6-Rischio!
I Mangiamorte si Materializzarono uno
dopo l’altro nella
grande sala del refettorio, pronti al comando del loro tenebroso
signore: sagome
scure fluttuarono come ombre sugli antichi pavimenti di pietra, presero
posto
intorno al lungo tavolo di legno e sedettero silenziosamente, in attesa.
“Ehm…cosa
facciamo questa sera, Oscuro?” chiese Lucius
Malfoy in tono incerto.
“Quello che facciamo tutte
le sere, Lucius: tentare di
conquistare il mondo!” rispose Lord Voldemort.
Sulla stanza calò un
silenzio sepolcrale, rotto da qualche
lieve sospiro.
“Dopo
la partita,
naturalmente!” precisò l’Oscuro
rassegnato.
L’umore dei Mangiamorte
migliorò di colpo. “E vai!”
esclamò
Dolohov. “Finale di Coppa, stiamo arrivando! Chi ha i pop
corn?”
“Grazie, Oscuro!”
disse Rowle. “È proprio un incontro
imperdibile…Holyhead
Harpies contro Blackpool Phantoms, roba da far tremare i polsi! Non
sapevo che
fosse appassionato di Quidditch…pensa che Lee Harper
giocherà? Certo, è un
rischio con quella botta al polso, però è il
miglior portiere del campionato…oppure
l’allenatore potrebbe far entrare il giovane Chambers, dicono
che se la cavi
bene”
“Certo, certo, è
possibile…” borbottò Voldemort, che in
cuor
suo si augurava che Lee Harper si fratturasse una gamba dopo due minuti
di
partita (possibilmente cascando addosso al giovane Chambers e
provocandogli un
trauma cranico). “Ma toglimi una curiosità: come
fate a guardare la partita? Usate
la Legilimanzia? Vi Materializzate in curva sud con i vostri bei
mantelli neri,
magari srotolando uno striscione con la scritta: Siamo
Mangiamorte, arrestateci?”
“Ma no! Abbiamo preso
ispirazione dai Babbani ed ecco il
risultato!” rispose orgogliosamente Rowle indicando una
sfera di pietra posata
su un tavolino.
“Cos’è,
la cena di stasera? Conoscendo Goyle mi aspetto
anche questo!” esclamò l’Oscuro.
“No, è una sfera
magica, stia a vedere...remota revelio!”.
Colpita leggermente con la bacchetta,
la sfera s’illuminò
all’istante e all’improvviso la stanza si
riempì del frastuono di migliaia di
persone, mentre la superficie curva si popolava di minuscole figure
svolazzanti
in divisa da Quidditch ed una voce lontana, ma perfettamente udibile
diceva: “...il
pubblico in trepidante attesa del fischio d’inizio. Ecco le
Harpies capitanate
da Gwenog Jones che raggiungono il centro del campo...”
“Non male, vero?”
chiese Rowle, evidentemente compiaciuto.
“Non sarà il maxischermo, ma chi si accontenta
gode!”
“Geniale!”
commentò Voldemort, sperando che l’intera squadra
delle Harpies fosse falciata da un attacco di dissenteria.
“Ora, prima che
decida di Cruciarvi tutti, filate a vedere quella dannata partita e
lasciatemi
in pace, chiaro?”
I Mangiamorte non se lo fecero
ripetere due volte: si
riunirono in un angolo della stanza, trasfigurarono alcune sedie in un
divano e
si piazzarono davanti alla sfera con tanto di sciarpe, panini e
noccioline. Fenrir,
che di Quidditch non capiva un’emerita mazza,
partì per un giro di ricognizione
insieme alla sua pattuglia e Avery fu spedito alla porta principale a
fare la
guardia per tutto il primo tempo. “Ma non
c’è il primo tempo nel Quidditch!”
protestò lui sconcertato.
“Sciocchezze...quando
finisce ti chiamiamo noi!” ribatté
Malfoy trascinandolo fuori.
Rodolphus Lestrange fu
l’unico a non unirsi all’eccitazione
generale: si sedette in disparte accanto a Bellatrix e rimase ad
osservare le
squadre che si schieravano.
“Qualche problema,
Dolphus?” chiese Macnair offrendogli una
Burrobirra.
“Non sono
tranquillo…sarà prudente abbassare la
guardia?”
mormorò Lestrange.
Il boia rise: “Ma
sì…tanto chi vuoi che sia così scemo
da
attaccarci?”
