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Autore: Lizzyluna    23/02/2007    3 recensioni
Lo scontro finale si avvicina...ma Harry non è solo: quattro improbabili alleati combatteranno al suo fianco!
I personaggi più odiosi della storia di Hogwarts per la prima volta insieme...dalla parte dei buoni! Cosa succederà?
Genere: Azione, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Dolores Umbridge, Harry Potter, Peter Minus, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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6-Rischio!

I Mangiamorte si Materializzarono uno dopo l’altro nella grande sala del refettorio, pronti al comando del loro tenebroso signore: sagome scure fluttuarono come ombre sugli antichi pavimenti di pietra, presero posto intorno al lungo tavolo di legno e sedettero silenziosamente, in attesa.
“Ehm…cosa facciamo questa sera, Oscuro?” chiese Lucius Malfoy in tono incerto.
“Quello che facciamo tutte le sere, Lucius: tentare di conquistare il mondo!” rispose Lord Voldemort.
Sulla stanza calò un silenzio sepolcrale, rotto da qualche lieve sospiro.
Dopo la partita, naturalmente!” precisò l’Oscuro rassegnato.
L’umore dei Mangiamorte migliorò di colpo. “E vai!” esclamò Dolohov. “Finale di Coppa, stiamo arrivando! Chi ha i pop corn?”
“Grazie, Oscuro!” disse Rowle. “È proprio un incontro imperdibile…Holyhead Harpies contro Blackpool Phantoms, roba da far tremare i polsi! Non sapevo che fosse appassionato di Quidditch…pensa che Lee Harper giocherà? Certo, è un rischio con quella botta al polso, però è il miglior portiere del campionato…oppure l’allenatore potrebbe far entrare il giovane Chambers, dicono che se la cavi bene”
“Certo, certo, è possibile…” borbottò Voldemort, che in cuor suo si augurava che Lee Harper si fratturasse una gamba dopo due minuti di partita (possibilmente cascando addosso al giovane Chambers e provocandogli un trauma cranico). “Ma toglimi una curiosità: come fate a guardare la partita? Usate la Legilimanzia? Vi Materializzate in curva sud con i vostri bei mantelli neri, magari srotolando uno striscione con la scritta: Siamo Mangiamorte, arrestateci?”
“Ma no! Abbiamo preso ispirazione dai Babbani ed ecco il risultato!” rispose orgogliosamente Rowle indicando una sfera di pietra posata su un tavolino.
“Cos’è, la cena di stasera? Conoscendo Goyle mi aspetto anche questo!” esclamò l’Oscuro.
“No, è una sfera magica, stia a vedere...remota revelio!”.
Colpita leggermente con la bacchetta, la sfera s’illuminò all’istante e all’improvviso la stanza si riempì del frastuono di migliaia di persone, mentre la superficie curva si popolava di minuscole figure svolazzanti in divisa da Quidditch ed una voce lontana, ma perfettamente udibile diceva: “...il pubblico in trepidante attesa del fischio d’inizio. Ecco le Harpies capitanate da Gwenog Jones che raggiungono il centro del campo...”
“Non male, vero?” chiese Rowle, evidentemente compiaciuto. “Non sarà il maxischermo, ma chi si accontenta gode!”
“Geniale!” commentò Voldemort, sperando che l’intera squadra delle Harpies fosse falciata da un attacco di dissenteria. “Ora, prima che decida di Cruciarvi tutti, filate a vedere quella dannata partita e lasciatemi in pace, chiaro?”
I Mangiamorte non se lo fecero ripetere due volte: si riunirono in un angolo della stanza, trasfigurarono alcune sedie in un divano e si piazzarono davanti alla sfera con tanto di sciarpe, panini e noccioline. Fenrir, che di Quidditch non capiva un’emerita mazza, partì per un giro di ricognizione insieme alla sua pattuglia e Avery fu spedito alla porta principale a fare la guardia per tutto il primo tempo. “Ma non c’è il primo tempo nel Quidditch!” protestò lui sconcertato.
“Sciocchezze...quando finisce ti chiamiamo noi!” ribatté Malfoy trascinandolo fuori.
Rodolphus Lestrange fu l’unico a non unirsi all’eccitazione generale: si sedette in disparte accanto a Bellatrix e rimase ad osservare le squadre che si schieravano.
“Qualche problema, Dolphus?” chiese Macnair offrendogli una Burrobirra.
“Non sono tranquillo…sarà prudente abbassare la guardia?” mormorò Lestrange.
Il boia rise: “Ma sì…tanto chi vuoi che sia così scemo da attaccarci?”

