La
rivincita
ovvero:
come
le ragazze dai capelli corti si fanno valere
Capitolo
X –
Un motivo per svegliarti
“Solo
10 minuti, ok?”
“Sì,
promesso fratellone!”
Ormai
erano
passate già due settimane dal giorno dell’incendio
quando Goten e Trunks e i
membri della famiglia di Gohan si erano di
nuovo ritrovati a dare coraggio Videl, ancora addormentata sul letto
d’ospedale.
Fuori
dalla
stanza, il ragazzo aveva ascoltato i discorsi dei suoi amici molto
chiaramente,
grazie al suo prodigioso udito.
I
due
bambini erano stati i primi ad entrare, dopo che le loro mamme li
avevano
fortemente consolati dicendo che Videl stava solo riposando e presto si
sarebbe
risvegliata.
I
due erano
entrati, il più piccolo saltellava di gioia per aver
finalmente ricevuto il
permesso dopo così tanti giorni di rivedere la sua amata
compagna di giochi. Il
più grande, invece, aveva un’espressione seria in
volto, che non lasciava
trasparire nessuna emozione.
“Ciao Videl!” Goten aveva preso
tra le
sue manine la mano di Videl, bianca e immobile. “Gohan
finalmente ci ha dato il permesso di venirti a trovare! Non
è
vero, Trunks?” aveva chiesto allegro al suo
migliore amico.
“Umph. Già.” aveva
risposto imbronciato
l’amico.
Goten
aveva continuato
imperterrito il suo discorso.
“Sai, Viddy, l’altro giorno ho trovato una
lucertola enorme! Era bellissima,
viola con le macchie verdi, la lingua viscida e gli occhi fuori dalle
orbite!” aveva
riso il bimbo al ricordo.
“Bleah!” aveva commentato il
suo amico,
più schizzinoso
Poi,
improvvisamente, si era intristito. “L’ho
messa in una scatola di cartone, per fartela vedere quando tornerai da
noi, ma
è scappata via! Comunque, quando ti svegli, sorellona, ti
prometto che io e il
mio migliore amico ti prendiamo il gelato più migliore che
ci sia, quello con
le nocciole che mangio sempre anche con papà, e poi ti
portiamo al circo, che è
appena arrivato in città, pensa: ci sono gli elefanti, i
leoni e anche una
donna con la barba, che buffo…”
“Non
capisco perché continui a
parlarle come se ti stesse ascoltando, Goten”
lo aveva interrotto bruscamente l’altro. “Se dorme non ti sente!”
“Che
stupido, certo che mi sente, me
lo ha giurato il mio fratellone, e io ci credo! Poi, non volevi dirle
qualcosa
anche te, scusa?” lo
aveva
guardato con due occhi accusatori.
“Voglio
farlo da solo, dai esci!” gli
aveva risposto imbronciato.
Dopo
che il
bimbo era uscito senza fare storie (Goten sapeva che, in fondo in
fondo, il suo
amico Trunks si vergognava ad ammettere che teneva moltissimo a Videl)
il
piccolo dai capelli viola era scoppiato a piangere.
Gohan
lo
aveva sentito chiaramente dalla sala d’attesa.
“Te
li regalo, tutti i videogiochi
che ho, anche l’ultimo con gli zombie che ti pappano il
cervello, però ti devi
svegliare, capito?? Altrimenti come faccio a spiegare al mio migliore
amico che
non ti svegli da due settimane?! Io ho capito tutto, non sono un bimbo
piccolo
e ingenuo come Goten, so che tutti ci raccontano delle balle per farci
sentire
meglio, in realtà odio essermi reso conto che non stai solo
riposando, ma ti
sei come addormentata per sempre! Perché
non ti svegli, Videl?! Stupida, stupida, stupida!” le
aveva urlato contro, scrollandole
le spalle con forza come per svegliarla, ma non aveva ottenuto nessuna
reazione
da parte sua, e questo lo fece singhiozzare più forte,
finché suo padre non lo
prese e lo buttò fuori dalla stanza, rimanendo da solo con
il corpo scomposto della
ragazza.
