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Autore: Sunny_Blue    06/08/2012    3 recensioni
Ciao a tutti! Questa raccolta vi accompagnerà, spero, fino ad ottobre 2012. Ogni mese posterò una storia, secondo il prompt datomi nell'ambito del contest "12 mesi di fanfiction" di BS.
Il titolo l'ho preso ispirandomi ad un'opera di Pirandello.
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1) HALLOWEEN - Una macabra ricorrenza
2) HALLOWEEN - Chi ha paura della casa infestata?
3) NATALE - Senza famiglia
4) "HO VISTO TANTE PERSONE CHE SE NE ANDAVANO" "E MAI NESSUNO è TORNATO INDIETRO?" - Coniglietti assassini e affinità elettive
5) PROPOSTA FINITA MALE - Una proposta per dire di... no
6) IN UN GIORNO DI PIOGGIA - Lacrime di pioggia
7) POTRANNO TAGLIARE TUTTI I FIORI, MA NON FERMERANNO MAI LA PRIMAVERA [NERUDA] - La principessa reclusa
8) INCONTRO - La promessa del domani
9) COMPLEANNO - Happy birthday, Mr. Weasley
10) "QUESTO CALDO MI STA SCIOGLIENDO IL CERVELLO" - Frammenti di una vita fa
11) HO SEMPRE AMMIRATO LE PERSONE CHE PARLANO CON GLI OCCHI PERCHé MI PAIONO PIù SVELTE A CAPIRE IL MONDO [CHABON] - L'innocenza del condannato
12) "NON HO VOGLIA DI PENSARE AL FUTURO. NON POTREMMO SEMPLICEMENTE GODERCI IL PRESENTE?" - Colpa del whisky
13) KISS THE RAIN [song] - Il destino nel nome
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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11. L'innocenza del condannato

La storia è stata scritta per il 12 mesi di FF
Il prompt di luglio è:
“Ho sempre ammirato le persone che parlano con gli occhi
perché mi paiono più svelte a capire il mondo.”
[Chabon]




Personaggi: Sirius Black [Dorcas, James e Lily Potter]
Rating: giallo
Genere:
introspettivo


Introduzione: Libero. Dopo 12 anni passati dentro a una cella buia. L'essere che è fuggito da Azkaban, però, non è che un'ombra sbiadita del ragazzo che chiamavano Sirius Black. Troppe cose sono cambiate, troppe sono andate irrimediabilmente perdute.
Ma il fuggitivo ha una missione: trovare Peter Minus. Ristabilire la verità. Solo dopo potrà, finalmente, riposare.


NdA: È la prima volta che scrivo di Sirius. L'ispirazione mi è venuta leggendo una delle storie di luglio (su di lui e la prigionia ad Azkaban). Ho voluto raccontare i momenti dopo la fuga – di cui non si legge molto spesso. Uno esce di prigione dopo anni e si ritrova nel mondo... e niente di ciò che conosceva è come prima. Non deve essere facile.
Non so perché, scrivendo i pensieri di Felpato - che in origine dovevano essere solo sul deprimente-triste-malinconico - è venuta fuori una nota leggermente comica... Ci sento un che di scanzonato e ironico, che per me fa molto Sirius.

Per quello che riguarda il suo rapporto con Harry, non ricordo cosa viene detto nel 3° libro a riguardo. Io ho immaginato che quello che inizialmente spinge Sirius sia solo desiderio di rivalsa su Minus, per riabilitare il proprio nome e dimostrare la propria innocenza. L'interesse per Harry, nella mia storia, arriva in un secondo momento (magari dalla lettura di qualche giornale rubato dal grosso cane nero :)

Per la relazione Sirius/Dorcas ho ripreso la versione fan, adattandola. Nella mia interpretazione tra i due c'era una simpatia, in crescita, ma non ancora sbocciata in amore. Il sentimento si stava formando, in pratica. Ho immaginato Dorcas come un opposto di Sirius, pacata, riflessiva. Non per questo debole. Anzi. Per come l'ho voluta vedere io, era proprio questo suo osservare e riflettere che la rendeva potente.





