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Autore: Douglas    13/08/2012    2 recensioni
Apro una nuova pagina e rimango venti minuti buoni ad osservare il cursore lampeggiante con aria truce poi mi dico che mi sto impegnando troppo per una sciocchezza che non leggerà nessuno e mi invento qualche stronzata poetica:
Noia, la intitolo prima di passare al testo centrale che farà passare la voglia a quella donna di analizzarmi.
“La noia è una delle più grandi malattie dell'uomo. Si attacca sulle spalle e non si scolla più fino a che non fai qualcosa di folle, insensato ma rigenerante. Scrivere su un blog scemenze che non importano a nessuno non lo è. Nella mia vita non succede niente di interessante:la cosa più eccitante che ho fatto in queste 24 ore è giocare a scacchi con un orologio e perdere inesorabilmente.
Ecco come mi sento Ella, tu che mi chiedi sempre come sto, sono annoiato.
Se qualcuno mi capisce, scriva qualcosa...”
Non lo rileggo nemmeno e pubblico il tutto lasciando che la mia psicologa passi il venerdì sera a riflettere sulle molteplici malattie che affliggono la mia povera mente.
( AU! teen Sherlock and John) - fanfic in tre capitoli
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La tana dello Strambo

 

Solo quando chiudo la porta del condominio alle mie spalle mi ricordo di un piccolo particolare: un particolare che mi sorregge quando cammino da ben più di due mesi.

La mia appendice d'acciaio è rimasta in salotto insieme all' ombrello che sia io che Harry abbiamo abbandonato in un armadio proprio in una di quelle sere che sarebbe stato di vitale importanza.

La ferita alla gamba è psicosomatica ossia appare soltanto quando il mio cervello è libero di pensare al dolore che ho sofferto in questi mesi, se lo riempio di qualcosa il dolore va in secondo piano e la mia camminata diventa fluida e costante.

Sento che me ne pentirò, ma non posso tornare indietro a prendere la stampella, come farebbe un vecchietto che ha timore ad uscire di casa senza il proprio bastone soprattutto ora che mi accorgo che Greg e Molly non sono gli unici che vogliono andare al Roxy questa sera.

Con loro ci sono due ragazze e un ragazzo che riconosco come il compagno di banco di Greg durante le lezioni che non siano quelle di biologia in laboratorio: le altre due non la minima idea di chi siano ma dato che una stringe la mano a Lestrade deduco che possa essere la sua ragazza.

Molly abbandona lo sguardo intimorito e mi sorride non appena mi avvicino al gruppo poi fa segno a Greg che sto arrivando così lui mi viene incontro trascinando con se gli altri tre.

-Ehi John, sei stato davvero veloce. Dov'è la tua inseparabile stampella? – esclama avvicinandosi e dandomi una pacca sulla spalla piuttosto scoordinata ma sentita: anche se so che quella domanda vuole essere solo un modo simpatico per rompere il ghiaccio mi fa sentire improvvisamente a disagio.

Il giorno successivo al mio arrivo quasi tutta la mia classe sapeva dell'attentato di mio padre e delle conseguenze sulla mia salute senza che io l'abbia accennato ad anima viva: forse è stata la bocca larga di Harry oppure qualcuno deve aver visto l'imbarazzante fotografia apparsa sul Sun in cui io e un'altro figlio di uno dei caduti ricevevamo la medaglia al valore dei nostri padri con le lacrime agli occhi.

-Questa sera è meglio che si prenda una pausa- dico ricambiando la stretta con altrettanto calore: noto subito che Greg si è vestito bene questa sera, la sua polo e i suoi jeans sono piuttosto eleganti.

Io indosso lo stesso paio di pantaloni che ho messo il primo giorno di scuola e il maglione grigio a cui avevo assegnato l'arduo ruolo di capo d'abbigliamento serale non regge il confronto con quello di marca dell'altro individuo.

Anche Molly è molto carina con il suo vestito blu in maglia ma, in confronto alle altre ragazze, sembra che stia andando ad un pic- nic sul prato.

-Ciao John tanti auguri di buon compl....- balbetta lei arrossendo fino alla punta dei capelli: la trovo piuttosto carina rispetto a tutti gli altri giorni in cui indossa per lo più orribili maglioni senza una vera e propria forma e scarponi quasi da neve.

