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Autore: SailorDisney    20/08/2012    2 recensioni
Il cuore di Jessie sussultò per un attimo. Odiava profondamente quando lui l’abbracciava così, senza pensarci. Senza rendersi conto che per lei era molto di più di un gesto da fare senza riflettere.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Buzz Lightyear, Jessie, Woody
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un pomeriggio, Buzz era uscito con Bonnie, lei lo aveva portato con sé all’asilo. Jessie rimase a fissare fuori dalla finestra con le ginocchia al petto. Pensieri. Pensieri sparsi.
 

“Vice sceriffo, buongiorno.” Woody le apparve alle spalle con il cappello in mano.

Le scappò un sorriso, era così felice di vederlo. Non aspettava altro che lui ma.. allo stesso tempo non aveva nessuna intenzione di vederlo.

“Scusa Woody, ho da fare adesso.” Rispose senza muovere un muscolo.

Troppo tardi, lui aveva visto quel sorriso appena accennato comparire nel riflesso sulla finestra. Ed era comunque deciso a non andare via.

“Comprendo quanto possa essere impegnativo osservare la propria immagine su un vetro a tempo indeterminato ma confido che la signorina sarà ben contenta di seguirmi, ho qualcosa da farle vedere.” Disse lui ironicamente porgendole la mano.

“Ho detto di no, non insister… ARGH! WOODY! COS..?! LASCIAMI!! LASCIAMI!!!”

Senza voler sentire altre ragioni, lui l’aveva già presa di forza e caricata su una spalla.

“Mi spiace ma i musi lunghi non sono ammessi in questa contea, sarò costretta a portarla altrove” disse ridendo e allontanandosi dalla finestra.

“NO!!! MA CHE..!? WOODY!!! LASCIAMI ANDARE!!” Batteva i pugni sulla sua schiena. Ma sapeva che solo una cosa l’avrebbe liberata. Iniziò quindi a tormentarlo di solletico nei fianchi.

“Jessie!!! Usi manovre bassissime!!! No, il solletico no ti prego!!!” rideva lui dimenandosi stringendola ancora più forte per non farla cadere.

“E’ quello che ti meriti! Ahah!!!” scoppiò a ridere senza rendersene nemmeno conto e cominciarono una guerra l’una sopra l’altro mentre Woody continuava a camminare. “Si può sapere dove stiamo andando..?” disse poi calma, facendosi trasportare ormai arrendendosi.

“Curiosa? Strano.. non è una delle tue caratteristiche.” Disse guardandola prendendola chiaramente in giro.

“Io non sono una curiosona! E’ solo che.. non riesco a resistere nel sapere prima le cose, ecco.” Silenzio. “Va bene, sono una curiosona.”

“Mi fa piacere che le mie manovre psicologiche abbiano sempre la meglio sulla tua testolina.” Disse il cowboy ridendo.

“Dacci un taglio, cowboy. Se non vuoi ricominciare una dura lotta di solletico! E lo sai che in quel caso non puoi battermi!” rispose voltandosi di scatto.

“Touchè..” sorrise alzando gli occhi al cielo.

Nel frattempo, i due erano arrivati in giardino, oltre lo steccato di casa di Bonnie.

“Woody.. ci stiamo decisamente allontanando. Sei sicuro che…”

“Ti fidi di me?”

“Cosa?”

“Jessie, ti fidi di me?”

Lei non rispose. Ma il suo silenzio, parlava per lei.

“Ok.. adesso.. chiudi gli occhi.” Disse lui.

Lei, non ci pensò due volte e in fretta appoggiò i propri palmi sulle palpebre chiuse.
Il cuore di Woody sobbalzò. Con che fretta Jessie aveva fatto quello che lui le aveva chiesto. Erano davvero.. un tutt’uno. O almeno, la sua mente in quel momento non vedeva altro che un segno chiaro e distinto della fiducia che lei riponeva in lui ma che con difficoltà riusciva a dichiarare.

Lui la fece scendere dalla sua spalla e la mise con i piedi a terra. “Non sbirciare, sai..”

Jessie sentì un odore forte e intenso diffondersi nell’aria attorno a lei. Ma cos’era? Eppure, le sembrava così familiare ma.. nuovo.

“Ok.. Jessie. Adesso, apri gli occhi.” Disse mentre dolcemente le scostava le mani dal viso.