L'innocenza del condannato


Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato

[San Martino del Carso, G. Ungaretti]


Quello che non ho
è un treno arrugginito
che mi riporti indietro da dove son partito

[Quello che non ho, F. De Andrè]


Agosto 1993

Mi guardo intorno, teso. Non posso fare a meno di controllarmi dietro le spalle, continuamente, come se fossi inseguito. Ogni mio senso canino è all'erta.
Anche se la notizia della mia fuga non può essersi ancora diffusa – so che il Ministero cercherà in tutti i modi di catturarmi senza far trapelare la notizia, prima di diffondere il panico nella comunità magica – non è molto semplice essere razionali in questo momento.
Non è molto semplice essere razionale in senso assoluto, data la mia situazione.
Secondo i canoni della natura umana dovrei essere uscito di senno, da un bel po' di tempo. Tutti pensano che sia così – o lo farebbero, se ancora qualcuno si interessasse a me, e al destino della mia psiche.

12 anni ad Azkaban.
12 anni lontano dalla luce del sole.
12 anni rinchiuso tra quattro mura umide e gelide.
12 anni circondato dal potere oscuro e letale dei Dissennatori.
Questo dovrebbe essere abbastanza per chiunque. Questo dovrebbe essere troppo.
Dovrei essere impazzito in quella cella.
Dovrei essere morto.

Invece sono qui.
Sento il sangue pulsare con forza nelle mie vene, sento il battito del mio cuore. La consistenza della terra sotto le zampe è reale. Reale come l'odore fragrante dell'aria, misto a quello delle foglie degli alberi. Sento tutto questo. Percepisco decine di altre cose.
Sono indubbiamente vivo.
Mi guardo intorno con sguardo stupito. Avevo finito per dimenticare quanto il mondo fosse... bello. Semplicemente e incredibilmente bello.
Contro ogni logica e previsione – se mi fosse rimasta un briciolo di arroganza potrei complimentarmi con me stesso per essere stato il primo a trionfare in questa impresa – sono riuscito a scappare dalla prigione dei maghi.
Uno scatto di volontà, una scintilla della mia antica forza. Tanto è bastato per riuscire ad assumere ancora queste familiari sembianze ferine.
Il resto è stato quasi un gioco da ragazzi.
Infilarmi tra le sbarre, giocando i dannati custodi della mia prigionia.
Scappare lungo gli interminabili corridoi fino a raggiungere l'aria.
Nuotare dall'isola fino alla terra ferma.
Sono vivo. Sono libero. Non ho più arroganza per gloriarmi con me stesso di questa impresa.
So bene che non ci sarei mai riuscito se quella foto non avesse riacceso in me tutta la rabbia, tutto l'odio che un tempo ero capace di provare.
È stata quella foto che mi ha salvato.
È stato l'odio per l'essere immondo che si faceva chiamare Peter Minus a farmi fuggire.
Pensare a Codaliscia, anche solo computare mentalmente il suo nome, mi ha provocato una scarica di adrenalina. È stato come essere rivitalizzato da un incantesimo potentissimo.
Non potevo restare lì dentro, mentre lui si aggirava ancora per il mondo - vivo, libero.
Non potevo.


Ora sono fuori.
E tutto mi sembra estraneo. Tutto mi sembra nuovo.
12 anni sono lunghi da passare.
12 anni sono infiniti, rinchiuso innocente per un crimine non commesso.
Ma adesso che le mie zampe si posano di nuovo sulla terra, mi rendo conto di quanto questi 12 anni abbiano cambiato il mondo, oltre alla mia persona.
Nei momenti di lucidità, dentro la mia cella, immaginavo quello che ci sarebbe stato fuori. Immaginavo il futuro, immaginavo la vita.
Non avevo del tutto messo a fuoco quello che era successo prima dell'incarcerazione.
Non avevo considerato tutto ciò che, in un modo o nell'altro, non ci sarebbe stato comunque, che io fossi stato dentro o fuori la prigione.

Tutti quei morti. Tutti quei lutti.

Dentro le mura di Azkaban non potevo lasciarmi sopraffare, non potevo concentrarmi su quello che significassero per me. Il dolore mi avrebbe ucciso. La disperazione era la mia più acerrima nemica. Ho messo tutto in un angolo della mente, demandando a un momento successivo la riflessione.
Per 12 anni mi sono nutrito solo della certezza della mia innocenza.
Ho bandito la paura, ho scacciato la disperazione più nera che viene dal pensiero di non avere via d'uscita. Io ero innocente. Non dovevo smettere di crederci.
È stato questo che mi ha tenuto in vita. 
Per 12 anni.
Ma adesso sono fuori, sono libero, certi pensieri non possono più essere messi da parte.
Proprio adesso che sono fuori, mi rendo conto che niente è come prima. Che niente, per me, potrà mai più essere lo stesso.

