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Autore: xbrokenarrow    19/08/2012    2 recensioni
Una storia fatta di stranezze, romanticismo, un pizzico di fantasia e avventura.
Matthew è sempre in ritardo e, come al solito, lo è anche il suo primo giorno di scuola! Non sarà segno del destino? Forse, per una volta, essere in ritardo potrebbe portare dei frutti o forse no?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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First.



La scuola era ormai deserta e nei corridoio non vi era anima viva. Tutti gli studenti erano ormai tornati a casa, tutti tranne lui. La preside era stata chiara, dopo aver sentito le lamentele del professor Zumiku: « Non voglio più vederti arrivare in ritardo, altrimenti prenderò delle adeguate conseguenze!». Aveva chiuso un occhio per la ragazza nuova, poichè era il suo primo giorno e il suo errore era perdonabile, ma Matt lo meritava eccome! Lui non aveva obiettato, sapeva di essere in torto e di meritarsi quella punizione, ma questo non avrebbe cambiato le cose. Sarebbe arrivato ugualmente in ritardo anche nei giorni successivi. Era fatto così. In quel preciso istante si trovava nello sgabuzzino del secondo piano dell' istituto, intento a prendere una pezza e tutto ciò che vi era di necessario per pulire le aule. Cercava di fare il tutto nella maniera più rapida possibile, senza tener conto dello sporco che non si eliminava del tutto, ma persisteva in quei banchi. "Che cosa mi tocca fare!", pensò passandosi una mano sul volto leggermente sudato. Non poteva certo scappare! I motivi erano due, ed erano piuttosto ovvi:
1) se l'avesse fatto non sarebbe andato a suo favore e vi sarebbero state delle "adeguate conseguenze";
2) la preside di trovava naturalmente al piano terra, all'interno del suo elegante ufficio, per cui anche solo volendo rischiare... non avrebbe potuto.
Quindi era fuori luogo. Ma poco importava, poichè quel pensiero non lo attraversò minimamente. 
Terminò di pulire (se è questo il modo appropriato per definire ciò che stesse facendo) l'ultimo banco, che poco prima presentava disegni a matita alquanto sconci e perversi, e ripose disordinatamente l'occorrente nello sgabuzzino. Finalmente, la pacchia era conclusa. 
Camminò per tutto il corridoio, fischiettando in modo rilassato e accennando un sorriso, quando qualcosa, oltre la finestra , catturò la sua attenzione. Poteva persino mettere la mano sul fuoco, ma giurò di aver visto l'abero secolare del cortile della scuola, muovere i suoi lunghi rami in un modo assai particolare, per non dire strano. Matt strabuzzò gli occhi, e scosse la testa dopo pochi secondi, come per scacciare via quei pensieri che in pochissimo tempo vennero sostituiti da un unico pensiero. In quel preciso istante il volto della bellissima ragazza straniera, che aveva "incontrato" quella mattina, occupò la sua mente, offuscando completamente tutti i suoi pensieri, dimenticandosi dove fosse, cosa stesse facendo, e tutto il resto. Inutile negare che, durante le lezioni, non aveva mai completamente smesso di pensare a quella. Era stato richiamato dai professori una volta o due... magari anche tre... quattro. Diciamo che era stato richiamato più volte. Cosa che non era mai successa prima di allora, e che non solo stranizzò i professori, ma anche i suoi compagni di classe. 
Si diede dei colpetti alla testa, e scese le scale bruscamente, emettendo un rumore alquanto fastidioso che echeggiò per tutta la scuola. Arrivato al piano terra bussò alla porta dell'ufficio della preside poco prima di dire, con voce assai squillante: « Ho finito di fare le pulizie, signora Perkins, per cui vado via. Arrivederci!». La preside aprì la porta, lo squadrò socchiudendo gli occhi e corrugando le sopracciglia, con fare sospettoso, e una volta accertatasi che Matt stesse dicendo la verità, alzò il mento e gli fece segno di andare. « Arrivederci, arrivederci.» concluse lei, infine, guardandolo avviarsi verso la porta d'entrata. 
Appena uscito dall'edificio, Matt afferrò il cellulare e iniziò a pigiare velocemente alcuni tasti. Uno squillo-due--tre---
« Pronto?» disse un ragazzo dall'altro lato della "cornetta". Matt salì sulla bicicletta, e infilò accuratamente gli auricolari del cellulare alle orecchie. 
« Ehi, Alex. Ho finito di pulire proprio ora. Che ne dici di vederci alle Panche?»
« Hai già finito? Bene, allora aspettami. Ci vediamo lì, sempre che i miei me lo permettino...»
« Perchè non dovrebbero?», aggrottò le sopracciglia, quasi ridendo. I genitori di Alex erano così buoni che mai si sarebbe immaginato loro non dargli il permesso di uscire, qualunque fosse stato il motivo.
« E' per Amelie...e, insomma te ne parlerò dopo. Cercherò di venire ad ogni costo, rogne a parte. A dopo!». L'amico chiuse immediatamente la chiamata, lasciando un Matt alquanto sorpreso e dubbioso. Quindi non stava scherzando. Matt pensò seriamente che ci fosse qualche problema riguardante l'amica. Che fosse imbarazzo, preoccupazione, entrambe le cose?
"E adesso chi è questa Amelie? Non sarà per caso la sua ragazza?", pensò Matt continuando a pedalare in modo meccanico. Eppure era divertito all'idea che, un tipo come Alex, potesse avere una ragazza. Ma nella vita: mai dire mai.

Destinazione: Le Panche.*


* giardino pubblico nel quale molti ragazzi si incontrano nei pomeriggi e nelle serate. Il nome "Panche" deriva proprio dalle moltitudini di panchine presenti.




Ed ecco terminato il primo capitolo, un po' corto. Mi dispiace deludervi, so che non è ancora il massimo ç_ç ma vedrò di migliorare. E' una promessa. Grazie per le recensioni lasciate!
  
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