Lei non poteva credere ai suoi occhi. Nonostante la sorpresa si fiondò di corsa sulla sua grande zampa.
Era un bellissimo cavallo. Un puledro dal manto marrone, lucido, che in quella giornata uggiosa risplendeva sul manto erboso come una divinità.

“Non è possibile..” Jessie girava intorno agli zoccoli dell’animale senza paura, sfiorava le sue zampe con ammirazione come se davanti ai suoi occhi ci fosse un tesoro di inestimabile valore.

“E’.. la prima volta che ne vedi uno, vero?” chiese Woody quasi sottovoce, come per non disturbare quei momenti di estasi per la cowgirl.

“S-si… io… non.. cioè.. è magnifico. È.. magnifico..” disse cercando di formulare una risposta che la troppa emozione non la concedeva di fare.

Woody sorrise. “Beh.. signorina, è suo.”

“Mio?” chiese lei non capendo.

“Certo.. e adesso è il momento di conoscervi meglio.”

“Woody ma che stai dicendo? Io…”

Woody tirò fuori da dietro i jeans una fune, l’agitò come un perfetto cowboy e la impigliò nella sella del cavallo permettendo ai due di salire in groppa. Jessie lo guardava senza parole. Lo aveva sempre ammirato ma non pensava sarebbe mai stato capace di tanto.

I due giocattoli salirono sul dorso dell’animale, Jessie barcollò. Lui, con premura la prese per mano e la sostenne. “Attenta, non vorrai fare un volo! Su, vieni..” la tirò con dolcezza e la fece sedere a cavallo dell’animale, come una perfetta cavallerizza mentre lui intraprendente le si sedette dietro a cavalcioni.

“Allora… cosa ne dici?”

Gli occhi di Jessie si riempirono di lacrime. La bocca si contorse in una smorfia. Le labbra si mordevano a vicenda per cercare di trattenere il pianto. Cominciò ad accarezzare il manto del cavallo cercando di evitare di parlare. Avrebbe voluto dire tanto, troppo. Ma il suo cuore pompava troppo velocemente per permetterle di aprire bocca e dire cose razionali, ragionate. Era totalmente in preda alle sue emozioni e non sapeva come uscirne. E se uscirne.

Le sue spalle cominciarono a sussultare. A emettere scatti indistinti. Il pianto non era più celato. Anche se era di spalle, ogni sobbalzo del suo corpo era manifestazione del suo sconvolgimento emotivo.
Woody la strinse forte da dietro. Abbracciò la sua schiena appoggiandovi la testa senza rendersi nemmeno conto di quanta forza ci stava mettendo. Scoppiando in lacrime. Lei rimase immobile. Ascoltava il suo pianto e si rese conto di quanto fosse simile al suo. Uno silenzioso, l’altro che si esprimeva liberamente. Ma quelle lacrime sgorgavano per lo stesso motivo.

Il cielo si chiuse, gocce di pioggia cominciarono a cadere lente. Poi fitte. Nessuno si mosse, il cavallo cominciò a girare la testa infastidito. Ma nessuno si mosse, nessuno parlò. Quella pioggia servì esclusivamente ad unire quelle lacrime in un’unica grande ragione per non muovere un muscolo.
 
“Era per questo che uscivi di nascosto tutti i giorni?” gridò Jessie per farsi sentire sotto quella pioggia, che per loro, piccoli e deboli è come il rumore del traffico all’ora di punta. “Rispondi!”

“Volevo solo… solo realizzare il tuo sogno.” Rispose lui a tono più basso.

“Woody, io non ti sento. Non perché parli a bassa voce, ma perché non parli mai chiaramente!” disse ancora più rabbiosa, rimanendo di spalle.

“Io non parlerò chiaramente ma almeno non dico bugie! Perché hai detto a Buzz quelle cose?!” gridò lui alzando il volume della voce.

“Non sono affari tuoi!!! Io.. io ero solo in difficoltà. Non mi andava che.. pensasse cose sbagliate.” Disse lei giustificandosi.

“Nessuno le avrebbe pensate a meno che non fossero state reali!! Dannazione Jessie non era successo nulla!!!” gridò ancora più forte Woody.

“Si, lo so che non era un pretesto valido perché potesse pensare che..”

Lui la prese di forza dalle spalle e la voltò, stampandole un bacio forte, possessivo, Rude, Bagnato sulle labbra ancora semiaperte di lei che era intenta a parlare.

“Adesso hai il pretesto che vuoi!!! Adesso avrai modo di sentirti in colpa per qualcosa!!!” gridò lui con rabbia mentre la pioggia gli finiva in bocca mentre parlava.