La
palude che circondava l’abbazia era immersa nella nebbia: una
nebbia densa,
bianca, fluttuante che nascondeva alla perfezione cinque sagome che
avanzavano
in direzione di un boschetto di alberi spogli e cespugli scheletrici,
trasportando qualcosa di molto voluminoso. Sui loro mantelli celesti
campeggiava
lo stemma dell’Ordine della Pernice, una pernice sormontata
da due bacchette
incrociate.
“Eccoci
qui!” esclamò Piton posando la cassa di legno che
teneva sottobraccio. “La
Cooman aveva ragione, questo è il momento giusto...avranno
diminuito la
sorveglianza, neppure gli Auror se ne vanno in giro, quando
c’è la finale di
Coppa”
“La
partita!” esclamò Allock dandosi una manata sulla
fronte. “Porca miseria, la
perderemo!”
“E
quindi” proseguì Piton con
un’occhiata storta, “dovremmo avere
l’effetto
sorpresa dalla nostra parte; se non combiniamo pasticci gli saremo
addosso
prima che riescano a dire ‘Potter’...cosa altamente
improbabile ma, lo ammetto,
non impossibile. Tutti pronti?”
“Prontissimi!
All’atta...” gridò Allock, ma il suo
entusiasmo fu subito smorzato dalla mano
di Piton, che lo afferrò per il colletto.
“Non
adesso, Gilderoy! Se vogliamo avere una seppur minima
possibilità, dobbiamo
sbarazzarci dell’Horcrux prima di entrare lì
dentro!”
“Hai
ragione, Severus!” ammise la Umbridge. “Ma come
possiamo fare? Questa volta si
tratta di un serpente, un essere che si muove...come facciamo a
trovarlo?”
“Questo
non è un problema!” rispose l’ex
professore. “Nagini esce tutte le sere a
questa ora, per andare in cerca di prede. Dobbiamo attirarla qui e
tenderle una
trappola, ma abbiamo bisogno di un’esca...” e qui
il suo sguardo acuto e
indagatore si soffermò su uno dei compagni.
“Ehm,
Severus...” esclamò Minus nervosamente,
“perché mi guardi così?”
“Ma
Severus...è una follia, una missione suicida!”
protestò Minus.
“Volevi
un’occasione per riscattarti, no? Bene, eccoti
servito!” replicò sbrigativo
Piton.
“Ma
perché proprio io? Il mio posto è in battaglia
contro i Mangiamorte, non nella
pancia di un serpente!”
“Mi
dispiace, ma credo che ti tocchi: solo tu hai il...fisico
giusto, che io sappia”
“È
rischioso...potrei davvero rimetterci la pelle!”
“Beh,
vorrà dire che morirai da eroe!” concluse Piton
implacabile. “Forza, Peter...so
che non sei un codardo e questo è il momento per
dimostrarlo!”
Minus
sospirò di fronte a quell’ultima affermazione; si
sfilò il mantello, gettandolo
alla Umbridge, e fissò Harry come se volesse imprimersi il
suo viso nella
memoria. “Mi raccomando...se non dovessi farcela ricorda
quello che ti ho
detto!” esclamò, e prima che Harry potesse
augurargli buona fortuna svanì con
un piccolo schiocco; al suo posto comparve un topolino grigio che si
mise a
correre verso la palude.
“Stiamo
pronti!” sussurrò Piton. “Io e Potter ci
nasconderemo dietro quei grossi massi,
voi due sceglietevi un cespuglio; il primo che si trova abbastanza
vicino al
bersaglio spara! Tutto ok?”
“Si
vince l’orsacchiotto?” volle sapere Allock; Piton
lo premiò con un pugno in
testa, prontamente imitato dalla Umbridge.
“Fammi
un favore e taci, Gilderoy. E adesso, al riparo!”
L’attesa
fu lunga e snervante: dieci minuti...quindici...mezz’ora...un
giorno intero. Lo
stupido orologio di Harry si ostinava a ripetere che in
realtà erano trascorsi
solo cinque minuti (una sciocchezza, naturalmente), così il
piccolo mago smise
di guardarlo in continuazione e si concentrò su un ragnetto
che stava facendo
alpinismo sul cappuccio di Piton.
Era
talmente concentrato che quasi non sentì il lieve fruscio
dell’erba al di là
del suo nascondiglio; un’esclamazione del suo compagno lo
riportò di colpo alla
realtà e lo indusse a sbirciare tra le rocce in tempo per
vedere in lontananza qualcosa
di piccolo e peloso che schizzava verso il nascondiglio di Allock,
inseguito da
un enorme serpente.
“La
vedo, Severus!” sussurrò Allock eccitato.
“Devo usare il...come si chiama...Avana
Katana?”