Lei non riesce neppure a terminare la frase che il tizio con i capelli completamente inglettati si intromette nella discussione dandole completamente le spalle.

-Tanti auguri amico...Allora offri da bere sta sera?- esclama stringendomi una spalla come se fossimo vecchi amici d'infanzia.

Sarà per i capelli rigidi quanto stuzzicadenti che lo fanno sembrare un emerito coglione oppure per la sua “buona educazione” con cui vuole farsi offrire da bere da un emerito sconosciuto o per il modo in cui tratta la mia amica ma un lieve pizzicore alle nocche della mano destra mi avverte della voglia irrefrenabile di sferzargli un bel cazzotto dritto in pancia.

-Anderson, non sai nemmeno come si chiama..- lo rimprovera Greg con uno sguardo che sembra volerlo incenerire: un altro motivo per cui quel tipo mi sembra un vero idiota è il modo in cui Greg lo tratta, come se comportamenti del genere non fossero una novità.

-Forse io non so come si chiama ma certamente lui mi conosce, non è vero amico?- esclama lui mettendo su una faccia da imbecille e gonfiandosi come una pavone che mostra il suo regale piumaggio alla femmina di pavone.

Il rituale d'accoppiamento ha inizio e la femmina interviene con tono civettuolo:

-Smettila con questi giochetti idioti, solo perché sei nella squadra di atletica della scuola non vuole dire che tu sia famoso. Comunque io sono Sally, molto piacere - lo ammonisce la ragazza che non stringe la mano a Greg: anche lei è piuttosto bella con i capelli ricci quasi crespi e gli occhi di un marrone profondo ma il tono con cui ammonisce quell'Anderson è morbido e scherzoso e la mano appoggiata al petto di lui mi fa capire che quel rimprovero le serve soltanto a mettersi un po' più in mostra.

Anche la ragazza di Lestrade si presenta, ma lo fa in modo frettoloso e indifferente, guardandomi dall'altro in basso in cerca di marchi alla moda ed etichettandomi come sfigato dopo la sua attenta analisi.

La mano di lei scivola subito via dalla mia e non si va nemmeno a posare in quella che Greg le offre attorcigliandosi, invece, in modo quasi spasmodico attorno alla cinghia della borsa.

Sembra che a nessuno di loro importi molto di me, oltre a Greg e a Molly.

Il rombo di un tuono rompe la tensione in cui siamo immersi e, disponendoci in gruppi da due, seguiamo Anderson, la nostra guida, per le vie della città affollata più che mai da turisti e curiosi che si avventurano in cerca di feste e movimento: i giochi olimpici hanno fatto largo a grandi schiere di stranieri che si aggirano per la City con tanto di cartina e traduttore elettronico alla mano. Per tre volte qualcuno ci ferma per chiederci indicazioni su un concerto a Hyde Park o su una festa organizzata in un locale a noi praticamente sconosciuto.

Anche i negozi e le strade sono agghindati a festa con tante di quelle union flag da farmi venire il voltastomaco e, per strada, spacciatori di souvenir si aggirano con cappotti lunghi mostrando merce contraffata come le vere tazzine da tè della regina o i peluche orginali delle mascotte delle Olimpiadi.

Se è possibile Londra sembra più caotica e affollata del solito per noi poveri londinesi che ci viviamo già tutto l'anno a pochi metri da Buckingham Palace e che non facciamo nemmeno più caso alle fantastiche luci che il London Eye proietta sul Tamigi.

Viaggiamo a due a due, in fila indiana, ognuno immerso in discorsi diversi e discordanti: in prima fila c'è la nostra guida che battibecca in modo idiota con Sally per decidere quale sia la giusta strada da prendere per arrivare al Roxy mentre, dietro a loro, Greg tenta in ogni modo di coinvolgere la sua ragazza in una qualche discussione: prova a tirarle su il morale con qualche battuta o avvenimento esilarante oppure prova con i pettegolezzi che di solito attraggono ogni tipo di ragazza.

- Hai presente Mycroft Holmes, quello strambo individuo che si aggira per la scuola con l'ombrello al braccio? È stato eletto presidenti del consiglio studentesco per il terzo anno di fila...-

Le racconta lui speranzoso tentando di ricevere una risposta soddisfacente ma non fa altro alimentare il silenzio rabbioso in cui lei si è volontariamente avvolta.

