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Autore: iusip    22/02/2007    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se le cose fossero andate in modo diverso, la notte in cui Kaori si traveste per uscire con Ryo? Si tratta di una rivisitazione in chiave moderna della puntata...spero vi piaccia! Sarà breve, altri due capitoli al massimo. Il titolo deriva da un libro che ho dovuto studiare per un esame: Fedra, variazioni sul mito. Ecco gli effetti allucinogeni dell'università....un bacione, buona lettura!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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11 febbraio



h. 21:00



“Allora…dove ti piacerebbe andare?”

La voce di Mick mi riscuote dai miei pensieri.

È da un po’ che camminiamo senza parlare, mano nella mano.

Mi sento bene con lui.

Mi sento amata, desiderata, protetta.

Già, peccato che tu lo ami solo come un fratello.

Vi succede mai, a volte, di sentire nelle orecchie una vocina, che attribuite alla vostra coscienza?

Ecco, in questo momento la sento pure io.

E quello che mi sta dicendo non mi piace per niente.

Chi ha detto che le cose non possano cambiare?

La gente ama, poi gli amori finiscono, ma nonostante ciò si torna ad amare persone diverse.

Dove sta scritto che la mia vita debba essere consacrata ad un uomo insulso di nome Ryo Saeba?

Stringo più decisamente la mano di Mick.

Quel pizzico di senso di colpa ancora permane, ma cerco di non pensarci, continuando la mia insensata recita.

“Non saprei….non ho molto tempo però…a mezzanotte devo andare via…”

“Cosa?A mezzanotte hai detto? E perché?”

“Sai…le verità è che io…sono scappata di casa. La mia è una famiglia ricca e facoltosa, sono sempre stata abituata a vivere sotto una campana di vetro. Subito dopo la mezzanotte lascerò il Giappone, per andare a studiare all’estero. Così hanno voluto i miei genitori.”

Mento spudoratamente, girandomi di spalle.

Ho paura che il mio viso mi tradisca.

“Però mi piacerebbe trascorrere un po’ di tempo da ragazza normale, facendo le cose che fanno le ragazze comuni, insomma. Per una notte, una notte soltanto...voglio dimenticare ciò che sono e provare a cambiare il mio destino….”

Il che, riflettendoci bene, non è del tutto falso.

Mick mi sorride, prendendomi nuovamente per mano.

“C’è una fiera in città, vicino al tempio. Ti va di andarci?”

Spalanco la bocca, genuinamente felice.

Non ho bisogno di fingere questa volta, le fiere mi sono sempre piaciute.

“Certo che mi va!Io adoro le fiere!!”

Lui mi guida, io lo seguo fiduciosa, mentre i rumori e le luci tipiche delle fiere si fanno sempre più vicine.

Voci di bambini, giostre, montagne russe, tiri a segno, musica, luci, colori.

Mi guardo attorno, quasi smarrita.

Da quanto tempo non andavo ad una fiera?

“Io sono un asso del tiro a segno, sai?”

Mick mi fa l’occhiolino, e io di certo non dubito delle sue parole.

Mi trascina verso la bancarella di tiro a segno più vicina, chiedendo un fucile con una cartuccia da quaranta pallini.

Sono tutti centri, quaranta su quaranta, e i bambini radunati attorno a lui lo guardano con un misto di rispetto e di ammirazione.

Lui sorride a quei bambini, spiegando loro i trucchi per ottenere dei centri perfetti.

Pendono dalle sue labbra, fissandolo a bocca aperta.

Anche io lo fisso, ma il mio cuore è stretto in una morsa.

Se esiste un Dio dell’amore, in questo momento avrei voglia di ucciderlo.

Lui ha decisamente sbagliato, con le sue freccette.

Spalanco gli occhi, quando mi accorgo che Mick sta barcollando verso di me, il viso e la parte superiore del corpo interamente nascosti da un orsacchiotto gigante.

“Questo è per te!”

Sento la sua voce provenire da dietro il peluche, attutita dall’immensa mole di pelo che questo orsetto ha addosso.

E la sento ancora, quella dolorosa stretta al cuore.

Nonostante tutto sorrido, Mick è troppo buffo in questo momento.

Afferro l’orsacchiotto per un orecchio, trascinandolo, prendendo Mick a braccetto.

“Che ne dici di andare a ballare?”, gli propongo a bruciapelo.

“Seguro…vamos a bailar!”

Mi fa un inchino galante, e io non posso fare a meno di ridere.

In discoteca, io e Mick ci scateniamo sulle note della musica house.

È incredibilmente sciolto, non sospettavo che sapesse ballare così bene.

Poi le luci diventano più soffuse, e il dj annuncia il momento del guancia a guancia.

La musica si fa dolce, lenta, malinconica.

Mick mi tende la mano e nei suoi occhi riesco a leggere chiaramente una sorta di supplica.

