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Autore: Devon    13/08/2012    2 recensioni
Siamo nel 2010, poco dopo l'uscita di "Nightmare", quando i ragazzi fanno conoscenza con una strana tredicenne che somiglia spaventosamente al loro amico defunto.
Boh, non lo so, è una strana idea uscita fuori durante uno dei miei viaggi mentali. Non so cosa ne verrà fuori, una cagata probabilmente. Ma correrò il rischio, un bacio a tutte :3
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brian P.O.V.

-Niente, è solo che... la sua faccia mi ricorda qualcuno... non so - mi limitai a biascicare.
Altroché se me lo ricordava.
-Però certo che è strano - commentò Zacky -di solito non le riconosci mai con i vestiti addosso.
Ah. ah. ah.
I ragazzi ridacchiarono, io mi limitai a scuotere la testa. Non avevo voglia di prendermela con lui.
-Non sono così depravato da scoparmi le ragazzine, Vee - replicai, roteando gli occhi.
-Ti ricordo che l'ultima aveva diciassette anni.
Ahia.
-Non l'ho mica costretta io - obiettai, con una punta di acidità -è lei che mi ha slacciato i pantaloni mentre eravamo in ascensore.
Matt e Johnny si voltarono a fissarmi sbalorditi. Loro non erano presenti quella sera.
-Hai scopato in ascensore? - chiese Matt, incredulo.
-Sì - risposi, stringendomi nelle spalle -è tanto strano?
-Con una diciassettenne? - continuò Johnny. 
Che avevano da contestare? Come se loro fossero degli stinchi di santo, pfh.  
-E allora? - sbottai -Abbiamo usato il preservativo!
-Poi che non sei depravato, Haner.
-Beh, depravato o non depravato io ho voglia di una birra - interruppe il discorso Zacky, dandomi una pacca sulla spalla -andiamocene al Johnny's, così ti sgombri un po' la mente.


Qualche giorno dopo, a casa Haner...
Ero seduto sul divano a strimpellare la mia chitarra quando McKenna tornò da scuola insieme ad una sua amica.
Qui doveva esserci qualcosa che non andava. Mia sorella non invitava MAI le amiche a casa, e soprattutto senza aver chiesto prima il permesso a papà o a Suzy. O a me. Ma raramente consultava me prima di fare qualsiasi cosa.
-Ciao fratellone - mi salutò, lasciando cadere la borsa sul pavimento con un tonfo.
-Ciao tesoro - alzai lo sguardo per ricambiare il saluto, ma alla vista della ragazzina bionda accanto a lei mi bloccai.
Avevo visto i suoi occhioni blu una sola volta, ma erano così simili a quelli di Jimmy che avrei saputo riconoscerli ovunque.
Era alta almeno cinque centimetri più di McKenna, e senza dubbio più snella. Ma, a dispetto del fisico gracile, sembrava fresca come una rosa e traboccante di energia. I capelli erano folti e biondi e incorniciavano un viso sottile a forma di cuore, con dei lineamenti marcati e i classici occhi di ghiaccio che mi fissavano straniti, con un sopracciglio innalzato.
Se magari smettessi di fissarla lei smetterebbe di guardarti male, idiota.
-Brian, lei è Lucretia, si è trasferita qui da poco - disse mia sorella, presentandomi la ragazzina che si avvicinò per stringermi la mano.
Gliela strinsi delicatamente e abbozzai un sorriso.
-Tu chiamami Blue - disse lei, ricambiando la stretta e sorridendo a sua volta.
Dio, quanto cazzo gli somigliava...
Feci per presentarmi anche io, ma prima che aprissi bocca lei mi interruppe:
-Lo so chi sei, so già tutto: McKenna non ha fatto che parlare di te durante il tragitto - spiegò, roteando gli occhi.
-Ah, davvero? - accennai una risata.
Tipico di mia sorella.
-Spero te ne abbia parlato bene - aggiunsi, facendole l'occhiolino. Lì avrei giurato di vederla arrossire.
Ohoh. Le piaci.
Ma che cazzo... no!
Oh sì.
Smettila.

-Beh - intervenne McKenna, per spezzare la tensione che era andata creandosi -noi andiamo di sopra e...
-Aspetta - la interruppi -non volete qualcosa da bere?
Mi alzai per prendere una birra dal frigorifero. Quando tirai fuori l'Heineken ghiacciata, gli occhi di Blue si illuminarono.
-Dio ti benedica - esclamò, fissando rapita la bottiglia che avevo in mano.
Jimmy aveva lo stesso sguardo quando gli veniva sventolato qualsiasi tipo di alcolico sotto il naso.
In quella ragazzina c'erano i geni del mio migliore amico, ormai ne ero sicuro.
Avrei dovuto parlarne con i ragazzi. Ma soprattutto con lei.
Però non subito, dopotutto a malapena mi conosceva. Cosa mai poteva volere da lei un metallaro con il doppio dei suoi anni?







   
 
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