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Autore: _vally_    04/03/2007    9 recensioni
Una serata un po' diversa, una serie di coincidenze. Incontri fortuiti in una notte in cui sangue e alcool scorrono sposati nelle vene. Quell'alcool che fa perdere il controllo, quello che soffoca le inibizioni! E dopo che accadrà?
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy, Robert Chase
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

 

Lisa appoggiò la fronte sulla spalla di House, e chiuse gli occhi. Non aveva mai smesso di girarle la testa, aveva ancora l’alcool che le scorreva nelle vene. Quello che era accaduto fino ad ora era confuso in un fiume di gesti, parole, mani e urla nel quale era stata trascinata, nel quale erano stati trascinati insieme.

“Non vorrai perdere i sensi proprio adesso?”

La familiare ironia di House la fece sorridere. Alzò il volto, trovandosi a pochi centimetri dalla sua bocca, ancora una volta. Lo baciò perché le sembrò la cosa più naturale del mondo.

Lui rispose al suo bacio, ma la guardava con una strana espressione, come se si aspettasse da un momento all’altro di veder ricomparire in quel corpo stretto al suo la Lisa Cuddy che conosceva. Quella donna decisa che teneva le distanze da lui con una professionalità impeccabile.

Non che lui avesse mai fatto diversamente…fino ad oggi.

Il suono del telefono gli fece trasalire.

“Chi è che ti chiama a quest’ora?” chiese lei confusa.

“Se mi fai alzare, lo scopriamo subito.” rispose House, prendendola per le spalle e scostandola con insolita delicatezza.

“Sono quasi le 2 di notte e non è il momento.” fu la prima cosa che disse al telefono, ma sapeva già chi era l’unica persona che lo chiamava a quell’ora della notte, senza farsi tanti problemi.

“Perché non è il momento? Sul videoregistratore esiste il tasto pausa.”

“Wilson cosa vuoi?”

“Voglio sapere perché non è il momento.”

House lanciò un’occhiata alla Cuddy, che si era raggomitolata sul divano, coprendosi con la sua giacca, trovata nel caos dei vestiti ammassati sul pavimento. Lo guardava con espressione interrogativa. Le fece cenno che andava tutto bene e si spostò in camera sua.

“C’è Lisa Cuddy nuda sul mio divano.”

“E io ho quel tuo amico ciccione che dorme sul mio tappeto. Vestito. Per fortuna.”

Ci fu un attimo di silenzio da entrambe le parti.

“Stai scherzando?!” chiesero poi assieme.

“Si.” risposero entrambi.

Ancora qualche istante di silenzio.

“House, non c’è veramente la Cuddy a casa tua, vero?”

“Tu non avrai intenzione di ospitare per la notte quel tizio che ho incontrato alla fermata dell’autobus?!”

“No, era un po’ alticcio, ma gli ho fatto un caffè e l’ho buttato fuori. La prossima volta porta qualche birra in meno.La mia macchina?”

“Ce l’ho io, ti passo a prendere domani tesoro. Ora devo andare.” House tentò di tagliar corto quell’inopportuna conversazione.

“Va bene.”

Fece per riattaccare, ma sentì la voce di Wilson dall’altro lato della cornetta. “Aspetta!”

“Cosa c’è ancora?” chiese infastidito.

“Non lasciarla dormire sul divano.”

Prima che potesse approfittarsi del suo silenzio, House riattaccò.

Lanciò il telefono sul letto, irritato dalla capacità di Wilson di capire sempre tutto al volo di lui. Indossò un paio di boxer e dei pantaloni comodi.

Doveva tornare di là…e c’era Lisa Cuddy nuda sul suo divano. Si passò una mano sugli occhi, mentre pensava a qualcosa di sensato da dire o fare.

Di solito, dopo aver fatto sesso con una donna, le dava qualche banconota e le indicava la porta. Lei sarebbe inevitabilmente rimasta a casa sua tutta la notte e, cosa più destabilizzante di tutte, ne era contento.

Prese una delle sue magliette e, sospirando, tornò in sala.

Lei non si era mossa: si stringeva le ginocchia, cercando di coprirsi il più possibile con la sua giacca.

“Stai meglio?”

Lisa si voltò per guardarlo, perplessa.

“Intendo la sbronza. Ti gira ancora la testa?”

“Si un po’.”

“Ti ho portato questa.” le lanciò la maglietta. “Quella giacca costa troppo per usarla come pigiama.”

Lei gliela passò con un sorriso, e indossò la maglia di House.