La palude che circondava l’abbazia era immersa nella nebbia: una nebbia densa, bianca, fluttuante che nascondeva alla perfezione cinque sagome che avanzavano in direzione di un boschetto di alberi spogli e cespugli scheletrici, trasportando qualcosa di molto voluminoso. Sui loro mantelli celesti campeggiava lo stemma dell’Ordine della Pernice, una pernice sormontata da due bacchette incrociate.
“Eccoci qui!” esclamò Piton posando la cassa di legno che teneva sottobraccio. “La Cooman aveva ragione, questo è il momento giusto...avranno diminuito la sorveglianza, neppure gli Auror se ne vanno in giro, quando c’è la finale di Coppa”
“La partita!” esclamò Allock dandosi una manata sulla fronte. “Porca miseria, la perderemo!”
E quindi” proseguì Piton con un’occhiata storta, “dovremmo avere l’effetto sorpresa dalla nostra parte; se non combiniamo pasticci gli saremo addosso prima che riescano a dire ‘Potter’...cosa altamente improbabile ma, lo ammetto, non impossibile. Tutti pronti?”
“Prontissimi! All’atta...” gridò Allock, ma il suo entusiasmo fu subito smorzato dalla mano di Piton, che lo afferrò per il colletto.
“Non adesso, Gilderoy! Se vogliamo avere una seppur minima possibilità, dobbiamo sbarazzarci dell’Horcrux prima di entrare lì dentro!”
“Hai ragione, Severus!” ammise la Umbridge. “Ma come possiamo fare? Questa volta si tratta di un serpente, un essere che si muove...come facciamo a trovarlo?”
“Questo non è un problema!” rispose l’ex professore. “Nagini esce tutte le sere a questa ora, per andare in cerca di prede. Dobbiamo attirarla qui e tenderle una trappola, ma abbiamo bisogno di un’esca...” e qui il suo sguardo acuto e indagatore si soffermò su uno dei compagni.
“Ehm, Severus...” esclamò Minus nervosamente, “perché mi guardi così?”

“Ma Severus...è una follia, una missione suicida!” protestò Minus.
“Volevi un’occasione per riscattarti, no? Bene, eccoti servito!” replicò sbrigativo Piton.
“Ma perché proprio io? Il mio posto è in battaglia contro i Mangiamorte, non nella pancia di un serpente!”
“Mi dispiace, ma credo che ti tocchi: solo tu hai il...fisico giusto, che io sappia”
“È rischioso...potrei davvero rimetterci la pelle!”
“Beh, vorrà dire che morirai da eroe!” concluse Piton implacabile. “Forza, Peter...so che non sei un codardo e questo è il momento per dimostrarlo!”
Minus sospirò di fronte a quell’ultima affermazione; si sfilò il mantello, gettandolo alla Umbridge, e fissò Harry come se volesse imprimersi il suo viso nella memoria. “Mi raccomando...se non dovessi farcela ricorda quello che ti ho detto!” esclamò, e prima che Harry potesse augurargli buona fortuna svanì con un piccolo schiocco; al suo posto comparve un topolino grigio che si mise a correre verso la palude.
“Stiamo pronti!” sussurrò Piton. “Io e Potter ci nasconderemo dietro quei grossi massi, voi due sceglietevi un cespuglio; il primo che si trova abbastanza vicino al bersaglio spara! Tutto ok?”
“Si vince l’orsacchiotto?” volle sapere Allock; Piton lo premiò con un pugno in testa, prontamente imitato dalla Umbridge.
“Fammi un favore e taci, Gilderoy. E adesso, al riparo!”

