Monroe e ogni volta che guardavamo un suo film urlavo "Mamma, guarda! Ci sei tu!"
- Molto piacere Miss Robinson - continuò il giovane signore porgendo una mano a mia madre. Lei la prese e lui l'aiutò ad alzarsi, poi si presentò.
- Io sono Apollo -
Mi venne un colpo quando sentii quel nome.
Apollo? Quell’Apollo? Il Dio del Sole?
Se era quello che credevo mia madre mi nascondeva un paio di cosette oltre a tutto quello che mi aveva nascosto fino a quel momento...
Marylin non si meravigliò per il nome, aveva sempre prediletto i nomi strani, specie se erano collegati all’antica Grecia.
Guardate solo il mio nome Electra, che si trova in un mito greco...
Bah, tralasciando questi particolari che non interessano a nessuno, continuiamo con la descizione di questo sogno alcuanto strano.
Apollo le porse il baccio e, dopo aver accettato con un sorriso, si diressero a braccetto verso un chiosco che vendeva frullati alla frutta.
L’immagine cominciò a dissolversi come fumo davanti ai miei occhi e prese un'altra forma.
Mia madre e quel belloccio di Apollo che si stavano baciando all’angolo di casa mia.
L’immagine si dissolse nuovamente.
Un neonato era tra le mani di mia madre, che lo cullava dolcemente, con alle spalle Apollo, che guardava entrambe con sguardo dolce.
Un'altra volta la scena scomparve per presentarse un'altra.
Il cielo era rannuvolato e minacciava di piovere da un momento all’altro.
Mia madre era sulla soglia di casa che piangeva tenendo in braccio il bambino dai riccioli biondi come il padre.
Apollo li stringeva in un abbraccio mentre una piccola lacrima scendeva lenta sulla sua guancia.
Un rombo di tuoni li fece ridestre.
- Mi stanno aspettando - disse Apollo tristemente mentre rivolgeva uno sguardo alle nuvole cariche di pioggia.
- Addio Apollo - disse mia madre baciandolo leggermente sulle labbra praticamente perfette.
- Addio Mary, addio Aila - concluse lui avviandosi verso la strada e lasciando per sempre casa mia.
 
Mi svegliai di soprassalto nella mia cabina, respirando a fatica.
Avevo un mal di testa tremendo e il bussare insistente alla porta non migliorava la situazione.
- Un attimo! - urlai saltando giù dal letto ancora in preda ai capogiri e alle immagini del sogno che affollavano la mia testa. Afferrai i primi jeans e la prima maglietta che trovai e me li infilai in fretta e furia. Mi feci una coda di cavallo mentre mi avviavo ad aprire la porta.
Melissa mi guardava sorridente ai piedi del portico.
- Pronta per la gara a coppie? - chiese avvicinandosi all’entrata.
- Veramente mi sono appena svegliata dal sonno più agitato della mia vita - le dissi stiracchiandomi e facendo uno sbadiglio.
- Una cosa normale per noi Mezzosangue - disse lei con noncuranza mentre entrava nella cabina dopo un mio invito.
- A si?! - dissi ancora mezza rincoglionita massaggiandomi le tempie e ricostruendo mentalmente tutto il sogno. Solo ora mi sorgevano delle domande: chi era quella bimba tra le braccia di mia madre di nome Aila e di cui lei non me ne aveva mai accennato l’esistenza? Se quell’Apollo del sogno era il Dio, allora avrebbe dovuto trovarsi al campo.
- ... e quindi Clarisse ci vuole tutti lì tra dieci minuti - concluse Melissa alzando gli occhi al cielo. Era probabile che avesse appena intrattenuto un discorso acceso, ma avevo sentito solo l’ultima parte.
- Scusa, non stavo ascoltando - le confessai dispiaciuta - Cos’è che hai detto? -
Melissa fece una faccia esasperata e mi strinse tutto il suo discorso in un mini riasaunto.
- In poche parole l’allenamento a coppie inizia tra dieci minuti e se non ci muoviamo, Clarisse ci ficca la testa nel cesso -
Non avevo intenzione di vedere la mia testa ficcata nel cesso per colpa di una figlia di Ares, quindi mi alzai e indossai (con qualche difficoltà) l’armatura che Mel mi aveva gentilmente portato.
- Ma sta cosa pesa più del mio zaino di scuola! - protestai.
- Ti abituerai - disse raccattando le mie cose e porgendomele una volta fuori dalla stanza.