Aveva il suo odore.

“Vuoi un caffè?”

Quello era il suo modo di ringraziarla per quello che c’era stato tra loro poco fa.

House sapeva che una donna avrebbe voluto essere abbracciata, avrebbe voluto sentire qualche parola dolce. Lui l’aveva fatto solo per poche elette, e non perché volesse mostrarsi distaccato. E’ che proprio non ci riusciva.

Questa volta era ancora più difficile del solito. Era lei.

Non sapeva come comportarsi.

“Ok, grazie.”

House andò in cucina, lasciandola ancora da sola.

Si sentiva strana. Non solo per l’alcool, quello incominciava ad evaporare lentamente dal suo corpo.

Si sentiva strana per quello che aveva fatto, e per quello che stava accadendo.

Avevano fatto l’amore con voracità, con passione.

Ora era gentile con lei, riconosceva in quei piccoli gesti quella tenerezza che probabilmente non era in grado di dare in altri modi.

Quell’imbarazzo da cui non riuscivano a liberarsi era però una pesante ombra su di loro.

House tornò, porgendole una tazza. Si sedette accanto a lei, e bevvero in silenzio.

“Era Wilson?” chiese Lisa, tentando di intaccare quel gelo glaciale che era sceso su di loro.

“Si.”

House non sembrava in vena di conversare.

Lo preferiva centomila volte quando la riempiva di battute sarcastiche ed insulti pungenti.

Così era snervante.

Lisa finì il suo caffè e appoggiò la tazza sul tavolino di fronte a lei. “Vado un attimo in bagno.” disse, mentre si alzava e spariva lungo il corridoio.

Casa sua era piccola, l’avrebbe trovato senza problemi. I problemi in quel momento erano ben altri. Aveva voglia di stringerla ancora, di baciarla ancora.

Ma ora stava bene, la sbornia le era passata quasi del tutto. Probabilmente si stava chiedendo cosa diavolo aveva fatto. Probabilmente si era pentita.

La razionale Lisa Cuddy non sarebbe mai andata a letto con un suo dipendente, tantomeno con lui. Non perché non ne fosse attratta, House sapeva che aveva sempre avuto un debole per lui, ma perché era fedele alla sua posizione, al suo ruolo. Era stato l’alcool, solo quello.

Finì in un sorso il suo caffè e tornò in camera da letto. Prese una coperta e ritornò nell’altra stanza per abbandonarla sul divano.

Quando fu di nuovo nella sua camera, si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò. Incominciò a far roteare il suo bastone davanti a lui, sempre più veloce. Doveva pensare.

Gli tornarono in mente le ore precedenti, da quando aveva visto lei e Chase nascondersi in quel bagno, fino ad ora. Inevitabilmente, gli scappò un sorriso.

Dall’indomani in ospedale sarebbe cambiato qualcosa, Wilson si sarebbe accorto di tutto in poche ore, e probabilmente anche Cameron. Accidenti a loro e alla loro sensibilità, era così irritante.

Le cose sarebbero cambiate, ci sarebbe stato un po’ di imbarazzo per un po’,  i riferimenti sessuali che le faceva spesso sarebbero diminuiti, lei lo avrebbe richiamato di meno perché stare da sola in ufficio con lui sarebbe diventato pericoloso.

Ma solo per un po’, poi le cose sarebbero tornate come prima.

Erano due adulti.

Sentì che chiudeva la porta del bagno e camminava piano verso il divano. Lo attraversò un brivido quando la sentì passare accanto a lui, con solo quella porta sottile a dividerli.

Alzò gli occhi al soffitto. “Dannato Wilson!” disse ad alta voce, lasciandosi sfuggire un pensiero abitudinario.

Aprì la porta di scatto e la raggiunse.

Lisa aveva indossato la sua maglietta, che la copriva fino a metà coscia; House seguì con lo sguardo le gambe nude, osservò le sue forme sparire sotto quella maglietta decisamente troppo larga per lei. Aveva raccolto i capelli e stringeva la coperta che le aveva lasciato sul divano.

Le si avvicinò e gliela tolse di mano. “Vai a dormire nel mio letto.”

Risuonò come un ordine, deciso e duro.

Lisa però non si mosse.

“Ti conviene approfittarne prima che cambi idea.” continuò deciso, ma le sue parole avevano già perso un po’ della precedente durezza.

Lisa sorrise.

Un sorriso all’inizio indeciso, ma che in pochi istanti le illuminò il volto.

Afferrò di nuovo la coperta e la gettò sul divano.