Molly sussulta in modo vistoso quando sente il cognome Holmes.

-Vuoi dire che quel tizio è il fratello di Sherlock?- domanda improvvisamente troncando a metà la nostra discussione sui progetti per il futuro: mi stava raccontando della sua passione fuori dal comune per ferite mortali e tagli di ogni genere che l'aveva portata a intraprendere la carriera da patologa.

Ironia della sorte io avevo intenzione di diventare un medico dopo il fallimento nella carriera militare così sarebbe stato probabile che se avrei fatto fiasco in quel lavoro, il suo sarebbe andato a gonfie vele e viceversa...

-Sherlock? Vorresti dire lo Strambo! Non conosco nessuno che lo chiami con il suo vero nome, a parte qualche suo occasionale tirapiedi- scherza Sally intromettendosi nel discorso in modo arrogante.

Quel nome provoca una bizzarra reazione che sembra generare una netta spaccatura nel gruppo nel cui mezzo rimane il sottoscritto, ignaro di chi possa essere questo individuo.

Sally, Anderson e Sofia si trovano assolutamente d'accordo sul disprezzarlo con tutto il cuore: per loro non è altro che un riccone psicopatico che se ne sta tutto il tempo rintanato nel laboratorio di chimica della scuola e che ha un' insana passione per tutto ciò che è macabro e contorto.

Greg, invece, dichiara senza esitazioni che Sherlock Holmes, seppur borioso, arrogante e altezzoso diventerà di certo qualcuno di importante anche se non capisce in quale ramo si voglia specializzare.

John scopre che Greg è impegnato all'interno del consiglio scolastico come vice degli studenti e per questo conosce bene entrambi i geniali fratelli Holmes, accomunati l'uno con l'altro per il loro spiazzante acume e per l'odio reciproco.

Raccontò dell' intervento del minore dei fratelli che diventò addirittura fondamentale per scovare i piromani che avevano incendiato l'auto del preside e dell'arresto di un gruppo di ragazzi che avevano violentato una ragazzina dopo il ballo studentesco organizzato dalla scuola avvenuto solamente grazie alle sue grandi doti di investigative.

- è stato sospeso tre volte per essersi fatto di di coca nel bagno dei professori. Per tappare la bocca ai bidelli li ricattava di svelare i loro segreti all'interfono della presidenza. Non è un santo, Greg, è un maniaco che adora essere al centro dell'attenzione- esplode Anderson alla fine.

-Non ho abbiamo mai detto che lo sia, però quello che so per certo è che è stato l'unico a difendermi quando mi stavano portando via quella borsa di studio a causa di un raccomandato che aveva comprato alla scuola una nuova biblioteca- sbotta Molly rivolgendosi ad una scettica Sally.

-Sherlock Holmes ha bisogno di burattini da manovrare per fare quello che vuole. Sei l'unica che ha un duplicato delle chiavi del laboratorio e così, grazie a due moine e due sorrisini, ti ha abbindolata e ti ha costretta a fargliene uno anche per lui- esclama lei sbraitando contro la dolce e indifesa ragazzina più piccola di lei di almeno una spanna.

Sono sbalordito dalla quantità di pettegolezzi o calunnie che possono girare attorno ad un unico individuo: deve essere una persona piuttosto appariscente, questo Sherlock Holmes, eppure non gli viene in mente nessuno che corrisponda alla loro descrizione.

-In giro si dice che nuoti sull'altra sponda, se avete capito cosa intendo. Quindi smettila di sbavargli addosso perché un giorno all'altro lo troverai a farsi in bagno con un suo simile- lo scherza Anderson scatenando le risate degli altri tre: il termine suo simile mi procura un ondata amara di fastidio perché l'intolleranza è una delle poche cose che mi manda in bestia.

Molly è rossa in viso e ha gli occhi lucidi come se le avessero appena spruzzato lo spray al peperoncino mentre Greg le sta accanto in silenzio, troppo diviso fra le due ragazze per intervenire, così prendo un bel respiro e mi preparo a farmi qualche nemico in più in questa città:

-Sempre meglio sull'altra sponda che non nuotare affatto, giusto amico?- butto fuori io quando le risate cominciano a schemare.