Harry
si accasciò con un sospiro sconsolato e rimase impotente ad
osservare il
piccolo roditore che zigzagava tra gli steli d’erba secca,
cercando di sfuggire
al suo cacciatore; era quasi vicino al cespuglio, ormai...e dunque
perché quel
mago da strapazzo ci metteva tanto?
“Muoviti,
Gilderoy!” sibilò Piton stringendo i pugni.
“Sì,
un momento!” borbottò Allock. “Vediamo,
com’era? Ehm...forse pacificus
fanalus...no, prolificus ditalus...per
Merlino, la
memoria mi fa brutti scherzi!”.
Nel
frattempo il topino continuava a scappare, sempre più
affaticato: ormai le
zanne del rettile scattavano pericolosamente vicine alla sua coda...e
fra poco
lo avrebbero raggiunto.
“Professore,
faccia qualcosa!” pregò Harry.
“Non
posso, Potter, rischio di colpire quell’idiota...anche se non
sarebbe una
cattiva idea” replicò Piton.
“Potter...stai giù, che diavolo fai?”
Harry
non badò alle proteste dell’uomo e si
tuffò fuori dal nascondiglio con la
bacchetta in pugno. “Ferma, lascialo
stare!” esclamò senza riflettere.
Nagini, sul punto di sferrare l’ultimo
assalto alla preda, si bloccò di colpo e sollevò
il capo, fissando il ragazzo
con insolenti occhi gialli. “Trovati
un
altro spuntino, quattrocchi!” sibilò
sprezzante preparandosi ad attaccare,
ma quella distrazione le fu fatale: Piton si portò
rapidamente alle spalle di
Harry e scagliò un Avada Kedavra nel momento stesso in cui
la Umbridge, che si
trovava ad una certa distanza dal serpente, lanciava un Incantesimo di
Congelamento.
Nagini si trovò presa in mezzo ai due incantesimi e non ebbe
scampo: ci fu un
accecante lampo verde menta seguito da uno schiocco e meno di un
secondo dopo
il serpente cadde a terra stecchito.
“Uff...appena in
tempo!” esclamò la Umbridge asciugandosi la
fronte con un fazzoletto di pizzo. “Stai bene,
Peter?”
“Sì, grazie al
cielo!” rispose Minus emergendo da un mucchio
di rami secchi. “Senza Harry avrei fatto una brutta fine,
temo...mi hai salvato
la vita un’altra volta, giovane Potter!”
Harry sorrise imbarazzato.
“Non è stato solo merito mio...e
poi anch’io avevo un debito da saldare,
Codaliscia!”. Il mago più anziano
sorrise a sua volta, e fu un sorriso bellissimo: quello
di una
riserva che ha appena segnato il punto della vittoria.
“Gli abbracci e le strette
di mano teneteli per dopo!”
intervenne Piton. “Adesso ci servirà del tempo per
prepararci all’assalto e
dobbiamo fare in modo che i Mangiamorte non sospettino quello che sta
per
piombargli addosso. Devono credere che Nagini sia ancora viva, dunque
ci
servirà un altro ser...”
“Questo lo so fare
anch’io, collega” lo interruppe Allock. “Serpensortia!”.
Dalla punta della bacchetta di Allock
scaturì un grosso
serpente di colore scuro, che si volse sibilando verso il suo creatore
con
l’evidente intenzione di azzannarlo ad una gamba; Piton si
affrettò a
pietrificarlo (piuttosto a malincuore, secondo Harry) e si
chinò per esaminarlo
più da vicino, mugugnando qualcosa su maghi dal cervello di
gallina che tengono
a mente solo gli incantesimi più idioti.
“Beh, che ve ne
pare?” chiese Allock orgoglioso. “Non è
un
gran bel rettile? Si vede che è opera mia!”
“Non
c’è male, Gilderoy, ma non è proprio
identico” osservò la
Umbridge. “Vedi, manca una macchia qui sul muso...”
“Beh, rimedio
subito!” rispose il mago con un sorriso
smagliante. “Nessuno ha un indelebile nero?”
L’operazione di
camuffamento, agevolata da un pennarello
sbucato dalla tasca di Harry (che fornì a Piton altri
argomenti per le sue
battute sarcastiche sul vandalismo dei Grifondoro), si concluse con
successo e
il falso Horcrux fu liberato e spedito dal suo presunto padrone. I
membri
dell’Ordine si raggrupparono intorno al loro arsenale, con il
volto teso e
concentrato; Piton tolse il coperchio alle casse ed estrasse un
sacchetto pieno
d’oggettini tondi, scatole di Caccabombe, bucce di banana ed
una notevole
quantità di fuochi d’artificio.