Il
principe
aveva continuato a fissarla, il viso girato verso destra, un braccio fuori dal letto
e le coperte
buttate da un lato dalla forte scrollata che le aveva dato suo figlio.
Si
era
guardato intorno un paio di volte, come per accertarsi che nessuno
entrasse in
quel preciso istante dalla porta, aveva preso tra le braccia Videl,
l’aveva
risistemata compostamente sul letto e le aveva aggiustato le coperte.
Dopo aver
realizzato ciò che aveva appena fatto, il saiyan rise
amaramente.
“L’ho
fatto solo perché sei degna di
rispetto, piccoletta, sei l’unica umana
ad aver avuto il coraggio di sfidarmi guardandomi dritto
negli occhi. Ma
non gasarti troppo, eh! Non so neanche perché sono venuto,
dovevo solo
accompagnare i mocciosi, e guarda dove sono finito… ti devi
riprendere, hai
capito, nanerottola?! Qui nessuno vive più in pace da quando
quel dannato
palazzo ti è crollato addosso. Possibile che tu sia una
casinista anche in un
letto di ospedale?!
Bah…”
Detto
ciò,
era uscito dalla stanza. Dopo di lui erano seguiti Chichi, Goku, Erasa,
che la
passava a trovare tutti i giorni dopo la scuola e, ovviamente, suo
padre.
Tutti
erano
preoccupati per la vita di Videl, ma forse, la persona che non riusciva
a
rassegnarsi, anche dopo due settimane e nessun segno di miglioramento,
era
Gohan.
°^°
“Ciao
mamma,
vado!”
“Va
bene
caro… fa’ attenzione…” Chichi
era davvero in pena per suo figlio. Era già
passato un mese dall’incidente di Videl, e ormai i medici,
fiduciosi del
risveglio della ragazza nei primi giorni, erano diventati
più scettici di un
suo possibile miglioramento man mano il tempo trascorreva.
Ma
non per
questo Gohan si era arreso. Anzi. Per lui ormai era una specie di rito
passare
a trovare Videl in ospedale prima di andare a scuola, aprire le
finestre, fare
entrare un po’ di luce in quella camera così buia
che sembrava, ogni giorno di
più, una gabbia vuota di speranza.
Il
ragazzo
sospirò. Non riusciva a fare a meno di farlo ogni volta che
entrava in quella
stanza. Vedere lì Videl, attaccata a delle macchine che
certificavano la sua
vita con un semplice ‘bip’ di tanto in tanto, era
straziante per lui. Ma non si
mostrava mai scoraggiato quando era con lei. Semplicemente
perché sapeva che
lei lo sentiva. E l’unico
modo per
riaverla sarebbe stato non farle perdere la forza. Così,
come ogni giorno da
quel mese a questa parte, iniziò a parlarle.
“Buongiorno
Videl! Apriamo un po’ questa finestra… Ecco fatto.
Ora va molto meglio…” La
luce entrò nella stanza riempiendola di colori vivaci. Gohan
guardò fuori per
qualche minuto. “C’è una bellissima
giornata, sai? Probabilmente faremo
ginnastica all’aperto oggi. Sharpener sfoggerà il
suo nuovo completo ‘da macho’
come lo chiama lui, che pallone gonfiato!” disse ridacchiando.
Poi
continuò
a parlarle della serata del giorno prima, quando si erano trovati per
mangiare
un pizza alla Capsule Corporation, e Vegeta aveva fatto una battuta
fantastica
su Crilin, (“Crilin, tu non sarai di certo il guerriero
più forte, ma di sicuro
sei il più veloce!”
“….?” “Fai tutto in un nanosecondo!!!”)
. Ovviamente il pelato lo aveva inseguito per tutto
l’edificio, cercando di
colpirlo con il mocio vileda per
vendicarsi. Dopo aver raccontato per filo e per segno lo spassoso
inseguimento,
il mezzo saiyan
aiutò le infermiere con
la fisioterapia quotidiana, per non far perdere di tono i muscoli della
ragazza
dai capelli corti. Aveva fatto così tutti le mattine e i
pomeriggi da un mese a
questa parte, ogni lunedì, martedì,
mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e
persino domenica.
