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Autore: BellatrixWolf    20/08/2012    1 recensioni
Ok, premetto che il titolo originale era "fantasticherìe", perché inizialmente questa era una storiella che scrivevo per me, ma è dato che ci sta venendo fuori qualcosa di interessante ho deciso di pubblicarlo come racconto. "Quasi per caso" si riferisce alla creazione della fic.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Shoujo-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo è pronto da un mese. Ma non avevo Internet. Meh. Cooomunque, dato che sono una fanatica di Xena, per chi non conosce questo magnifico telefilm ci saranno alcuni riferimenti incomprensibili asdasd



Provammo a lungo, sempre con la dicitura dei passi da parte di Andreina, e nessuno se ne lamentava perché Corona Gentile era veramente lunga e difficilmente ci si ricordava tutto. Anche io avevo le mie belle difficoltà con quella coreografia dato che nonostante la mia memoria fisica ogni tanto mi sfuggiva qualche passo.
Dopo tre quarti d'ora di Corona Gentile decidemmo di comune accordo di cambiare danza. Fu allora tempo di Chiarastella. I passi erano noti poiché l'avevamo provata due giorni prima, ma si optò comunque per un ripasso prima dell'esecuzione con la musica.
Si formarono le coppie e ci disponemmo in due enormi cerchi concentrici di dieci persone ciascuno, uno più stretto e uno più largo. Io, assieme agli altri cavalieri, facevo parte del cerchio esterno e Lucy di quello interno.
Provammo Chiarastella per mezz'ora, ovvero fino a quando una delle ragazze non cadde per un giramento dato dal caldo asfissiante di quella sala e dai giri della movimentata danza. All'improvviso sentimmo un "ah!" sommesso e un tonfo. Poverella.
Tutti accorsero e dopo pochi attimi lei si era ripresa. Le porsi un bicchiere d'acqua e lei, piano, si alzò con uno sguardo spaesato.
«Scusate, mi sono sentita poco bene.» mugugnò sedendosi.
«Tranquilla. Dopotutto qui fa caldo. Sembra di essere in un forno crematorio.» dissi scrollando le spalle: qualcuno ridacchiò, qualcuno annuì in assenso. Purtroppo non si poteva fare molto a proposto.
Quando la ragazza si riprese continuammo, ma lei fu sostituita da Andreina perché non se la sentiva di ballare Chiarastella con quell'afa.
Andammo avanti per quella che sarà stata un'ora. Fatto sta che erano arrivate le quattro ed eravamo tutti terrribilmente stanchi, accaldati e di malumore per le cause sopra citate, e "tutti" comprendeva in primis Andreina.
«Sentite, oggi chiudiamo prima. In fin dei conti siamo molto avanti sulla tabella di marcia!» Andreina alzò una mano per richiamare l'attenzione, rivelando una chiazza di sudore sul top salmone, i capelli biondi ed il viso imperlati di goccioline.
Ci fu un giubilo, a cui mi unii senza pudore.
"Magari" pensai mentre mi toglievo le scarpe da danza per mettere quelle da ginnastica "riesco a rubarmi Lucy per il pomeriggio."
Evidentemente a Claude era venuta in mente la stessa cosa, perché stava giusto chiedendole di uscire. Da dietro le sue larghe spalle, Lucy mi lanciò uno sguardo rassegnato e le mie, di spalle, cedettero per la delusione.
Guardai inerte Lucy mettere su un sorriso confezionato e rispondere con un "certo" poco convinto. Non che avesse poi molte alternative.
Scossi la testa, mi misi la tracolla sulla spalla, a domani e uscii.
Alle quattro e mezza ero all'appartamento, pronta per una doccia.
Mi spogliai, attaccai la musica e mi buttai sotto l'acqua fresca. Mi lavai in dieci minuti, poi persi un'altra mezz'ora sotto il piacevole getto d'acqua a cazzeggiare.
Uscii allegra e rinfrescata, un piacevole cambiamento rispetto a poco più di un'ora prima.
Presi un enorme asciugamano e mi ci fasciai dentro. Mi arrivava a mezza coscia, forse non era così enorme, ma era degno dell'apertura alare di uno pterodattilo. Mi strofinai i capelli con un asciugamano più piccolo e varcai la porta del bagno in tempo per sentire il cellulare che squillava a ritmo di Nil Se'n La. Accorsi.
«Pronto?»
