Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Angel_Elric    12/08/2012    2 recensioni
A volte confidarsi con la propria migliore amica non è la cosa più saggia da fare e il nostro Kurt lo imparerà a sue spese. Chissà che, però, la cosa non possa avere risvolti positivi?
Tratto dal primo capitolo:
“Kurt li fissò tutti per un momento, in silenzio.
La scena, vista dall’esterno, sarebbe potuta persino risultare comica, con tutte quelle persone in piedi a scrutarlo in muta attesa come tante statue colorate.
Peccato che per il ragazzo quello fosse un incubo.
«Okay. Questo è solo un brutto, pessimo, orribile sogno, quindi ora io chiuderò gli occhi e quando li riaprirò voi sarete tutti scomparsi dalla mia stanza e io mi potrò dedicare ai miei trattamenti di bellezza mattutini» mormorò serio, prima di chiudere gli occhi sotto gli sguardi vagamente perplessi dei suoi amici.”
[Kurt centric]
Possibili cambiamenti di rating.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avvertenze: maneggiare con prudenza, non sporgere gli arti fuori dal finestrino durante il viaggio (…?), evitare di palpare le hostess – lo dico per voi, sanno essere violente –, non utilizzare in quantità smodata, assumere solo sotto consiglio del medico di fiducia.
E no, ancora non sono riuscita ad uccidere Ryan Murphy per rubargli la proprietà dei personaggi.
Damn!

 


Cap. 5 I won’t say I’m in love – La cocciutaggine di Blaine.


 
Sdraiato sul letto della propria stanza, Blaine Anderson pensava. Era dal giorno precedente, più precisamente dalle prove con i Warblers, che rifletteva.
Già, a dispetto delle previsioni di Kurt il gel non aveva soffocato i suoi neuroni – o, almeno, non ancora.
Cos’era stato quell’improvviso formicolio? Ne era sicuro, non gli era mai successo prima.
Che avesse preso l’influenza? Probabile.
Un bussare discreto alla porta in legno scuro della sua camera lo riscosse.
«Avanti» mugolò, portandosi il braccio destro sopra gli occhi e la mano sinistra sullo stomaco, che ora sembrava a posto.
La porta in legno scuro si aprì con un leggerissimo cigolio, lasciando entrare David e Wes «Blaine?»
«Mhm?» fece l’interpellato, spostando il braccio dal proprio viso e tirando su il capo. Si tirò a sedere, incrociando le gambe sul copriletto rosso.
I due amici chiusero l’uscio alle loro spalle, andando poi a sedersi ai piedi del letto. Wesley inclinò appena il capo verso destra, studiandolo con attenzione, assottigliando gli occhi. «Stai bene? E’ da ieri che sei un po’ cupo…».
«Possiamo aiutarti in qualche modo?» si intromise David con tono premuroso.
«Sto bene, sto bene» assicurò Blaine, corrugando le sopracciglia. «Credo solo di aver preso l’influenza».
«Febbre?»
«No.»
«Raffreddore?»
«Per niente.»
«Mal di testa?»
«Nemmeno.»
«Brividi? Bruciore agli occhi? Debolezza?»
«No, no e no.»
«E’ certamente l’influenza più strana che abbia mai visto, amico!» commentò Wes mentre David si limitava ad annuire, pensieroso.
Anderson sbuffò, puntando il gomito sul proprio ginocchio e appoggiando la guancia sulla mano chiusa a pugno «Mi formicola lo stomaco. Cioè, non adesso, ma ieri…» borbottò confusamente.
I due ragazzi davanti a lui si guardarono perplessi. «Quando ha iniziato a formicolarti, precisamente?» chiese pazientemente il più alto, come stesse parlando con un bambino.
Un bambino particolarmente stupido.
«Da quando ho tirato la cravatta di Ku… ecco!» esclamò all’improvviso, portandosi una mano allo stomaco «Lo ha rifatto!»
David rimase in silenzio qualche minuto, meditativo, per poi aprirsi in un sorriso enigmatico. Forse aveva capito. E forse Blaine era decisamente più stupido di quanto non avesse mai pensato. «Facciamo un esperimento. Ora ti formicola?»
«No, ha smesso»
«E se dico “Kurt”?» chiese ancora, palesemente divertito. Un lampo di comprensione passò velocissimo negli occhi di Wesley quando Blaine, stupito, proruppe in un «Miseriaccia!».
«Non è influenza, Blaine…» spiegò allora Wes, alzando gli occhi al cielo e appoggiandogli una mano sul ginocchio.
«E allora cos’è?»
«Si chiama “colpo di fulmine”.»
 