Indecisa, afferro la sua mano e mi lascio guidare dal mio cavaliere.

Con il viso nascosto contro la sua spalla, decido di arrendermi all’evidenza dei fatti.

Questa serata è stata perfetta, questa musica è perfetta, Mick è perfetto.

Però non è lui che io cerco.

Non è lui che mi fa battere il cuore, che riesce a farmi incazzare anche senza parlare ma che riesce anche a farsi perdonare con un solo sguardo.

Non è lui che amo.

Non so con chi prendermela, se con Ryo, con me stessa, con il destino o con il Dio dell’amore.

Paradossalmente, io e Mick ci capiamo alla perfezione, ma non possiamo fare niente per evitare di soffrire, vittime inconsapevoli di un destino beffardo che ci ha resi così vicini, ma nello stesso tempo così lontani.

Vicini e lontani.

Io e Mick.

Mick e Ryo.

Io e Ryo.

È inutile, i miei pensieri corrono a lui, il mio sguardo vaga inquieto quasi aspettando di incrociare i suoi occhi scuri così profondi.

Quegli occhi che celano un passato doloroso, e l’incertezza di un presente che da un momento all’altro potrebbe non poter più diventare futuro.

Mi allontano da Mick, voltandomi di spalle.

“La mezzanotte è vicina…mi dispiace, ma devo andare. La mia nave mi aspetta al molo…”

“Ti accompagno.”

Mick non sembra arrabbiato, solo tanto rassegnato.

Mi dispiace Mick, mi dispiace, ma niente va come noi vorremmo, niente…

Camminiamo in silenzio, appena illuminati dalla luce fioca dei lamponi.

“Non so nemmeno come ti chiami…”

La mia mente è chiusa, immaginazione zero.

Non so cosa rispondere.

Sono stanca di recitare.

Mi volto e mi allontano lentamente da lui.

“Ah…ho capito chi sei…”

La voce di Mick è vicinissima.

Giro appena la testa, e me lo ritrovo davanti.

“Tu ti chiami Cenerentola, non è così? Proprio come Cenerentola a mezzanotte devi tornare te stessa, perché la magia svanisce…”

Già…la magia svanisce…

Il fischio di quella che non è la mia nave, e mai lo sarà, mi fa sobbalzare.

Guardo Mick.

“….la mia nave è in partenza, devo davvero scappare. Grazie per la bella serata, non la dimenticherò mai.”

Ed è vero.

Serberò per sempre il ricordo di questi splendidi attimi trascorsi con lui, turbati solo dall’ombra insistente ed insidiosa di un altro uomo, che entrambi conosciamo benissimo.

Il primo dei dodici tocchi di un orologio a pendolo raggiunge le nostre orecchie, trasportato da un leggero venticello che rende questa serata ancora più malinconica.

“Mezzanotte…è il suono delle campane di addio…”

Le mani di Mick si poggiano sulle mie spalle, dolcemente costringendomi a voltarmi verso di lui.

I nostri volti sono vicinissimi, e prima che possa realizzare cosa sta succedendo le sue labbra calano sulle mie.

Con un attimo di ritardo realizzo che Mick mi sta baciando.

Tuttavia, non è un bacio passionale.

È un semplice sfiorarsi di labbra, triste e malinconico come tutta la serata.

È un bacio d’addio.

Mi libero dalla sua stretta senza che lui opponga resistenza.

“Addio, Kaori..”, sussurra.

Mi volto e comincio a correre, mentre le lacrime mi rigano le guance, sciogliendo il trucco che Eriko mi ha sistemato con tanta pazienza e maestria.

Lui aveva capito tutto fin dall’inizio.

E sapeva anche che era Ryo che io stavo aspettando, nel locale.

E che è lui che amo.

Eppure…

Mi ha retto il gioco, solo per cercare di non farmi pensare a Ryo, per una notte soltanto.

Chissà se si è reso conto che per me è impossibile, non pensare a lui.

Mi è entrato nel sangue, sotto la pelle.

È il mio pensiero fisso, il mio sogno ricorrente.

Peccato che lui non ricambi.

Vado a casa, ho solo bisogno di dormire, adesso.

Mi strucco, mi tolgo il vestito e lo nascondo assieme alla parrucca.

Non che ce ne sia bisogno, Ryo non mi ha nemmeno notata, in quel locale.

Non aveva occhi che per la sua mora.

Adesso saranno assieme, a divertirsi da qualche parte.

Il solo pensiero mi chiude la gola.

Mi lavo il viso e i denti.

Indosso il pigiama.

Ryo non è ancora tornato.

Ma stanotte non lo aspetterò.







Il prossimo sarà l'ultimo capitolo...fatemi sapere cosa ne pensate di questo, mi raccomando!Baci e grazie per i commenti
  
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