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Autore: Hemmy    07/08/2012    3 recensioni
Emma Harper. Diciassettenne. E’ la tipica figlia di papà, non gli manca niente. E’ orfana di madre, e la sua assenza la porta a diventare una ragazza ribelle e testarda. L’unica che la capisce è suo fratello Sam, essendo un po’ più grande di lei la aiuta e le da consigli. La sua vita cambia, quando la nuova fidanzata del padre si trasferisce a casa sua. Emma non essendone per niente felice le fa uno scherzo, il più terribile che avesse mai fatto. Il padre furioso, la manda ad affrontare l’ultimo anno in un college a Londra. Lì Emma, conoscerà nuovi amici, amici veri, non come quelli che aveva a casa sua a Malibu in California, troverà la sua migliore amica e un ragazzo che le stravolgerà il cuore e sarà, anche grazie a lui, che imparerà a conoscere un lato di se stessa che neanche lei conosceva.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mancava poco all’atterraggio. L’avevo combinata grossa, ed ecco il motivo di queste noiosissime ore passate in aereo a pensare e ripensare. Ero stata una stupida a farlo, ma non me ne pentivo, fossi tornata indietro l’avrei rifatto, solo per sentire le urla di papà e di quell’odiosa di Sophie. Dal finestrino, si poteva già vedere il mio nuovo paese, per un anno ovviamente: l’Inghilterra. Sarei riuscita a farmi espellere in qualsiasi modo, costringendo la preside a chiamare mio padre per farmi tornare a casa. Mi mancavano già le feste, non ne avevo mai persa una, ormai conoscevo a memoria tutte le camere delle case in cui ero stata. Avevo avuto tante di quelle relazioni che era impossibile contarle sulle dita delle mani, tutte andate a finire male, ovviamente. Ho diciassette anni, e non ho assolutamente intenzione di impegnarmi in una relazione seria, sono dell’idea che a quest’età ci si debba divertire. Naturalmente, non ho mai trovato l’amore, e di conseguenza non ho mai avuto una relazione, tutte storielle, durate si e no un mese. La maggior parte delle mie amiche hanno il ragazzo, ma non lo considero vero amore quello che c’era fra di loro. Io cerco un amore diverso da tutti gli altri; voglio un amore che mi divori, voglio passione, voglio avventura, e forse anche un po’ di pericolo. Non l’ideale amoroso come di solito c’è nei film.
“I gentili clienti, sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza, stiamo atterrando all’aeroporto di Heathrow” la voce della hostess che interrompe i miei pensieri. Sarei dovuta scendere, e da quanto aveva detto papà, ci sarebbe stato qualcuno della scuola  a prendermi.
L’aeroporto era enorme, c’erano un sacco di persone. 
“Ehi scusa, sei tu Emma Harper?” era una ragazza, credo della mia età.
“Si, sono io. Tu saresti?” è un po’ più alta di me, ma ha un’aria molto più sofisticata, proprio all’inglese.
“Sono Jessy Styles. Ma chiamami Jess. Mia mamma, la preside, mi ha detto che sei nuova a scuola e se potevo venirti a prendere”
“Piacere” le rispondo cercando di essere il più cortese possibile.
“Hai già preso le valigie?”
“Ehm no.. Non ho la minima idea di dove siano andate a finire”
“Pff americani. Vieni sono di qua le tue valigie” finalmente riesco ad appropriarmi di nuovo della mia amata valigia. Ci avviammo alla macchina, che evidentemente era di Jess. Le strade di Londra erano fantastiche, totalmente diverse da quelle che ero abituata a vedere. Da quello che riuscii a notare, io e Jess eravamo due persone totalmente differenti. Indossava la divisa scolastica e aveva i capelli  lisci e biondi, lasciati sciolti; a differenza di me che indossavo una minigonna cortissima e un paio di stivali marroni che arrivavano ai ginocchi.
“E quindi tu sei di qui?” il silenzio mi metteva in imbarazzo.
“Si, è da quando ho dieci anni che vado in questo college.. Te invece che hai fatto per farti mandare qui?” bella domanda.
“E’ complicato da spiegare, però ho combinato un casino con la mia matrigna, e papà mi ha spedita qui” una punizione peggiore di questa, non poteva esserci. Qualsiasi ragazza avrebbe pagato oro per essere al mio posto, ma papà sapeva quanto odiavo stare lontana da casa, e questa gli era sembrata una punizione appropriata alla situazione.
“Oh, sembra interessante, ricordati che qui ci sono delle regole ben precise” ecco ci mancavo solo questo e poi siamo apposto.
“La terza, niente cellulari, tutte le sere passa Magda a controllare le camere per verificare che sia tutto apposto; la seconda, è assolutamente vietato rispondere male a qualche professore, o collaboratore dell’istituto; e la prima, guai se ti fai beccare con un ragazzo” cosa non infrangevo io di queste regole?? Nessuna. Bene, sarebbe stato più facile farmi espellere.
A quanto pare, la scuola distava pochissimo dall’aeroporto, perché il tempo di fare due chicchere che eravamo già arrivate. C’era un piccolo parcheggio per chi magari non restava a dormire nell’istituto e andava a casa. Jess mi fece attraversare un paio di corridoi, finche non mi ritrovai davanti a una sfilza di porticine.