****

 
«Okay, stai calmo, puoi farcela» ripeté Kurt per quella che doveva essere la cinquecentesima volta. Era un’ora e mezza che il giovane Hummel misurava la sua stanza a grandi passi, torcendosi le mani e lanciando sguardi ansiosi un po’ alla porta  e un po’ allo schermo del computer; aveva chiuso a chiave ma, sapete, non si sa mai. Non riusciva nemmeno a pensare a quello che stava per fare.
«Oh, insomma! Sii uomo, Hummel!» sbottò ad alta voce, serrando i pugni lungo i fianchi e sedendosi al computer con aria risoluta e vagamente isterica. Poggiò la mano tremante sul mouse, spostando il cursore sul tastino “play”, che non gli era mai sembrato così inquietante. Deglutì a vuoto una, due, tre volte prima di decidersi e cliccare lentamente, con gli occhi spalancati forzatamente fissi sullo schermo luminoso del pc.
Prese qualche – ennesimo – respiro profondo, cercando di non strillare non appena l’inquadratura si fermò su un ragazzo moro steso su una trapunta blu, coperto solo da un cuscino.
Okay, niente panico. Si stava solo… toccando, no? Bastava concentrarsi su altro. Su quella bella lampada alle sue spalle ad esempio, o magari sul suo viso.
Kurt sorrise appena, concentrandosi sul viso del ragazzo; così era piuttosto facile. Ne studiò i tratti e…
Oh. Mio. Cavalli.
« … Nick?» Mormorò piano, la bocca tanto aperta che probabilmente la mandibola si sarebbe staccata a breve. Ma santo cielo, quel ragazzo era sputato a Nick Duval!
Il naso, se non altro, era certamente quello.
Cercò di superare il suo notevole turbamento interiore – Whoopi santissima, non avrebbe più guardato il compagno di coro allo stesso modo! – ma quando sullo schermo apparve un secondo ragazzo si ritrovò a bloccare il video, strabuzzando gli occhi… Jeff?
«Oh porca pupazza…»
Fece ripartire il filmato con una risatina intrappolata in gola: se non altro lui l’aveva sempre detto che quei due sarebbero stati carini insieme. Anche se non avrebbe mai pensato che avrebbe guardato un – gli veniva male solo a pensarlo – porno con due ragazzi identici a loro, in effetti.
I primi gemiti avevano appena iniziato a risuonare nella stanza – facendo prendere al suo viso una sfumatura di rosso decisamente insana – quando la voce di Finn fuori dalla porta della sua camera gli fece emettere uno strillo degno di un’aquila. Si affrettò a stoppare il video con mani tremanti ma, troppo preso dall’ansia, spinse il bottone sbagliato e alzò il volume.
Qualcuno doveva avercela con lui, decisamente.
«Ahhh…!»
«Dio, così!»
«Kurt, tutto bene?» chiese Finn con tono titubante, bussando piano alla porta. Corrugò leggermente la fronte nel sentire una serie di gemiti ovattati inframmezzati da qualche strilletto isterico molto simile a “Spegniti stupido coso!”.
Che il fratello si fosse fatto male?
«Mamma ha detto che la cena è pronta… »
«Arrivo, arrivo! Non preoccuparti, arrivo subito!» esclamò Kurt, riuscendo finalmente a stoppare il maledetto video e accasciandosi con la fronte contro la tastiera… facendo ripartire tutto.
Oh, andiamo!
«ARGH!»
Quando, poco dopo, il giovane Hummel uscì dalla sua stanza con lo spinotto del computer fra le mani e i capelli sparati in tutte le direzioni, Finn decise di non fare domande.
Insomma, ci teneva a finire almeno il liceo, prima di morire!
            

