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Autore: Renegade94    19/08/2012    0 recensioni
Serena una ragazza come tante in cerca della vita perfetta, dell'amore perfetto, del luogo perfetto, ma soprattutto del sogno "imperfetto" da realizzare e a cui dedicare se stessa!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Staccai la busta e la aprii, all’interno vi era una gran somma di denaro, sufficiente per un volo e una lunga permanenza (guarda caso). Dal piano di sotto sentii la possente voce di mio padre. Presi la busta e scesi velocemente le scale. Lui era in cucina seduto al tavolo che guardava verso mia madre la quale appoggiata al lavello rideva, probabilmente per qualcosa che lui aveva detto. Io rimasi sulla porta e lanciai la busta a mio padre che mi guardo incredulo. Così mi affrettai a risolvere gli interrogativi che gli erano appari sulla fronte.
“Non ho bisogno della tua elemosina!” Dissi guardandolo disgustata.
“Serenaa!!” Mi rimproverò mia madre, tornando seria, ma non le diedi retta, ero furiosa, non c’era mai stato e non volevo nulla da lui, non era dandomi i soldi del viaggio che avrebbe ricomprato la mia fiducia. Mi voltai per uscire senza dire altro ma delle valigie davanti alla porta d’ingresso attirarono la mia attenzione.
“E quelle?” chiesi allarmata.
“Ecco, Serena.. io sono venuto per restare” Rispose mio padre alzandosi e avvicinandosi. Io feci un passo indietro, scuotendo la testa. Quella situazione stava raggiungendo il limite della follia. Guardai mia madre per rivolgermi a lei.
“Non avrei mai immaginato che dopo tutto quello che ti ha fatto tu l’avresti perdonato. Due giorni fa piangevi e ora sei tutta contenta del suo ritorno e in più gli chiedi i soldi per il mio viaggio?” La mia voce stava diventando acuta, isterica, non riuscivo a crederci, ci avevo messo anni per accettare che lui per noi non c’era più e non ci sarebbe mai più stato, e poi me lo ritrovo in cucina che cerca di fare l’amico. Ingoiai quella caramella amara e risalii le scale. Notai che la porta della camera da letto di mio fratello era aperta. Anche lui era tornato per restare?? Mirko sentì i miei passi e si affacciò ma io non dissi nulla, mi voltai e tornai in camera mia. Due secondi dopo sentii bussare, non risposi. La porta si aprì comunque.
“Hey mostro, che fai non mi saluti?” Era Mirko ovviamente ma io ero distesa a pancia in su sul letto e feci finta di non sentirlo. Lui mi si avvicinò e si sedette su un lato del letto.
“Serena…” Le lacrime cominciarono a scorrere e lui mi carezzò i lunghi capelli castani. Io lo guardai negli occhi.
Perché adesso? Ora che tutto stava andando bene, che avevo accettato che lui aveva scelto di andare via, e di portarsi anche te?”
“Di portarsi anche me? Ma che stai dicendo?”

“Sto dicendo che io e te prima eravamo una cosa sola, potevamo contare l’uno sull’altra, poi tutto ad un tratto mio padre fa lo stronzo e tu sparisci con lui. E non dire che non è vero sono anni che non chiami, nemmeno per vedere come stava mamma, nemmeno per vedere come stavo io!” Dissi tutto d’un fiato erano cose che avevo sempre voluto dirgli le avevo ripetute così tante volte nella mia mente, Mirko era il mio migliore amico, oltre che mio fratello e quando aveva scelto di andare con mio padre il cuore mi si era spezzato in tanti piccoli pezzi.
“Serena mi dispiace, non potevo e lo sai. Papà non ti ha detto nulla?”
“No cosa avrebbe dovuto dire? Ha solo detto ‘Sono venuto per restare’”
Dissi mettendomi a sedere ed imitando la voce di mio padre. Lui rise e si sistemò sul letto.
“Ok allora te lo spiego io.” Sospirò e io lo guardai.
Non potevo chiamare perché quella strega di Felicia me lo impediva. Io ci ho provato anche di nascosto, dalle cabine telefoniche ma in qualche modo lei riusciva sempre a mandare tutto a monte e papà non se ne rendeva conto. Io cercavo di fargli capire che lei puntava solo all’azienda che era per quello che diceva di amarlo, ma che invece l’unica che lo amava veramente è solo la mamma. Purtroppo l’ha capito troppo tardi..”
“In che senso? Che è successo?” Chiesi preoccupata, avevo sempre saputo che Felicia, la donna che aveva rubato mio padre all'amoe di mia madre, non era la donna giusta per mio padre che era solo un’approfittatrice.
“E’ riuscita a farsi dare metà della quota aziendale e sta cercando di mandare in fallimento papà. E quando lui gliel’ha fatto notare lei ha pensato bene di sbatterci fuori. Non siamo qui perché vuole riconquistare la mamma, sa di aver sbagliato.”
“E ora cosa dovrei fare scendere giù e abbracciarlo come se non fosse successo nulla?? Non ci riesco!”