«Robyy! Allora, come va?» la voce squillante di Andrea, il mio migliore amico, risuonò chiara attraverso l'apparecchio.
«Ehi, coso! Tutto bene, tutto bene, tu?» sorrisi. Andrea era un ragazzo alto, con occhi e capelli castani, tratti del viso molto dolci, quasi femminili, incorniciati da capelli lunghi e lisci e con il bacino largo. Il ragazzo etero meno mascolino che abbia mai incontrato. Con uno sguardo da bimbo cresciuto ed un sorriso radioso, mi era risultato subito simpatico.
Dopo le ultime novità da Siena, arrivò la tipica domanda.
«Quindi, incontri interessanti?» La sua voce tradiva un ghigno.
«Ebbene sì.» risposi, ricevendo in risposta un verso allibito. Dopo averlo amichevolmente mandato affanculo per la mancanza di fiducia, gli raccontai per filo e per segno di Lucy, con dovizia di particolari -tanto pagava lui la chiamata- perfino la questione Claude. Lui ascoltò in ossequioso silenzio, confermando di tanto in tanto la propria partecipazione con un "mhm", senza fermare nemmeno la mia sfilza di insulti a Claude. Come un vero amico.
Terminata l'orazione, lui mugugnò pensoso e commentò: «Bel casino.»
Mi astenni dal sottolineare pesantemente l'ovvietà del commento.
«Che consigli?» chiesi. Lui mi rise letteralmente in faccia.
«Bene, grazie.» risposi sarcastica.
«Roby, che altro posso dire?»
«Non saprei. Un falsissimo "tutto si sistemerà".»
«Tutto si sistemerà.» Falsissimo.
Continuammo la chiamata per oltre un'ora, vagando su cazzate varie, comprendendo Xena e Gabrielle e i progetti per un futuro cosplay.
«Mi offrirò a Lucy come Gabby. Assomiglia a Xena e si chiama come la Lawless.» dissi ad un certo punto, e lui si proclamò Callisto della situazione. Lo minacciai. Ridemmo.
Alle sei e tre quarti decidemmo che s'era fatto tardi e che lui aveva speso abbastanza, quindi terminammo la chiacchierata.
Guardai l'ora e realizzai di essere ancora coperta solo da un asciugamano, e neanche tanto visto che ero sdraiata sulla poltrona con le gambe sul bracciolo.
Mi misi a sedere composta e portai la mano all'orecchiio, che bruciava.
Sbuffando per l'impellente vestizione che avrei evitato volentieri, mi alzai. Presi dall'armadio biancheria, un paio di jeans leggeri ed una maglietta nera con la scritta violetta "Free Hugs!" e mi vestii.
Erano le sette passate e non avevo nulla da fare. Decisi di lavorare un po', quindi accesi il computer e controllai le mail.
Spam spam spam Fausto spam Lucrezia Laura Antonio Forumfree Accademia.
Cestinai i messaggi di spam, compreso Forumfree, e mi dedicai a quelli utili.
Fausto mi avvisava di un disperso tristemente ritrovato in una rupe, che allegria. Se ne sarebbe occupato lui, non era un mio problema.
Lucrezia richiedeva i dettagli su un caso che le servivano per un processo. Esplorai il mio laptop e glieli inviai.
Laura mi avvertiva di uno stagista in arrivo il mese successivo che mi sarebbe toccato.
"Se è un inetto lo caccio a calci in culo senza guardare in faccia nessuno." fu la degna conclusione di una lunga e-mail di risposta che le inviai.
Poi Antonio che mi mandava dei moduli da compilare con il commento "Dato che non hai nulla da fare..." Simpatico.
Infine l'Accademia mi avvertiva dei prossimi concerti.
Con un sospiro scaricai i file di Antonio. Quanto odiavo le scartoffie. Terminai che erano quasi le nove, ci avevo messo più di un'ora ed ero sfinita.
Mi sdraiai sul divano ed accesi la TV. Dopo qualche minuto stavo lentamente scivolando nel sonno.
Accompagnata dal rumore della televisione -urla e cozzare di spade, il tutto accompagnato dall'accento neozelandese di Lucy Lawless- iniziai a fare i sogni più strani.
Vidi due papere combattere a bastonate, volai sulla città, salutai Hudson Leick, lottai assieme a Xena e Gabby. Poi saltai da un edificio urlando "Unicorns" e caddi, svegliandomi con uno scatto.