L’attesa fu lunga e snervante: dieci minuti...quindici...mezz’ora...un giorno intero. Lo stupido orologio di Harry si ostinava a ripetere che in realtà erano trascorsi solo cinque minuti (una sciocchezza, naturalmente), così il piccolo mago smise di guardarlo in continuazione e si concentrò su un ragnetto che stava facendo alpinismo sul cappuccio di Piton.
Era talmente concentrato che quasi non sentì il lieve fruscio dell’erba al di là del suo nascondiglio; un’esclamazione del suo compagno lo riportò di colpo alla realtà e lo indusse a sbirciare tra le rocce in tempo per vedere in lontananza qualcosa di piccolo e peloso che schizzava verso il nascondiglio di Allock, inseguito da un enorme serpente.
“La vedo, Severus!” sussurrò Allock eccitato. “Devo usare il...come si chiama...Avana Katana?”
Harry si accasciò con un sospiro sconsolato e rimase impotente ad osservare il piccolo roditore che zigzagava tra gli steli d’erba secca, cercando di sfuggire al suo cacciatore; era quasi vicino al cespuglio, ormai...e dunque perché quel mago da strapazzo ci metteva tanto?
“Muoviti, Gilderoy!” sibilò Piton stringendo i pugni.
“Sì, un momento!” borbottò Allock. “Vediamo, com’era? Ehm...forse pacificus fanalus...no, prolificus ditalus...per Merlino, la memoria mi fa brutti scherzi!”.
Nel frattempo il topino continuava a scappare, sempre più affaticato: ormai le zanne del rettile scattavano pericolosamente vicine alla sua coda...e fra poco lo avrebbero raggiunto.
“Professore, faccia qualcosa!” pregò Harry.
“Non posso, Potter, rischio di colpire quell’idiota...anche se non sarebbe una cattiva idea” replicò Piton. “Potter...stai giù, che diavolo fai?”
Harry non badò alle proteste dell’uomo e si tuffò fuori dal nascondiglio con la bacchetta in pugno. “Ferma, lascialo stare!” esclamò senza riflettere. Nagini, sul punto di sferrare l’ultimo assalto alla preda, si bloccò di colpo e sollevò il capo, fissando il ragazzo con insolenti occhi gialli. “Trovati un altro spuntino, quattrocchi!” sibilò sprezzante preparandosi ad attaccare, ma quella distrazione le fu fatale: Piton si portò rapidamente alle spalle di Harry e scagliò un Avada Kedavra nel momento stesso in cui la Umbridge, che si trovava ad una certa distanza dal serpente, lanciava un Incantesimo di Congelamento. Nagini si trovò presa in mezzo ai due incantesimi e non ebbe scampo: ci fu un accecante lampo verde menta seguito da uno schiocco e meno di un secondo dopo il serpente cadde a terra stecchito.
“Uff...appena in tempo!” esclamò la Umbridge asciugandosi la fronte con un fazzoletto di pizzo. “Stai bene, Peter?”
“Sì, grazie al cielo!” rispose Minus emergendo da un mucchio di rami secchi. “Senza Harry avrei fatto una brutta fine, temo...mi hai salvato la vita un’altra volta, giovane Potter!”
Harry sorrise imbarazzato. “Non è stato solo merito mio...e poi anch’io avevo un debito da saldare, Codaliscia!”. Il mago più anziano sorrise a sua volta, e fu un sorriso bellissimo: quello di una riserva che ha appena segnato il punto della vittoria.
“Gli abbracci e le strette di mano teneteli per dopo!” intervenne Piton. “Adesso ci servirà del tempo per prepararci all’assalto e dobbiamo fare in modo che i Mangiamorte non sospettino quello che sta per piombargli addosso. Devono credere che Nagini sia ancora viva, dunque ci servirà un altro ser...”
“Questo lo so fare anch’io, collega” lo interruppe Allock. “Serpensortia!”.
Dalla punta della bacchetta di Allock scaturì un grosso serpente di colore scuro, che si volse sibilando verso il suo creatore con l’evidente intenzione di azzannarlo ad una gamba; Piton si affrettò a pietrificarlo (piuttosto a malincuore, secondo Harry) e si chinò per esaminarlo più da vicino, mugugnando qualcosa su maghi dal cervello di gallina che tengono a mente solo gli incantesimi più idioti.
“Beh, che ve ne pare?” chiese Allock orgoglioso. “Non è un gran bel rettile? Si vede che è opera mia!”
“Non c’è male, Gilderoy, ma non è proprio identico” osservò la Umbridge. “Vedi, manca una macchia qui sul muso...”
“Beh, rimedio subito!” rispose il mago con un sorriso smagliante. “Nessuno ha un indelebile nero?”