Fatto
ciò,
era ormai ora di andare a scuola, ovvero il momento che più
odiava. Si
detestava per abbandonarla lì inerte, da sola, senza
compagnia, sarebbe stato
con lei tutto il giorno, se solo i medici gliel’avessero
permesso.
Come
ogni
giorno si avvicinò a lei. Le accarezzò i capelli
e le disse quanto gli mancava.
Sospirò, mentre le sue labbra toccavano la guancia della
ragazza addormentata.
Si sentiva stupido, molto
stupido.
Il secondo giorno dopo
l’incidente di Videl,
aveva perso totalmente la speranza che si risvegliasse. Poteva solo
stare lì, a
fissare il soffitto della sala d’attesa, aspettando che
qualcuno gli portasse
di tanto in tanto qualche buona notizia, cosa che non accadeva mai.
Lui,
salvatore del pianeta Terra già diverse volte, non poteva
far nulla contro le beffe
del destino. Si sentiva completamente inutile, seduto lì, su
quella sedia di
plastica verde, ad aspettare che un miracolo scendesse dal cielo, e
ascoltando
sua madre che raccontava una favola al piccolo Goten che
l’ascoltava rapito.
Le
favole,
che assurdità… Eppure…
Dovevano
pur
esistere per qualcosa, no? Magari
c’era
un fondo di verità in ognuna di loro, e Gohan
aveva ragionato velocemente che la differenza tra una
principessa
addormentata e una ragazza in coma non fosse stata poi così
grande, che forse
un bacio di un mezzo saiyan poteva valere quanto quello di un principe,
che
avrebbe provato qualsiasi cosa, anche a costo di risultare stupido,
purchè si
svegliasse.
Così
era
tornato nella stanza e l’aveva baciata. Non sulla guancia o
sul naso, ma
proprio sulle labbra, come nelle favole, un bacio vero, anzi, un signor
Bacio,
uno di quelli che se sei cosciente ti sembra di volare sulla luna, di
vedere le
stelle.
I
secondi
erano passati…
Ma
Videl non
si era mossa.
Il
bacio non
aveva funzionato. Il bacio di un mezzo
saiyan non vale niente, aveva pensato Gohan ferito, io non valgo niente!
Il
ragazzo
si era lasciato prendere dall’ira e aveva tirato un pugno
fortissimo nel muro
di cemento, che per poco non si ruppe del tutto, ma era rimasta
comunque una
grande crepa su di esso.
Proprio
come me, forte come il
cemento e con un’enorme crepa nel cuore, aveva
pensato distrutto il ragazzo.
Gohan
scosse
la testa risvegliatosi da quel brutto ricordo, come per liberarsene.
E’
meglio che vada,
pensò dispiaciuto il ragazzo.
Si
diresse lentamente
verso la porta e abbassò la maniglia, senza guardare Videl,
anche se era
difficile lasciarla di nuovo ad ogni modo.
Coff
coff.
Un
rumore
soffocato, basso d’intensità ma udibile alle
orecchie del mezzo-saiyan echeggiò
per la stanza.
Si
fermò per
un secondo. Cos’era stato?
Si
voltò con
una speranza nel cuore, ma la ragazza non si era mossa, anche se
c’era comunque
qualcosa di diverso in lei. Ma che diav-?
Si
riavvicinò a lei titubante. La fissò a lungo. E
non potè credere a quello che
vide.
Un
sorriso. Un piccolo, seppur dolce
sorriso adornava la bocca della ragazza, che poco dopo produsse di
nuovo lo
stesso rumore di prima, inizialmente
piano… e poi… sempre più
forte… fino a che…
I
suoi occhi
si aprirono. Trasmettevano una luce blu cobalto intensa, quasi
abbagliante,
come se fossero degli zaffiri
chiusi per
molto tempo dentro un antico baule, appena riportati alla luce da un
archeologo
esperto. In loro il ragazzo riusciva a vedere solo gioia e
serenità, come se
nulla fosse successo per tutto questo tempo.