“Tieni” mi porse una chiave “la nostra è la numero 27, appena hai finito di sistemare le tue cose vai in segreteria che ti daranno tutti gli orari delle lezioni”
“Devo condividere la stanza con qualcuno?!” non avevo intenzione di farlo, perché dovevo, non l’avevo mai fatto con mio fratello, tantomeno con una persona che conosco da un’ora.
“Si, questo fa parte delle regole” regole, regole, regole, quante ce n’erano! In America non era assolutamente così! Mi fiondai subito nella mia stanza, anzi nella nostra camera, almeno avrei avuto un po’ di privacy. C’era un armadio microscopico e che per giunta dovevo condividere. Iniziai a sistemare le mie cose, con calma. Dopo aver sistemato tutto in maniera ordinata, era arrivato il  momento di andare in segreteria. Riattraversai i corridoi di prima, e non si sa con quale miracolo, la trovai.
“Mi scusi sono nuova, dovrei prendere gli orari delle lezioni” mi rivolsi a una signora cicciottella.
“Si, subito. Nome?”
“Emma. Emma Harper” la vidi scrivere il mio nome sul computer.
“Eccoli, allora ti auguro un buon anno in questo istituto” sarà bellissimo guardi, mai avuto un anno migliore in vita mia.
“Grazie” le dissi, risparmiando tutti i peggior discorsi che potevo farle su quanto sarebbe stato noioso quest’anno in questa scuola.
Non feci a tempo a girarmi che mi scontrai con un ragazzo. Appena le sue mani toccarono le mie, un brivido mi percorse tutta la schiena. Non mi era mai successo con nessun ragazzo, ero sempre stata io quella decisa a fare il primo passo, ma con Lui era diverso, non so come, ma era come se mi sentissi in imbarazzo. Casualmente, le sue mani erano finite sulle mie cosce scoperte dalla gonna, e non so come arrossi, cosa del tutto inappropriata a me. Ero io quella che metteva in imbarazzo gli uomini. E ora era il contrario. Gli spostai la mano, e con uno scatto mi alzai in piedi.
“Scusami, non ti avevo vista” il più bel sorriso che un ragazzo mi avesse mai fatto, due belle fossette si impadronirono del suo volto, con una mano si sistemò il ciuffo riccioluto che gli ricadeva sugli occhi, e che occhi. Due iridi verde smeraldo mi fissavano, non avevo mai visto un ragazzo così bello.
“Devo andare” perché lo avevo detto? Non volevo andarmene, volevo restare lì, mentre Lui fissava me e io fissavo Lui. I miei piedi si mossero senza comando, dandogli le spalle.
“Ci si vede in giro allora!” non gli risposi nemmeno, non ne avevo la forza. Attraversai nuovamente i soliti corridoi e entrai nella mia stanza. Avevo un’aria totalmente diversa, non so come, ma per la prima volta da dopo la morte di mamma, mi sentivo piena, felice. E a quanto pare questa cosa, la notò anche Jess.
“Cos’è successo?? E’ da quando ti sono venuta a prendere all’aeroporto che non fai un sorriso, e proprio ora, eccolo qui” feci finta di non averla sentita, non avevo il coraggio di risponderle.
“E dai, guarda che sono una persona normale!”
“Un ragazzo” le parole mi uscirono dalla bocca immediatamente, come se non fossi stata io a dirle.
“Bene, vedo che anche te non hai il cuore di ghiaccio” io?? Emma Harper??
“Chi è?” continuò Jess.
“Non lo so” questo era vero, non avevo la più pallida idea di chi fosse.
“A me puoi dirmelo”
“Jess davvero non so chi sia, stavo venendo via dalla segreteria e mi sono scontrata con Lui, ma non ci siamo presentati” sentii una vibrazione di un cellulare, andai a controllare, ma non era il mio.
“E’ il tuo?” gli chiesi, avevo diritto anche io ad un po’ di interrogatorio.
“Si è mio fratello” quindi aveva un fratello, almeno una cosa in comune l’avevamo.
“Anche lui a scuola qui?”
“Si siamo gemelli, e anche lui è all’ultimo anno”
“Un momento, ma i cellulari non sono vietati qui?”
“Mica solo voi americani infrangete qualche regola”
“Ora si che mi piaci decisamente di più” scoppiammo entrambe in una fragorosa risata.
“Si però dobbiamo stare attente a non farcelo beccare, altrimenti ce lo restituiscono alla fine dell’anno” sarei stata attenta, come sempre d’altronde, almeno con il cellulare, avrei potuto avere un po’ di svago e sentirmi con Sam.
Magicamente mi ritornò alla mente Lui. Quelle fossette che qualche minuto fa mi hanno fatto venire un tuffo al cuore, e i suoi occhi, capaci di trasmettere emozioni anche senza parlare. La sua mano che toccava le mie gambe, solo dio sa quante gambe avesse toccato, di sicuro non solo le mie. I suoi capelli che si sistemava ogni secondo con quelle dita lunghe, o con un movimento della testa. La sua voce calda e roca, era qualcosa di indescrivibile. Ma perché sto ancora pensando a lui?


 

Hemmy’s Corner

Grazie a tutte per le quattro recensioni al primo capitolo, e a chi ha messo la storia fra le preferite/ricordate/seguite. Questo è il secondo capitolo *capitan ovvio* si inizia a conoscere Jess e il misterioso Lui; tranquille Emma scoprirà il suo nome prima o poi, e magari qualcuna di voi ha già capito di chi si tratta. Ho cercato di aggiornare il prima possibile, ed eccovi servite. Fatemi sapere cosa ve ne pare :’) <3
                                                              Hemmy <3




  
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