«Cazzo...» mugugnai portandomi una mano sugli occhi, mentre terminava la sigla finale di Xena: Warrior Princess e il DVD tornava al menù principale. Mi ero dormita quaranta minuti di Callisto. Questo spiegava Hudson Leick, Xena e Gabrielle. In un certo qual modo le paperelle battagliere. Erano gli unicorni che mi spiazzavano.
Sbuffai e guardai l'orologio segnare le dieci meno un quarto.
Mi alzai e spensi la tivvù, ciondolando fino alla camera.
Improvvisamente ero esausta, quindi mi tolsi i jeans e mi infilai sbadigliando a letto, portandomi una mano sul ventre e l'altra sotto la testa. Sbadigliai vistosamente una seconda volta e mi appisolai.
Alle undici venni svegliata dalle Celtic Woman nella loro miglior performance di Nil Se'n La.
«Hm.» mi rotolai sulla pancia ed afferrai il cellulare.
«'yasumi nasai.» mugugnai assonnata.
«Che lingua sarebbe?» una voce calda ed un accento francese.
«Giapponese. Significa "buona notte".» Mi misi a sedere, gli occhi ancora chiusi ma un sorriso sulle labbra.
«Ti ho svegliata.» Non era una domanda.
«E' un buon risveglio. Dimmi tutto.»
Una leggera risata. «Bene allora. Ehm... Il fatto è che ho dimenticato le chiavi. Di nuovo.» Mi disse imbarazzata. Sorrisi ancora di più.
«Tranquilla. Vieni qui.»
«Grazie.»
Chiusi la chiamata e mi alzai, stiracchiandomi con uno squittio.
Presi le chiavi ed aprii la porta, poggiando la schiena allo stipite mentre attendevo la comparsa di Lucy.
Chiusi gli occhi e lasciai cadere indietro la testa, mezza addormentata.
«Perché sei in mutande sulla porta?»
Rialzai la testa di scatto e mi trovai davanti la bionda. Realizzai di essere mezza nuda solo quando me lo fece notare.
Arrossii e mi voltai, tirandomi la maglietta sulle cosce.
«Dormo così.» risposi. Lei entrò dietro di me e chiuse la porta. «Carina.» la sua voce ondeggiò con enfasi.
Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere a quel commento. Mi voltai e me la ritrovai a pochi centimetri. Non mi ero accorta che si fosse avvicinata e la sorpresa mi lasciò senza fiato.
Lei mi sorrise. «Sei gentile.» disse, spostandomi una ciocca di capelli dagli occhi.
Mise la mano sul mio fianco ed abbassò la testa, avvicinando le sue labbra alle mie. Sentii il cuore accelerare come pochi giorni prima e mancare un battito quando mi baciò, posando la mano sul mio viso. Automaticamente le presi i fianchi, alzando il mento per approfondire il contatto quanto possibile. Le mie dita scivolarono sotto la sua maglietta e vagarono fino alla sua pancia. La sentii respirare piano.
Le nostre labbra di separarono lentamente.
«E' un piacere.» sorrisi, circondandole la vita con le braccia e posandole la testa sulla spalla per depositarle un piccolo bacio sul collo.
«Ad essere sincera, non ho scordato le chiavi.» ridacchiò guardandomi con i suoi profondi occhi azzurri.
«Sì invece. Per questo ti tocca dormire qui. E il divano è inagibile, che sfiga.»
«Oh, che peccato. Vuoi dire che dovrò dormire nel letto assieme a te? Mi sacrificherò, in tal caso.»
Ridemmo e ci scambiammo un altro veloce bacio.
In camera le ofrii un pigiama, ma lei rifiutò e disse che avrebbe seguito il mio esempio. Non me ne lamentai.
Ci sdraiammo sul grande letto dell'appartamento, sulle lenzuola coi pinguini che mi ero portata da casa.
Nella penombra, i suoi occhi rilucevano come pietre preziose.
«Buonanotte.»
«Buonanotte.»
Chiudemmo gli occhi. La mia stanchezza, però, era svanita. La guardai addormentarsi, bella come un angelo. Il mio sguardo vagò sul suo corpo. Nel sonno la maglia le si era alzata e la sua pancia era scoperta.
Il ventre femminile mi aveva sempre affascinata. Piano, le passai un dito dall'elastico dell'intimo al lembo della maglietta alzata, poi presi a farle piccoli cerchietti attorno all'ombelico. Era magnifico guardarla respirare.
Mi addormentai con la mano sul suo addome.
  
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