Tutti e tre si bloccano di colpo, frastornati dalla reazione del mite John Watson e, troppo stupiti per parlare, lasciano che sia io a concludere l'opera: Anderson sembra offeso e confuso allo stesso tempo perché pensava che quel io fossi uno di quelli sfigatelli silenziosi a cui tutto scivola addosso.

Dalla stessa voce da cui aveva avuto le notizie su Holmes, ha saputo che il nuovo arrivato era stato cacciato dall'accademia militare dopo una scazzottata con altri cadetti.

L'atleta preferisce rimane zitto perché non ha voglia di provare sulla propria pelle l'affidabilità di quelle voci anche se la camminata zoppicante di Watson gli fa credere che, in mezzo a tutte stronzate, possa esserci un fondo di verità.

Ha visto 5 volte Full metal jacket e sa bene che per affrontare l'addestramento militare si devono avere le palle quadrate e il fisico di ferro.

Forse la gamba gli è stata rotta da un caporale particolarmente violento dopo che lui ha disobbedito hai suoi ordini...

Anderson deve aver visto troppe volte quel film e non sospetta nemmeno che John Watson volontariamente obbligato la carriera militare per trasferirsi nella City per andare a studiare medicina in una delle facoltà più importanti di tutta l'Inghilterra.

-Ci siamo persi, non è vero?- domandai invece distogliendo l'attenzione generale e Anderson ,sentendosi preso in causa, risponde in modo piccato limitandosi a non insultarlo per evitare di attirare ulteriore astio contro di sé: - non ci siamo persi, la discoteca è da quella parte!- e senza altri commenti, prende sotto braccio una Sally sconvolta e si allontana dal resto del gruppo che lo segue come fa una schiera di scolari con la propria maestra.

-Grazie- soffia piano Molly quando sono di nuovo soli e schiudendo le labbra in un sorriso imbarazzato, sembra sollevata di avere qualcuno dalla sua parte nella lotta “difendiamo Sherlock Holmes” – se lo conosceresti sapresti anche tu che, infondo, è davvero un bravo ragazzo- continua poi: deve piacerle molto perché ogni volta che si parla di lui gli occhi le si illuminano con la stessa intensità della luce dei lampioni che stanno sopra le loro teste.

Giriamo in tondo per altri cinque minuti finché la pioggia non comincia ticchettare sui nostri visi e la mia gamba si stufa di sentirsi esclusa e ritorna a fare male facendomi rallentare il passo.

Anche il resto della compagnia comincia a rallentare fino a che non si ferma del tutto sotto il tettuccio di una pensilina per autobus, aspettando che la pioggia smetta di bagnarli da capo a piedi: siamo tutti stanchi e infreddoliti eppure Anderson non demorde e rifiuta con rabbia la mia proposta di seguire il navigatore satellitare: sembra che la battuta sulla nuotata non l'abbia per niente digerita.

- Per lo meno chiediamo indicazioni a qualcuno! Potremmo provare in quella pizzeria..- esclama alla fine Greg indicando un piccolo locale dalle vetrine appariscenti su cui sono state appese le foto di uno schermitore, una ragazza con un fucile e un uomo in canoa che affronta le rapide: John riconosce alcuni dei campioni italiani alle olimpiadi.

Sull'insegna, spicca il nome di quello che sembra un piccolo ristoranti italiano un po' decadente...

-Angelo's- dico ad alta voce leggendola.

- la tana dello Strambo! Io non ci entro neanche morta.- borbotta Sally infastidita.

Molly, al mio fianco, viene colpita immediatamente dal nome del ristorante e, guardandomi un secondo come se avessi capito le sue intenzioni, fa qualche passo avanti per scorgere se il suo adorato idolo sia seduto su uno dei tavolini che si intravedono attraverso la vetrina:- lui conosce tutte le strade di Londra, può certamente aiutarci!- mi bisbiglia prima di catapultarsi al di là della strada dritta dritta nel locale.

Aspettiamo per diversi minuti il suo ritorno e in quegli attimi riesco a convincere Anderson che non era una questione d'onore e che abbiamo veramente bisogno del navigatore per arrivare in discoteca prima che la serata finisca.

In pochi secondi, individuo il percorso che va dal ristorante fino al Roxy e scopriamo che ci siamo allontanati parecchio dalla strada principale ma che, attraversando una vicolo incastrato tra due alti edifici a pochi metri da loro, saremmo ritornati sulla retta via.