Poi fece scivolare una mano in quella di House e incominciò a camminare verso la camera da letto.

Lui scosse la testa, confuso ma nello stesso tempo sollevato dalla sfacciataggine della Cuddy.

Ma la cosa di cui le fu più grato è che non parlò.

Non disse niente mentre si infilavano insieme sotto le coperte, quando spensero la luce.

Niente. Neanche “buonanotte”.

Le fu immensamente grato per questo.

Non smisero però di guardarsi, finché il buio non li costrinse a tenersi vicini in un altro modo, meno innocente.

All’inizio fu solo la sua piccola mano, che per la seconda volta in pochi minuti cercò quella del diagnosta. Questo però bastò loro per poco.

Le mani incominciarono un lento viaggio sulla loro pelle, quattro mani che, in perfetta armonia, suonavano una musica di sospiri.

Come potevano due incontri tra un uomo e una donna così vicini nel tempo e nello spazio, essere così diversi?

Il buio e il silenzio permisero a quel fastidioso imbarazzo di rimanere per un po’ lontano da loro, di lasciarli in pace.

Gli permisero di assaporare ogni singolo fremito, ogni singolo sapore.

La voracità lasciò spazio a una metodica accuratezza, e a una delicatezza che era così difficile, di solito, sposare con il sesso.

Si accarezzarono a lungo, mentre le loro bocche non smettevano mai di cercarsi. Quando finalmente fecero l’amore, fu difficile ad entrambi comprendere se erano ancora svegli, insieme in quel letto, o se il piacere di quell’unione era solo un sogno.

Si addormentarono così uno tra le braccia dell’altra, senza smettere di sognare.

 

 

Lisa spalancò gli occhi.

Il suo affidabilissimo orologio interno fu preciso come ogni mattina.

Erano le 7, ora di alzarsi per andare a lavoro.

Si scoprì con un gesto rapido, ma il freddo non la colse come ogni mattina. Il braccio di House, abbandonato intorno alla sua vita, le trasmise un piacevole calore che non provava da tempo.

Era così bello svegliarsi con un uomo accanto.

Sorrise, mentre scendeva dal letto, tentando di non svegliare House.

Andò in bagno e, come d’abitudine, accese l’acqua della doccia.

 

House spalancò gli occhi, svegliato del fastidioso scrosciare dell’acqua.

Guardò per qualche istante la metà vuota del letto, accanto a lui.

Si alzò a sedere, guardandosi intorno.

Ancora vestiti sparsi sul pavimento. La colf si sarebbe divertita quella mattina.

Si rivestì, come aveva fatto la notte precedente. La prima volta era stato inutile, dopo pochi minuti si era ritrovato ancora nudo…

Aggrottò la fronte, spostando lo sguardo per la stanza come se stesse cercando qualcosa.

La trovò: la sua maglietta che aveva prestato a Cuddy per dormire.

Decise di lasciarla dov’era, di lasciare tutto così. Sentiva uno strano equilibrio, era tranquillo e rilassato. Anche la gamba non faceva male quasi per niente.

Andò in bagno.

Entrando, buttò un’occhiata veloce verso la doccia, notando la sagoma del corpo di Lisa dietro il vetro smerigliato.

Si avvicinò al lavandino, prese il rasoio e incominciò a farsi la barba: evento straordinario.

Quasi quanto condividere il bagno con Lisa Cuddy.

L’acqua della doccia si spense e, dal riflesso dello specchio, poté vedere un braccio muoversi rapido verso l’asciugamano appoggiato lì accanto. Pochi istanti e lei uscì dalla doccia, i capelli bagnati tirati all’indietro e il viso rosso per il calore dell’acqua.

O almeno così preferirono credere entrambi.

I loro occhi si incontrarono nello specchio appannato.

“Già sveglio?” chiese lei, prendendo un asciugamano più piccolo e incominciando a frizionarsi la testa.

“Avevo paura che mi facessi fuori tutta l’acqua calda.”

Lei sorrise e gli si avvicinò. “Hai un phon?” gli chiese, aprendo l’armadietto sotto al lavandino. Lui si spostò per farle spazio, guardandola incuriosito mentre si muoveva con naturalezza in casa sua. Nel suo spazio.

“No, avevo preso in ostaggio quello di Wilson ma è riuscito a riaverlo battendomi a pocker.”

“Fa niente!” esclamò, rincominciando a passarsi con forza l’asciugamano sui capelli.

Pochi istanti dopo, lasciò il bagno.