Mi agganciai la spada alla vita e mi diressi con lei verso il punto di ritrovo, che era l’entrata della foresta di abeti. Mentre ci aggregavamo al gruppo, feci una treccia di fortuna, per evitare che i capelli mi andassero negli occhi durante l’allenamento.
Una volta che anche gli ultimi due ritardatari furono arrivati (Melissa me li indicò come Travis e Connor Stoll, figli di Ermes e gran rompipalle), Quintus cominciò a nominare le coppie di eroi.
- Percy e Annabeth - dal gruppo si alzò uno sbuffo, probabilmente perché non erano capitati con lui. Intanto mio cugino guardò con entusiasmo la ragazza bionda che si staccò dal gruppo e lo raggiunse.
Poco innamorato mi dicevano...
- Grover e Tyson - un satiro guardò con terrore un ciclope che lo guardò con altrettanto terrore.
- Connor e Melissa -
Mel spalancò gli occhi e la bocca per lo stupore mentre mi guardava totalmente allibita.
- Ditemi che è uno scherzo... - implorò mentre guardava Connor che stava abbracciando il fratello facendo finta di piangere come un dannato.
- Mi dispiace ma è così Mel! - le dissi sorridendo mentre Connor si avvicinava a noi.
- Tu! - esclamò la ragazza mentre puntava un dito contro il figlio di Ermes - Azzardati a fare una cazzata e ti trancio la testa sul momento! -
- Qualcuno è nervosetto oggi? - chiesi Connor con un ghigno divertito sulla faccia.
Mel sbuffò e si allontanò con lui mentre gli lanciava frecciatine tutt’altro che amichevoli, a cui lui rispondeva con un sorriso divertito.
Chi capiva i ragazzi era bravo...
Un'altra sfilza di nomi veniva chiamata e io stavo attenta cercando si sentire il nome Aila, ma inutilmente.
- Travis e Electra -
Per tutti gli Dei! Mi era toccato l’altro gemello!
Mi girai verso di lui, che mi guardava con sguardo esultante, mentre gli altri sbuffavano un'altra volta. Si avvicinò a me e mi sorrise amichevole, non come Connor che aveva un ghigno divertito.
- Così sei figlia del Nonno, eh? - affermò una volta che mi ebbe affiancato.
- Scusa? - chiesi non capito a chi si riferisse con il soprannome Nonno.
- Ma sei ritardata? Di Zeus! -
- Ritardata lo dici a tua sorella... - non feci in tempo a finire che Travis si girò e urlò un nome di una ragazza, che puntò gli occhi su di noi e lui le diede della ritardata.
Da quell’aggettivo capii che era una delle sue sorelle.
Mi misi a ridere.
- Era per dire... -
Mi sorrise di nuovo. Simpatico però, non come diceva Melissa che era un rompipalle.
- Bene ragazzi! - esclamò Quintus, facendomi girare e notando che tutti erano a coppie - Lo scopo è questo: nel bosco sono stati lasciati liberi alcuni mostri, che portano al collo dei piccoli sacchettini che dovete recuperare una volta sconfitti. Solo in uno di questi sacchettini c’è la corona d’alloro, che voi dovete trovare. Vince chi la trova per primo. Buona fortuna e non ammazzate nessuno! - disse prima di dileguarsi insieme alla signora O’Leary.
Le coppie cominciarono a entrare con calma nel bosco, con le spade sguainate e gli scudi alzati.
Mi girai verso Travis che se la stava prendendo con comodo.
- Allora? - chiesi mettendo una mano sulla spada e guardandolo.
Mi guardò come se si stesse accorgendo solo in quel momento che eravamo nel bel mezzo di un allenamento. Tirò fuori la spada e alzò le scudo.
- Pronta per il primo allenamento? - chiese sorridendo, anche se era più simile a un ghigno.
Sguainai Portatrice di Luce e sorrisi.
- Fica! - esclamò lui fissando la spada.
- Grazie - gli risposi - Vogliamo andare? -
- Dopo di lei, Miss - disse lui con un inchino, facendomi segno di avanzare.
- Guarda che ti trancio la testa come farà Mel a tuo fratello se non la smetti - lo minacciai.
- A chi vuoi darla a bere... - replicò lui con uno sbuffo.
- A te - risposi entrando nel pieno del bosco.
Sobbalzavo per il minimo scricchilio del bosco mentre Travis sembra abbastanza tranquillo, ma comunque con i sensi all’erta.
- Come è stato il tuo primo allenamento? - gli chiesi dopo un po’ che avanzavamo per la boscaglia.
- Sono finito in infermeria con uno squarcio sulla gamba - rispose lui con una certa nonchalence.
Lo fissai saventata.