****

 
I giorni seguenti erano passati in uno schiocco di dita per il nostro protagonista e per i suoi amici. Kurt, impegnato nella sua personale crociata, cercava un modo, un qualunque modo per dimostrare che non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno per essere sexy e spigliato. Il suo povero orgoglio si era fatto sentire, ruggendo come una tigre in gabbia. Dal canto loro, le Nuove Direzioni avevano tutte le intenzioni di aiutarlo. Esatto, anche contro la sua volontà. Ma lo facevano per lui, no?
Blaine, invece stava facendo di tutto per non pensare che, oddio, era innamorato del suo migliore amico. E le prove erano state davanti ai suoi occhi per tutto il tempo! Quel primo sguardo sulla scalinata della Dalton, la piccola capriola che sentiva nel petto ai suoi sorrisi… come aveva fatto ad essere così cieco?
«Beh, in queste cose non sei mai stato un’aquila, Blay.» gli fece notare Trent, comodamente seduto accanto a lui con un sacchetto di caramelle fra le mani, venerdì sera.
Vedendo l’amico piuttosto provato – e immaginandone la ragione visto che Blaine eral’unico a non essersi accorto di avere un debole per il dolce Porcellana –, gli Usignoli avevano infatti deciso di ritrovarsi per una serata Disney approfittando dell’assenza di Kurt, che avrebbe cenato con la famiglia per festeggiare il compleanno della signora Hudson-Hummel.
Film totem della “festa”? Hercules.
Avevano fatto le cose in grande, per l’occasione, decorando tutta la stanza di Nick e Jeff con busti rotti e tranci di colonne recuperati clandestinamente durante una retata nella cantina della scuola, pesanti drappi e piccoli fiori bianchi. Ovviamente il tutto con gran scorno di Nick e un incredibile – e abbastanza prevedibile aggiungerei – entusiasmo da parte di Jeff. Ma davvero, Duval non sapeva resistere alle preghiere di Sterling, specialmente quando i suoi occhi luccicavano per la gioia. Era più forte di lui, poveretto.
I lettini separati erano stati uniti e sistemati nell’angolo della grande stanza, il cui pavimento era stato completamente ricoperto di morbidi piumini e cuscini colorati.
Nonché di Warblers in pigiama.
«Mi stai dando dello stupido, Trent?» borbottò Blaine, lanciandogli un’occhiataccia e accoccolandosi un poco di più al cuscino rosa antico che teneva stretto fra le braccia.
«Sì, lo sta facendo!» trillò allegro Jeff, lanciandosi tranquillamente sui due, accomodando la testa sul cuscino del riccio e rubando una manciata di caramelle al povero Nixon. «Sai, penso che dovresti parlarne con Kurt.»
Aggiunse dopo qualche secondo prima di essere spinto da Blaine, finendo per rotolare sopra a Nick, mezzo metro più a vanti.
«Credo che per una volta Jeffie abbia ragione, Blaine. Dovresti buttarti!» disse Nick con tono pacato, potando un braccio attorno alla spalle di Jeff e tirandoselo meglio contro in modo da stare comodo.
«Mi è bastato buttarmi con Jeremiah, non ci tengo a ripetere l’esperienza.» rispose Anderson, secco.
Chiamatelo caso fortuito, chiamatelo Fato, chiamatelo destino, chiamatelo Flint con il telecomando in mano, fatto sta che proprio in quel momento prese a risuonare  per la stanza “Ti vada o no”.
«Oh no, io non canto! Ve lo sognate!» esclamò il solista, arrossendo e nascondendo il viso contro il cuscino.
«Tanto sappiamo che non resisti…» cinguettò David
Blaine sbuffò mentre i ragazzi si alzavano dalle loro postazioni, armati di cuscini, e si sedevano in cerchio, iniziando a fare da base. Erano carini dopotutto. In quel modo tutto loro e a volte estremamente fastidioso, ma quei ragazzi erano i suoi fratelli. Cercavano solo di renderlo felice, no?
 

Se esiste un premio per gli ingenui,
io l'ho già vinto da tempo.

 
Iniziò piano, alzando gli occhi al cielo ai sorrisi che si ritrovò davanti. Si passò una mano fra i riccioli scarmigliati, lanciando il cuscino addosso a Thad e James con una risata trattenuta quando presero a sbattere le ciglia in modo a dir poco terrificante.
 

Ma nessun uomo vale tanto,
di delusioni ne ho avute troppe!


Sbuffò, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi meglio alla parete alle sue spalle. In effetti quante volte aveva tentato per vedersi poi deriso e rifiutato? Certo, Kurt non l’avrebbe mai deriso, ma non voleva rischiare di perderlo. O di soffrire ancora.
Era anche vero però che Kurt… forse Kurt valeva il rischio.

Cosa credi amica, non si può far finta quando
tutto parla chiaro ma noi ti leggiamo dentro
e anche se lo neghi, sai si vede bene quanto immenso sia!

 
Flint, Jeff, Nick, Trent e Cameron, seduti vicini, si portarono le mani al petto, sventolandosi poi con la destra e stringendosi fra loro all’ultima parola, sfarfallando le ciglia con espressione estatica e rischiando seriamente di far strozzare Wes il povero Wes con i pop-corn.
Di tutto, avevano fatto di tutto in quei quattro anni, ma le Muse… beh, era qualcosa di mai visto.
 

