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Autore: Renegade94    09/08/2012    0 recensioni
Serena una ragazza come tante in cerca della vita perfetta, dell'amore perfetto, del luogo perfetto, ma soprattutto del sogno "imperfetto" da realizzare e a cui dedicare se stessa!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre detto di essere nata nel paese sbagliato. Negli ultimi anni mi immaginavo sempre più in un paesino dell’Inghilterra, amavo sin da piccola quel luogo. Avevo imparato ad amarlo attraverso i libri di scuola, quelli di inglese dove in ogni pagina colorata di verde o blu c’erano foto di tipi fighi con lo zaino sulle spalle e 10 libri in mano. In effetti non ho mai capito perché tenessero i libri in mano e lo zaino sulle spalle, bah, dettagli. Comunque fatto sta che io volevo essere una di loro, non una di quelle sulle foto, col sorriso finto, intendiamoci, volevo vivere lì. Volevo svegliarmi la mattina in una villetta con giardino, di quelle col vialetto fino alla strada senza cancelli o antifurti, perché vivi in un paesino dove si conoscono tutti e non hai bisogno di protezioni o roba simile. Volevo svegliarmi col rumore della bicicletta del ragazzo col giornale e col profumo del caffè pronto, che non bevo e che non ho la più pallida idea di chi l’abbia fatto…
Comunque era quella la vita che sognavo ma alla fine tutto si risolveva a uno sbuffo di fumo e al ritorno alla realtà, ecco chi ero io un’idiota italiana senza uno straccio di possibilità. Oxford, Londra, Inghilterra, Oceano Atlantico, e chi più ne ha più ne metta, erano tutti fuori dalla mia portata. Per cui mi richiudevo in camera e sognavo, infilando la testa nei libri fantasy che la maggior parte degli esseri viventi non conosceva, oppure ascoltando musica di gente che ugualmente non conosceva nessuno.
“…..renaaaaa…” La voce di mia madre dalle scale, che chiamava il mio nome, che avevo sentito solo a metà, mi riportò alla realtà. Richiusi il libro di storia con un tonfo.
“Adesso scendo” Urlai da sopra, lanciai il libro sul letto e scesi con un salto dal davanzale della finestra, adoravo sedermici per leggere o ascoltare musica, una volta sognavo di suonare la chitarra la sopra. Sospirai guardandola lì in un angolo a fare da bomboniera. L’avevo “rubata” a mio fratello che ormai non la usava più da quando aveva seguito mio padre nel suo bell’ufficio, mi ero ripromessa di imparare ma da sola non potevo  e le lezioni costavano troppo. Altro obiettivo rimasto nella nuvoletta. Aprii la porta  scesi le scale ovviamente c’era solo mia madre, i miei avevano divorziato quando avevo 10 anni adesso ne avevo 17 e vivevo nella stessa casa ma da sola con mia madre. Mirko, mio fratello si era trasferito da mio padre che lo aveva trasformato in uno come lui, strafottente e che pensa solo a quell’ufficio del cazzo. Scesi in cucina e vidi mia madre ai fornelli, nel frattempo che lei terminava di cucinare. io apparecchiai la tavola e mangiammo in silenzio con sottofondo uno squallido telefilm americano, e per di più doppiato uno schifo, che nessuna delle due guardava. Una volta terminato di cenare lei si accese una sigaretta e io sparecchiai lasciando i piatti sporchi nel lavandino.
“Mà, finisci tu? Ho ancora un sacco di roba da studiare per il compito di domani.” Chiesi speranzosa, dato che il libro aperto che avevo prima era solo per auto convincermi che stessi studiando.
“Si Serena, vai, faccio io.” Disse senza espressione e si avvicinò al lavandino, io sospirai e risalii le scale. Mia madre non era sempre così anzi era la mia migliore amica troppo cresciuta,sapeva farmi ridere tantissimo e rideva alle mie stupidate, a volte insieme doppiavamo i film che non ci piacevano e li facevamo diventare dei comici. In questo senso avevo un futuro nel mondo del doppiaggio. Ma quella sera era diverso era il 10 marzo, giorno in cui mio padre la lasciò ufficialmente per mettersi con una di 10 anni più giovane, si il numero 10 è quello che si può definire “numero sfortunato”.  Mi fiondai su letto a pancia in giù e aprii il libro di fronte a me. Nemmeno il tempo di leggere la prima riga che mi squillò il cellulare. Mi allungai dal letto  alla scrivania per prenderlo ma l’unico risultato fu il mio culo spiaccicato a terra.
“Mapporca…” Esclamai con un ghigno e mettendomi in ginocchio e allungando il braccio sulla scrivania per prendere il cellulare che ancora squillava, guardai chi fosse e poi risposi.
“Pronto merdina, che vuoi?”  Era la mia migliore amica, Lia, la mia merdina in pratica.
“ Nervosette??”
“Si, per colpa tua sono finita col culo per terra!”
E lei dall’altra parte non la smetteva di ridere.
“ Quando hai finito mi avvisi??”
“Scusa, scusa, non rido più. Che facevi?”
Alzai gli occhi al cielo intanto che mi risedevo sul letto.
“Quello che dovresti fare anche tu. Studiavo storia!”
“Studiavi che?”
“Oh ma sei rincretinita? Domani abbiamo la verifica di storia”
“ Mi sa che la rincretinita sei tu, la prof l’ha scritto sul gruppo di Facebook che domani non viene.”
“ Oh certo, e io lo vedevo col cazzo dato che non ho la connessione, sbaglio o ti avevo detto di aggiornarmi sulle novità??”
“OPS!”
“Ops un cazzo, mi hai fatto stare chiusa in camera tutto il giorno!”
“Scusa” Sembrava davvero dispiaciuta ma mi divertiva quando si sentiva in colpa.
“Mavvaffanculo!”
“ Eddaiii”
Scoppiai a ridere e lei: “Oh ma lo sai che sei stronza?”
“Naah dai solo un po!”
“Senti è tardi se vengo da te? Mi rompo a casa.”