- Ehi, sto scherzando! - mi rassicurò lui.
Tirai un sospiro di sollievo.
- Mi hanno solo dato una botta in testa all’inizio dell’alenamento e sono svenuto -
- E tu questo lo chiami solo?! -
- Preferivi lo squarcio? -
- No, molto meglio la botta -
E lì si interruppe il discorso, perché un rumore di rami rotti ci fece sobbalzare entrambi.
Girammo lo sguardo verso destra, da dove era venuto il rumore e indietreggiammo per il terrore.
Un enorme scorpione nero come la notte si stava avvicinando a velocità sorprendente, schioccando le lunghe tenaglie e fissandoci con quei suoi occhietti rossi alcuanto inquietanti.
Per non parlare del pungiglione: grosso come... come qualcosa di grosso e certamente molto velenoso.
Vidi che anche Travis era sbiancato, alla vista del pungiglione che partiva di tanto in tanto in avanti come se volesse colpirci.
- Io direi di darcela a gambe... - cominciò Travis prima di cominciare a correre.
Lo seguii, visto che anche il mega scorpione aveva cominciato a inseguirci. Una volta raggiunto lo presi per un polso e ci nascondemmo dietro un pino.
- Ma cosa ti è saltato in mente?! - sibilai.
- Quella roba ci mangia a colazione! - mi sussurrò lui.
- Hai visto cosa ha al collo? -
- Veramente ero più preoccupato per le tenaglie, il pungiglione, gli occhi rossi... -
Gli tirai uno scapellotto per farlo smettere con la sua stupida lista di cose terrificanti.
- Per tutti gli Dei! Ha quel maledetto sacchettino che dobbiamo prendere! -
- E, di grazia, come pensi di riuscire a prenderlo?! -
- Sei o non sei un ladro?! -
- Si ma... -
- Bene, allora ruberai il sacchettino mentre io cercherò di farlo fuori -
- Il piano è tuo, se crepi, la colpa è tutta tua -
Lo guardai un attimo.
- Andata -
- Allooooora... dove sarebbe il Godzilla? - chiese lui.
- Shhh! - dissi portandomi un dito alle labbra per fargli segno di stare zitto.
Un silenzio innaturale regnava nella foresta, neanche un uccelino cantava e il vento sembrava essere scomparso.
Io e Travis ci osservavamo a vicenda, ma sempre attenti a scorgere anche il più piccolo rumore.
L’albero dietro cui eravamo nascosti si sradicò all’improvviso e senza avere il tempo di reagire, dovemmo buttarci a terra per non venire schiacciati sotto il peso del pino che era stato scagliato come un fulmine verso di noi.
Ci alzammo in fretta impugnando saldamente le spade e cercando di scorgere che cosa aveva distrutto l’albero in quel modo.
Dalla nube di terra alzata a causa dell’impatto con il terreno, sbucò fuori un enorme pungiglione nero, che si dirigeva verso la faccia di Travis.
Feci appena in tempo a urlare in suo nome e spingerlo per terra per evitare che venisse infilzato. Dopo di chè gli feci segno di mettere in atto il piano.
Lo vidi alzarsi e correre dentro la nube, mentre io facevo la mia parte.
- Ehi mostriciattolo! - urlai rivolta alla nube - Vieni a prendermi! - continuai incominciando a correre come un idiota.
Lo scorpione uscì dalla nube di polvere e finalmente riuscii a intravedere travis che correva a pochi metri di distanza da lui. A quel punto frenai e mi misi in posisione d’attacco.
Godzilla mi attaccò con un tenaglia, che scalfii appena con la spada. Fantastico, il piano era andato a monte, visto che aveva una corazza indistruttibile.
Attaccò di nuovo, ma questa volta con il pungiglione che prontamente parai con la spada, indietreggiando di qualche metro.
Intanto Travis avanzava con passo felpato verso un albero a poca di stanza da noi.
Se doveva prendere il sacchettino, però era meglio togliere di mezzo quell’enorme pungiglione che si ritrovava sul didietro e siccome la spada non serviva a niente, l’unico sistema erano i fulmini.
Il punto era: come caspita si chiamavano i fulmini?
Alzai una mano vero il mostro e un fulmine partì dal cielo per poi schiantarsi al suolo a poca distante da lui.
Travis, intanto, per poco non volava giù dall’albero per lospavento.
Mentre il mostro indietreggiava e io avevo capito il meccanismo, alzai nuovamente la mano e feci come se dovessi lanciare una palla a canestro, che in questo caso era il pungiglione.
Un fulmine aprì la sua corazza, che fece ‘pop’ come i pop-corn, e mostrò la carne rossa al suo interno.