Non so perché, non lo ammetterò mai!

 
Berciò Blaine, facendo la lingua alle sue personalissime Muse, che intanto si erano drappeggiate addosso delle coperte e si erano alzate abbracciando i loro cuscini come fossero compagni di ballo.

Ti vada o no, l’ami e dillo oh-oh!

 
Cantarono i cinque, mettendosi di profilo e ammiccando mentre agitavano l’indice verso Blaine in segno di bonario ammonimento, muovendo i fianchi a tempo mentre il riccio si alzava in piedi in modo da girare per la stanza.
 

Ma certo che l’amo e non lo saprà…


Sospirò piano, abbassando lo sguardo e portandosi la mano sullo stomaco; al solo pensiero di una eventuale reazione positiva di Kurt aveva iniziato a formicolare intensamente, creandogli una bolla di calore nel petto.
Cosa doveva fare?
 

So bene come andrà a finire, ed i pensieri miei vanno.
Io sento dentro “puoi fidarti” mentre la testa mia “non lo fare”!

 
Si portò le mani fra i capelli, scompigliandoli ad occhi serrati e i ragazzi davanti a lui potevano quasi sentire il povero criceto che abitava il suo cervello affannarsi sulla sua piccola ruota per trovare una soluzione. Dirlo o non dirlo? Rischiare o restare al sicuro? Avrebbe semplicemente desiderato buttarsi a terra e affogare fra i cuscini.
 

Quanto sei curiosa, tu nascondi l’evidenza!
Noi ti conosciamo, non ti arrabbieresti tanto

senza una ragione, se non fossi tanto presa da, da, dall’eroe!

 
Anderson si ritrovò a sorridere inconsciamente: era vero, loro lo conoscevano da anni. Di chi si poteva fidare se non di loro? Forse sapevano meglio di lui cosa l’avrebbe fatto stare bene. Posò lo sguardo sull’espressione piena di incoraggiamento di Jeff, quella consapevole di Nick, quella intenerita di Trent e poté rivedere quelle emozioni anche negli altri Usignoli. Tutti, nessuno escluso.
Continuò il botta e risposta con le Muse quasi in trance, cantando meccanicamente mentre si avvicinava alla finestra. Lanciò uno sguardo veloce ai ragazzi con le loro toghe fatte sul momento e prese un fiore, sentendo le guance scaldarsi mentre apportava una piccola modifica alle ultime parole della canzone.
 

Ma cederò… perché l’amo e lo so…

 
Gliel’avrebbe detto. Avrebbe tentato. E l’urlo estatico dei suoi Usignoli gli confermò che era la decisione giusta.
 
 
 
 
 
 
*Il Sottoscala*

EBBENE SI! Il vostro incubo peggiore è tornato, con un capitolo ancora peggiore del precedente!
Sta venendo fuori una schifezza… e dire che avevo fatto mezzo litro di caffè, stamattina. Bah.
Ad ogni modo eccomi qui, a – quanto, un anno? – … parecchio dal mio ultimo aggiornamento. La mancanza di ispirazione, i problemi a casa… beh, diverse cose mi hanno trattenuta dallo scrivere.
E forse avrebbero dovuto continuare a farlo.
Ma ormai è fatta, è inutile piangere sulla caffeina versata. U.U
Quindi… dedichina time!
Dedico questo quinto capitolo a – anche se per la metà non leggeranno mai questo capitolo:
- miss lovett, la mia dolcissima Zolly-Eleonora, colei che ha impedito che questo capitolo finisse nel cestino e mi ha gentilmente fatto da beta: piccola mia, sei un vero angelo!
- Essemcgregor, che adoro in tutto e per tutto e con la quale riesco a passare cinque ore in videochiamata senza annoiarmi mai. Salutami Gina e Luigina, Squaletto. ;)
- Gaia, che mi sopporta nonostante le mie millemila pare e non mi fa mai sentire sola. Grazie amore mio, davvero. <3
- Ginevra, la mia Blainissima Gin_, che – inspiegabilmente – mi apprezza per quello che sono: una povera demente.
- Tutte quelle care persone che hanno letto i quattro capitoli precedenti e che magari avranno cuore di non tirarmi i pomodori addosso dopo questo.
Vi ringrazio davvero tanto, anche un numerino in più fra le visualizzazioni mi fa piacere.
Un bacio a tutti e, si spera, a presto!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Angel_Elric