Passano altri dieci minuti prima che lo schieramento “anti- Holmes” perda la pazienza e cominci a meditare di lasciare Molly sola con lo “strambo” per andarsene al Roxy: io e Greg opponiamo una forte resistenza ma dopo altri cinque minuti le certezze del mio compare iniziano a vacillare.

-Ma dove diavolo si è cacciata?- sbotta alla fine in modo impaziente.

-Lo sapevo, lo strambo la sta vivisezionando in cucina...- piagnucola Sofia con tono infantile.

Gli animi di tutti si stanno facendo impazienti così decido di rimanere io con lei mentre loro cominciano ad avviarsi verso il Roxy: prendendo la scusa di non lasciarla sola in un posto che non conosce mi allontano sia dall'arroganza di Sally che dalla sfacciataggine di Anderson e lascio Greg nelle “amorevoli” mani della sua ragazza promettendogli di mandargli un messaggio appena fossimo arrivati alla discoteca.

Li guardo per qualche secondo allontanarsi, infilandosi a uno a uno nel vicolo, poi prendo un respiro inalando l'aria salmastra della città e mi tuffo all'interno del locale con la speranza di non trovare Molly e quel tizio intenti a consumare una cena a lume di candela.

Un tepore invitante e un profumino delizioso sono le prime cose ad accogliermi nel ristorante: l'esterno non rende minimamente giustizia a quel posto, l'aria tranquilla e accogliente in cui si è immersi appena si varca la soglia mi fa venire un estrema voglia di consumare una seconda cena.

I tavoli e le sedie sono disposti in modo ordinato per tutto il locale, tovaglie e tovaglioli sono candidi e puliti, posate e bicchieri brillano alla luce fioca del suggestivo lampadario posto al centro della sala.

Ciò che rende ancora più bello quel posto sono i bei paesaggi che sono stati appesi alle pareti su ognuno dei quali viene precisato la parte dell'Italia da cui provengono e il tavolo a cui sedersi se si vogliono gustare le prelibatezze del posto.

Stranamente quel luogo non mi sembra pacchiano come dall'esterno: bandiere e striscioni sono stati confinati nell'area più lontana dai tavoli e danno tutta l'aria di essere provvisori.

John sente una sensazione di profonda amarezza nel vederlo pieno solo per metà, meriterebbe un pienone ma evidentemente la zona isolata in cui è confinato non gli fa una grande pubblicità, neanche agli occhi dei patrioti italiani.

-Benvenuto ragazzo! In quale regione dell'Italia desideri cenare?- esclama un uomo dalla barba incolta cimentandosi in un inglese perfetto e senza pecche.

John, in un primo momento, non ricorda nemmeno perché é entrato lì dentro frastornato com'è dal vociare della televisione che trasmette la gara di salto in alto tutto in italiano, poi lo sguardo incuriosito e il dito della mano del cameriere che indica il cartello dei vari menù regionali lo sveglia definitivamente.

Si guarda intorno alla ricerca di Molly e ne rimane spiazzato quando non la trova: per un momento gli sembra di vederla seduti ad un tavolo infondo alla sala intenti ad imboccare un biondino poi mi accorgo che sono solo una coppia di giovani che si sta godendo una serata romantica.

-Non desidero cenare, sto solo cercando una ragazza...- balbetto confuso dalle occhiate incuriosite della poca gente che è seduta lì, l'uomo gli viene incontro con aria stupita e un sorriso malizioso spunta dalla barba come farebbe un fungo da un prato.

-Bizzarro. Di solito qui si viene a mangiare con una ragazza non a rimorchiarne una... - esclama con tono impertinente.

-No! Voglio dire che sto cercando una ragazza che è entrata qualche minuto fa per incontrare un certo Sherlock Holmes.- dico ricordandomi della presenza anche dell'altro ragazzo.

Se Sally ha definito quel posto “la tana dello Strambo” di certo qualcuno gli avrebbero saputo indicare il tavolo in cui erano seduti, magari in una sala secondaria e più appartata.

-Sherlock con una ragazza! Ne ho sentite di cose bizzarre a questo mondo ma questa le batte proprio tutte. Meglio chiedere a Mike, lui sa sempre tutto su quello che succede in questo posto...- mi spiega prima di allontanarsi e tuffarsi nelle cucine alla ricerca di questo tipo.