Solo un altro fulmine il gioco era fatto.
Feci quel giochetto un'altra volta e andò a segno anche questa, tagliando in due la coda del mostro.
A quel punto travis si lanciò dall’albero su cui si era arrampicato e si sistemò in sella al mostro.
- Lancia il sacchettino e scappa! - urlai.
Un involucrò bianco disegnò una traiettoria nell’aria e cadde in un cespuglio di fragole. Pochi secondi dopo, il mio compagno si lanciava dal dorso del mostro e finiva nello stesso punto del pacchetto.
La mia mano si alzò ancora e un fulmine colpì l’unico punto scoperto sul collo di Godzilla, che stramazzò al suolo ormai morto.
Travis si alzò dal cestuglio con il sacchetto in mano e quaalche foglia tra i capelli e mi raggiunse.
- Bel lavoro... - disse a mezzavoce.
- Grazie - risposi passandomi una mano sulla fronte imperlata di sudore.
Mi girai verso di lui e gli tolsi qualche foglia dai capelli ricci.
- Avevi le foglie nei capelli -
Lui annuì e mi porse il sacchetto. Io slacciai il sacchettò che gli restituii e fissai la piccola scatolina blu tra le mie mani.
- Speriamo sia quella giusta - disse lui trattenendo il fiato nel momento in cui la aprii.
Vuota.
La scatolina era vuota.
Imprecai a bassa voce lanciandola a terra.
Tanta fatica per nulla. Mi lasciai cadere a terra, colta dalla stanchezza e dalla delusione.
Travis si sedette accanto a me, senza proferir parola.
- Tu hai intenzione di andare a stanare un altro di qui cosi? - chiesi sdraiandomi a terra e infischiandomene dello sposrco.
- No. Ma se tu vuoi, andiamo -
- Non alzerò un solo dito - ribattei chiudendo gli occhi e riposandomi.
Sentii Travis sdraiarsi di fianco a me e si mise a giocare co un pugnale che aveva tirato fuori da una tasca.
Non ho la minima idea di quanto rimanemmo lì, ma era rilassante.
Un suono di trombe ci fece alzare di scatto.
- E’ finita - disse lui alzandosi e spolverandosi i pantaloni.
- Finalmente - eslamai alzandomi e spolvernadomi anche io. Sciolsi i capelli per togliere la terra e raccattai la spada.
- Bei capelli - mormorò lui mentre raggiungevamo l’arena.
- Grazie - risposi sorridendo timidamente.
Il primo ragazzo che mi aveva fatto un complimento sul mio aspetto. Forse non ero così brutta come credevo.
Arrivammo all’arena già affollata e riuscii a scorgere Clarisse con la corona d’alloro in testa, che si vantava con i suoi fratelli.
- Ci siamo tutti? - chiese Quintus urlando sopra il rumore.
- Mancano Percy e Annabeth! - urlò di risposta un satiro.
- Dovrebbero già essere tornati da un pezzo - mormorò una voce al mio fianco.
Mi girai e vidi Melissa con la faccia sporca di terra e uno sguardo preoccupato. Al suo fianco c’era Connor che, appena si accorse del fratello, si avvicinò per battergli il cinque.
Ragazzi strani...
- Come è andato l’allemanmento? - chiesi a Mel mentre le persone si stavano cominciando a preoccuparsi.
- Non ne parliamo... - disse con aria scocciata mentre continuava a fulminare con lo sguardo Connor, che sogghignava.
- Ragazzi, un attimo di attenzione! - urlò Quintus, mentre Clarisse lo affiancava - Percy e Annabeth dovrebbero già essere qui da venti minuti e siccome temiamo che sia successo qualcosa, organizzeremo delle squadre di ricerche -
Fantastico. Prima rischio quasi di essere uccisa, poi scopro che il sacchetto era vuoto e infine mio cugino e la sua fiamma scompaiono. Poteva andarmi peggio di così?
 
--------------------------------------------------------
Saaaaalve!
Mi scuso per l’assenza ma non ho trovato tempo per scrivere.
Comunque spero che vi piaccia il capitolo e vi avviso anche che fino alle fine di agosto non avrete niente.
Sorry D:
Vabbè, solo alcune cose e poi mi eclisso: ho sempre avuto un debole per Travis infatti me lo immagino come un figo (non ho niente contro Connor, ma non mi piace il nome...) *------*
Pooooi, Melissa mi fa impazzire quando minaccia Connor.
E infine, buone vacanze a tutti! ^^
 
Baci baci,
CrazyHazel.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: TimeLady