Lei lo guardò trattenendo le lacrime che ormai non avevano più senso di esistere. Lo guardava con rabbia. Tenerezza. Amore.

Prese il suo viso fra le mani lentamente e lo baciò concedendo tutta se stessa in quelli istanti. Trasferendo una forza mai sentita. Lui fece lo stesso e capirono in quel lasso di tempo, quante emozioni represse c’erano in quello scambio di parole non dette.
Sorrisero entrambi.

Ti amo, disse lei.

Anche io, rispose lui.

Smise di piovere. Si guardarono e scoppiarono a ridere.

“Dovremmo tornare..” disse lui tenendola fra le sue braccia, mentre lei guardava il cielo aprirsi.

“Tornare? E dove?” rispose lei con un tono enigmatico. Era difficile capire se fosse seria o meno.

Lui per tutta risposta le accarezzò i capelli passando le dita fra le ciocche. Quanta dolcezza in quel piccolo gesto. E lei lo sapeva bene.
Poi capirono che era davvero tardi. Lei diede un ultimo saluto al destriero e si incamminarono in silenzio verso la casa di Bonnie.
Nel momento in cui attraversarono la soglia della stanza, la piccola rientrò di corsa. Buttò lo zainetto sul letto e tornò di sotto. Buzz aprì la cerniera e raggiunse gli amici sul pavimento.

“Allora.. che mi sono perso? Ma.. siete tutti bagnati! Che è successo?!”

Jessie si ammutolì. Non aveva la forza per inventare altre storie e nemmeno nessun pezzetto di cuore che le permetteva di farlo.

Woody le si parò davanti. “E’ colpa mia Buzz. C’era un giocattolo intrappolato in giardino e mi sono fatto aiutare da Jessie, ma gli irrigatori si sono accesi e.. splash! Siamo rimasti lì in mezzo come due giocattoli per neonati!” disse ridendo.

“Ahah! Siete sempre i soliti! Grazie al cielo c’eri tu accanto a lei..” disse teneramente guardandola. Le si scaraventò addosso stringendola forte e accarezzandole la testa. “Bambolina.. devi andare ad asciugarti. Poi ci penserò io a riscaldarti..” sorrise e la prese per mano.
Jessie non proferì parola. Si lasciò trasportare, guardando Woody di sfuggita come un fantasma. Lui le sorrise dolcemente per infonderle coraggio.

 
La notte scese sulla stanza di Bonnie.

Jessie raggiunse in silenzio Woody, seduto sul davanzale della finestra, e si mise accanto a lui.

Lui ruppe quel rumore bianco.

“Significherebbe distruggere ogni cosa, lo sai. Tutto quello che è nato e abbiamo tutelato in questi anni.” Disse con fermezza.

“Non posso credere di essere così orribile. Non ci posso credere.”

“Non sei orribile. Non lo dire mai, Jessie. Sei soltanto.. la bambola al posto giusto..” pose la mano sulla sua. “al momento sbagliato. Non fartene una colpa.”

Lei lo guardò aggrottando le sopracciglia. “Si ma.. adesso? Io non posso.. non..”

“Sssh…” la zittì dolcemente. “Buzz ti farà felice, credimi. Solo io so quello che prova per te da sempre. E che darebbe la vita per la tua.”

“Io non voglio perderlo ma.. io so che quello che è successo oggi…”

“E’ successo. Non.. non pensarci più. Ricordi quanti segreti abbiamo io e tu? La storia di Emily.. la tua paura del buio.. per non parlare della mia depressione quando mi separai da Bo.. e..” si bloccò. “Jessie. Questo sarà un altro dei nostri segreti. Rimarrà tale e rimarrà senza conseguenze.”

“Woody, le conseguenze ci sono eccome.”

“Di cosa parli?” chiese lui confuso.

“Io so di amarti..” disse lei mentre la voce le si strozzava in gola.

Lui strinse gli occhi con forza e la sua mano nella sua. “Buonanotte, Jessie.” Sorrise falsamente.

“Woody. Io non voglio dimenticare.” Continuò lei.

“Buonanotte, mia piccola Jessie…” Disse infine senza guardarla. 

Lei osservò la luna per tutta la notte. I suoi occhi non si chiusero mai.
Lui la guardò da lontano per ogni singolo istante.


La mattina dopo, Bonnie inventò una bellissima storia di pirati.
 







Fine.
 
 
 
 
 
   
 
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