Mentre aspetto, controllo se Molly mi ha mandato un messaggio per avvisarmi che sarebbe tornata a casa con quel ragazzo ma il telefono mi informa solo che sono già le dieci e mezza ed che è da più di un ora che sono fuori casa.

-O mio dio! John Watson, sei proprio tu!- sbotta improvvisamente una voce seguita dal suono di un piatto che si frantuma contro il suolo.

Automaticamente alzo lo sguardo dallo schermo per posarlo sul viso grassoccio ragazzo con un grembiule da cucina stretto intorno ai fianchi burrosi.

Mi fissa come se fossi un' apparizione ignorando volutamente il sugo rossastro che si attacca sulle sue scarpe lucide e i cocci di porcellana infranti ovunque.

Per ovviare al disastro mi avvicino e comincio a raccoglierne qualcuno sbirciando ogni tanto il viso del cameriere che, con uno straccio bagnato, sta ripulendo il pavimento rendendolo di nuovo lucido.

Il mento squadrato e la forma tonda degli occhi mi sono familiari ma non riesco davvero a capire chi possa essere.

-Sono Mike, Mike Stramford! Accademia militare di Nevers, eravamo nello stesso dormitorio!- esclama lui dopo aver terminato il lavoro e improvvisamente mi ricordo, lo riconosco solo sotto lo strato di grasso che gli si è attaccato al corpo.

Eravamo in buoni rapporti all'accademia però non potevamo certamente definirci amici: la colpa era perlopiù mia perché preferivo starmene da solo per i primi anni, ero un ragazzo piuttosto riservato che faceva un enorme fatica a fare amicizia e per il fatto che Mike fosse il più gettonato, mi faceva desistere a tenere un discorso serio con lui.

Ci facevamo scherzi e favori tra di noi, come facevamo con tutti gli altri compagni però io ero sempre quello che preferiva tornare a casa presto il sabato sera e quando cominciai a frequentare Sarah mi estraniai completamente preferendo una serata con la mia ragazza a feste folli fra camerati.

Lui mi prese in disparte e, offrendomi un pezzo di pizza ad uno dei tavolini con il centrotavola a forma di vulcano, cominciò a raccontarmi tutta la sua vita dopo l'accademia che aveva volontariamente abbandonato dopo una strigliata particolarmente violenta da parte di uno dei maggiori.

Faceva il cameriere in quel posto solo per riuscire a racimolare i soldi necessari per pagarsi la retta della stessa facoltà di medicina che anche io desideravo frequentare dopo l'ultimo anno di liceo.

Dopo avermi fatto infinite condoglianze per la morte di mio padre che aveva saputo attraverso i giornali, mi chiese che cosa ci facessi in quel locale e, solo a quel punto, gli domandai di Sherlock Holmes e Molly.

-L'ho accompagnata io al primo piano dove teniamo la sala giochi, è là che di solito bazzica Sherlock. É un grande amico del gestore e per questo gli lascia usare la sua sala giochi senza fargli pagare un centesimo. É un po' come se fosse il suo “ufficio personale” per la sua attività di investigazione privata. Non chiedermi di cosa si tratti perché non ho una minima idea, è la signora Hudson, la moglie del proprietario, ad avere avuto questa brillante idea. Toglimi una curiosità, quella è veramente la sua ragazza?- mi domanda la seconda persona incredula di quella loro eventuale storia d'amore.

Deve essere particolarmente brutto o particolarmente fuori di zucca questo tizio per creare tutta questa incredulità.

-Sinceramente non so nemmeno chi sia. Sono solo venuto a prendere Molly perché devo accompagnarla a casa- mento per fargli capire che ho fretta e che vorrei mi portasse immediatamente da lei.

-Certamente, ora ti ci accompagno- e così dicendo si alza e mi segno di seguirlo attraverso una tendina di perline bianche, rosse e verdi posta vicino alla porta a vetri che conduce alla cucina.

Facciamo due rampe di scale prima che la luce innaturale di una lampada al neon cominci ad illuminare gli ultimi gradini.

Sento il chiacchiericcio allegro di Molly provenire dalla porta aperta e mi sento così sollevato dalla mia responsabilità di “tutore”.