L’operazione di camuffamento, agevolata da un pennarello sbucato dalla tasca di Harry (che fornì a Piton altri argomenti per le sue battute sarcastiche sul vandalismo dei Grifondoro), si concluse con successo e il falso Horcrux fu liberato e spedito dal suo presunto padrone. I membri dell’Ordine si raggrupparono intorno al loro arsenale, con il volto teso e concentrato; Piton tolse il coperchio alle casse ed estrasse un sacchetto pieno d’oggettini tondi, scatole di Caccabombe, bucce di banana ed una notevole quantità di fuochi d’artificio. “È giunto il momento!” esclamò battendo il pugno sulla cassa più grande. “Ci giochiamo tutto in una manciata di minuti, con un margine d’errore inesistente: se sbagliamo, potremmo non avere una seconda possibilità. I nostri avversari non sono tanto astuti quanto spietati, ma sottovalutarli sarebbe uno sbaglio fatale, probabilmente l’ultimo della nostra vita...e nel caso non l’avessi capito, Potter, sto parlando soprattutto con te”
Harry ignorò l’insinuazione. “È un errore che non intendo commettere!” affermò deciso. “So cosa devo fare, non si preoccupi, professore”
“Non sono preoccupato, Potter” rispose inaspettatamente Piton. “Sono con te...”
Il giovane mago lo fissò a bocca aperta: quelle erano parole di Silente...ma allora Piton si fidava di lui?
“...quindi, dati i precedenti, mi definirei piuttosto terrorizzato” completò l’ex professore. “Forza, Peter, tocca a te”
Minus rispiegò brevemente il piano ideato la sera prima e si occupò di distribuire a ciascuno gli oggetti che avevano portato: affidò il sacchetto alla Umbridge, consegnò a Harry un corno pieno di polvere e un paio di Spettrocoli appositamente modificati e tenne per sé una fionda ed una scorta di Caccabombe, mentre Piton prese in consegna un notevole quantitativo di Polvere Solleticante per ogni evenienza. L’equipaggiamento fu completato con Guanti Scudo, una manciata a testa di fuochi d’artificio ed una spruzzata di Colonia Antivampiri per non farsi cogliere impreparati.
“Bleah, che odoraccio!” esclamò Harry arricciando il naso. “Aglio e rose...mai sentito nulla di più vomitevole!”
“Se vuoi farti mordere accomodati pure, Potter!” rispose Piton estraendo un Omniocolo e scrutando la porta dell’abbazia. “Dissennatori in posizione, tutto come previsto. Ehm, Gilderoy...ti andrebbe di star qui e guardarci le spalle?”
“E perché mai, Severus? Non le trovo molto interessanti...una bella battaglia mi attira di più!” replicò allegramente Allock.
Gli occhi del mago dai capelli neri s’incupirono pericolosamente e per un secondo Harry temette il peggio, ma Piton riuscì miracolosamente a controllarsi. “Bene, allora tieni questo e non farlo cadere!” esclamò piazzando in mano al compagno il sacchetto di bucce di banana. “Ed ora fuoco alle polveri, ragazzi...è il momento di entrare in pista!”.



La battaglia ha inizio! Ormai un solo pensiero occupa le menti dei nostri eroi: “Ma perché i vampiri odiano l’aglio? Non potevano detestare le fragole, per la miseria?”.
E naturalmente la solita, amletica domanda: cos’ha Allock al posto del cervello?

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento: perdonatemi la frasetta poetica sul sorriso di Peter, vi confesso che mi sono quasi commossa a scriverla. In compenso tutto il resto è idiozia allo stato puro(specialmente il siparietto iniziale), quindi non rischio di cadere nel patetico.
A proposito di idiozia: nelle prime righe avrete sicuramente riconosciuto una battuta dei cartoni animati della Warner Bros (“Pinky and the Brain”, degli Animaniacs); l’originale naturalmente è: “Ehm…cosa facciamo questa sera, Prof?” “Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo: tentare di conquistare il mondo!”.
Mapi90: nell’aggiornamento dell’altra storia ho accumulato un ritardo abissale, quindi l’Avada Kedavra non mi sarà risparmiato. Prevedo di servirmi di Allock come scudo umano.
Il tuo compagno di classe sta meglio, adesso? No, perché se mi muoiono tutti i lettori è inutile che vada avanti a scrivere...
Treasterischi: che emozione, hai letto una mia fanfiction e ti è anche piaciuta! Spero che Mary non abbia la stessa idea...
Non ricordo dove ho beccato la storia di zio Voldie che ha paura del buio, forse su DiagonAlley.
Grazie a tutti, siete stati gentili a seguirmi fin qui.

P.S: ho aggiunto un'immagine al cap.4

   
 
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