James e Lily non torneranno.
Non potrò più sentire la risata cristallina del mio migliore amico, mentre gli racconto una delle mie imprese. Non condividerà più i miei pensieri, con un semplice sguardo. Non mi aiuterà più a sopportare il peso della mia famiglia e della mia stirpe. Mai. Andato, perduto per sempre.
E Lily... la dolce, ma tenace Lily. Non potrà più guardarci con quegli occhi verdi, profondi; con lo sguardo divertito di una mamma che ha a che fare con due bambini un po' troppo monelli.
Lily... così vicina a una sorella, anche se spesso non condivideva le mie azioni e la mia impulsività. Ma c'era sempre. Per me, per noi. Pronta a sgridare e a consolare. Pronta a essere la nostra fortezza. Non accadrà mai più. Andata, perduta per sempre.


E Dorcas...
Oh, Dorcas aveva un modo tutto suo di relazionarsi con le persone. Ho sempre ammirato le persone che parlano con gli occhi perché mi paiono più svelte a capire il mondo.
Lei era proprio così. Il mio contraltare perfetto, oserei dire. Tanto io ero avventato e impulsivo, così lei era pacata e riflessiva. Preferiva guardarsi bene intorno, prima di esprimere un'opinione. Preferiva assicurarsi di avere capito bene, valutato bene, prima di agire.
Io ero l'opposto. Arrogante e pieno di me. Un ragazzo, sempre pronto a gettarsi nella mischia – ma non lo eravamo tutti? Ragazzi. E incoscienti, anche, perché no.
Ragazzi. Teste calde, a volte. Certi di essere invincibili. Perché quando hai 20 anni non riesci a pensare seriamente che la tua vita potrebbe interrompersi in un battito di ciglia. Non puoi proprio farlo.
All'epoca avevo senso dell'umorismo. Ero divertente, così mi dicevano. Avevo la tendenza a calcare la mano, però. Ho sempre avuto dei problemi a capire quando era il momento di lasciar perdere...
Anche Dorcas era spiritosa, a suo modo. Ma non feriva mai nessuno con le sue parole, come invece troppe volte ho fatto io.
E aveva una risata così bella... Cristallina e sincera. Limpida, come lei.
Il nostro rapporto era cresciuto nel tempo, giorno dopo giorno, senza fretta. Assurdo, se si pensa ai tempi incerti in cui ci eravamo trovati a vivere. Ma non esisteva altro modo di vivere, per lei. Non avrebbe mai affrettato le cose, non sarebbe mai stata avventata.
Così non è mai successo nulla tra noi.
Sguardi che si fanno via via sempre più dolci. Mani che dopo aver lottato si cercano nel buio, per scambiarsi una silenziosa e dolce carezza. Tutto qui quello che mi resta, tutto ciò che ho per cui provare nostalgia.


Scuoto il capo, spargendo tutto intorno le gocce di pioggia che hanno preso a cadere, inzuppandomi il pelo.
Fantasmi, niente altro che fantasmi.
Porto i mie morti nel cuore, come un macabro camposanto.
Avrei potuto unirmi a loro.
In questi 12 anni avrei potuto mille volte mollare la presa su questa vita così crudele, così ingiusta. Lasciarmi andare, semplicemente. Smettere di respirare. In certi momenti avrei accolto la morte come una benedizione, come una sorella attesa da lungo tempo.
Avrei potuto... ma non l'ho fatto.
Troppo forte il senso dell'ingiustizia che ho patito. Troppo forte il desiderio di vivere per dimostrare al mondo quanto grande sia stato il suo errore.
Avete sbagliato a giudicarmi.
Avete sbagliato tutto.

Sono sopravvissuto sperando, un giorno, di poter gridare in faccia alla gente la mia rivalsa.
La mia innocenza.
Non sono un assassino, non sono un mostro.
Non ha senso recriminare adesso. Non ha senso abbattersi.
Adesso che ho la possibilità vera e concreta di portare a termine la mia vendetta. Adesso, che il momento della rivalsa è arrivato davvero, e non solo nei miei sogni.


I fantasmi saranno ancora lì ad aspettarmi, quando avrò finito con Minus.


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