House finì di tagliarsi la barba, godendosi la strana sensazione che le dava avere una donna in casa che si comportava come…una donna in una casa.

La cosa che lo incuriosiva di più era che si sentiva estremamente tranquillo.

Talmente tranquillo che, invece di rifugiarsi in camera da letto, raggiunse Lisa che era seduta sul divano galeotto, e cercava qualcosa tra i cuscini.

Ad un certo punto afferrò soddisfatta il suo telefonino, compose un numero e attese. Quando House le si avvicinò, gli fece spazio accanto a lei, spostandosi distrattamente.

“Brian, sono io.” disse con voce severa. “Lascia perdere le scuse. Tra poco sono a casa, vedi di non farmi trovare sorprese.” si alzò, raccogliendo da terra il suo vestito rosso. Incominciò a rigirirarselo nella mano, mentre con l’altra reggeva ancora il telefonino. “C’è qualcosa nella dispensa.” continuò rivolta al fratello. “Ciao, a tra poco.” concluse infine.

House prese il telecomando e accese la tv, fingendosi interessato al telegiornale mattutino.

In realtà, con la coda dell’occhio, osservò Lisa indossare il suo abito, le sue scarpe, e legarsi i capelli bagnati. Quando fu pronta si piantò decisa tra lui e il televisore.

“Mi puoi prestare la macchina di Wilson? Tu puoi andare a lavorare in moto, io devo passare da casa a cambiarmi e poi correre in ospedale, ho una riunione importante del consiglio d’amministrazione stamattina.”

House la guardava stupito, ma Lisa non riuscì a cogliere questa espressione che non aveva mai visto sul suo volto. “Ho detto a Wilson che lo passavo a prendere.” le rispose, un po’ stordito dall’assurdità di tutta quella…familiarità.

“Lo passo a prendere io.” rispose lei, senza esitazioni.

“Ok…” prese le chiavi accanto alle due tazze di caffè, ricordo di quella strana nottata, e gliele porse.

Lei le afferrò e indugiò un attimo quando le loro dita si sfiorarono.

“Sono in ritardo.” disse, come scuse e saluto. “Ci vediamo più tardi.”

Quando fu sulla porta si voltò a guardarlo, ma lui le dava le spalle, rivolto passivamente alla tv, come solo un uomo può fare.

Non sentendo però la porta chiudersi dietro di sé, House si voltò perplesso.

Quando i loro occhi si incontrarono, un sorriso spontaneo salì alle labbra di entrambi.

“Ciao.”

“Ciao.”

 

House fissò ancora qualche minuto il televisore, con un’espressione divertita stampata in faccia. Le immagini che si susseguivano nella sua testa erano ben diverse da quelle sullo schermo.

Non pensava alla loro notte insieme, ma pensava a quella strana mattina.

Pensava alla naturalezza, alla spontaneità. A come era stata brava a non rovinare tutto.

Niente discorsi, niente baci, niente abbracci.

Tutte queste erano però finte mancanze, gesti sostituiti splendidamente da quei sorrisi, da quegli sguardi, da quel stare vicini, insieme, con quella sintonia e complicità che era impossibile creare.

C’era e basta.

Si alzò dal divano e spense la tv.

Fece tutto quello che faceva ogni mattina: si lavò, fece colazione, si vestì.

C’era qualcosa di diverso però: l’allegria.

Forse per quel raggio di sole che entrava dalla finestra della cucina.

Forse per Lisa Cuddy.

 

Per quello splendido raggio di sole che era Lisa Cuddy.

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

Fine dell'esperimento! : )

A dirvi la verità, nonostante io adori il pair Cuddy/House, è stato estremamente difficile per me scrivere questa fanfic. Ho avuto difficoltà a rimanere IC, ho fatto fatica a descrivere le scene tra di loro.

La motivazione che mi do è questa: sono talmente perfetti in House MD, che eguagliarli è impossibile.

Ok, perdonatemi questo mio delirio huddy. ; )

Sono comunque felice di aver scritto di loro, e sono molto felice delle vostre recensioni, che mi fanno una piacevolissima compagnia quando sono sola davanti al mio pc!

So che da questa storia potrebbe nascerne un'altra, potrei continuare questa fanfic.

Non escludo che accadrà, ma non a breve.

Appena avrò il tempo di garantire dei tempi d'aggiornamento decenti, e di dedicarmi con calma a questa storia.

Intanto finisce così, con un po' di serenità per House, e per me!

Un abbraccio sincero a tutti quelli che leggono e scrivono storie. 

Alla prossima!

Vally

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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