Balzo quasi giù da tre gradini quando il frastuono di uno sparo sopraggiunge alle mie orecchie e, con uno scatto repentino, scavalco gli ultimi arrivando direttamente in una sala pressoché uguale a quella al piano di sotto se non per un qualche macchinetta del gioco d'azzardo, un biliardo ed un enorme tenda rossa che copre solo per metà l'entrata ad una specie di poligono di tiro improvvisato con tanto di fucili finti che sparano proiettili rotondi di plastica leggera e sagome scure di cartone.

In alto un segna punti elettronico segnala il punteggio a seconda della vicinanza con il cuore della sagoma: il punteggio stava crescendo di dieci in dieci con una velocità allarmante.

Il tiratore se ne stava completamente immobile in una posa statica ed elegante, con il mento perfettamente appoggiato alla canna del fucile e i capelli lunghi e ricciuti che ondeggiavano all'indietro per l'effetto del contraccolpo.

Se prima il mio maglione mi era sembrato inadatto alla situazione ora potevo benissimo andarlo a donare ad un associazione benefica per i bambini del terzo mondo: indossava un blazer nero che abbracciava sinuosamente ogni curva del suo corpo e un paio di eleganti pantaloni neri coordinati mentre la camicia che spuntava dalla giacca è di un colore che si sposa perfettamente con la carnagione candida.

-John, sei tu! Mi dispiace così tanto di avervi fatto aspettare ma mi sono persa in chicchere con Sherlock dopo che mi ha indicato la strada per arrivare al Roxy- esclama Molly comparendo da dietro alla tenda rossa con tanto di occhialoni per proteggersi il viso.

Aveva le guance arrossate e il respiro affannato come se avesse appena corso la e mi domandai se si fossero baciati dietro quella tenda rossa.

Mi sembrò che lui non fosse poi così interessato a Molly o a qualsiasi oggetto della sala che non fosse il fucile che stava imbracciando: non si accorge nemmeno dell'assenza della ragazza dentro il poligono e continuava imperterrito a collezionare centri perfetti.

In quel momento, anche Mike ci raggiunge e finalmente Sherlock Holmes si accorge della piccola “folla” che lo sta osservando.

Come me ne occorgo?

Sherlock non fa altro che lanciarci un occhiata d'acciaio da sopra gli occhiali protettivi senza proferire parola e mantenendo costante il suo ritmo di sparo.

- Hai ancora i riflessi pronti, John- mi dice Mike sorridendo della mia reazione, mi sono dimenticato che era lui che avrebbe dovuto accompagnarmi e non il contrario.

 

Restiamo qualche minuti in religioso silenzio aspettando che termini la sua esibizione e quando totalizza un punteggio quasi perfetto rovinato da un unico nove finale, posa il fucile a terra e si massaggia il collo per qualche secondo.

- Smettetela di guardarmi come degli idioti e avvicinatevi, non ho molto tempo da perdere- dice lui con voce profonda e vagamente melodica che mi ricorda la canzone che stavo ascoltando allo stereo prima dell'arrivo di Greg

-Vieni John, te lo presento!- esclama Molly strattonandomi per un braccio ma rimango ben piantato dove sono perché mi sento quasi a disagio dopo tutte quelle voci che ha sentito aggirarsi: non mi frega niente se è un drogato o un ricattatore ma è il fatto che sia indubbiamente un genio a farmi desistere.

-Non mi sembra il caso- esclamo asciutto mentre lui si volta in nostra direzione e mi squadra da capo a piedi come se mi stesse facendo una radiografia poi si rigira e attraversa la sala fino ad arrivare ad un tavolino ingombro di libri e fotografie che rappresentano le parti anatomiche di un essere umano.

-Ti assicuro che presentarsi con lui è un esperienza davvero indimenticabile- mi sussurra Mike all'orecchio e cosi lascio che la curiosità prenda il sopravvento...

 

Angolo autore: Secondo capitolo di questa fanfic! Grazie mille per le recensione e a tutte le persone che mi seguono. Il prossimo sarà il capitolo conclusivo della storia che spero piacerà a tutti. Non è molto originale come fanfic però ho sempre desiderato cimentarmi in una in cui Sherlock e John affrontano le tantissime difficoltà di essere ragazzi

 

  
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