“È giunto il momento!”
esclamò battendo il
pugno sulla cassa più grande. “Ci giochiamo tutto
in una manciata di minuti,
con un margine d’errore inesistente: se sbagliamo, potremmo
non avere una
seconda possibilità. I nostri avversari non sono tanto
astuti quanto spietati,
ma sottovalutarli sarebbe uno sbaglio fatale, probabilmente
l’ultimo della
nostra vita...e nel caso non l’avessi capito, Potter, sto
parlando soprattutto
con te”
Harry
ignorò l’insinuazione. “È un
errore che non intendo commettere!” affermò
deciso. “So cosa devo fare, non si preoccupi,
professore”
“Non
sono preoccupato, Potter” rispose inaspettatamente Piton.
“Sono con te...”
Il
giovane mago lo fissò a bocca aperta: quelle erano parole di
Silente...ma
allora Piton si fidava di lui?
“...quindi,
dati i precedenti, mi definirei piuttosto terrorizzato”
completò l’ex
professore. “Forza, Peter, tocca a te”
Minus
rispiegò brevemente il piano ideato la sera prima e si
occupò di distribuire a
ciascuno gli oggetti che avevano portato: affidò il
sacchetto alla Umbridge, consegnò
a Harry un corno pieno di polvere e un paio di Spettrocoli
appositamente
modificati e tenne per sé una fionda ed una scorta di
Caccabombe, mentre Piton
prese in consegna un notevole quantitativo di Polvere Solleticante per
ogni
evenienza. L’equipaggiamento fu completato con Guanti Scudo,
una manciata a
testa di fuochi d’artificio ed una spruzzata di Colonia
Antivampiri per non
farsi cogliere impreparati.
“Bleah,
che odoraccio!” esclamò Harry arricciando il naso.
“Aglio e rose...mai sentito
nulla di più vomitevole!”
“Se
vuoi farti mordere accomodati pure, Potter!” rispose Piton
estraendo un
Omniocolo e scrutando la porta dell’abbazia.
“Dissennatori in posizione, tutto
come previsto. Ehm, Gilderoy...ti andrebbe di star qui e guardarci le
spalle?”
“E
perché mai, Severus? Non le trovo molto interessanti...una
bella battaglia mi
attira di più!” replicò allegramente
Allock.
Gli
occhi del mago dai capelli neri s’incupirono pericolosamente
e per un secondo
Harry temette il peggio, ma Piton riuscì miracolosamente a
controllarsi. “Bene,
allora tieni questo e non farlo cadere!” esclamò
piazzando in mano al compagno
il sacchetto di bucce di banana. “Ed ora fuoco alle polveri,
ragazzi...è il
momento di entrare in pista!”.
La battaglia ha
inizio! Ormai un solo pensiero occupa le menti dei nostri eroi:
“Ma perché i
vampiri odiano l’aglio? Non potevano detestare le fragole,
per la miseria?”.
E naturalmente la
solita, amletica domanda: cos’ha Allock al posto del cervello?
Spero che il capitolo
sia di vostro gradimento: perdonatemi la frasetta poetica sul sorriso
di Peter,
vi confesso che mi sono quasi commossa a scriverla. In compenso tutto
il resto
è idiozia allo stato puro(specialmente il siparietto
iniziale), quindi non
rischio di cadere nel patetico.
A proposito di
idiozia: nelle prime righe avrete sicuramente riconosciuto una battuta
dei
cartoni animati della Warner Bros (“Pinky and the
Brain”, degli Animaniacs);
l’originale naturalmente è:
“Ehm…cosa facciamo questa sera, Prof?”
“Quello che
facciamo tutte le sere, Mignolo: tentare di conquistare il
mondo!”.
Mapi90:
nell’aggiornamento dell’altra storia ho accumulato
un ritardo abissale, quindi
l’Avada Kedavra non mi sarà risparmiato. Prevedo
di servirmi di Allock come
scudo umano.
Il tuo compagno di
classe sta meglio, adesso? No, perché se mi muoiono tutti i
lettori è inutile
che vada avanti a scrivere...
Treasterischi:
che emozione, hai letto una mia fanfiction e ti è anche
piaciuta! Spero che
Mary non abbia la stessa idea...
Non ricordo dove ho
beccato la storia di zio Voldie che ha paura del buio, forse su
DiagonAlley.
Grazie a tutti, siete
stati gentili a seguirmi fin qui.
P.S: ho aggiunto un'immagine al cap.4