“No, facciamo così, vengo io da te, mia madre è incazzata nera stasera.”
“Se vuoi puoi restare a dormire”
“ Va bene glielo dico e arrivo. Ci vediamo tra una ventina di minuti!”
“Ok  a dopo”

Riattaccai e scesi, mia madre era in salotto sdraiata sul divano, al buio, con l’ennesima sigaretta in bocca.
 “Mamma” la chiamai e lei si voltò segno che mi stava ascoltando. “Lia mi ha invitato a dormire da lei, posso andarci?”
“Vai dove ti pare” Uhuh, quando risponde così è proprio meglio scappare. Si mise a sedere e accese la luce.
“Vuoi che ti accompagni? E’ tardi.”
Feci spallucce.
“ Se ti va”.
“Ok vatti a preparare”
Annuii e risalii sopra, presi la borsa della scuola e il borsone dove avevo infilato pigiama spazzolino e i vestiti per l’indomani a scuola. Scesi e mia madre era ancora sul divano, senza sigaretta stavolta, adesso che la guardavo bene aveva gli occhi rossi, dopo sette anni ancora non era riuscita ad andare avanti e questa era la cosa più triste. Salimmo in macchina e in pochi minuti eravamo a casa di Lia.
“Non fare troppo tardi” Mi disse dandomi un bacio nei capelli.
“No tranquilla domani ho scuola” Lei fece un sorriso forzato e mi lasciò andare. Io bussai alla porta di casa di Lia e quando sentii aprire dall’interno feci “il pollice in su” a mia madre che riaccese il motore e ripartì.
Ad aprirmi la porta non fu Lia, ma il ragazzo più figo dell’universo….






 
Salve gente, Allora volevo dirvi che questa storia l'ho scritta di getto per cui non so come continuerà ne cosa succederà.
Anche se volessi non posso dare nessun anticipazione. 
Spero che almeno un pochino vi piaciucchia perchè se no mi sentirei davvero in imbarazzo a pubblicare una cosa che non si fila nessuno.
Conclusione? Se recensite e mi dite che ne pensate e soprattutto se devo contunuarla oppure bruciarla e gettarmi da un ponte, mi farebbe taaanto piacere ù.ù 
E vabbeh poi boh, ciao! ù.ù
  
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