No, non resettare tutto, è normale che sei arrabbiata e lo capisco se lo sei anche con me, ma piano piano cerca di riavvicinarti a lui, prova a conoscerlo, sono 7 anni che non lo vedi, è cambiato.”
“Sta di fatto che non posso accettare i suoi soldi, non voglio che pensi che è con l’Inghilterra che può riavere la mia fiducia, e poi se è vero quello che dici, che sta fallendo l’azienda quei soldi servono di più a lui.”

Mirko sorrise.
“Ascoltami Serena, quei soldi sono meglio spesi se tu vai in Inghilterra e fare ciò che hai sempre desiderato che nelle mani di papà. L’azienda è ancora nelle mani di Felicia e ciò vuol dire che quei soldi se non li prendi tu finiranno nell’armadio della sanguisuga sottoforma di scarpe e abiti alla moda. Realizza il tuo sogno, sii felice.”
Mentre parlavamo la porta si aprì nuovamente stavolta era mio padre.
“Io devo andare, volevo salutarvi.” Disse rimanendo sulla porta.
“Ma come non rimani?” Chiesi facendo fatica a guardarlo negli occhi.
“No piccola, non è il caso.” Sorrise amaramente e poi si rivolse a Mirko.
“Vai a riprendere le tue cose, sono in salotto, non lasciarle in giro, sistemati in camera tua, avrete tutto il tempo per parlare!”
 Mirko annuì e mio padre uscì senza dire altro. Poi Mirko si guardò intorno e cominciò a ridere.
“Che hai??”  chiesi curiosa.
“E’ ancora qui!! Non l’hai proprio toccata?” Disse indicando la chitarra posta nell’angolo della stanza.
“Ah ecco. Comunque no, non so suonarla, a volte la apro la osservo e poi la richiudo e torna nel suo angolino.” Lui sorrise e la prese. Si sedette sul letto e cominciò ad accordarla. Una volta fatto io mi sedetti sul davanzale della finestra e lo osservai pizzicare quelle corde e i movimenti precisi delle dita sulla tastiera della chitarra. Dopo un po’ cominciò a cantare con la sua calda voce, una canzone dalla dolcezza assurda, tanto da farmi commuovere.
 
 
Se tu promettessi di rimanere qui per sempre
Potresti contare su di me, sarò sempre tuo.
E ad ogni giorno che passa, potremo sentirci gli stessi,
Perché il nostro amore è destinato ad esistere.
 
C’è una luce forte che brilla nei tuoi occhi
E’ così luminosa che riesco a malapena a vedere
Riflette tutte le cose che nascondi nel tuo animo
Cose che ti rendono veramente libera.
 
C’è una ragione se siamo qui stanotte,
C’è una ragione per stare svegli tutta la notte
Non abbiamo bisogno di andare da nessuna parte
Perché la notte è tutta nostra e brilla, stanotte.
 
E mi rendo conto che non vi è nulla di cui avere paura, adesso
Fino a che so che tu sei qui
Appena sei entrata dalla mia porta mi è stato chiaro che tu sei vera
Tu sei il respiro dentro di me.
 
 
C’è una ragione se siamo qui stanotte,
C’è una ragione per stare svegli tutta la notte
Non abbiamo bisogno di andare da nessuna parte
Perché la notte è tutta nostra e brilla, stanotte.
 
Ti prego, non lasciare che le luci si spengano
Trasforma i tuoi sussurri in urla
Vieni un po’ più vicino adesso
La notte è nostra
Non voglio dirti mai addio
Resta ancora un po’ piccola
Tieniti forte alla luce
La notte è nostra stanotte.
Lo sai..
Non ti lascerò mai andare!
 
C’è una ragione se siamo qui stanotte,
C’è una ragione per stare svegli tutta la notte
Non abbiamo bisogno di andare da nessuna parte
Perché la notte è luminosa e nostra stanotte.
 
Resta ancora un po’ stanotte!
 
Resta ancora un po’ stanotte!
Perché la notte è nostra….
 

 
Saltai giù dalla finestra quando notai che sulla porta c’era la mamma che applaudiva silenziosamente.
“Mamma hai visto quanto è bravo?? E poi questa canzone è bellissima.” Lei annuì sorridendo, contenta di rivederci insieme e Mirko sorrise imbarazzato.
“Si è vero questa canzone è bellissima” Si alzò per riposare la chitarra.
“Mi raccomando a cosa ho detto!” Mi disse puntandomi il dito con fare intimidatorio. Io risi e annuii. Lui uscì e andò a sistemare le sue cose in camera sua. La giornata passò così, tra scatoloni e vecchi ricordi. Andai a dormire che ero stanca morta e col conto alla rovescia per lo scadere del tempo massimo in cui fare il biglietto aereo. Mancavano 7 giorni. Ed io non sapevo ancora cosa fare. Mi addormentai con il ricordo della voce di mio fratello che cantava…
 
 
“Cause the night is ours..” 
  
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