Gohan
era
senza parole. Era un sogno, sicuramente. Anche perché gli
pareva strano sentire
dopo così tanto tempo la voce di Videl tintinnare in una
risata come se fosse
la cosa più naturale del mondo.
“Videl…
ma…
perché ridi?” chiese il ragazzo.
Era
un
sogno, no? Gohan poteva fare le domande più bizzarre. O
almeno così lui
credeva.
“Oh,
Gohan…”
la ragazza dai capelli corti si coprì il viso con le mani
tentando di frenare l’irresistibile
risata che le usciva dalla bocca. “…
Crilin… Vegeta…. Un nanosecondo!”
Il
mezzo-saiyan
la guardò per un lungo attimo, confuso. Poi si rese conto
che non poteva essere
un sogno, perché tutto sembrava così strano da
risultare vero. Una miriade di
pensieri gli affollò la mente : Videl
si
è svegliata! Sta bene! E’ VIVA!
E
tutto ad
un tratto riuscì a provare la felicità che Videl
stava sentendo, non rideva
solo per la battuta che le aveva riferito, rideva perché si
era svegliata e la
prima cosa che aveva visto era lui,
rideva perché poteva farlo, era di nuovo viva.
Allora
sapete
che cosa fece Gohan?
Si
sedette
sul letto, l’abbracciò forte e si mise a ridere
anche lui.
§
Fine §
***
Angolo
autrice ***
Stop!!!Fermatevi
assolutamente qui!!! Arrestatevi esattamente nel punto in cui mi
lanciate
oggetti contundenti e frutta e/o ortaggi marci per ascoltarmi! NON è finita
qui, tranquilli, ci sarà un
epilogo! (fiu, me la sono cavata anche questa volta…)
Ehm
ehm! Innanzitutto
vi chiedo scusa per il mio imperdonabile ritardo, spero che il capitolo
ne
valga la pena! Allora…come spiegarvi l’ultima
scena? Beh, era una storia fatta
di suspence ma inizialmente l’avevo pensata come una fic
comica, giusto? Quindi
è giusto che si concluda con una bella risata (spero sia da
parte dei
personaggi che da parte vostra). La battuta non faceva proprio
sbellicare, lo
so, ma immaginare Crilin con il mocio vileda per me era piuttosto
esilarante! Questa
fan fiction aveva come scopo basilare quello di far svagare il lettore
ma
insegna anche una morale: non andare negli edifici in fiamme con un
vestito
elegante e ballerine (ok, riavvolgete il nastro) ovvero: la vita
è bella. La
vita è bella perché si ride, ci si innamora, si
piange e ci si risveglia.
(oddio questa conclusione filosofica da dove salta fuori? Ndvoilettori)
non lo
so nemmeno io! xD beh, io vi ho spiegato la mia
personale
morale ma potete essere voi a
spiegarmi cosa avete imparato (se
avete imparato .-.) qualcosa da
questa storia! inserite nella recensione la vostra opinione, un voto da
uno a dieci, una fragola, insomma quello che volete, ma
ditemi cosa ne pensate! Tanto siete comunque fantastici! ^^
Bravi
a
tutti quelli che hanno indovinato i dialoghi! Come avete potuto vedere
su
questo capitolo ci sono le versioni intere. Come premio potete
suggerirmi cosa
vorreste nell’epilogo (grande responsabilità).
Così mi adeguo!
Un
grassie
ENORME ai 16 (e dico 16!) recensori! Mamma mia ma vi moltiplicate con
la scissione
binaria? (ok questa potevo evitarla…) ovvero: Seele, Ethel,
SweetNemy, normina,
Scandalous, kjria91, Darma, amy99, meghi-13, soul silver, mikchan,
Xplosion, Heavenly, Misaki 17, Hikari 96 e Tilt3! ^^
Tanti
cuori
per voi e per chiunque legge!<3 <3 <3
Vi
voglio
bene!
Frulallas
Sii un
recensore responsabile. Leggi e recensiona. E gioca a poker
responsabilmente. -